Caos rifornimenti: la regola UCI porta più problemi che vantaggi

21.03.2025
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PAVIA – Il nuovo regolamento UCI riferito ai rifornimenti sta creando più di un imbarazzo e decisamente tanti malumori. La nuova regola prevede che non siano più le squadre a individuare il luogo in cui distribuire sacchetti e borracce nella porzione di strada prevista, ma si debba sostare in punti ben precisi stabiliti dagli organizzatori su richiesta dell’UCI.

Alla Tirreno-Adriatico un rifornimento in discesa ha fatto tremare i polsi ai direttori sulle ammiraglie e reso rischiosa la fase che si è cercato per anni di rendere meno pericolosa. Con questa norma, che si dice voluta dalle squadre francesi e dalle professional, la sensazione è che si sia tornati indietro. Il perché è presto detto e punterebbe a ridurre teoricamente i vantaggi derivanti dalla superiorità di alcuni budget. Se i punti di rifornimento sono fissi per tutti, chi dispone di più furgoni, più ammiraglie e più personale non potrà trarne vantaggi. Si parcheggia dove viene indicato e non sono ammesse eccezioni.

I punti vengono individuati dagli ispettori di percorso della società che organizza la gara, in base al chilometraggio indicato. Si tratta di trovare un tratto di strada in cui far parcheggiare 25 mezzi – ammiraglie o furgoni – in cui non ci siano auto in sosta o assembramenti di tifosi. RCS Sport di solito considera un tratto di un chilometro in cui far convivere il rifornimento e l’area verde in cui lasciare i rifiuti.

Yankee Germano spiega il punto di vista dei massaggiatori, non del tutto negativo
Yankee Germano spiega il punto di vista dei massaggiatori, non del tutto negativo

Davvero tutto sbagliato?

La regola non convince nessuno. Alla Tirreno-Adriatico ne avevamo parlato con Yankee Germano, massaggiatore della Soudal-Quick Step.

«Da quest’anno – ci ha spiegato – non è più come in passato, quando i direttori sportivi nelle loro riunioni decidevano i punti in cui andare a fare il rifornimento e quindi trovavi ammiraglie sparse da tutte le parti lungo il percorso. Da quest’anno l’UCI ha messo dei punti ben precisi dove tutte le squadre sono costrette a raggrupparsi. In sostanza non è cambiato moltissimo, perché i punti sono sempre numerosi. Noi massaggiatori forse rischiamo di meno, perché non c’è più la corsa ad accaparrarsi il posto migliore».

La scena non cambia, cambiano i posti in cui i massaggiatori possono fermarsi: ora sono imposti
La scena non cambia, cambiano i posti in cui i massaggiatori possono fermarsi: ora sono imposti

Meno rischi: sarà vero?

Il punto di vista del massaggiatore veneto va contro gli umori appena raccolti nella riunione dei direttori sportivi. Alcuni tecnici sostengono che avendo una porzione così limitata di strada, la gara fra equipaggi per accaparrarsi lo spicchio migliore sia ancora più sfrenata. E’ chiaro che chi guida le squadre spinga sempre al massimo, mentre chi esegue gli ordini vi si attiene, facendo buon viso a cattivo gioco.

«La rincorsa al posto migliore – prosegue Germano – era peggio prima. Ogni 20 chilometri c’era una macchina, quindi a volte dovevi prendere qualche rischio per arrivare in tempo. I corridori aumentano le medie e quindi non è sempre facile raggiungere il posto prima di loro. Perché una volta arrivati, devi anche condividere la posizione sui dispositivi che abbiamo con noi, così il direttore sportivo vede dove siamo e lo comunica ai corridori. Diciamo che erano fasi un po’ concitate».

Il tema del rifornimento del km 192 della Sanremo è stato affrontato nella riunione dei tecnici
Il tema del rifornimento del km 192 della Sanremo è stato affrontato nella riunione dei tecnici

La scelta dei luoghi

Il ragionamento regge, ma si infrange su alcune scelte di percorso. Gli organizzatori farebbero volentieri a meno di decidere anche i punti in cui far fermare le squadre per il rifornimento, ma trattandosi di una norma UCI, non hanno alternative. Di solito prediligono i punti dotati di parcheggio, per non creare disagio nei luoghi attraversati. Un conto è avere 25 auto sparpagliate lungo il percorso, ben altra cosa è averle tutte insieme nello stesso tratto di strada.

Nella riunione dei direttori sportivi che si è tenuta alle 16 alla Camera di Commercio di Pavia, il Presidente di Giuria ha snocciolato le regole per la gara di domani. «Il rifornimento va svolto nei punti prestabiliti – ha detto Gabriel Berthelot – e non è possibile rifornire con sacchetti e borracce al di fuori di questi. E per favore ricordate ai vostri corridori di rispettare anche la litter zone, cioè l’area in cui buttare i rifiuti».

Kim Andersen, in una foto del 2022, ha sollevato il problema di un rifornimento al Km 192 della Sanremo
Kim Andersen, in una foto del 2022, ha sollevato il problema di un rifornimento al Km 192 della Sanremo

Il rifornimento al chilometro 192

A quel punto, vista la richiesta eventuale di domande, dalla platea è arrivata la domanda di Kim Andersen, direttore sportivo della Lidl-Trek, seduto in prima fila con Adriano Baffi. «Il rifornimento al chilometro 192 è in discesa – ha detto – mentre un chilometro prima si sale. A farlo in discesa si rischia di provocare cadute, non si potrebbe anticiparlo di un chilometro?».

La risposta è arrivata da Stefano Allocchio, direttore di corsa: «Lo abbiamo messo in un tratto lungo di pianura in fondo alla discesa – ha detto – dove c’è posto anche per le auto, che nella salita non ci sarebbe. Detto fra noi, sono convinto che fosse meglio l’anno scorso, ma è una decisione Uci e non possiamo farci molto. Stiamo trattando con le varie autorità perché l’anno prossimo predispongano il divieto di sosta in quei punti, però è una concessione che in Italia non è tanto facile da ottenere».

Stefano Allocchio ha spiegato i criteri con cui vengono individuati i rifornimenti
Stefano Allocchio ha spiegato i criteri con cui vengono individuati i rifornimenti

Trovata la soluzione

La risposta però non ha convinto i tecnici della Lidl-Trek, che per bocca di Adriano Baffi sono tornati a incalzare il Presidente della Giuria. «E’ possibile – ha chiesto l’ex atleta cremasco – parcheggiare sotto, nell’area prestabilita, e mandare i massaggiatori a piedi nel tratto di salita, per fare lì il rifornimento?».

Berthelot ha ascoltato e non si è impuntato più di tanto, avendo intuito che certe decisioni non si possono prendere a spese delle squadre, senza ascoltare le loro istanze. A maggior ragione in questa fase di sperimentazione. «Solo per questo punto – ha detto – ammettiamo la possibilità di fare rifornimento nei 2 chilometri precedenti e nei 2 successivi. A patto però che il personale si muova a piedi e parcheggi nell’area indicata. So che per i team è molto difficile quest’anno, ma parlando è possibile trovare la soluzione».

Tour de France 2024, i punti dei rifornimenti erano stabiliti dai team, in punti comodi e poco rischiosi
Tour de France 2024, i punti dei rifornimenti erano stabiliti dai team, in punti comodi e poco rischiosi

La riunione per il Giro d’Italia

Il rifornimento del chilometro 192 è il quinto nella Milano-Sanremo che partirà domattina alle 10,15 da Pavia. Si trova tra Vado Ligure e Spotorno, 2 chilometri prima dell’ingresso in paese. Gli altri rifornimenti si incontrano ai chilometri 38-123-164-227-266. L’ultima litter zone, cioè il punto in cui gettare i rifiuti, si incontra invece all’imbocco del Poggio.

La collaborazione fra Giuria, Direzione Corsa e gruppi sportivi ha portato a gestire e risolvere una criticità. Nella riunione che si è svolta ieri sera fra team e RCS Sport parlando del Giro d’Italia, il tema dei rifornimenti è stato affrontato con dovizia di particolari. Chissà che l’UCI non decida di ascoltare coloro che governa. La sensazione è che a volte questi organismi prendano una direzione senza la voglia di condividerne i dettagli. Allo stesso modo in cui la FCI tempo fa aveva stabilito il tesseramento obbligatorio per i giornalisti. A volte basterebbe semplicemente mettere su un tavolo comune l’esigenza da gestire e cercare insieme la soluzione migliore.

Allocchio 2021

Tappe più lunghe nei grandi Giri? Sentiamo Allocchio…

04.12.2021
5 min
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Ogni volta che viene annunciato il percorso di un grande Giro, partono le discussioni sulla lunghezza delle tappe, sulla loro spettacolarità. E’ un prezzo che gli organizzatori sanno di dover pagare, ma il discorso non è peregrino e va affrontato in maniera compiuta. Anche per capire il recinto nel quale essi, che siano italiani o esteri, devono agire.

Già, perché la lunghezza di Giro, Tour o Vuelta non è scelta a caso, l’Uci ha messo mano ormai molto tempo fa ai regolamenti stabilendo restrizioni molto chiare, come testimonia Stefano Allocchio, ormai da 25 anni direttore di corsa alla RCS dopo essere stato un velocista di vaglia: «I grandi Giri hanno un tetto di chilometraggio pari a 3.500. Sono ammesse piccole deroghe, se in una tappa accade qualche interruzione, una frana o altro si può cambiare, ma c’è un limite di tre interventi. Un’altra regola è che è possibile inserire una tappa di montagna lunga fino a 240 chilometri, ma a condizione che l’arrivo sia in salita».

Queste regole da quando sono in vigore?

Almeno dalla fine del secolo scorso e dire così fa strano, mi fa sentire davvero vecchio… (Allocchio ride considerando i suoi 59 anni, ndr). Il ciclismo che ho vissuto io da corridore era ben diverso, bisogna considerare che si andava anche oltre i 4.500 chilometri. Addirittura ricordo che quando guardavo il Giro d’Italia da bambino, c’era un traguardo speciale ogni 1.000 chilometri di corsa. Erano altri tempi.

Allocchio Cipollini 2012
Allocchio insieme a Mario Cipollini: da quando gareggiavano, il ciclismo è profondamente cambiato
Allocchio Cipollini 2012
Allocchio e Cipollini: da quando gareggiavano, il ciclismo è profondamente cambiato
Tu hai vissuto da corridore un’epoca ciclistica molto delicata, nella quale il nostro sport era nell’occhio del ciclone per le vicende di doping e al tempo si discuteva molto se per combattere questa piaga non sarebbe stato necessario ridurre non solo i chilometraggi, ma le stesse giornate di gara dei grandi Giri. E’ una teoria che si sente ancora affermare nell’ambiente?

No, è un’idea che progressivamente è andata scomparendo. Ricordo che tempo fa ancora c’era chi pensava di lasciare il Tour a 3 settimane e ridurre Giro e Vuelta a 2, ma chiaramente non è mai stata presa in considerazione questa eventualità. Diminuire i giorni di gara dei grandi Giri non influirebbe, la vera battaglia contro il doping si combatte per altre strade. Bisogna dire che i tempi sono profondamente cambiati da questo punto di vista perché tutto il mondo del ciclismo, in tutte le sue componenti, ha lavorato per questo.

Tu sei stato vicepresidente dell’Associazione Corridori: qual è la posizione degli atleti a proposito della lunghezza delle tappe?

Più che su di essa, l’opinione comune era che si dovesse lavorare sui giorni di gara, come effettivamente è stato fatto nell’arco dell’intero anno, non delle singole gare a tappe. Non possiamo nasconderci che nelle epoche a me precedenti, il doping era uso comune, la piaga la si è combattuta proprio trovando una regolamentazione condivisa da tutti. Ora è difficile barare, per questo quando avviene fa ancora più scandalo. Ma a questo proposito c’è una vicenda recente che ritengo esemplare.

Sagan Dubai 2021
Sagan vincitore al Criterium di Dubai davanti a Bernal in maglia rosa. Per lo slovacco trasferta con fuori programma…
Sagan Dubai 2021
Sagan vincitore al Criterium di Dubai davanti a Bernal in maglia rosa. Per lo slovacco trasferta con fuori programma…
Quale?

Il 6 novembre eravamo a Dubai per il criterium. Arrivati sul posto gli organizzatori locali ci hanno avvertito dell’inserimento nel programma, per il giorno prima, di una pedalata per le vie del centro, chiuso appositamente al traffico, cosa che non avviene praticamente mai, perché lo sceicco aveva piacere di partecipare. La partenza era fissata per le 6 di mattina: Peter Sagan appena saputo si è messo in allarme, perché ha dato la sua reperibilità per i controlli ogni giorno dell’anno fra le 6 e le 8 ed ha dovuto subito avvertire e cambiare gli orari per quel giorno. I corridori ci tengono in maniera particolare e spesso non si tiene conto che questo influisce anche sulle loro vite di persone comuni.

Affrontiamo il tema della lunghezza da un’altra prospettiva, quella dello spettacolo: siamo sicuri che tappe meno lunghe siano davvero più spettacolari?

Dipende, lo spettacolo lo fa la corsa, la sua evoluzione. Normalmente si pensa che tappe di montagna meno lunghe permettano alle squadre di dare maggiore battaglia, ma abbiamo visto come spesso i “tapponi” siano densi di sorprese, colpi di scena, incertezza fino alla fine. Il nostro compito è costruire corse equilibrate, sapendo che qualcuno sarà sempre scontento e non parlo solo dei corridori o dei team.

Marmolada 2021
Il passaggio del Giro davanti alla Marmolada: quest’anno l’esperienza si ripeterà nella 20ª tappa
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Il passaggio del Giro davanti alla Marmolada: quest’anno l’esperienza si ripeterà nella 20ª tappa
A chi ti riferisci allora?

L’Italia è lunga, ha 20 regioni, con 3.500 chilometri a disposizione non puoi certo accontentare tutti. Ci saranno sempre realtà che resteranno fuori: da tempo ad esempio vorremmo andare in Sardegna, ma bisogna tenere conto delle difficoltà legate anche ai giorni di riposo che sono praticamente bloccati. Noi vorremmo realizzare davvero un Giro d’Italia passando dappertutto, ma è impossibile.

Nella costruzione delle tappe, nella riduzione dei chilometraggi, influiscono anche le esigenze televisive, che purtroppo stanno svilendo molti sport piegati a concentrare ogni evento negli spazi che la TV concede?

Non è il nostro caso. Noi abbiamo un accordo molto chiaro con la Rai, il nostro broadcaster, perché le tappe arrivino sempre intorno alle 17,15. Anche a Dubai sapevamo che la corsa doveva concludersi intorno alle 16, che sarebbero state per fuso orario le 13 in Europa per permettere la sua teletrasmissione. Il nostro compito è far sì che, per quanto possibile, si arrivi in orario. Dalle Tv non ci sono mai arrivate altre richieste, considerando anche le dirette integrali e sappiamo che è così anche per le altre gare in Italia e all’estero.

C’è possibilità che questa regolamentazione internazionale cambi?

Ne parleremo venerdì al consueto seminario indetto dall’Uci con tutte le realtà: squadre, organizzatori, associazioni di corridori, federazioni ma non ci sono spinte in tal senso. Se poi qualcosa cambierà, ci adegueremo.