Realini, l’Avenir addentato in salita e perso in discesa

06.09.2023
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Gaia Realini ha sferrato l’attacco deciso alla classifica del Tour de l’Avenir Femmes, il primo della storia, nell’ultima tappa. Il giorno prima aveva vinto a Megeve (foto Anouk Flesh in apertura), la gamba era giusta. La aspettava un vero tappone, con il Col de Saisies e il Cormet de Roselend. Era la più forte in salita, ma ha scoperto che la discesa a volte può essere più incisiva. E la sua compagna di squadra Shirin Van Anrooij, che lo sapeva, l’ha messa nel mirino e alla fine si è portata a casa la maglia gialla delle under 23.

Ora Gaia è a casa in Abruzzo e si allena per il Giro di Romandia che inizia il 15 settembre e poi per gli europei, ma a quei giorni ci pensa ancora. Come in precedenza al Giro d’Italia, sul podio di Sainte Foy Tarentaise c’è salita al terzo posto, dietro all’olandese e alla britannica Shackley. E questo, al netto del rammarico per la vittoria mancata, le offre uno spiraglio su quello che sarà il suo futuro. Il primo anno nel WorldTour ha ancora tanto da offrirle, ma certo è stato una bella sorpresa.

«Direi proprio di sì – sorride – se all’inizio stagione mi avessero detto che avrei fatto tutto questo, sicuramente non ci avrei creduto. Tre vittorie, bei piazzamenti, il bilancio è positivo. Da questa annata devo solo apprendere per migliorare, è solo un punto di partenza».

Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Che esperienza è stato il Tour de l’Avenir?

Come prima edizione è stata… sperimentale anche per loro. Non è stata al top, però non ci hanno fatto mancare nulla. Per cui con alcuni accorgimenti e i suggerimenti dati dalle varie nazionali, sono certa che l’anno prossimo ci saranno sicuramente dei miglioramenti. Quanto a me, sapevo da tanto che lo avrei corso. Era uno dei degli obiettivi di stagione, tanto che avevo studiato il percorso sia con il cittì Sangalli sia con il mio preparatore. Sapevamo che la tappa più sfavorevole era la prima, perché comunque era una cronometro di 15 chilometri e avrei dovuto difendermi al massimo e così ho fatto. Però so di avere anche un altro punto debole che è la discesa…

Forse lo sapeva anche Van Anrooij? 

Diciamo che essendo mia compagna di squadra, Shirin ha giocato d’astuzia e intelligenza. Ha detto: «Okay, tu ci hai attaccato in salita, guadagnerai anche un minuto e mezzo, ma poi con 20 chilometri di discesa, ti faccio vedere io». E infatti me ne ha fatte vedere di tutti i colori, ma lo stesso  mi ritengo più che soddisfatta.

La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
Perché?

Perché ho vinto una tappa e sono riuscita a portare a casa un bel piazzamento con la maglia azzurra, che ha tutto un altro sapore.

C’è differenza fra il terzo posto del Giro e questo dell’Avenir?

Diciamo di sì, perché il terzo posto al Giro d’Italia l’ho ottenuto davanti a tutte le migliori al mondo, a partire da Van Vleuten e altri nomi di grande rilievo nel panorama mondiale. C’erano avversarie forti anche all’Avenir, penso a Van Anrooij, Shackley e Van Empel, ma il livello generale era mediamente più basso.

Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
C’è più da mangiarsi le mani per la crono o per la discesa?

Ma assolutamente per la discesa.

Di solito si dice che quelli che vengono dal ciclocross sono dei maghi a guidare…

Ma non è vero che chi viene dal cross è bravo nelle discese, perché è completamente diverso. Secondo me in discesa scatta il fatto di buttarsi e di tentare: chiudo gli occhi e tento il tutto per tutto. Io non sono una di quelle, ho ancora questo freno a mano. Quindi diciamo che è il mio punto debole, lo riconosco. Però con la squadra ci lavoreremo e se riuscirò a migliorare anche su questo fronte, poi ne vedremo delle belle.

Può dipendere anche dalla posizione in bici?

Sicuramente anche il fatto di tenere le mani sopra e di non avere tanta sicurezza con le mani sotto dà meno stabilità alla guida, però lo ripeto: ci sto lavorando e cercherò di migliorare il più in fretta possibile.

Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Van Anrooij alla fine ti ha chiesto scusa o ti ha preso in giro?

No, assolutamente: nessuna presa in giro. Soltanto tanti complimenti a lei e anche a me, per la tappa che ho vinto. In questa corsa eravamo avversarie, quindi ognuno ha guardato a sé, però poi amici più di prima, assolutamente.

Tanto più che sembrate un bel gruppo di amiche, prima che compagne di squadra…

E’ proprio così. Sicuramente nel WorldTour ci sarà più tensione e ci sono pretese maggiori, ma tra noi ragazze alla Lidl-Trek abbiamo creato un clima familiare. Quando ci mettiamo in sella, lavoriamo per un unico obiettivo. Se vince una, vincono tutte. Se perde una, perdono tutte. E nessuno dà la colpa all’altra. E’ fantastico lavorare così.

La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
Cosa ti porti via da questa stagione?

Ha fatto uscire in me altre caratteristiche e quindi con la squadra lavoreremo per migliorarle e insieme anche per superare i punti deboli.

Ultima cosa: sapendo di avere quel punto debole, le discese di quell’ultima tappa le hai vissute serena o continuavi a voltarti?

Sicuramente sapendo di avere questa difficoltà, anche se il cronometro in cima alla salita dava un grande vantaggio, poi vedevo che svaniva sempre. Quindi ero lì, molto in tensione. E quando è così, non riesci a scendere serena, diventa tutto più complicato. Si sommano difficoltà a difficoltà. Che cosa ci volete fare? Questa volta è andata così. Ma non abituatevi…

Trofeo Binda: Van Anrooij firma il tris della Trek

19.03.2023
4 min
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L’anno scorso ha tirato per Balsamo e la campionessa italiana vinse il Trofeo Binda. Quest’anno Elisa le ha reso il favore coprendo la sua fuga e poi arrivando seconda. Così Shirin Van Anrooij passa sul traguardo da sola, con 23 secondi sulla compagna, che batte in volata Vittoria Guazzini. Sono i numeri di un’altra giornata perfetta della Trek-Segafredo, che sbanca Cittiglio con un’azione della giovane olandese. Mentre si racconta, è lei la più stupita di tutte. Ventuno anni, originaria di Goes, se ne è andata a un giro e mezzo dalla conclusione, circa 25 chilometri, ripetendo l’exploit che due anni fa regalò il Binda a Elisa Longo Borghini. La Longo doveva esserci, ma è stata fermata dal Covid e la squadra ha tenuto alta la bandiera, vincendo la classica varesina per il terzo anno consecutivo.

«Non ci credo neanche io – dice con gli occhi che sprizzano gioia e stupore – sapevo di essere in buona forma, ma dopo la stagione del cross mi sono fermata per due settimane. Ero venuta per aiutare nuovamente Elisa Balsamo, ma mi sentivo super forte, ho attaccato ed è andata bene».

Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini
Sola al traguardo con 23 secondi su Balsamo e Guazzini

Come Van der Poel

Si è accomiatata dal cross vincendo il mondiale U23, poi si è fermata e ha ripreso dalla Danilith Nokere Koerse, al primo anno fra le elite, con un 27° posto onorevole, ma senza poi molto da segnalare. E adesso che le chiedono se la vittoria del Trofeo Binda le farà cambiare idea sul cross, molla lì un concetto su cui evidentemente ragionava da ieri pomeriggio.

«Correre fra le elite è diverso dal farlo fra le U23 – dice – ma per me nulla cambia rispetto al cross. Ho dimostrato che le due discipline possono convivere e non l’ho fatto solo io. Ieri Van der Poel ha vinto la Milano-Sanremo, conferma migliore non poteva esserci. Dico semplicemente di cominciare a credere di più in me stessa per le corse su strada. Sono davvero io la più sbalordita oggi».

Van Anrooij e Van der Poel, entrambi olandesi, entrambi iridati di cross ed entrambi vittoriosi nella prima grande classica di stagione. E’ possibile uno spot migliore?

Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Van Anrooij ha fatto il vuoto, dietro le compagne fanno ottima guardia
Ricordi il momento in cui sei partita?

Era la situazione perfetta. Il gruppo era tutto in fila e dalla radio è arrivato l’input di provarci. Eravamo partite per mettere qualcuno in fuga e giocarci semmai la volata con Elisa Balsamo. Così ho provato io, perché ho sentito che avevo ancora qualcosa da dare. E poi poco dopo l’attacco è arrivata la discesa e con la guida che ho sviluppato nel cross, ho preso vantaggio anche lì. Tutti mi dicevano che dovevo insistere, che dietro ero coperta e a quel punto ho smesso di pensare.

Non ti sei voltata quasi mai…

E’ stata un’azione fra adrenalina e buone gambe. Nella salita dell’ultimo giro sapevo di avere un buon margine, ma non so cosa sia successo dietro. Ho fatto la mia lunga crono e probabilmente il fatto che oltre a Elisa ci fosse dietro Wiebes ha scoraggiato le altre dall’insistere a fondo. E’ stato lo scenario perfetto.

Di nuovo Realini

Nella giornata perfetta della Trek-Segafredo c’è stato spazio anche per Gaia Realini, che prima dell’attacco di Van Anrooij ha selezionato il gruppo in salita con tirate notevoli. E prima di lei si è vista anche Eleonora Ciabocco, di cui il cittì Sangalli ha apprezzato l’attitudine per le corse di alto livello.

«Gaia ha tirato molto forte – dice Van Anrooij – ha fatto davvero un grande lavoro. E io ho fatto il resto, ma non mi aspettavo un inizio di stagione come questo. Volevo sfruttare queste corse per preparare al meglio gli appuntamenti del Nord, invece ho scoperto di avere una forma superiore. Spero di mantenerla per un po’. Adesso comincia una parte decisiva di questa stagione…».

Van Anrooij a cuore aperto: ora si pensa alla strada

10.03.2023
6 min
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Manca ormai poco. Mercoledì, alla Danilith Nokere Koerse, Shirin Van Anrooij farà il suo esordio nella stagione su strada. Ci arriva dopo un abbondante periodo di riposo, necessario dopo la stagione di ciclocross culminata con il titolo mondiale U23. L’olandese non aveva fatto la scelta delle sue connazionali Van Empel e Pieterse di salire di categoria, trovandosi così la strada spianata verso il titolo e la cosa non è passata inosservata. Molti sui social hanno giudicato troppo facile il suo compito, privata delle principali avversarie, ma le cose non stanno propriamente così.

Intanto bisogna considerare che la 21enne di Goes abbina al ciclocross anche la strada ai massimi livelli. Lo scorso anno non solo ha conquistato entrambi i titoli europei di categoria (crono e in linea) ma è stata anche la miglior giovane al Tour de France, vorrà pur dire qualcosa. In attesa di rifare le valigie, Shirin si è raccontata a viso aperto in una lunga chiacchierata, partendo dalle sue radici ciclistiche.

Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo
Per l’olandese quest’anno 7 vittorie nel cross, con 3 tappe di Coppa del Mondo

«Ho iniziato a pedalare già quando avevo, credo, sei o sette anni – esordisce la portacolori della Trek Segafredo – Ho preso una bici da strada. Anche mio fratello e mia sorella maggiori andavano in bicicletta, quindi volevo solo seguirli. Penso che anche mia madre fosse una ciclista quando era più giovane, quindi è davvero qualcosa che è parte della famiglia. Mi sono subito dedicata a strada e ciclocross, non c’era tempo e spazio per fare altro».

Hai dominato i mondiali U23, con tempi sul giro migliori anche di quelli di Van Empel e Pieterse fra le elite. Ti sei pentita di non aver scelto anche tu di competere fra le più grandi?

No, per niente. Ho perso il titolo l’anno scorso ed è stato un dolore grande, quest’anno volevo davvero vincere la gara, per poter chiudere il capitolo under 23 e girare pagina. I tempi sul giro sono sempre difficili da confrontare. Inoltre, se guardiamo le condizioni meteorologiche, ha piovuto un po’ di più durante la gara delle donne d’élite, probabilmente è per questo che i loro tempi sul giro sono un po’ più lenti.

La stagione della ragazze della Trek Segafredo partirà con le classiche belghe, dove ha molte ambizioni
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Fino allo scorso anno nel ciclocross dominavano atlete più grandi come Vos, Brand, Worst. Quest’anno la vostra generazione ha segnato una rivoluzione. Secondo te qual è la causa di un cambiamento così netto?

Penso che fossimo già abbastanza vicine al loro livello l’anno scorso, ma è stato più intermittente. Quindi a volte eravamo lì, a volte no. Penso che continuiamo a progredire, anno dopo anno. E penso che noi tre essendo della stessa età, vogliamo davvero competere l’una contro l’altra e rafforzarci a vicenda. E’ questa rivalità che sta portando il nostro livello a un grado superiore.

Vieni da una grande stagione su strada, con due titoli europei, un argento mondiale e la maglia di miglior giovane al Tour. Quanto pensi di essere cresciuta nelle gare su strada e come ti trovi alla Trek Segafredo?

Sono arrivata dalla categoria juniores direttamente al WorldTour. E’ stato davvero un grande passo, ma il primo anno è stato anche pieno di difficoltà, anche nel gruppo, anche con la squadra, perché dovevo abituarmi a un ruolo diverso da quello a cui ero abituata. Ho ricevuto così tanto aiuto da tutti all’interno del team ed è stato anche fantastico poter lavorare per le migliori del mondo, supportarle e far parte di loro vincendo una gara. Sono stata al mio posto e l’anno scorso si è visto un passo in avanti. Non ero più una semplice gregaria ma ero lì nel finale a lottare con loro per la vittoria. Quindi sì, è stato speciale. E ovviamente anche la maglia bianca al Tour è stata un passaggio fondamentale nella mia carriera.

La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
La Van Anrooij è campionessa europea anche a cronometro, ma sente di doverci ancora lavorare molto
Le leader del team come Balsamo e Longo Borghini parlano molto bene di te per l’impegno che metti nell’aiutare in corsa. Pensi quest’anno di avere più spazio e di poter correre anche gare importanti come leader della squadra?

Penso che per me quest’anno sarà molto importante essere ancora all’ombra delle leader della squadra. Forse in alcune gare minori avrò un po’ più di possibilità anch’io. In questo momento il loro livello è più alto e ovviamente voglio crescere, ma prima di tutto voglio dimostrare ancora una volta che l’anno scorso non è stato un caso. Mi piace lavorare per loro e provare a far parte della loro vittoria. Ma ovviamente spero che ci sia spazio per giocare le mie carte, non importa quale gara sarà, ma sarebbe bello vedere fino a che punto posso arrivare.

Nel prosieguo della tua carriera pensi di continuare a dividerti fra strada e ciclocross?

Di sicuro, nei prossimi anni combinerò entrambe. Mi piace molto il ciclocross, mi piacciono molto le corse su strada e non potrei davvero fare una scelta. Non vedo l’ora di ricominciare a correre su strada. Prendo tutta la resistenza dalla strada per andare a tutto gas per 50 minuti nella gara di ciclocross, ma poi scarico tutta la mia esplosività nella stagione di classiche e grandi giri. Le mie squadre (Trek Sgeafredo per la strada, Baloise Trek Lions per il ciclocross, ndr) lavorano molto bene insieme, come stanno facendo in questo momento, e abbiamo un buon piano per non sostenere troppe gare in un anno, penso che continuerò a combinare le due attività perché mi piace troppo farlo.

Al Tour de France Femmes è stata la miglior giovane, 14esima in classifica a 25’50” dalla Van Vleuten
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Quali sono ora i tuoi obiettivi per quest’anno?

Per quest’anno, gli obiettivi sono prima di tutto provare a raggiungere lo stesso livello dell’anno scorso, si spera di fare un passo avanti, quindi spero di fare una gara davvero buona durante una delle classiche e poi concentrarmi ancora un po’ sulla cronometro. Inoltre affronterò il Giro per la prima volta. Quindi tante gare entusiasmanti e tante nuove sfide.

Tu, pur essendo specialista delle cronometro, sei già tra le migliori in salita, eppure in Olanda non ci sono grandi salite. Come fai ad allenarti per questa specifica caratteristica?

Dopo la sosta necessaria post ciclocross sono andata in Spagna per prepararmi per la strada, allenandomi molto in salita. A casa non ci sono grandi ascese, è molto difficile curare questo aspetto, ma quando mi alleno in Olanda posso affrontare il fuori soglia e lavorare sul mio FTP. Quando hai una buona potenza in piano, penso che tu possa avere anche una buona potenza in salita e viceversa. E’ comunque necessario abbinare agli allenamenti a casa anche periodi in luoghi specifici per curare le capacità di scalatore.