A tu per tu con Cat Ferguson, pronta al grande salto

16.10.2024
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Ha iniziato l’anno con un argento mondiale nel ciclocross. Su pista ha conquistato l’oro nell’inseguimento a squadre e nell’omnium. Fino all’apoteosi di Zurigo, con i trionfi a cronometro e nella gara in linea, senza neanche contare tutti i successi intermedi, fra pista e strada, che fanno di Cat Ferguson una vera dominatrice della categoria. Qualcosa di abbastanza simile a quel che era al tempo Remco Evenepoel e infatti la britannica ha “varcato il Rubicone” anche prima del previsto, passando professionista con la Movistar già a inizio agosto. Ma l’appuntamento con le maglie iridate era troppo appetitoso per farselo scappare…

Nel ciclocross la Ferguson aveva colto l’argento ai mondiali, battuta dalla francese Gery
Nel ciclocross la Ferguson aveva colto l’argento ai mondiali, battuta dalla francese Gery

Un paio di vittorie anche nella massima serie dimostrano che la britannica è già matura per importanti traguardi anche tra le “grandi” e attende con impazienza la nuova stagione. Ma intanto è giusto dare uno sguardo a quanto avvenuto e capire da dove è scaturita questa supremazia. La ciclista di Skipton, finalmente libera da impegni, si è sottoposta volentieri alle domande scaturite da un’annata da ricordare.

Quest’anno hai dominato la categoria juniores: in che cosa sei cresciuta di più rispetto alla scorsa stagione e da che cosa nasce tanta differenza?

Ovviamente sono più vecchia di un anno. Quindi con il tempo, l’età e più allenamento sono migliorata, ma non solo nelle prestazioni, penso di aver fatto un passo avanti in tutte le piccole cose che alla fine ti fanno fare il salto di qualità ed essere una ciclista migliore. Io dico sempre che molto conta dove vivo, la realtà intorno a me, che mi porta ad avere un atteggiamento sempre positivo e costruttivo in allenamento. Vivo nello Yorkshire e qui la cultura del ciclismo è molto profonda, condivisa. Da sempre, quando ci si allena in gruppo, presto diventa una gara. E questo alla lunga paga.

Con le compagne del Shibden Hopetech Apex con cui ha condiviso l’attività junior
Con le compagne del Shibden Hopetech Apex con cui ha condiviso l’attività junior
In quale maniera?

Mi ha permesso e mi ha insegnato a essere molto determinata e a non mollare mai. Uso questi principi in ogni cosa della vita, ma soprattutto nel mio allenamento. E penso che sia questo che mi ha portato a un certo successo.

Hai vinto sia corse d’un giorno che gare a tappe: dove ti trovi meglio?

Io preferisco le corse a tappe, soprattutto quelle che prevedono percorsi difficili, salite dure. Preferisco sempre fare selezione, avendo uno sprint buono ma nulla più, con molte atlete forse anche più dotate di me in questo. Certamente il tracciato di Zurigo era in questo senso l’ideale per me.

Ai mondiali su pista due medaglie d’oro dopo quella europea nella madison (foto X)
Ai mondiali su pista due medaglie d’oro dopo quella europea nella madison (foto X)
Quanto è stato importante il passaggio anticipato alla Movistar?

Era maggio quando il contatto si è concretizzato, penso che come team siano davvero disposti a fare tutto il meglio per ogni singolo appartenente alla squadra. E’ una cosa che mi ha colpito moltissimo, guardano sì alle esigenze del team, ma anche e soprattutto a quelle del singolo, mettono tutto a disposizione per farlo rendere al meglio. Capisco che hanno grande fiducia in me, in quel che potrò fare e mi hanno subito fatto fare esperienze fra le grandi. Per me è più una famiglia che una squadra. Tutti vanno così d’accordo e lo staff è incredibile. Ogni corsa la vivono come se stessero pedalando loro…

Al di là delle vittorie mondiali, è sembrato spesso che la categoria ormai fosse troppo limitante per te. Quanto ti è servito correre contro le professioniste pur avendo solo 18 anni?

Non mi aiuta molto. Penso che correre con la mia generazione mi abbia insegnato molto in termini di tattica, ma soprattutto come imparare dai molti errori che anch’io ho fatto. Cose come la mia alimentazione e l’atteggiamento mentale verso le gare, si sviluppano tutte nelle gare junior più brevi. Entrando nelle gare pro’ io spero si tratti solo di estendere il mio protocollo nutrizionale e piccole cose del genere, continuando a migliorare e a crescere.

A Zurigo dominio nella crono con 34″ sulla Chladonova (SVK) e 36″ sulla Wolff (GBR)
A Zurigo dominio nella crono con 34″ sulla Chladonova (SVK) e 36″ sulla Wolff (GBR)
Tu però hai già corso e vinto fra le grandi. Tra la vittoria ai mondiali e quella alla successiva corsa belga, la Binche-Chimay-Binche qual è stata più difficile?

Il mondiale, su questo non c’è alcun dubbio soprattutto considerando la posta che c’era in palio…

Continuerai a correre su pista e nel ciclocross?

La strada diventa ora il mio primo obiettivo, ma la pista resta nei miei programmi per tutti i benefici che dà e le prospettive che garantisce. Per il ciclocross vedremo, anche in base alla preparazione per la nuova stagione.

Nella prova in linea vittoria nello sprint ristretto, dopo l’argento dello scorso anno
Nella prova in linea vittoria nello sprint ristretto, dopo l’argento dello scorso anno
La Movistar ti ha inserito subito nel team principale, hai saltato completamente il devo team. Ti senti pronta per affrontare subito una stagione di WorldTour?

Non si può fare altrimenti. Non è come nel mondo maschile dove c’è una vera categoria U23, un calendario loro riservato, qui anche i devo team fanno attività di vertice. Quindi penso che sia giusto saltare direttamente il fosso e fare attività al massimo livello, anche se nel team sapranno come gestirmi. Io penso di essere pronta, ma continuerò a prenderla molto lentamente e serenamente, non farò le grandi gare in questo primo anno. Mi concentrerò ancora sul mio sviluppo anche se sono in una squadra del WorldTour, la mia priorità sarà migliorare e dare il mio apporto al team.

Quali sono le corse che pensi siano più adatte a te fra le grandi classiche e le corse a tappe?

Io credo che le classiche del Nord siano adatte ai miei mezzi, le esperienze che sto accumulando nelle prove belghe me lo confermano. Ma, ripeto, ci voglio arrivare per gradi, senza bruciare le tappe.

Volata d’autore alla Binche Chimay Binche. La Movistar ha trovato l’erede della Van Vleuten?
Volata d’autore alla Binche Chimay Binche. La Movistar ha trovato l’erede della Van Vleuten?
Molti ti indicano protagonista ai prossimi Giochi Olimpici di Los Angeles. Il sogno olimpico che cosa rappresenta per te?

E’ davvero speciale, quasi una motivazione a fare quello che faccio. Le ho guardate sin da quando ero piccola e sognavo di andarci. Quindi è sicuramente un mio grande obiettivo. Al tempo dicevo che volevo competere in qualsiasi sport, ora ho trovato quello giusto…

Ferguson, nello Yorkshire sta nascendo un’altra stella

04.04.2023
5 min
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Vincitrice del Trofeo Binda (foto PH Rosa di apertura), seconda alla Gand-Wevelgem e con un già solido curriculum nel ciclocross. Se chiedete nell’ambiente del ciclismo femminile a proposito di Cat Ferguson, vi diranno che è un talento straordinario, destinato a fare la differenza. Perché parliamo di una ragazzina di 16 anni che sta affrontando le prime esperienze nel ciclismo che conta, senza ancora essersi messa nelle mani di qualche grande squadra. Vive in una dimensione completamente familiare, nel team gestito dal padre e al futuro per ora neanche pensa.

A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)
A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)

Chi l’ha vista all’opera a Cittiglio è rimasto stupito dalla sua forza di carattere, con quella fuga insieme alla francese Bego chiusa con un vantaggio enorme sulle altre, poi la volata di gruppo della settimana dopo alla Gand-Wevelgem chiusa alle spalle della connazionale Izzy Sharp (altro grande talento fra i tanti prodotti dal sistema ciclistico britannico), a dimostrazione delle sue svariate possibilità anche tattiche.

Dallo sci alla bici

Un talento che meritava un approfondimento. Attraverso il padre abbiamo così avuto modo di rintracciarla nella sua casa di Steeton, nel North Yorkshire, per farci raccontare la sua parabola ascendente.

«Ho iniziato a pedalare – racconta – perché i miei genitori, quando io avevo circa cinque anni, andavano in mountain bike insieme e io andavo sul retro delle loro biciclette e mi coprivo di fango… Non mi andava davvero, mi arrabbiavo. Inizialmente mi sono dedicata allo sci, ma fuori dall’inverno andavo in bici per tenermi in allenamento, poi ho iniziato a correre e mi sono concentrata sulle due ruote».

Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Quanto ti alleni durante la settimana e come riesci a conciliare il ciclismo con la scuola?

Diciamo che prevedo dalle 12 alle 17 ore settimanali di allenamento, che naturalmente abbino con il tempo da dedicare allo studio, la mattina invece sono a scuola. Non trovo troppo difficile bilanciare il mio tempo. Attualmente sto frequentando l’anno 12 del nostro sistema scolastico e non sono previsti esami, ma ce ne sono di importanti il prossimo. Non è troppo male. La mia scuola è davvero di supporto e mi fa recuperare le ore perse quando è necessario.

Una passione la tua che non coinvolge solo il ciclismo su strada…

No, faccio anche pista e ciclocross. Quest’anno sono al primo anno da junior, quindi ho avuto una buona stagione invernale, sfiorando il podio agli europei e gareggiando anche ai mondiali (è stata sesta, ndr). A me va bene così.

Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Che cosa ti piace di più del ciclismo e ti piace usare la bici anche solo per divertimento?

Quel che mi attira è sicuramente il tipo di aspetto sociale del ciclismo. E’ uno sport che porta la gente a comunicare, a rimanere vicini anche se può sembrare strano. Non è uno sport prettamente individuale, anche quando ti alleni, puoi andare insieme alle persone ed è semplicemente fantastico uscire, magari fare un giro in un caffè con i tuoi amici e poi con l’aspetto agonistico è anche molto divertente.

Cosa dicono i tuoi amici dei risultati di quest’anno?

Sono tutti scioccati, come me, davvero… Sono davvero felici per me e mi supportano tantissimo, sono i miei primi tifosi, non c’è la minima invidia ma anzi, tanta partecipazione emotiva.

Parlaci un po’ della tua squadra: quante siete e quando è nata?

Il mio team si chiama Shibden Hope Tech Apex, quest’anno è una squadra composta da sette ragazze, tutte provenienti dal nord dell’Inghilterra. Quattro di noi fanno anche parte della squadra di ciclismo juniores della Gran Bretagna, sia su strada che su pista. Ci conosciamo abbastanza bene, il nucleo fa attività insieme da circa quattro anni, mio padre è il responsabile del team.

Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Ti è piaciuto di più il Trofeo Binda o la Gand-Wevelgem?

Sicuramente la corsa italiana. Penso che il percorso sia stato molto più emozionante, poi era una prova di Nations Cup, la mia prima gara da junior, insomma le emozioni erano tante da mettere insieme.

Quali sono le tue caratteristiche principali?

Direi che sono più uno scalatore. Non proprio uno scalatore puro, ma in salita vado abbastanza forte e prediligo le situazioni nelle quali si fa selezione e rimango con qualcuna, perché poi normalmente riesco anche a vincere lo sprint finale.

C’è una ciclista alla quale ti ispiri?

Decisamente Lizzie Deignan. Viene da Otley, anche lei quindi è del North Yorkshire e io vivo a circa 15 minuti da dove è cresciuta. Quindi solo percorrere le sue stesse strade, sapere quanto bene ha fatto nei quartieri alti del mondo ciclistico, tutto quel che ha vinto è sicuramente un’ispirazione. Mi piacerebbe sicuramente seguire le sue tracce in termini di risultati, ma anche di influsso nel mondo del ciclismo su strada, ad esempio con la sua forte determinazione a interrompere provvisoriamente la carriera per diventare mamma.

Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Quali sono i tuoi obiettivi?

Quest’anno non ne ho molti. Non ero davvero sicura di come fare per inserirmi nel gruppo junior, ma dopo le ultime due gare, ho un’idea un po’ più chiara sulle mie possibilità. Quindi mi piacerebbe essere pronta per i campionati del mondo di Glasgow e, si spera, magari ottenere una posizione tra le prime dieci, non vado oltre.

Ma tra la maglia di campione del mondo e l’oro olimpico, cosa sceglieresti?

Penso una medaglia d’oro olimpica. L’ho sempre sognata da bambina, ero molto sportiva e dicevo sempre che volevo andare alle Olimpiadi, ma non ero proprio sicura in quale sport. Ora penso di aver trovato quello giusto…