Fausto Masnada, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020

Masnada, un gigante accanto a Joao

21.10.2020
3 min
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Fausto Masnada ha 26 anni e alla Deceuninck-Quick Step c’è arrivato il 18 agosto e subito gli hanno detto che avrebbe fatto parte della squadra del Giro d’Italia, con Remco Evenepoel e Fabio Jakobsen. Per questo il bergamasco ha partecipato ai vari raduni con Bramati, ma forse neppure lui avrebbe immaginato che il suo ruolo sarebbe stato così cruciale accanto a Joao Almeida. Anzi, a un certo punto, perso il fenomeno belga, non avrebbe neppure immaginato che in squadra sarebbe arrivata la maglia rosa.

Jay Hindley, Wilco Kelderman, MAdonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
La Deceuninck-Quick Step correrà controllando il duo della Sunweb
Jay Hindley, Wilco Kelderman, MAdonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Domani controlleranno il duo della Sunweb

Lo raggiungiamo al telefono ed è appena arrivato in hotel. Oggi per fortuna le distanze sono esigue e i corridori hanno presto trovato rifugio.

«Sono stanco – dice – ma l’importante è avere la maglia rosa. E’ gratificante, tutti hanno voglia e grinta. In squadra c’è una bella atmosfera. Abbiamo fatto i due riposi con la maglia e questo ha creato uno splendido rapporto con lo staff».

Sembra facile, ma non lo è. L’arma segreta dello squadrone di Patrick Lefevere è Davide Bramati, pure lui bergamasco.

«La mattina – sorride Masnada – si parte con la riunione tecnica e tattica, si vede che c’è dietro un grandissimo studio proprio da parte del Brama. Poi però la corsa comincia e allora viene fuori la sua vera indole. Non smette mai di parlare, ci motiva, ci rincuora, dà informazioni. E a me piace averlo accanto così».

Per il Giro Fausto si è preparato bene, con la motivazione che ti deriva dal cambio di squadra e dall’essere incluso in un progetto così ambizioso.

«Ho fatto i ritiri – ammette – e l’unico che ho perso è stato proprio quello in cui sono andati a provare lo Stelvio. Ma l’ho già fatto. Una volta la scorsa estate e poi un’altra volta in passato. Non lo conosco a memoria, ma so di cosa si tratta. Obiettivamente però vedo peggio la discesa della salita. In cima la notte ghiaccia, la vedo pericolosa e personalmente non avrei fatto lo Stelvio. Ma se sono certi che si possa fare, noi siamo pronti».

Fausto Masnada, Imola 2020
Masnada è stato azzurro ai mondiali di Imola
Fausto Masnada, Imola 2020
Masnada è stato azzurro ai mondiali di Imola

Essere pronti significa correre in difesa, tenendo anche in considerazione che la tappa dell’Agnello è stata rivista e ammorbidita per i problemi di Covid in Francia e che la cronometro di Milano per Almeida resta comunque un’arma in più.

«Correremo sulla difensiva – conferma – rispondendo a Kelderman, che è il più vicino. Gli altri sono a tre minuti, si possono gestire diversamente. E il mio ruolo sarà anche domani quello di stare vicino ad Almeida il più possibile, dovrò provare a tutti i costi e sono d’accordo nel farlo. Questo ragazzo sta stupendo tutti. E’ arrivato al Giro da sconosciuto ed è da 14 giorni in maglia rosa. Sembra professionista da 4 anni, per come è determinato e si muove. Per come sa gestire la squadra. Sa davvero il fatto suo. E a questo punto aiutarlo è diventata la nostra missione».

Joao Almeida, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020

Almeida fra la resa e il sogno del podio

20.10.2020
3 min
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Stamattina Almeida aveva lo sguardo assonnato, ma quando indossi la maglia rosa non puoi permetterti distrazioni. Soprattutto se il finale di tappa presenta uno strappetto maligno, su cui puoi riprenderti pochi secondi e un po’ di morale. E alla fine a San Daniele i secondi a favore del corridore della Deceuninck-Quick Step sono stati solo due, ma il morale un po’ di più.

«Non c’è paragone con quello che abbiamo davanti – spiega Almeida – non volevo sprecare energie, ma visto che tutti sarebbero scattati, l’ho fatto io per primo per difendermi».

Fin qui le poche parole stringate della conferenza stampa dopo l’arrivo, unite alle considerazioni sul fatto che preferisca il caldo, ma se fa freddo basta mettersi un giubbino più pesante. Quel che invece serve per capire meglio chi sia questo ragazzo, Almeida lo ha detto il giorno prima durante il riposo.

La sua squadra

«Entrare in maglia rosa nell’ultima settimana – dice Almeida – del mio primo Giro d’Italia è qualcosa che non avrei mai potuto sognare. Ho avuto giorni davvero duri, ma sensazione fantastiche. Non so ancora fino a che punto potrò arrivare, ma ho una squadra davvero fantastica al mio fianco. La situazione è reale, ma è anche come un sogno».

Joao Almeida, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Stamattina a Udine, ultimi controlli prima del via
Joao Almeida, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Stamattina a Udine, ultimi controlli prima del via

La sua condizione

«Questa gara è stata finora un ottovolante di emozioni. Il programma di inizio stagione prevedeva la Vuelta e ho saputo del Giro solo un mese e mezzo prima. Siamo a tutta dall’inizio della stagione, sono riuscito a fare un ottimo lavoro durante il lockdown e nel nostro ritiro a luglio in Val di Fassa, quindi nelle gambe ho un’ottima preparazione».

Il suo morale

«Sono sempre stato un personaggio rilassato, cerco di esserlo, ma posso anche diventare ansioso. La gente pensa che io non stia soffrendo o che sia troppo rilassato. In realtà, rimugino tanto sulle cose e questo mi dà grandi motivazioni, come spero si sia visto nelle ultime due settimane. Penso anche che la mia faccia abbia mostrato la sofferenza degli ultimi giorni».

Il suo coraggio

«Mi piace Cristiano Ronaldo – dice Almeida – ispirazione per tutti i giovani sportivi del Portogallo. Non seguo il calcio e non sono come lui, ma lo stesso la reazione in Portogallo è stata pazzesca. Le persone hanno capito il mio duro lavoro e spero che continueranno a supportarmi anche quando non sarò al vertice, perché nello sport non si può rimanere sempre al top. Piancavallo è stata la salita più difficile che abbia mai fatto, anche se in allenamento ho fatto per due volte lo Stelvio e lo conosco bene. Spero si faccia, anche se troveremo la neve. E’ una sfida che mi affascina».

Joao Almeida, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
«Quel che è venuto è già un sogno, il futuro lo vivrò con leggerezza»
Joao Almeida, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
«Il futuro lo vivrò con leggerezza, ho già avuto tanto»

I suoi maestri

«A volte mi innervosisco ed è qui che alcuni dei personaggi più esperti come Keisse e Bramati mi tengono calmo. Il primo mi insegna come affrontare le singole giornate. Ho iniziato la stagione con lui in Australia e da lì ho imparato tantissimo. Bramati invece ha tanta conoscenza ed esperienza, ma sa anche quando alleviare la tensione con una battuta e farci ridere».

Il suo sogno

«Qualunque cosa accada nei prossimi giorni, questo Giro è stato fantastico. Tutto ciò che verrà sarà un bonus. Per essere onesti, mi piacerebbe molto vincere la maglia bianca e portarla a Milano. Ma stiamo correndo da due settimane e il terzo posto in classifica generale è a quasi tre minuti. Forse se resterò regolare, potrei finire sul podio. E quello sarebbe un sogno, qualcosa di incredibile».

Difficile dire se lo scatto di San Daniele sia stato il canto del cigno. In ogni caso, per essere un ragazzo di 21 anni che al Giro neppure doveva venirci, Joao Almeida ha dimostrato tanta concretezza e aperto una breccia sul fatto che a volte i sogni a volte possono avverarsi.

Ghirotto, dieci Giri in moto Rai

07.10.2020
6 min
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Nella carovana del Giro d’Italia, Massimo Ghirotto rappresenta ormai una colonna portante. Vive ogni tappa da dieci anni, in sella alla moto di Radio Rai. Ex corridore, dopo diverse esperienze come commentatore radio a cavallo del 2000, un giorno Antonello Orlando, Giovanni Scaramuzzino e il caporedattore Riccardo Cucchi gli fanno la proposta: «Massimo te la senti di salire in moto?». «Perché no, risposi io», racconta il padovano. «Il ciclismo lo conosco e qualche esperienza col microfono l’ho fatta. Mi butto».

Ghirotto arriva da noi con l’attrezzatura da moto ancora in mano. Ci sediamo su un muretto a bordo strada ad Agrigento. Alle nostre spalle gli operatori della logistica smontano le transenne e di fronte invece il sole tramonta sul Mediterraneo. Questo non è un luogo casuale. Qui, nel 1994 Massimo rischiò di diventare campione del mondo, dopo una lunga fuga.

Giro d’Italia 2020, Massimo Ghirotto dopo la tappa arrivata ad Agrigento
Massimo Ghirotto dopo la tappa di Agrigento
Massimo, salire in moto significa tornare ogni giorno in gruppo?

Eh sì, vivi delle immagini e delle situazioni da così pochi metri che mi rivedo corridore. Anch’io vedevo queste moto che ci giravano intorno.

Cosa ricordi delle prime volte?

L’inizio non fu facile. La radio è bella, ma micidiale perché ha i tempi. E se non riesci a rispettarli e a fare tutto bene in quello spazio è un problema. Ho trovato giornalisti come Emanuele Dotto che mi hanno aiutato, che sono stati maestri. Professionisti gentili e molto aperti. Perché, credetemi, ci vuole molto poco ad andare in difficoltà

Spiegaci meglio…

Solitamente hai tra i 30 e i 50 secondi per il tuo intervento. E in quel lasso di tempo devi sviluppare il tuo concetto in modo chiaro e corretto. A volte appena chiudi il microfono ti rendi conto di qualche errore: un nome sbagliato, una frase che non scorreva bene. Inoltre se c’è un tema tecnico devi essere bravo a spiegarlo in poco tempo.

Ricordi un momento particolarmente difficile?

Ah sì! Fu proprio al primo Giro. Eravamo in Romagna, nella tappa che arrivava a Cesenatico e che vinse Manuel Belletti. All’epoca ero sulla moto 2, quindi dietro al gruppo. Mi chiama la regia e mi dice: Massimo vai avanti che la moto di Scaramuzzino si è rotta. Così piombammo sulla fuga, ma andai nel panico perché non avevo le informazioni dei fuggitivi. Cercai di arrangiarmi come potevo. Ad un certo punto nel fuorionda chiamai la regia e dissi loro di coinvolgermi il meno possibile. Capirono la situazione e mi diedero sostegno. Da lì però ho capito tante cose e mi sono organizzato meglio.

Gli appunti del “Ghiro” scritti in moto dietro ai comunicati stampa che emette la macchina d’informazione
Gli appunti del “Ghiro” scritti in moto
E adesso come gestisci il tuo lavoro?

Con questi (ed indica lo smartphone ciondolandolo tra pollice ed indice, ndr) tutto è più facile. A metà tappa vado nella macchina di radio informazioni e prendo i fogli dei comunicati. Inizio a leggerli e poi nel retro scrivo i miei appunti. Con lo smartphone ricostruisco la corsa e studio i corridori. Sapete, mi sono preparato un foglio Excell con tutti i partecipanti del Giro. Su ognuno posso cliccare e finisco sulla loro pagina di Wikipedia.

Quindi non segui tutta la corsa?

No. Noi entriamo in diretta solitamente alle 15, magari in altre tappe possono cambiare gli orari. Ma in base all’inizio della diretta prendo la tabella oraria del Garibaldi (il librone del Giro su cui c’è TUTTO, ndr) e con il motociclista arriviamo un po’ prima nel punto dove passerà la corsa e nell’orario stabilito. Mi cambio ed entro in gara.

Rispetto ai tuoi tempi cosa è cambiato nel gruppo?

Poco. Una strada, una bici e un corridore: l’essenza del ciclismo è ancora questa. Sono cambiati i materiali, ci sono le radioline, nuove tecnologie… ma alla fine resta l’atleta che fatica. Forse i corridori si conoscono un po’ meno rispetto a noi. Il ciclismo era meno globalizzato e noi eravamo sempre gli stessi. Quindi sapevamo quello che sarebbe caduto in quel tratto di strada, quello che sarebbe andato in fuga, quello che avrebbe fatto lo sprint.

Giro 2016, Guillestre – Sant’Anna di Vinadio. Nibali completa la rimonta su Kruijswijk e va in rosa
Giro 2016, Nibali verso la rimonta su Kruijswijk
Da quando sei sulla moto Rai chi è il corridore che più ti ha colpito?

Facile, Nibali. Vincere il secondo Giro come ha fatto lui non è stata cosa da poco. Anche noi tecnici lo davamo per spacciato. Vincenzo invece in due tappe ha ribaltato la situazione. E mi piace questa sua capacità di non sottovalutarsi mai. Evidentemente si conosce così bene che sa quando non deve mollare. In quel Giro fu l’unico a restare lì con le gambe e con la testa. E alla fine ci è riuscì. Anche come ha vinto la Sanremo senza essere al top. Stiamo parlando di un ragazzo che ha vinto i tre grandi Giri e questo dovrebbe bastare. Andiamo a vedere i nomi di chi ci è riuscito. Devi tirare giù Merckx, Anquetil, Gimondi, Hinault, Contador… E poi è sempre coi piedi per terra, modesto. Dà una bella immagine di sé

Ci sono dei momenti intensi coi corridori, in cui li inciti, vi guardate?

Cerco di farli stare tranquilli e concentrati. Anche perché non posso avvicinarli troppo per regolamento. Semmai li affianco per studiare il volto e capire come stanno. Piuttosto mi muovo tra le ammiraglie, con i direttori sportivi, molti dei quali sono stati corridori con me e sento il loro pensiero.

Giro d’Italia 2014, da Ponte di Legno a Val Martello. Nairo Quintana prenderà la maglia rosa accumulando vantaggio nella discesa dallo Stelvio.
Giro 2014, Quintana prenderà la rosa in fondo allo Stelvio.
In dieci Giri ne hai viste di situazioni e di corridori. Ci racconti come andò il “caos” della discesa dello Stelvio nel Giro 2014, quello di Quintana?

Quel giorno ci fu un errore della giuria e dell’organizzazione. Nessuno capì davvero se il tempo era stato neutralizzato o no. Il regolatore delle moto (era Marco Velo, ndr) iniziò a fare cenno di andare piano con le braccia, ma non ci furono comunicazioni ufficiali. Nairo Quintana non fece un attacco vero,  andò giù regolare per i fatti suoi, mentre dietro c’era chi si fermava, chi si cambiava perché nevicava. Una volta a valle ci si rese conto della frittata.

Alberto Contador con la sua andatura ciondolante sulle strade del Giro 2015
Contador e la sua andatura ciondolante
Diamo un po’ di giudizi tecnici: chi ti è piaciuto di più?

Tra gli scalatori Alberto Contador. Il suo stile era unico. Era un ondeggiare sui pedali molto elegante. Quel modo di mulinare i pedali. In generale mi piace molto Elia Viviani: un ragazzo che si muove bene, si prende le sue responsabilità e ammette quando sbaglia. Mentre il vero funambolo era Robbie McEwen, un bel limatore. E Caleb Ewan è sulla sua strada.

Filippo Ganna nella cronometro di Monreale. Il piemontese ha stregato il “Ghiro”
Nella crono di Monreale Ganna ha stregato il “Ghiro”
E a cronometro?

Fino a questo Giro avrei detto Tom Dumoulin. Quando vedo un ragazzo che fa velocità, che è composto, mi esalto. Inoltre Tom aveva la maglia di campione del mondo. Ma poi è arrivato Filippo Ganna! Pippo mi ha davvero stregato. Bello, potente, composto, mulinava il 60×11. L’ho seguito e sono rimasto affascinato dalla sua posizione. Questo busto perfettamente allineato con l’asfalto. Io metto il computerino che uso in bici sulla moto così ho dei dati a me più familiari. E vedere che per più volte ha superato i 100 all’ora e lui è rimasto fermo sulla bici è stato unico. Non a caso nelle mie pagelle alla radio, la sera gli ho dato 10 e oro!