Sono passati poco più di due anni da quando Marianne Vos conquistava in sella ad una Liv il trofeo Binda (foto di apertura). Nel 2022 il marchio taiwanese, appartenente al gruppo Giant, tornerà ad essere protagonista della manifestazione organizzata dalla Cycling Sport Promotion. Il tutto sarà possibile grazie ad un accordo di collaborazione ufficializzato nei giorni scorsi.
La macchina organizzativa guidata da Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion, è al lavoro da diverse settimane per definire tutti i dettagli del trofeo Alfredo Binda – Comune di Cittiglio. La gara verrà inserita nel calendario 2022 dell’UCI Women World Tour. Come da tradizione, accanto alla gara riservata alle Elite, ci sarà il Piccolo trofeo Binda, gara di Coppa delle Nazioni 2022 donne junior. Entrambe le manifestazioni sono in calendario per domenica 20 marzo.
Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola) Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)
Una scelta naturale
La scelta della Cycling Sport Promotion di avere Liv al proprio fianco non è per nulla casuale. Stiamo infatti parlando dell’unica azienda di respiro mondiale che ha come finalità quella di produrre una linea di biciclette pensate, progettate e realizzate per le cicliste. Mario Minervino non ha nascosto la soddisfazione per la nuova partnership: «Era destino, Liv è nata nel 2008, l’anno in cui nacque la UCI World Cup con il trofeo Binda ad aprire il calendario. Siamo molto contenti di questa partnership di reciproco e forte interesse. Con Liv abbiamo appena iniziato un percorso che promette tante iniziative di successo».
Al centro le donne
Liv fa parte del gruppo Giant e alla guida del colosso taiwanese oggi c’è Bonnie Tu che proprio nel 2008 fondò il marchio. Parliamo di una realtà che realizza biciclette e attrezzature dedicate esclusivamente al mondo femminile. In grado di coprire a 360 gradi ogni tipo di esigenza per quante vogliono fare del ciclismo il proprio sport, a ogni livello e in ogni sua forma. Con premesse di questo tipo era naturale legarsi ad un evento sportivo come il trofeo Binda pensato esclusivamente per il mondo femminile.
Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia
Una partnership naturale
A raccontarci qualcosa di piùdella nuova partnership è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv. L’abbiamo incontrata presso la sede di Giant Italia a Nerviano, in provincia di Milano: «Per il 2021 come politica aziendale abbiamo preferito privilegiare la figura delle ambassador quale strumento per far conoscere il marchio Liv. Anche il prossimo anno porteremo avanti questo strumento di promozione».
«Siamo comunque sempre alla ricerca di nuove opportunità – prosegue Marta Villa – e già dallo scorso anno avevamo iniziato a dialogare con Mario Minervino e il suo staff. Liv vuole che l’esperienza di andare in bici sia perfetta fin dalle prime pedalate. Ogni nostra decisione è presa considerando le donne in primo piano. Le figure femminili occupano un ruolo chiave in azienda. Con premesse di questo tipo era naturale avvicinarci alle gare della Cycling Sport Promotion, realtà leader nel mondo nell’organizzazione di eventi ciclistici al femminile».
Tante iniziative in programma
Nelle prossime settimane sono previsti diversi incontri tra lo staff della Cycling Sport Promotion e il management italiano di Liv. L’obiettivo è quello di definire nei dettagli la presenza del brand taiwanese in zona partenza e arrivo e per studiare altre iniziative promozionali. Il prossimo 20 marzo contribuirà a dare visibilità al marchio la presenza in gara del Liv Racing World Team che potrà schierare al via ben tre italiane. Si tratta di Sofia Bertizzolo, Rachele Barbieri e Katia Ragusa. Tutte e tre saranno guidate in ammiraglia da Giorgia Bronzini.
Rachele Barbieri è a Livigno in preparazione degli europei su pista. Ma prima di salire in altura ha vinto ad Ascoli nel trofeo Born to Win. Le sue parole
«Questa vittoria la dedico a me stessa. La prossima sarà per qualcun altro». Se la tiene stretta Sofia Bertizzolo la sua prima affermazione da elite nel calendario Uci. La 24enne del Liv Racing Cycling Team venerdì 15 ottobre a Grand Champ in Bretagna ha conquistato in solitaria La Classique Morbihan con un’azione in contropiede anticipando di 9” il gruppetto delle inseguitrici poi regolato da Valentin Fortin (St. Michel Auber 93) e Chiara Consonni (Valcar Travel&Service). Per la verità la Bertizzolo aveva già ottenuto dei successi nella categoria maggiore, ma erano gare open italiane. L’ultima fu il 5 settembre dell’anno a scorso a Villa Musone nella seconda frazione del Giro delle Marche in Rosa. Le prime due (Trofeo Oro in Euro e Memorial Valeria Cappellotto) le aveva centrate nel 2016, al primo anno da elite.
Ventiquattro ore – nel Grand Prix du Morbihan, praticamente una sorta di rivincita disputata sulle strade bretoni vinta dalla Consonni davanti a Kool e Zanardi – la ragazza di Bassano del Grappa ha lavorato a fondo per la sua compagna Lotte Kopecky che ha chiuso quarta.
Insomma, un bel modo per lei di lasciare la formazione olandese visto che ha firmato per due stagioni – anche se manca ancora l’ufficialità – con la Alè Btc Ljubljana, che a sua volta sarà acquisita (con la cessione della licenza WorldTour) dall’UAE Team Emirates. E non è ancora finita la stagione della Bertizzolo: il 22 e 23 ottobre in Olanda correrà sia la Drentse Acht van Westerveld sia la Ronde Van Drenthe, ultima gara del Women World Tour.
Per Bertizzolo dopo l’arrivo di Grand Champ l’abbraccio della Rooijakkers
Podio invertito alla Classique Morbihan: a destra la seconda, Fortin; a sinistra la terza, Consonni
Per Bertizzolo dopo l’arrivo di Grand Champ l’abbraccio della Rooijakkers
Podio invertito alla Classique Morbihan: a destra la seconda, Fortin; a sinistra la terza, Consonni
Sofia raccontaci queste due gare ma soprattutto questa vittoria.
Pensate che non dovevo nemmeno farle. Venerdì siamo state perfette. Non abbiamo mai subito la gara, anzi l’abbiamo fatta. Nel finale eravamo una ventina ed avevamo programmato un mio attacco per permettere a Lotte (Kopecky, sua compagna di squadra, ndr) di restare coperta per lo sprint finale. Poco prima dell’ultimo chilometro la strada saliva e sono partita forte. Si sono guardate, io ho tirato dritto e non mi hanno preso. E’ stata una tattica perfetta. Almeno una volta che va bene, perché invece ieri…
Com’è andata?
Intanto siamo partite prestissimo perché poi c’era la gara maschile, tant’è che all’inizio c’era pure la nebbia. Noi eravamo in quattro, come il giorno prima, ma una nostra compagna ha avuto un po’ di problemi e siamo restate solo in due a lavorare per Lotte. E’ stata dura. Abbiamo subìto e il quarto posto non ci soddisfa.
Perché non dovevi correrle?
Dopo il Tour of Britain avrei dovuto disputare le ultime due in Olanda, ma proprio in Gran Bretagna la mia compagna Jeanne Korevaar è caduta fratturandosi una spalla e così mi hanno convocata in extremis. Diciamo che andata bene…
Bertizzolo è salita sulla ribalta internazionale con l’argento juniores ai mondiali di Ponferrada 2014Bertizzolo è salita sulla ribalta internazionale con l’argento juniores ai mondiali di Ponferrada 2014
Sei pronta ad una nuova avventura nei prossimi due anni? Prima parlaci di questi ultimi due con la Liv. Come sono andati?
Sono stati uno e mezzo alla fine. E sono stati tumultuosi, come credo per tutti. Ho lavorato tanto per le mie compagne e specialmente per Vos l’anno scorso e Kopecky quest’anno. Il Covid però mi ha lasciato uno strascico paradossalmente più quest’anno che l’anno scorso. Nel 2020 ho fatto fatica fisicamente perché non riuscivo a trovare il giusto colpo di pedale. Quest’anno meglio, ma i miei programmi e le mie aspettative sono stati condizionati e quindi non sono stati rispettati.
Note positive e negative?
Tra le negative dico solo il Covid, perché poi la mia sincerità può mettermi nei guai (ride, ndr). Tra le positive dico aver conosciuto Marianne Vos. Sono contenta di questo, è una cosa che porterò sempre con me. Ciclisticamente lei è classe allo stato puro, qualità che le ha dato madre natura. Magari non è bravissima ad insegnarti, perché nemmeno lei sa, secondo me, come fa a fare certe cose. E’ talento innato. Devi solo essere brava a guardarla e rubarle qualcosa. A livello umano poi è ancora meglio. Avete presente il suo palmares? Uno da fuori si aspetterebbe una star inavvicinabile o altezzosa. Invece è una gran persona. Umile, gentile, di compagnia, che sa fare gruppo, che si interessa sempre delle compagne e riconoscente.
E allora questa tua sincerità che note positive e negative ha?
La domanda di riserva non c’è? Battute a parte, ho questo carattere, dico ciò che penso e talvolta può essere un problema. Però mi sono arrivati tanti messaggi per la vittoria. Sia le compagne che le avversarie mi hanno fatto i complimenti. Forse alla fine questa mia dote, la sincerità, è apprezzata…
In azione ai tricolori crono 2020: la specialità per Bertizzolo è un fronte su cui migliorareIn azione ai tricolori crono 2020: la specialità per Bertizzolo è un fronte su cui migliorare
Facciamo un salto nel futuro con la prossima squadra. Un progetto importante, nato negli scorsi giorni. Cosa sai?
Onestamente non tanto o quantomeno certi aspetti non stati ancora confermati. Però parto col morale alto perché la vittoria è arrivata al momento giusto. Anzi ho piacere che sia giunta a fine stagione, così finisco bene e posso affrontare l’inverno con mente serena.
Cosa ti aspetti dal punto di vista agonistico.
A fine estate avevo deciso di andare via e possibilmente tornare in Italia perché volevo una squadra che mi desse un po’ più spazio. Vorrei avere più fiducia. Non sono una velocista e nemmeno una scalatrice, quindi vorrei anche giocarmi le mie carte su percorsi vallonati adatti alle mie caratteristiche, magari con l’aiuto delle compagne. Ho aiutato spesso, diciamo che non sempre sono stata ricambiata.
Spiegaci che corridore sei.
Quando sono passata elite, credevo di essere adatta alle gare a tappe, poi mi sono reinventata nelle classiche o gare di un giorno. In realtà devo e voglio migliorare a cronometro perché ci sono tante piccole gare a tappe che hanno sempre una prova contro il tempo che decide la generale. Diciamo che mi vedo bene per questo tipo di corse.
In azzurro ha corso ii mondiali di Bergen nel 2017, nella foto, e quest’anno gli europei di TrentoIn azzurro ha corso ii mondiali di Bergen nel 2017, nella foto, e quest’anno gli europei di Trento
Da junior sei andata fortissimo (campionessa d’Europa, d’Italia e vice-iridata nel 2014, ndr), nel 2019 hai fatto quarta al Fiandre, risultando preziosissima nella vittoria della Bastianelli. Quando ti rivedremo su questi standard?
Spero presto. Sono ancora giovane ma mi sento più esperta (Sofia è nata il 21 agosto 1997, ndr), l’anno prossimo sarà il settimo da elite e sento che posso migliorare. Sicuramente finora mi sono confermata molto sulle prestazioni piuttosto che sui risultati. Certo, fa molto piacere che dietro la vittoria di una compagna ci sia il tuo lavoro, ma se non vinci rischi di perdere quel feeling che ti può dare una mano. Vincere aiuta a vincere.
Per chiudere, com’è il tuo rapporto con la nazionale?
Intanto bisogna dire che la nazionale è il cittì Salvoldi, perché è lui che si occupa veramente di tutto e si prende ogni responsabilità, nel bene o nel male. E gliene va dato atto. Certo, questa cosa può essere positiva o negativa, di certo sai che hai lui come unica figura, non hai intermediari. Fatta questa premessa, preferirei che ci fosse una comunicazione migliore per le gare in azzurro. Adesso anche il ciclismo femminile è fatto di programmazione. La stagione è divisa in due, la prima fino a giugno e la seconda per il finale. A parte le nostre italiane più forti, sapere in anticipo le convocazioni sarebbe un bene. Potremmo impostare meglio l’annata e gli allenamenti.
Il nuovo Liv Racing WorldTeam Replica Kit è ora disponibile. Le appassionate di ciclismo di tutto il mondo potranno vestire il fiore di peonia che domina sulle maglie indossate dalle atlete del Liv Racing WorldTeam. Progettato e ideato ispirandosi all’ethos dell’azienda “fatto dalle donne per le donne”, è stato realizzato da CUORE of Switzerland. L’azienda taiwanese Liv, presente nel ciclismo femminile dal 2008, si è dedicata alle donne sin dal primo giorno e continua a sfidare lo status quo.
La peonia è il simbolo della feminilità sul kit by Liv (foto Jeff Clark)La peonia è il simbolo della feminilità sul kit by Liv (foto Jeff Clark)
Performance e messaggio
La maglia, replica fedele del materiale utilizzato dalle atlete del team, ha un taglio sportivo e stretto, materiale super leggero e traspirante, 100% poliestere con zip intera. Un prodotto di ottima qualità che strizza l’occhio alle performance e alle uscite di tutti i giorni. Il design e il messaggio del kit non sono stati di certo lasciato al caso. Presenta sul petto un simbolo molto importante, secondo Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidente del Giant Group: «Per me il fiore di peonia sulla maglia è un’elegante rappresentazione delle donne e un promemoria che con il duro lavoro e la perseveranza, specialmente nel bel mezzo delle sfide, insieme possiamo farcela».
Lotte Kopecky, atleta della Liv in allenamento (foto Michiel Maas)Lotte Kopecky, atleta della Liv in allenamento (foto Michiel Maas)
Sostegno e accompagnamento
Con questa replica, Liv vuole rafforzare il suo impegno nella sponsorizzazione del brand nel supportare il ciclismo femminile di tutti i livelli di qualsiasi provenienza. Con l’obiettivo di avvicinare alla pratica, ma anche di fornire un prodotto adatto alla performance per chi vuole intraprendere una carriera professionistica.
Pauliena Rooijakkers, atleta del team Liv Racing ha commentato così il prodotto lanciato: «Scoprire l’ispirazione dietro il fiore e tutto il pensiero che sta dietro a questo design mi fa apprezzare la visione di Liv. E anche di essere incredibilmente orgogliosa di rappresentare un marchio così impegnato con le donne».
Una divisa elegante e ben identificabile ora a disposizione di tutte le appassionate (foto Michiel Maas)Una divisa elegante e ben identificabile ora a disposizione di tutte le appassionate (foto Michiel Maas)
Misure, prezzo e dove trovarlo
Il Liv Racing WorldTeam Replica Kit è già acquistabile negli store Giant, rivenditori autorizzati e sul sito Liv-Cycling.com. Selezionabile in taglie: XS, S, M, L, il prezzo indicato sul sito ufficiale è di 69,99 euro. Disponibile nei paesi selezionati tra cui Canada, Messico e in tutta Europa e Asia.
Il più delle volte si va avanti per associazioni di idee e così, avendo parlato con Sofia Bertizzolo, il passaggio al suo tecnico Casarotto è stato quasi automatico. Si parla degli anni fra le junior. C’era anche lui fuori dalla sala stampa di Ponferrada 2014 quando la vicentina andò a raccontarsi dopo l’argento su strada e c’è lui tuttora sull’ammiraglia della Breganze Millenium.
Davide a dire il vero lo ricordiamo professionista dal 1996 al 2003, con una serie di vittorie fra cui il Gp della Liberazione quando fu aperto ai professionisti e in seguito la Clasica de Sabinanigo.
Davide Casarotto, sulla Redoute alla Liegi del 1997Casarotto, sulla Redoute alla Liegi 1997
«Ma si fermò tutto per un incidente in allenamento – ricorda – in un anno in cui parecchie squadre chiusero e rimanemmo a piedi in tanti. Rientrai, dovevo fare la Vuelta, invece riuscii a fare solo il Trittico Lombardo e stop. Appena smesso fu un periodo strano. Il ciclismo era e resta la mia vita, non mi capacitavo di dover starne fuori e così accettai prima l’ammiraglia della Utensilnord, una bella squadra di dilettanti in cui correvano anche Pasqualon e Canola. Poi, quando anche quell’esperienza finì, mi proposero questa squadra storica. Donne junior. Ero perplesso, all’inizio ammetto di aver fatto fatica. Invece ho continuato e adesso posso dire di aver fatto bene…».
Sempre juniores?
Sempre. Ogni squadra deve fare ciò che puòe che meglio gli riesce, inutile fare voli pindarici. Al massimo, visto che di fatto non esiste una categoria under 23, abbiamo tenuto qualche ragazza al terzo anno. Abbiamo alcune delle migliori dal veneto, anche se ormai arrivano da tutta Italia, ci cercano.
Negli under 23 si soffre il fatto che le squadre pro’ vanno a prendersi i talenti già fra gli juniores: secondo Casarotto come va fra le ragazze?
Le squadre elite fanno fatica. Spendono soldi e siamo a un passo dal professionismo, ma solo per quelle 30-40 italiane forti. Però è difficile che investano sulle giovani, perché non sempre riescono a mantenere da grandi quello che promettono da juniores. Da noi succede il contrario che all’estero.
Sofia Bertizzolo, sul podio dei campionati nazionali giovanili crono del 2014Sofia Bertizzolo, ai campionati nazionali giovanili crono 2014
In che senso?
Qui fanno grandi risultati presto e poi spariscono. Di là vengono fuori alla distanza.
Perché secondo Casarotto?
Forse ci aspettiamo troppo da loro quando sono piccole e diamo troppe attenzioni. Le abituiamo a essere trattate bene con gestioni professionistiche. Forse qualcuna è anche troppo allenata e quando passa elite non riesce ad aumentare il sacrificio. E non c’è pazienza, perché comunque di là prima di venir fuori c’è da fare tre anni di gavetta.
Adesso l’adattamento sembra più rapido.
E’ vero che nelle annate 1997-2000 c’è una decina di ragazze che sta maturando bene, ma le vedo come l’eccezione alla regola. E soprattutto hanno avuto fiducia nei loro mezzi e trovato persone che gli hanno dato fiducia. Presto avremo le sostitute per Guderzo e Bastianelli, insomma.
Bertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a TorinoBertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Qual è il ritratto della ragazzina che arriva da voi?
Trovi ragazze già pronte, oppure altre tutte da scoprire e con tanti margini. Sofia Bertizzolo, ad esempio, era a zero quando è passata. Si allenava 2-3 volte a settimana e andava a scuola. Era abbastanza ingenua, ma aveva margini enormi.
Restano in contatto quando passano?
Quasi tutte. Negli ultimi 10 anni abbiamo lavorato con circa 80 ragazze e fra loro 20-25 continuano. Alcune le ho allenate anche dopo, con le altre ci sentiamo. Vederle arrivare in cima è la soddisfazione più bella, ma per riuscirci non devi spingere. Devi farle crescere.
Le famiglie collaborano o stanno tra i piedi?
Dipende dallo sviluppo delle ragazze. Ci sono quelle già mature, per cui i genitori vengono a vederle 2-3 volte per conoscerti bene e poi le lasciano. Questo per noi è un vantaggio. Poi ci sono quelli che non si fidano o comunque vogliono esserci sempre e questo crea problemi. Io per fortuna per questo sono stato fortunato.
La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia PatuelliLa Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
E se domani ti richiamassero fra gli uomini?
In questo momento ho trovato il mio equilibrio. Dovrei pensarci anche a livello familiare. Sono impiegato contabile e il mio lavoro mi lascia due mezze giornate libere e anche i weekend. Ho una figlia di un anno e mezzo e voglio essere presente alla vita di casa mia, a Caldogno. Il paese di Baggio.
Il Covid ha cambiato qualcosa?
Dieci anni fa si andava in bici dopo la Befana, quest’anno ci sono arrivate che avevano fatto già 25 uscite dai primi di dicembre. Proprio a causa del Covid e del fatto che non vanno a scuola, alcune hanno anticipato la preparazione. Fra poco faremo un ritiro e poi speriamo si possa cominciare…
Sofia Bertizzolo ha 23 anni, perciò ogni parola che dice, anche quando racconta di qualche intoppo, trasuda freschezza. Anche se percepisci chiaramente che i chilometri e la vita vista dal manubrio fanno crescere più in fretta del normale. Lasciando stare per un attimo il 2020, la stagione precedente l’aveva segnalata fra migliori giovani del gruppo. Era facile (lo è ancora) immaginarla presto a lottare fra le grandi. Nel fantastico Grande Fratello che è il mondo ai tempi del Covid, questa chiacchierata si svolge dopo che la vicentina è rientrata a casa dall’aver fatto la spesa a Bassano del Grappa, dove da poco si è trasferita.
«Ma io non so – dice Sofia- che cosa mi porterà il 2021, perché può succedere di tutto. Spero di cuore che sia un anno da vivere, sul piano sportivo e su quello personale. Vorrei ritrovarmi. Dopo il bel 2019 delle classiche, l’anno scorso è stato pesante psicologicamente e fisicamente. Dopo due mesi sui rulli, ho avuto diversi problemi fisici. Se c’è una cosa che ho imparato è che, stando così le cose, pianificare diventa difficile. Voglio godermi tutte le corse. Non sono di quelle che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi. Devo sudarmi ogni passo».
Argento juniores per Sofia a Ponferrada 2014. Al brindisi azzurro partecipano anche Nibali e BennatiArgento a Ponferrada 2014, al brindisi anche Nibali
Perché il 2020 è stato così pesante?
Mi sono sentita imprigionata. Ero abituata ad avere tanti spazi aperti, nel campo dietro casa dei miei. Invece mi ero appena trasferita in appartamento a Bassano e mi sono ritrovata fra quattro mura. Mi hanno rubato due mesi di libertà. Sono andata solo due volte dai miei genitori, sentendomi una ladra. Facendo certe stradine che la macchina spera di non dover fare mai più, per evitare le multe.
Invece con le restrizioni di adesso?
Ho imparato a gestirle. Già il fatto di non dover stare in casa è una conquista. Vedo tanta gente in bici, è impossibile costringere le persone a stare rinchiuse e comunque sono una professionista e posso allenarmi. Perciò la vivo meglio, anche se non riesco a stare al passo con tutte le regole.
Hai detto: «Non sono una che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi». Però almeno lo speri?
Penso che le Olimpiadi siano il più grande sogno. Per farvi capire, finora l’esperienza più bella sono stati i Giochi del Mediterraneo del 2018, a Tarragona, in Spagna. Respiravo la presenza degli atleti di altri sport. Osservavo cosa facessero e come. Cosa mangiavano. Sembrano cose banali, ma ognuno di noi fa quello che la sua disciplina richiede. Immaginate che cosa possono essere le Olimpiadi. Certo che sento il fascino…
Dovevi andare alla Movistar.
Mi sarebbe piaciuto, perché l’ho sempre vista come l’unica squadra WorldTour che dà alle donne lo stesso materiale degli uomini, altro che Astana e CCC. Invece non potevano assumermi come dilettante e mi hanno chiesto di licenziarmi dalle Fiamme Oro, cosa che non era pensabile. E così sono rimasta dov’ero, in una squadra rivoluzionata da cui è andata via Marianne Vos, che ne era la bandiera e a un certo punto ha voluto fare esperienze nuove.
Come è stato correrle accanto?
Me la sono goduta poco. Non ti insegna spiegandoti, devi guardare dove va. Quando si muove Marianne, sta per succedere qualcosa. E’ stata davvero una bella esperienza. E poi malgrado tutto quello che ha vinto, è una persona rispettosa.
In cosa pensi di dover migliorare?
Nella cura del dettaglio, in tutti quegli aspetti che se curati fanno la differenza. Parlo di aerodinamica, alimentazione… Su questo fronte sono ancora un po’ grezza, anche perché nessuno mi si è mai messo a tavolino a fare l’elenco di cosa serve, quindi ogni anno imparo cosa serve, anche guardando le mie compagne.
Un punto di forza?
L’essere sempre critica, nel senso di interrogarmi su quello che faccio e quello che fanno gli altri. Questo mi permette di capire se quello che sto facendo mi fa bene e anche se è giusto quello che gli altri vogliono farmi fare. Che non è sempre per il mio bene.
Sofia Bertizzolo, Fiamme Oro, al tricolore crono 2020Campionati italiani della crono 2020
Quanto pesa questa vita a 23 anni?
Devi sacrificare la vita sociale. L’aperitivo con le amiche puoi farlo, ma puoi prendere uno spritz al mese e per il resto solo thè. Ormai ho quasi 24 anni e per fortuna i ragazzi della mia età lavorano. A Natale sono uscita in bici. E mi dà fastidio il fatto che se devo spostarmi per più di un giorno, devo portarmi dietro la bici.
Sofia, hai mai pensato di lasciar stare?
No, ma piuttosto mi sono resa conto di non averlo mai scelto. Al 2° anno junior, in quarta liceo, sono entrata nelle Fiamme Oro. Ho fatto il corso a Nettuno, quindi non ho mai vissuto il passaggio tra fine del ciclo didattico e il salto fra le elite. Non so se resterò a vita nella Polizia, ma di certo non potrei vivere di solo ciclismo. Con le spese che devo sostenere per fare questo mestiere, dal costo dei tamponi alle barrette proteiche, non potrei permettermelo. Il guaio è che dal 2023 dovrebbe cambiare l’ordinamento quindi si dovrà scegliere fra corpi militari e una squadra minore, oppure fare le professioniste. Siamo in una squadra WorldTour, siamo d’accordo, ma non si può fare paragoni con gli uomini.