Ma Modolo non doveva fare il Giro? Andiamo a cercarlo

01.05.2021
5 min
Salva

Quattro giorni di corsa quest’anno, chiusi con il ritiro al Presidential Tour of Turkey. Sedici giorni l’anno scorso. Dire che Sacha Modolo sia ormai un fantasma sarebbe quasi scontato, al punto che per trovare delle foto attuali si deve andare sul suo profilo Instagram. Nelle cronache di corsa non ce n’è traccia. Ma avendolo conosciuto sin da quando era dilettante e piuttosto che mollare si sarebbe fatto ammazzare, la curiosità di sapere che cosa diavolo stia succedendo nella sua vita era troppo forte. Lo avevamo già chiamato a novembre e a Filippo Lorenzon aveva annunciato un inverno di lavoro in vista di una possibile rinascita. Invece tutto si è fermato di nuovo.

Un’altra ripartenza per Modolo, speriamo sia la volta buona
Un’altra ripartenza per Modolo, speriamo sia la volta buona
Sacha, cosa succede? Non dovevi fare il Giro?

Ero andato in Turchia per fare le prove generali, ma non sono riuscito neppure a finirla. Il solito ginocchio ha ripreso a farmi male e abbiamo preferito fermarci.

Che cosa aveva il ginocchio?

E’ cominciato tutto a a dicembre, alla fine del ritiro con la squadra. Nei giorni procedenti ero stato bene, neanche una caduta o qualsiasi avvisaglia. Invece quel giorno sono salito in bici e ha iniziato a farmi malissimo. Sono tornato a casa. Ho riposato per due giorni. E quando sono ripartito, c’era lo stesso dolore. E’ stato difficile accettare il fatto di doversi fermare ancora e ancora più difficile è stato trovarne la causa. Abbiamo fatto tutti gli esami. E’ venuto fuori che avevo la cartilagine consumata e la rotula non più in asse. Saranno i 34 anni…

Matilde è arrivata a ottobre del 2019: se va bene il papà presto ripartirà… (foto Instagram)
Matilde è arrivata a ottobre del 2019: se va bene il papà presto ripartirà… (foto Instagram)
Al Turchia è rivenuto fuori lo stesso dolore?

Diverso, per fortuna. Abbiamo fatto un’altra risonanza, la rotula e la cartilagine erano a posto, ma si era formata una borsite. Questo da una parte è una cosa positiva, vuol dire che l’articolazione è a posto. Fermarsi era necessario per evitare che l’infiammazione andasse troppo avanti. Per cui ho fatto una prima infiltrazione e va già meglio. Dovrò farne un’altra e poi basta, in modo che magari a fine maggio io possa ripartire. Ma al Giro, cari miei, al Giro non ci sarò…

La gente non sa e magari parla di Modolo finito. Quanto è duro rincorrere ogni volta la salute?

Tanto, anche perché per me si tratta di una rincorsa prolungata. Inseguo dal 2018 e mi ritrovo ancora fra le ammiraglie. Prima quel problema alimentare, risolto a fine 2019. L’anno scorso c’era tutto per fare bene, ma dopo il lockdown sono caduto, mi sono rotto due costole e stagione compromessa. E’ il momento più buio della mia carriera, psicologicamente non è bello per uno che ha sempre fatto le sue volate. Ho vinto l’ultima a febbraio del 2018, tre anni fa…

Modolo sesto al Giro delle Fiandre del 2017
Modolo sesto al Giro delle Fiandre del 2017
Con quale prospettiva sei qui a lavorare?

Quella di rientrare, correre dovunque si possa, tornare il solito Modolo. Non sarà facile trovare il contratto, quello con la Alpecin-Fenix scade quest’anno. Ma non vorrei smettere così.

Come sta adesso il ginocchio?

Non voglio cantare vittoria, finora ha portato male. Ieri sono uscito per la seconda volta e non ho avuto dolori. L’ultima risonanza era meglio di quella di dicembre. Mi basta tornare. Per fortuna in tutto questo ho avuto accanto la famiglia, ma davvero ormai mia moglie Valentina non ne può più di vedermi in casa. Sono sul divano a guardare le corse ed è brutto pensare che dovrei esserci anche io.

Che cosa ti sembra di quello che vedi?

Un bel ciclismo. Non mi è mai piaciuto guardarlo alla tele, ma anche dal riscontro dei social, mi pare che questa nuova ondata di campioni stia smuovendo la gente. Sembra uno sport più seguito a livello mondiale.

Il 2017 è stato il suo ultimo anno buono. Qui vince a Katowice: l’arrivo di Jakobsen
Il 2017 l’ultimo anno buono. Qui a Katowice: l’arrivo di Jakobsen
Quando sei in bici, hai mai paura che il dolore torni?

Ho sempre paura. Un po’ spingo e un po’ mi trattengo. Sto diventando dottore a forza di sentire tutti e l’ultima che ho sentito è che il corpo ha memoria del dolore e di conseguenza condiziona la mente. Per questo bisogna farlo abituare gradualmente ai movimenti di prima. Così faccio lavori brevi e ravvicinati, per adattarmi di nuovo alla bicicletta.

Domanda cruciale, in questi casi: come va con la bilancia?

Sto bene, per fortuna. Mi fosse successo tutto questo 3-4 anni fa, sarei già a 80 chili. Invece sono stato bravo e sono sui 69-70, quando il mio peso forma è sui 67. Sicuramente sarà calato un po’ di muscolo, ma finché non posso ricominciare a fare le 3-4 ore con continuità, posso farci poco.

Come sarà seguire in televisione anche il Giro?

Durissima, anche perché a casa mia sono tutti appassionati, dalla moglie ai suoceri. Mi toccherà seguirlo, oppure magari prenderò il passeggino e andrò a farmi dei bei giri. Altrimenti starò nell’altra stanza a guardare la bimba che dorme…

«Durante il Giro magari andrò a farmi qualche passeggiata con Matilde…» (foto Instagram)
«Durante il Giro andrò a passeggio con Matilde…» (foto Instagram)
Quale potrebbe essere un obiettivo ragionevole?

Ci penso tanto. Se riuscissi a rientrare a fine maggio, correndo il giusto, potrei pensare ai campionati italiani (si faranno a Imola su un percorso simile a quello dei mondiali 2020, ndr).

E a proposito di mondiali, a settembre si corre nelle Fiandre.

E quello è un pensiero fisso, ma visto come sto, farei meglio a stare zitto. Nel mio ultimo anno senza acciacchi, era il 2017, sono arrivato sesto al Fiandre. Che dopo Pozzato secondo e Bettiol che l’ha vinto, è stato il miglior piazzamento italiano degli ultimi anni. Mi piacerebbe essere a posto per allora. Ma continuiamo con la scaramanzia, magari viene fuori che è la cura migliore. E comunque grazie per la chiamata ed esservi ricordati di me…

Modolo, guai superati. «Non ho più scuse»

18.11.2020
5 min
Salva

Sacha Modolo, da enfant prodige ad oggetto misterioso del nostro ciclismo. Il trevigiano era davvero un “cagnaccio” come si dice in gergo, forza esplosiva ma anche una discreta tenuta sulle salite brevi e sulla distanza. Da quest’anno è alla Alpecin-Fenix con cui ha davvero corso poco. La sua storia però merita di essere raccontata.

Sacha, partiamo da quest’ultima stagione. Cosa ci dici?

Davvero ben poco. Sono partito forte con un secondo posto in una tappa dell’Algarve. Dopo il lockdown, alla seconda corsa, sono caduto e sono stato fermo 20 giorni. A quel punto era difficile ridurre un gap del genere con una stagione così corta. Nel finale stavo un po’ meglio, ho lavorato per la squadra, ma mancava sempre qualcosa. E mi sono allenato il più possibile.

Algarve 2020, Modolo è secondo dietro l’olandese Bol
Algarve 2020, Modolo è secondo dietro l’olandese Bol
Chi ti segue?

Abbiamo l’obbligo di essere seguiti dalla squadra. Fa tutto Kristof de Kegel, dall’alimentazione alla preparazione. Ti dice cosa e quanto mangiare in base a quello che devi fare. Mi piace. Sei accompagnato in tutto e per tutto. Un trattamento che non ho visto neanche in alcune WorldTour. Non me lo aspettavo da una professional.

Cosa prevede il tuo 2021?

L’idea è di ripartire forte e ricalcare il programma di questa stagione con l’Algarve o una corsa ancora prima. Lo decideremo tra dicembre e gennaio. Voglio andare forte sin da subito per fare le classiche e far parte del gruppo Van der Poel.

Però in queste ultime stagioni non ti si è quasi mai visto e inoltre la Alpecin ha preso una ruota veloce come Jasper Philipsen. Avrai il tuo spazio lo stesso?

Eh, lui è forte e ci sta che debba fare il gregario. Ho 33 anni. Alla fine negli ultimi tre anni non ho dimostrato nulla. Però in squadra credono in me e infatti mi hanno rinnovato il contratto per un altro anno. Però se sto bene… All’Algarve eravamo partiti che io dovevo tirare per VdP e alla fine ha tirato lui per me.

Quindi Philipsen e questa situazione sono uno stimolo o un timore?

Io l’ho messo in conto che prima o poi avrei dovuto tirare per qualcuno. Non solo, ma è anche un ruolo che devo imparare a fare quello dell’ultimo uomo e non è detto che ci riesca. Guardate Richeze. Lui è arrivato alla Lampre che aveva giusto 33 anni e si è messo a tirare le volate. Ora vive una seconda carriera ed è lì per Gaviria. Sono realista. Se riesco a tornare quello di prima non sono troppe le volate che mi spaventano. E poi mi piacerebbe far meglio nelle corse un po’ più dure, come arrivare nel finale di un Fiandre per aiutare Mathieu. Quello è il mio obiettivo. Questa svolta verso le gare dure l’avevo intrapresa nel 2017 e da lì voglio ripartire. Il secondo posto all’Algarve era diverso, non da velocista puro.

Perché poi cosa è successo? Okay le cadute, ma magari c’è dell’altro?

Ho avuto un problema fisico che stava diventando anche un problema mentale, ma l’ho scoperto tardi. Io ho sempre vinto e invece mi ritrovavo ad andare sempre più piano. Sai, sono uno che in gruppo ci sa stare e anche se non ero al top alla volata ci arrivavo, invece zero. Pur facendo la vita del corridore più che in passato. Perdevo fiducia. Vedevo Viviani e Nizzolo, con cui me la sono sempre giocata, che crescevano e io andavo indietro.

E cosa hai scoperto quindi?

Avevo una forte candidosi ad intestino e fegato, che tra l’altro correndo con l’acido lattico continuavo a peggiorare. Alla fine sono arrivato dal famoso dottor Giuliano Poser, quello di Sacile che ha curato anche Messi, Bonucci. E’ lui che ha capito cosa avevo. Mi disse subito che ci sarebbero voluti almeno sei mesi per tornare alla normalità, non in forma. Il mio fisico era troppo stressato e intossicato. Era maggio 2019.

Sacha è professionista dal 2010
Sacha è professionista dal 2010
Cosa hai fatto per guarire?

Con gli esami ho scoperto anche l’intolleranza al glutine. Mangiavo pochissimo e ingrassavo. Ero arrivato a 75 chili. Andavo alle corse, vedevo i miei compagni mangiare più di me e io mettevo su peso. Non appena ho scoperto del glutine e l’ho eliminato ho perso 6 chili. Poser mi ha detto che se stavo così nel 2019 già dal 2016 c’era qualcosa. Oltre a questo ho fatto una cura di antibiotici per eliminare la candidosi. Ma ero arrivato. In corsa avevo spesso mal di pancia e dissenteria. Ti dico questa.

Spara…

Sanremo 2018. Quando si arriva sul Turchino c’è la sosta pipì prima che inizi la corsa vera. Ebbene mi fermai in una piazzola per andare al bagno. Mi feci coprire dall’ammiraglia. Ho ripreso e ho chiuso 13°, ma la gente queste cose non le sa. E neanche io cerco scuse o chiedo pietà.

Oggi poi tutti sono al massimo…

Se i watt che esprimo adesso li avessi fatti 6-7 anni fa avrei vinto tre Sanremo. Oggi anche l’ultimo è forte. Una volta eravamo in 6 a giocarci una volata, adesso siamo in 20. Dice: non ci sono più i campioni di una volta. Non è così. Il livello è altissimo. Stiamo vivendo il più grande cambio generazionale della storia del ciclismo. Per me dipende molto dal potenziometro, che s’inizia ad usare prestissimo. A 23 anni sono pronti. Di solito non seguo lo sport in tv, tantomeno il ciclismo, ma sentendo parlare di questo Evenepoel uno sguardo gliel’ho dato. Caspita! I ragazzi di oggi sono tirati, hanno le fibre muscolari in bella vista. Se penso ai miei tempi, Degenkolb, Swift, io, eravamo paffutelli in confronto.

E quindi come si batte questa nuova generazione?

Ti devi allenare. Sempre di più. Sto facendo lavori che non avevo mai fatto. Meno chilometri più esplosività. Tanti 40-20″, anche tre volte a settimana. La mentalità italiana era tanti chilometri e tanto medio. Qui per esempio le SFR le faccio solo in questo periodo, poi basta.

Palestra neanche?

Sì, quella sì, intesa come squat e core stability. Poi mi piace andare in Mtb. Domenica scorsa sono uscito con Vendrame. Abbiamo fatto due ore mezza. A volte esco anche con Nadir Colledani (azzurro di mtb, ndr). Mi piace andare in discesa, sono bravino, ma lui fa paura.

Ti sentiamo sereno. Ti aspettiamo a Sanremo allora?

Magari. Io non ho scuse, sta tutto a me dimostrare il mio valore. Ma nella sfortuna, ho trovato questa squadra che mi ha rinnovato come corridore. Intanto però c’è da ripartire.