Sissio Team, il bell’avvio di stagione che viene da lontano

12.03.2025
7 min
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Una vittoria, un terzo e due top 5 in due weekend di gare. Per contestualizzare il buonissimo inizio di stagione del Sissio Team bisogna tornare indietro di un anno e mezzo, quando il general manager Marco Toffali ha deciso di premere il tasto “reset” creando una piccola, grande rivoluzione.

Rispetto al recente passato, alle soglie della sedicesima annata di attività, ora la società di Pastrengo – il cui nome è stato inventato con le iniziali dei suoi fondatori – può ragionare più in grande grazie ad un obbligato e radicale cambio di mentalità. Dopo la discussa tappa dello Stelvio al Giro NextGen 2023, Marco Toffali si è preso le sue responsabilità, pagando forse la troppa fiducia riposta in altre persone, ma reinventando contestualmente la propria squadra. Ce lo racconta lui fino ad arrivare ai risultati di questo inizio di 2025.

Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli. La sua squadra ha cambiato mentalità e approccio (foto Sissio Team)
Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli. La sua squadra ha cambiato mentalità e approccio (foto Sissio Team)

Punto di non ritorno

Il 14 giugno di due anni fa è stato il momento peggiore per il Sissio Team e per le tante altre formazioni coinvolte in quella sciagurata scalata al Re Stelvio. Quella circostanza però è stata la classica sliding door per il destino della squadra veronese. Affondare o rinascere? Marco Toffali ha pianificato la seconda soluzione ed oggi riesce a spiegarlo con più serenità perché ormai non è più un nervo scoperto come prima.

«Quel giorno – dice l’ex pro’ ad inizio anni ’90 con la Jolly Componibili – abbiamo pagato responsabilità importanti, mie e dei miei collaboratori. Quella lezione mi è servita per capire tante cose che forse davo per scontate. Non mi sono tirato indietro ed ho voluto prendere in mano io tutta la situazione. Visto che non si poteva fare subito, a fine 2023 doveva cambiare tutto. Prima lasciavo un po’ di libertà di manovra a chi lavorava con me, adesso devono per forza avere la mia autorizzazione per qualsiasi cosa. E’ vero che ho più pressioni e ulteriori responsabilità rispetto a prima, ma se uno vuole essere un buon manager deve avere tutto sotto controllo direttamente».

La nuova vita del Sissio

Toffali non è solo il diesse o il general manager del Sissio Team, ma un autentico factotum. Il suo voler cambiare ha toccato anche i colori sociali. In gruppo i suoi atleti erano riconoscibili per una divisa totalmente arancione con inserti verdi, dall’anno scorso la livrea è bordeaux e bianco perla. Ben visibili anche ora in gruppo, come dicono i risultati.

«Volevo dare un taglio netto – prosegue – e il cambio della nostra divisa è stato un altro passaggio importante. In questi due anni ho voluto dare una svolta alla mentalità ed anche ai lavori in allenamento. Ad esempio nell’ultimo inverno fino a Natale abbiamo fatto meno chilometri rispetto alla concorrenza perché abbiamo privilegiato maggiormente il lavoro in palestra. Ora vediamo i rapporti che si usano dai pro’ in giù. Anche noi ci siamo adeguati con le dovute proporzioni e ormai il 54×11 è la base minima nella nostra categoria. Il segreto è saper tirare un rapporto duro facendolo girare forte, se mi concedete questa spiegazione (dice sorridendo, ndr)».

I ragazzi del Sissio hanno lavorato tanto in inverno sia in palestra che in strada, con uscite anche da 200 chilometri
I ragazzi del Sissio hanno lavorato tanto in inverno sia in palestra che in strada, con uscite anche da 200 chilometri

«Abbiamo successivamente lavorato sullo specifico – va avanti Toffali – facendo tanto fondo, poi richiami di forza in bici, velocizzazione, variazioni di ritmo. Non ci siamo risparmiati in allenamento e il merito va ai ragazzi perché quest’anno gli sono stato addosso più del dovuto, anche dialogando tanto, ma solo per essere sempre sul pezzo con loro.

«Siamo contentissimi naturalmente perché stiamo già raccogliendo i frutti del nostro lavoro, poi certo, anche la fortuna conta. Fino a maggio vorrei che continuassimo con questo approccio, magari meritandoci a suon di risultati la chiamata al Giro NextGen, con cui abbiamo un conto in sospeso che vorremmo saldare. Se lo correremo, ci prepareremo a dovere. In caso contrario, staccheremo un po’ e riprenderemo la preparazione per la seconda parte di stagione».

Cordioli profeta in patria

L’uomo franchigia del Sissio Team, come direbbero in NBA, è Gianluca Cordioli. Non solo perché è al terzo anno negli ultimi quattro (nel 2024 era alla Trevigiani) o perché è l’atleta che è cresciuto di più risultati alla mano, ma perché in quel Giro NextGen fu l’unico ad arrivare in fondo con le proprie gambe. Una piccola impresa per lui, il ragazzo giusto su cui puntare per essere protagonisti. E alla seconda gara stagionale, Cordioli ha vinto nella sua Volta Mantovana.

«Corro da quando ho 6 anni – spiega il classe 2001 – e dove abito io c’è sempre stata una gara per le varie categorie. Ci avevo vinto solo da G6, ma questo successo ha tutto un altro sapore. Ci tenevo molto ad arrivare davanti, però non ero convinto di fare bene non per la pressione di correre in casa, ma perché il giorno prima avevo disputato il Memorial Polese. Invece sono rientrato in una fuga di sette uomini e nel finale siamo rimasti in tre. Conoscendo a memoria le strade, sapevo che dovevo prendere l’ultima curva in testa per non correre rischi allo sprint. Ho sfruttato le mie doti di passista veloce e mi è andata bene, ma molto merito va ai miei compagni che hanno protetto la mia azione conclusiva».

Cambio di passo

Sembra passato un secolo dal 2023 sia per lui che per la sua squadra. Gianluca è il corridore più esperto dei dodici in organico e sa che questa stagione può essere determinante per il suo futuro. E’ un elite del secondo anno e per il ciclismo vorticoso di adesso potrebbe essere considerato già vecchio, ma vuole pensare solo a fare il meglio possibile.

«Sono maturato tanto rispetto a due anni fa – continua – sia fisicamente che mentalmente. Ad esempio grazie alla mia fidanzata Alessia (Vigilia della FDJ-Suez, ndr) ho capito come alimentarmi meglio sia come quantità che come tempistiche. Lei ed io ci alleniamo spesso assieme e soprattutto ci confrontiamo tanto. Poi ho capito quanto la testa faccia la differenza.

«Essere più consapevoli dei propri mezzi ti fa tenere duro nei momenti in cui prima saltavi. Ovviamente vorrei fare una bella stagione, soprattutto in termini di continuità, che è ciò che mi aveva maggiormente contraddistinto in passato. Non ho procuratori, però l’obiettivo è quello di riuscire a strappare un contratto tra i pro’. Cercherò, e spero, di farmi notare».

Il rilancio di Leali

Un altro mantovano che si è trovato a suo agio nel Sissio Team è Stefano Leali. Alla prima stagionale a Fucecchio ha centrato un bel terzo posto, seguito dalla sesta piazza a Volta Mantovana. In pratica in due settimane ha fatto meglio dei due anni precedenti tra Zalf e General Store prima.

«Sono arrivato al Sissio – ci dice il ventunenne di Curtatone – all’ultimo dopo la chiusura della Zalf e non sapevo se avrei continuato a correre. Qui, grazie a Marco Toffali, ho trovato un ambiente famigliare e sereno, che mi ha consentito a ottenere questi piazzamenti. Quest’inverno avevo in testa solo a volermi riscattare e ho lavorato sodo per questo. Marco poi è una tecnico che ti motiva tantissimo e mi ha trasmesso una mentalità diversa. Non pensavo di iniziare così bene, sia personalmente che collettivamente. Mi piacerebbe poter correre il Giro NextGen (che ha corso nel 2024, ndr), ma se il Sissio non dovesse essere chiamato, allora cercherei di guadagnarmi la convocazione con la nazionale U23. In ogni caso noi restiamo concentrati sui nostri obiettivi».

General Store, la rivoluzione (benedetta) firmata Rosola

15.11.2022
5 min
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Quello della General Store Essegibi è un cambiamento che va al di là del classico rinnovamento del roster che ogni anno qualsiasi team ciclistico mette in atto. La squadra continental veneta ha infatti scelto una strada nuova, polarizzando completamente l’attività sugli under 23. Questo è il primo reale effetto dell’arrivo di Paolo Rosola come direttore sportivo della squadra: proveniente dalla problematica esperienza della Gazprom conclusa senza una presa di posizione dell’Uci, Rosola si è accasato solo in estate nel team, ha preso visione dell’attività e ha poi dato direttive chiare.

«E’ stata una mia scelta – spiega il dirigente bresciano – ho valutato l’attività e alla fine ho parlato con il presidente su quello che deve essere l’orientamento del team. Noi dobbiamo lavorare su corridori che potranno diventare campioni più avanti, dobbiamo dare loro gli strumenti, ma non dobbiamo fare delle vittorie un fine, solo un mezzo. Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano. Perché? Perché è un ciclismo diverso, da categoria a categoria e per molti giovani correre con gli elite non sempre va bene perché gli strumenti a disposizione sono diversi in base all’età».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Come è stata accolta la tua idea?

Con entusiasmo, mi è stata data mano libera. Ho intenzione di far fare attività diversa ai 13 ragazzi del team: quelli dei primi due anni, che sono appena passati dagli junior o sono ancora bisognosi di imparare faranno un certo tipo di calendario, gli altri un altro tipo, un po’ più qualificato. Troppo facilmente si dimentica che chi è appena passato ha ancora a che fare con la scuola, conciliare le due cose è sempre difficile. Se vieni a casa alle 13 e sali subito in bici, poi torni e hai i compiti, hai davanti uno sforzo fisico ma anche e soprattutto mentale non indifferente. Bisogna considerarlo, perché non puoi pretendere più di tanto.

Come ti sei orientato nella scelta dei nuovi?

Io ho voluto ragazzi che da junior non hanno espresso tutto il loro potenziale. Ho passato in rassegna tanti corridori, durante i mesi mi arrivavano continuamente segnalazioni, io andavo a vedere i ragazzi gareggiare, controllavo soprattutto come si muovevano in gruppo, che capacità tattiche avevano. I risultati? Sì, anche quelli, ma non sono l’unica voce da controllare, anzi… I ragazzi che sono arrivati nel team hanno ampi margini di miglioramento e su quelli voglio lavorare.

A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
Che calendario faranno? In queste settimane si discute molto della necessità dei nostri di correre in gare a tappe…

Il calendario è un argomento difficile. Io vorrei portare spesso i ragazzi a gareggiare all’estero, ho preso contatti con molti organizzatori e attendo risposte, ma trovare spazi è difficile. Chiaramente chi allestisce una gara privilegia le squadre del suo Paese, è normale che sia così. Quindi privilegeremo giocoforza il calendario italiano, non senza però guardare con attenzione alle occasioni che ci si presenteranno e soprattutto valutando ogni gara dal nostro punto di vista.

Ossia?

Il calendario italiano è fatto in modo che, quando ci sono gare internazionali, noi abbiamo la bella abitudine di andare controcorrente rispetto all’estero. Quindi invitiamo più squadre estere che italiane. Inoltre, alle professional viene pagato tutto, noi dobbiamo mettere mano al portafoglio. E allora a me interessa che ci siamo nelle gare a tappe, che sono troppo poche e nelle prove in linea che sono veramente per under 23.

Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Sai che il calendario italiano è straricco di eventi, con le gare regionali che hanno starting list di qualità spesso pari a quelle nazionali se non addirittura superiore…

Per questo dovremo valutare col bilancino. Vincere le gare di paese? Mi interessa come team, ma dipende da chi: se sono utili per far fare esperienza ai più giovani allora sì, vincere per il gusto di vincere non ci serve. A me interessa che i ragazzi crescano pian piano, con gli allenamenti, con la lunghezza delle gare, che arrivino preparati ai prossimi step. Per questo non ho guardato solo ai corridori, ma ho inteso rinforzare anche la parte dello staff, prendendo gente come Vigni che ne sa anche più di me a livello di categoria.

Arrivano comunque corridori di spessore come Stefano Leali o Andrea Cocca.

Guardate quest’ultimo: ha vinto una sola corsa, tutti penserebbero che non sia un vincente, invece nelle gare era sempre lì con i primi. Inoltre è uno che non ha mai fatto più di 140 chilometri di allenamento. E’ uno sul quale si può lavorare, come anche Leali che ha vinto un po’ di più ma può progredire molto.

Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Uno degli ultimi acquisti è tuo figlio Kevin…

All’inizio io ero contrario a farlo venire, non volevo si creasse il solito rapporto padre diesse-figlio corridore. Poi parlando con il team, sapendo della sua volontà di lasciare la Tirol, abbiamo deciso di fare un investimento perché Kevin (nella foto di apertura con il presidente del team Diego Beghini, ndr) ha acquisito negli anni l’esperienza di un team estero e potrà essere il riferimento per i suoi compagni in corsa, soprattutto per quelli più giovani.

Che cosa ti aspetti?

Potrei dire almeno 10 vittorie, ma è più un discorso legato agli sponsor, a far girare il nome. Io dico che ci si può arrivare, ma quel che conta è che i ragazzi possano crescere, anche per dimostrare a quelli usciti da squadre blasonate o trascurati in sede di campagna acquisti che avevano ragione loro…