Meintjes

Il ritiro di Meintjes, esempio di un ciclismo forse in estinzione

31.10.2025
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Tra i tanti che hanno chiuso la propria carriera quest’anno, c’è anche Louis Meintjes, che rientra nella categoria dei corridori capaci di destare i giudizi più diversi. Considerando che è stato in attività, tra Professional e WT, dal 2013, c’è chi dice che è stato un buon piazzato e nulla più e chi lo considera comunque un riferimento dell’ultimo decennio. In fin dei conti ha portato a casa un titolo continentale (la prova in linea dei campionati africani su strada del 2015), tre top 10 al Tour de France e una decina di successi, anche dalle nostre parti.

Per Meintjes una stagione lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione 2025 lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione 2025 lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10

Ognuno ha le sue opinioni, certamente Meintjes ha avuto una carriera movimentata, vivendo sulla sua pelle per un anno gli albori della UAE Emirates nata dalle ceneri della Lampre, l’epopea della Qhubeka (formazione di casa per lui) e la crescita dell’Intermarché, scegliendo di anticipare (e per certi versi favorire) la sua fusione con la Lotto. D’altronde la scelta di ritirarsi era maturata anche prima delle trattative fra i due team: «Credo che ci stessi pensando già da qualche anno e ora è semplicemente un buon momento».

Ma l’unione tra Intermarché e Lotto ha influenzato la tua decisione?

Non direi. Potrei sempre cercare qualche altro contatto se volessi, so che molte squadre mi avrebbero preso. Per me non è stato questo il fattore più importante per ritirarmi. Mi rendo conto che per molti corridori si prospetta una situazione difficile, non solo da noi. Alcune squadre hanno perso la sponsorizzazione. Quindi forse non è il momento più semplice per trovare un nuovo contratto, ma per me personalmente non è stato così.

Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell'Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell’Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell'Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell’Appennino 2022
Ripensando alla tua carriera, sei soddisfatto di ciò che hai realizzato in 13 anni di ciclismo professionistico?

Sì, sono abbastanza contento. Per me non è mai stato così importante il risultato ottenuto in gara. Se non vincevo ma avevo fatto una buona corsa, avevo ottenuto un buon piazzamento, andava bene lo stesso. Quindi sono stato abbastanza fortunato da vincere quella decina di volte, anche gare importanti, ma per me era più importante dare il 100 per cento. Se sentivo di aver fatto tutto quel che potevo, per me andava bene. Quindi sì, se mi guardo indietro ora, penso di averci provato con tutte le mie forze e ne sono contento.

Qual è stato il risultato più importante della tua carriera?

Penso che la vittoria alla Vuelta sia stata molto bella (tappa di LEs Praeres nel 2022, ndr) perché è diverso quando ottieni un buon risultato, ma quando tagli il traguardo per primo, è qualcosa di veramente speciale. Ma anche arrivare tra i primi dieci al Tour de France è davvero speciale, solo che lo percepisci davvero uno o due anni dopo, ti rendi conto di che grande risultato sia stato. Sul momento, non provi la stessa sensazione. Quindi ora l’apprezzo, anche perché esserci riuscito tre volte considerando che è l’appuntamento principe della stagione, ha un grande valore.

Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta '22. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta 2022. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta '22. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta 2022. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Per molti anni sei stato l’icona del Sudafrica. Pensi che il numero di praticanti e il livello di attività siano migliorati da quando hai iniziato?

Penso che il nostro ciclismo attraversi fasi di alti e bassi, In questo momento forse non è al suo apice perché è un po’ difficile emergere non avendo grandi squadre in Sudafrica, quando avevamo la Qhubeka era comunque un canale privilegiato e dava risonanza alla nostra attività. Ma penso che il ciclismo, da quando ho iniziato a praticarlo, sia seguito da molte più persone ed è molto più popolare.

Da cosa lo capisci?

All’inizio molte persone non capivano che ero un ciclista professionista e che lo facevo per lavoro. Ma ora, se parlo con qualcuno in Sudafrica e gli dico che ero un ciclista professionista, capisce che è come nel calcio o in un altro sport, dove puoi avere una carriera completa ed economicamente fruttuosa.

Il sudafricano in maglia Lampre, 8°al Tour 2016, risultato bissato l'anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8° al Tour 2016, risultato bissato l’anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8°al Tour 2016, risultato bissato l'anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8° al Tour 2016, risultato bissato l’anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Cosa farai ora?

Questa è una bella domanda, perché non lo so. Non ho ancora nessun piano. Prima voglio prendermi un po’ di tempo e riposarmi, per pensare davvero a quello che voglio fare. Non volevo prendere una decisione mentre ero ancora nel ciclismo ed ero stanco per tutte le gare. Ho bisogno di decantare da oltre un decennio immerso in una routine. Pensare davvero a cosa mi entusiasma ora, quale nuovo progetto sarebbe bello affrontare.

Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Molte persone hanno detto che il ciclismo è sempre più per i più giovani. Pensi che in futuro emergeranno sempre meno corridori che avranno oltrepassato la soglia dei 30 anni?

Credo proprio di sì, esempi come il mio diverranno sempre più delle eccezioni, anche perché i ciclisti iniziano prima. Dopo 10 anni ai massimi livelli, inizi a vedere le cose in modo diverso da come vedi la vita. Quindi se iniziano da giovani, probabilmente smetteranno anche da giovani. Inoltre, le squadre ora tendono a cercare il prossimo campione, quindi preferiscono rischiare e ingaggiare un nuovo giovane corridore e sperare che sia qualcosa di speciale piuttosto che continuare con il vecchio che sanno essere in grado di fare risultato. Forse non il miglior risultato, ma almeno è costante.

Q36.5 al completo. Douglas Ryder lancia la sfida

26.01.2023
5 min
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Il team è fatto e finito: 24 corridori per la Q36.5, la nuova formazione svizzera diretta emanazione della Qhubeka. Douglas Ryder ha completato e presentato alla stampa la sua formazione con la quale punta senza mezzi termini a rientrare, appena sarà possibile, nel WorldTour chiudendo di fatto quella parentesi che si è aperta nel 2021 con l’uscita di scena della formazione sudafricana.

Il manager ha per le mani una squadra professional che per molti versi ha già fatto un salto di qualità ulteriore. A ben guardare infatti solo 5 formazioni hanno un roster più ampio e sono tutte quelle che sono appena retrocesse dal World Tour o sono comunque in quell’orbita, con partecipazioni alle principali gare già assicurate. Ryder ha voluto una formazione ampia e ha buone ragioni per questo.

Ryder Douglas ha ricostruito la squadra dopo i problemi del 2021
Ryder Douglas ha ricostruito la squadra dopo i problemi del 2021

«Siamo partiti da una considerazione – spiega il dirigente sudafricano – un team come il nostro ha qualcosa come 200 giorni di gara da affrontare e considerando ogni singolo corridore dobbiamo considerare una base di 55 giorni di corsa. 24 corridori ci sembra la quantità perfetta per preparare ogni evento come si deve dando a ognuno il giusto tempo di recupero. Siamo giunti a questa conclusione dopo aver esaminato negli anni numeri e comportamenti di squadre professional e continental. 24 è il numero giusto, con 6 neopro’ e tanti giovani da far crescere».

Nel team professional c’è un solo corridore africano, 5 invece nel team continental. Avresti voluto averne di più?

Beh, non ce ne sono molti al livello disponibili al momento che siano abbastanza buoni. Abbiamo il nostro team under 23 con sede a Lucca, gestito da Daniel e Kevin Campbell dove far crescere nuovi talenti, quindi abbiamo ancora un interesse e un focus africano. C’è solo un corridore africano che si è mostrato già maturo per il team pro’, l’etiope Abreha. Speravamo di portarne di più, ma semplicemente non ne avevamo e sentivamo che erano pronti. Abbiamo bisogno di corridori che possano essere forti e concentrati sul raccogliere punti Uci e aiutarci a crescere per puntare fra tre anni alla promozione nella massima serie.

Il team inizierà a correre a fine gennaio fra Saudi Tour e Volta Valenciana (foto SprintCycling/Q36.5)
Il team inizierà a correre a fine gennaio fra Saudi Tour e Volta Valenciana (foto SprintCycling/Q36.5)
Qual è la situazione del ciclismo africano oggi?

E’ davvero buona. Ovviamente trovare finanziamenti in Africa non è facile, anche con i campionati del mondo in Ruanda nel 2025. Speriamo che man mano che ci avviciniamo, ci siano più investimenti e più squadre e più team nazionali che ottengano qualche finanziamento per poter crescere come squadra. Quest’anno sarà davvero bello tornare a correre il Tour of Rwanda e vedere la qualità dei corridori africani, perché potenzialmente ci darà anche l’opportunità di portarne alcuni nel nostro team. La crescita generale sta andando bene, ma non è ancora al livello che dovrebbe essere in termini di supporto e investimenti da parte degli sponsor.

Dal tuo Paese sono usciti ottimi corridori come Meintjes e Impey. Oggi come sta il ciclismo sudafricano?

Il ciclismo sudafricano è forte ed è stato forte. Hai parlato di corridori che hanno fatto tutti parte del nostro team in passato e ora sono passati ad altri team. Ma il ciclismo su strada è un po’ in difficoltà in Sud Africa a causa dell’aspetto della sicurezza. La mountain bike sta crescendo incredibilmente. Abbiamo Alan Hatherly classificato tra i primi dieci al mondo in mountain bike e un evento planetario come la Cape Epic. Da noi è molto più sicuro essere fuori dalle strade per allenamento e corsa. Quindi il ciclismo su strada ha subìto un duro colpo e non ci sono più abbastanza eventi. La mountain bike sta crescendo alla grande, quindi speriamo che il ciclismo su strada si riprenda con il passare degli anni. Ha ancora corridori forti, ma non abbastanza come dovrebbe. Voglio dire, l’Eritrea ha più corridori del Sud Africa al momento.

L’etiope Negasi Hailu Abreha, unico africano nel team professional (foto SprintCycling/Q36.5)
L’etiope Negasi Hailu Abreha, unico africano nel team professional (foto SprintCycling/Q36.5)
Per come è stata costruita, la tua è una squadra più per le classiche o per le corse a tappe?

Abbiamo un forte equilibrio, penso, fra specialisti delle classiche e corridori da corse a tappe come Hagen e Brambilla. Abbiamo Moschetti come velocista e Devriendt, penso che abbiamo una squadra costruita, preparata e pronta per tutti i tipi di corsa, dalle classiche alle salite alle corse a tappe ai grandi Giri. Quindi siamo entusiasti di vedere cosa siamo in grado di correre quest’anno. Abbiamo avuto alcuni importanti inviti, anche RCS ci ha dato uno spazio. Quindi non vediamo l’ora delle Classiche e non vediamo l’ora delle gare a tappe, e speriamo di poter fare presto un grande Tour.

Nel team ci sono 4 direttori sportivi. Tu pensi comunque di seguire molte gare direttamente insieme al team?

Sì, andrò alle gare più importanti. Ci sarò sicuramente nelle Classiche, per sostenere la squadra. Ma abbiamo cinque direttori sportivi, il che è abbastanza buono e dovrebbe essere sufficiente per gestire un doppio programma per tutta la stagione quest’anno.

Anche Nibali, dirigente del team, era al ritiro con la squadra (foto SprintCycling/Q36.5)
Anche Nibali, dirigente del team, era al ritiro con la squadra (foto SprintCycling/Q36.5)
Ho visto che iniziate il 30 gennaio al Saudi Tour. Con che sentimenti aspetti l’inizio, emozione, entusiasmo, paura?

Voglio dire, è un sogno che si avvera. Ne parlavamo con i corridori per dire che questo è un nuovo progetto. E il giorno in cui appunteranno i numeri sulla maglia per la prima gara di questa nuova squadra, dovranno sentirsi incredibilmente orgogliosi di far parte della resurrezione di questa squadra che si sta riciclando con i suoi fantastici partner e i suoi incredibili valori. Quindi sarà quel primo giorno in cui correranno e potremo vedere in TV che la squadra è nel plotone ancora una volta, sarà per me un momento magico.