Più di mille chilometri (anche in gara) sulla nuova Scott Addict RC

26.04.2025
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Sette chilogrammi (rilevati senza pedali e nella taglia 54, portaborraccia e mini-tool inclusi) ben distribuiti, un peso leggero che non diventa estremo una volta tradotto in stabilità, guidabilità e affidabilità della bici. 1.057 chilometri totali, 7.300 metri di dislivello positivi spalmati in poco più di tre settimane. Alcune fasi della prova hanno previsto la partecipazione ad una granfondo e un paio di gare veloci con percorso pianeggiante/leggermente vallonato.

Scott Addict RC, una super bici, non solo nei numeri. Dopo la presentazione ufficiale in Spagna (scorso ottobre 2024), ecco la prova completa dell’ultima versione con allestimento RC10.

Sette chilogrammi (rilevati senza pedali e nella taglia 54, portaborraccia e mini-tool inclusi) ben distribuiti, un peso leggero che non diventa estremo una volta tradotto in stabilità, guidabilità e affidabilità della bici. Entriamo nel dettaglio della prova.

Scott Addict RC con allestimento RC10
Scott Addict RC con allestimento RC10

Addict RC 10, il suo allestimento

Telaio e forcella in carbonio Scott HMX, manubrio Syncros IC-SL integrato e full carbon, reggisella in carbonio Syncros (sella Belcarra con rail in acciaio). Rimaniamo nella famiglia Syncros anche per quanto concerne le ruote, serie Capital 1.0s da 40 millimetri gommate Schwalbe One TLE da 30 millimetri (già in configurazione tubeless). Trasmissione Shimano Ultegra 52-36/11-34, senza power meter.

Il prezzo di listino è di 7.299 euro ed a nostro parere è molto buono. Consideriamo che si tratta del frame-kit top di gamma, il medesimo della versione Pro (quella usata da Pidcock, solo per fare un esempio). L’allestimento complessivo è assolutamente race-ready e permette di avere una super bici ad un prezzo che oggi rientra nella fascia media. Non significa avere una bici economica, significa avere un mezzo top di gamma che, se messa a confronto con biciclette di pari categoria disponibili sul mercato, costa meno rispetto alla media.

I numeri del test

1.057 chilometri totali, 7.300 metri di dislivello positivi spalmati in poco più di tre settimane. La Scott Addict RC 10 soggetto del test è stata utilizzata con tre setting differenti di ruote, nell’ottica di avere tre riscontri differenti, in base a diverse tipologie di percorsi e utilizzatori. 62 millimetri, 38 millimetri e ovviamente con le ruote Syncros della dotazione base.

Alcune fasi della prova hanno previsto la partecipazione ad una granfondo e un paio di gare veloci con percorso pianeggiante/leggermente vallonato.

Molto gratificante da guidare ed in curva appaga tantissimo
Molto gratificante da guidare ed in curva appaga tantissimo

Leggera, non estrema e super precisa

Si pone come uno dei kit telaio più leggeri disponibili ad oggi. Talvolta il peso ridotto è sinonimo di nervosismo, soprattutto dell’avantreno, di energie impiegate/sprecate per mantenere il giusto feeling di guida e di una forcella che tende a flettere assorbendo buona parte dei watt nelle fasi di rilancio. La nuova Addict RC non mostra nessuna di queste caratteristiche. E’ comoda il giusto, non è estrema, non lo è quando è necessario fare velocità e sfruttare la precisione dell’avantreno, non è nervosa e non galleggia quando per forza di cose si affrontano tratti sconnessi. Certo, bisogna adeguare la pressione delle gomme, cucirla addosso alle proprie caratteristiche di peso, stile di guida e tecnica delle ruote, ma la trazione del carro posteriore va ben oltre il binomio ruota/gomma.

Il comfort funzionale della Addict è un valore aggiunto che si traduce positivamente sulle lunghe distanze, quando si fanno tanti metri di dislivello positivo e asseconda una geometria tirata, non tiratissima. La “nostra” taglia 54 ha un passo complessivo di 99 centimetri (corto, ma non compresso, con un rake della forcella da 4,4 centimetri), con un reach ed uno stack rispettivamente di 39,5 e 54,3 centimetri. Ovvero, una bici con una lunghezza nella media, per nulla schiacciata verso l’anteriore (numeri contestualizzati alle geometrie attuali). Si può sfruttare facilmente tutto il cockpit, presa alta e presa bassa.

Sulle lunghe distanze trova il massimo grado di espressione
Sulle lunghe distanze trova il massimo grado di espressione

Non è veloce come la Foil RC, ma…

Non può e “non deve” essere veloce come la sorella Scott Foil RC, banale scriverlo, ma sono due bici diverse che, concettualmente si rivolgono a due categorie di agonisti differenti. La nuova Addict RC mostra una sorta di carattere da tuttofare. Non è stancante, è agile, non è una bici troppo impegnativa pur essendo un mezzo racing in tutto e per tutto.

Quando c’è da fare tanta velocità è inferiore alla Foil RC, che resta una delle aero bike più sorprendenti anche in salita, ma per versatilità e completezza d’impiego la Addict è superiore. Quando si ha la gamba per fare watt ed il setting è quello giusto, la Addict sostiene e supporta, quando si sale in sella per il semplice gusto di “farsi un giro”, la Addict RC non butta giù di sella.

Provata anche in gara
Provata anche in gara

Nota di merito all’integrato Syncros IC SL

Non è il medesimo manubrio montato sulla Foil RC. La famiglia è sempre quella del Creston, con quella sorta di disegno sagomato della sezione superiore, a rispetto al fratello l’IC SL è più sfinato e ha subito una cura dimagrante. La sua ergonomia parla chiaro: altezza di 12,5 centimetri e 7,5 di ampiezza della piega, per 6° di flare (svasatura verso l’esterno).

Una compattezza, che unita ad alcune caratteristiche geometriche menzionate in precedenza, permettono di distendersi senza schiacciarsi sull’avantreno, di avere la faccia perfettamente in linea con la forcella ed avere i pesi ben distribuiti. Sono fattori di primaria importanza che aiutano ad avere una buona impostazione e a sfruttare le potenzialità della bici.

RC 10, allestimento pronto gara e prezzo davvero interessante
RC 10, allestimento pronto gara e prezzo davvero interessante

In conclusione

Ci viene da sorridere quando si dice o si scrive “le bici sono tutte uguali”, affermazione distorta che meriterebbe un’argomentazione davvero ampia. Ogni bici ha delle caratteristiche proprie, delle peculiarità che vanno interpretate e sotto molti punti di vista plasmate in base al modo in cui si usa la bicicletta, a seconda del contesto e stile di guida. L’ultima versione della Scott Addict RC ne è l’esempio lampante, perché non essendo per nulla un compromesso, non è estrema nella rigidità e reattività percepite, facendo della sfruttabilità il valore aggiunto che occupa il primo gradino del podio in una ipotetica scala dei valori.

La Foil è più marcata e perentoria, muscolosa ed esigente, la Addict non perde un colpo in efficienza pur lasciando costantemente quel margine di errore che non guasta mai (per gli agonisti e non solo). La RC 10 soggetto del test, a nostro parere, è una soluzione ottimale per tutto quello che offre, una bici da gara, molto gratificante per l’immagine e non costa una follia.

Scott

Nuova Scott Addict RC, la bici racing concept torna a dettare legge

26.11.2024
7 min
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GIRONA (Spagna) – Una Scott con una sorta di target, ovvero un valore alla bilancia complessivo che arriva anche al di sotto dei 6 chilogrammi, incredibile. La nuova era del carbonio è iniziata. Un risultato ottenuto grazie all’impiego della fibra di carbonio HMX SL evoluta e grazie ad un pool di tecnologie non disponibili 16 anni fa (la prima Addict risale al 2008). E’ cambiato completamente il concetto di posa delle pelli di carbonio (e dell’utilizzo del mandrino interno ai profilati e della forcella, in fase di costruzione). Per ogni singolo telaio vengono impiegati oltre 200 pezzi di tessuto composito.

La nuova piattaforma Addict RC di Scott è frutto di 4 anni tra progettazione, sviluppo e test. Sono cinque gli allestimenti disponibili, Ultimate e RC Pro, RC10, 20 e 30, con un range di peso compreso tra i 5,9 e 7,7 chilogrammi. La Ultimate adotta il carbonio SL, dalla versione Pro in avanti la HMX “standard”. Prima di entrare nel dettaglio del nuovo progetto, vediamo anche alcune battute di David De La Cruz (Q36.5 Pro Cycling Team), tra i primissimi atleti ad usare la nuova Addict.

David De La Cruz, 35 anni, esperto corridore del Q36.5 Pro Cycling Team (foto Brazodehierro)
David De La Cruz, 35 anni, esperto corridore del Q36.5 Pro Cycling Team (foto Brazodehierro)

Una bici del genere fa la differenza

«Scott mi ha coinvolto nelle prime fasi di test ufficiali su strada – ci racconta David De La Cruz – non in fase prototipale. La Nuova Addict mi è stata fornita nelle giornate che hanno preceduto il mondiale di Zurigo. Rispetto alla Foil, a parità di configurazione gara, la Addict è circa 800 grammi più leggera, un’enormità a questi livelli. Stabile e precisa davanti nonostante il peso ridotto, facile da rilanciare anche alle basse velocità e ovviamente, come è facile immaginare, una vera belva quando la strada sale. E poi è fluida e stabile.

«Anche per questi motivi e considerando che si tratta di una bici più giovane – prosegue lo spagnolo – rimango sorpreso una volta di più dalla validità della Foil, una bici che nasce aero e che noi e i ragazzi della DSM abbiamo preso come riferimento anche per i Grandi Giri e tappe molto impegnative. Tornando alla nuova Addict, un grande vantaggio – conclude De La Cruz – è che mette insieme una notevole tenuta della velocità e tanti grammi risparmiati, quindi bene in pianura, molto bene in salita e nelle fasi di rilancio».

Il punto fermo è il DNA Scott

Il peso ridotto è molto più che un biglietto da visita e un numero sul quale puntare la campagna di promozione della nuova bici. E’ un valore che la Addict ha fatto suo fin dalla prima versione, fattore emulato da molti che in seguito hanno sviluppato e prodotto bici super leggere in carbonio. Ma le tecnologie progrediscono, così come i materiali e la nuova Scott è frutto anche di una ricerca tecnologica tanto esasperata, quanto capace di raggiungere livelli impensabili.

Pur mutuando il DNA race di Scott e richiamando in parte alcune soluzioni estetiche della Addict precedente e della Foil, siamo di fronte a una bici tutta nuova. E’ stato completamente rinnovato il blend di carbonio per entrambe le versioni. Un telaio SL nella misura media (senza verniciatura) arriva a pesare meno di 600 grammi, con una rigidità ben oltre la media (rispetto al precedente è sceso di oltre 160 grammi). Impressiona anche la riduzione di peso che ha coinvolto la fibra HMX (ora a 650 grammi dichiarati), con un risparmio di quasi 180 grammi se paragonata al modello 2020. La cura dimagrante riguarda anche la forcella (circa 50 grammi a prescindere dalla versione). L’aerodinamica non è stata dimenticata, anche se non è il fattore chiave, ma alcuni accostamenti con la Foil sono lampanti (zona dello sterzo, inserzione dei foderi obliqui e geometrie).

E’ stato adottato un concetto di integrazione evoluto di ogni singolo componente, soluzione che ha permesso di risparmiare complessivamente tanti grammi (includendo anche la verniciatura e ogni singolo componente di assemblaggio). Più margine per il comfort, grazie all’eventuale impiego di coperture fino a 34 millimetri, una bicicletta più bassa (rispetto alla versione precedente) e una geometria corsaiola, ma non eccessivamente tirata (nonostante un accorciamento del carro posteriore). Il feeling delle geometrie e la posizione in sella del corridore sono del tutto accostabili alla Foil.

Il ritorno di un obliquo “quasi” rotondo

Ogni tubazione ha una posa dedicata del carbonio (ogni singolo profilato si ottiene con quattro strati), spessori variabili in base alle zone e forme altrettanto specifiche, frutto anche dell’orientamento del carbonio e dell’aerodinamica (in alcuni punti gli spessori sono al di sotto di 0,6 millimetri).

E poi una sorta di “ritorno” di una tubazione arrotondata (non completamente, in quanto la superficie rivolta all’interno del triangolo mostra un appiattimento), voluta per donare una maggiore rigidità d’insieme e per sfruttare al massimo la svasatura dello sterzo. Quest’ultima sezione è complessivamente più efficiente della “vecchia” Addict, intorno al 15% e paragonabile alla Foil in fatto di penetrazione dello spazio.

Viti T25 e multitool nella piega

Tutta la viteria che riguarda il frame-kit e i componenti Syncros è di natura Torx25. Una soluzione votata a semplificare una gestione talvolta complicata e confusionaria, davvero molto apprezzabile. Inoltre è possibile integrare un mini-tool leggero all’interno della piega (all’interno del terminale della curva), completamente nascosto e semplice da estrarre in caso di necessità.

Parliamo ora del reggisella e del cockpit integrato. Il primo ha mutuato le forme dalla versione più anziana, ma è stato rivisto nella costruzione e nella sostanza. E’ disponibile con uno off-set di 0,5 centimetri e uno maggiormente scaricato verso il retro, quest’ultimo integra anche una luce led ad alta visibilità. La versione con arretramento maggiorato garantisce (sempre compatibile, ma disponibile come standard dall’allestimento RC 10 in poi) il 36% di flessioni in più, magari utile in caso di sconnesso, oppure per chi vuole un “maggiore effetto compliance”. E poi il nuovo manubrio integrato Syncros R100 SL, più magro rispetto a quello in dotazione alla Foil, con un’ergonomia ottimizzata e una svasatura di 1,5 centimetri per lato (più stretto sopra e largo sotto), circa 6°.

Occhio ai prezzi e alla bilancia

La Scott Addict RC Ultimate, quella con le ruote Syncros Capital SL (tutte in carbonio) da 40 ed il pacchetto Sram Red, ferma l’ago della bilancia a 5,9 chilogrammi con un prezzo di listino di 12.999 euro. Appena sotto c’è la RC Pro con lo Shimano Dura Ace, ruote Syncros raggiate in acciaio (cerchio da 40 millimetri), peso dichiarato a 6,5 chilogrammi e 8.699 euro.

Le versioni RC 10, 20 e 30, hanno rispettivamente le trasmissioni Shimano Ultegra (10 e 20, la prima ha il cockpit integrato) e Shimano 105 Di2. I pesi dichiarati sono di 7,1, 7,4 e 7,7 chilogrammi, tutti numeri estremamente interessanti, con prezzi di 6.999, 5.999 e 4.999 euro. Le taglie disponibili sono 7, dalla XXS fino alla XXL.

Scott

La Scott Addict RC e le scelte tecniche di Bardet

21.04.2022
3 min
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Dopo l’intervista di ieri, ecco un approfondimento legato alle scelte tecniche che troviamo e che troveremo sulla Scott Addict RC di Romain Bardet. Ci sono i tubolari, ma il profilo delle ruote cambia in base alla planimetria delle tappe e poi c’è anche la corona da 36 per fare agilità e “salvare” la gamba.

La Addict RC di Bardet
La Addict RC di Bardet

Framekit e manubrio

E’ il modello che utilizza il corridore francese, che punta dritto sul prossimo Giro d’Italia. Rispetto alla versione che troviamo normalmente a catalogo, non ci sono differenze e le variabili sono legate al setting e all’allestimento. C’è il manubrio Syncros Creston in carbonio. Tutti i corridori presenti al Tour of the Alps utilizzano questo binomio e la trasmissione Shimano Dura-Ace a 11 velocità.

Trasmissione ad 11 rapporti nella sua completezza e device Wahoo
Trasmissione ad 11 rapporti nella sua completezza e device Wahoo

Bardet, corridore tecnico e tattico

Romain Bardet non ha mai nascosto la sua passione per le soluzioni tecniche legate alla bicicletta e la capacità di sfruttare il mezzo meccanico sotto vari aspetti. Un esempio è la scelta delle corone anteriori. Al plateau più grande da 54 denti, Bardet abbina una corona più piccola da 36 (e non viene impiegato un chain catcher), per far girare la gamba e non appesantire i muscoli in vista delle frazioni più impegnative, dove torna ad utilizzare la combinazione 54-39.

Il Team DSM non usa i tubeless

Per lo meno al Tour of the Alps, dove tutti gli atleti hanno le ruote Dura Ace con predisposizione tubolare (Vittoria Corsa da 26). Gli atleti hanno la possibilità di scegliere tra le C60 e le C40. Le selle sono Pro Bike Gear, brand nell’orbita di Shimano. Romain Bardet utilizza il modello Griffon con lunghezza standard (non una sella corta). Inoltre il setting da lui utilizzato è sempre aggressivo, con una differenza notevole tra manubrio e sella, ma sembra leggermente più “morbido”, se paragonato con il passato.

L’imbottitura esterna applicata sulla salopette
L’imbottitura esterna applicata sulla salopette

Una doppia imbottitura?

Non è il caso di Bardet, ma abbiamo notato una sorta di seconda imbottitura, applicata esternamente ad alcuni corridori del Team DSM. Curiosa ed interessante come soluzione, chissà che non provino qualcosa di “nuovo” in vista dei grandi Giri.