Una mostra di maglie gialle. Il tributo di Bettini al Tour

14.07.2024
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Il passaggio del Tour de France a San Marino è stato festeggiato anche attraverso una mostra fotografica dedicata alla Grande Boucle, autore il “nostro” Roberto Bettini, collega con il quale abbiamo condiviso una vita di trasferte in giro per il mondo e che attraverso la sua agenzia fornisce gran parte delle foto che trovate sul nostro sito. Bettini è la perfetta incarnazione dell’uomo che ha fatto della sua passione un lavoro, non perdendone nel corso degli anni neanche un’oncia.

Una rassegna di campioni e protagonisti per un solo giorno, accomunati dalla maglia gialla
Una rassegna di campioni e protagonisti per un solo giorno, accomunati dalla maglia gialla

La storia attraverso i leader

La sua mostra ha una particolarità, legata al tema scelto: per identificare il Tour ha deciso di proporre solo ed esclusivamente foto delle varie maglie gialle indossate nel corso degli anni. La storia della corsa attraverso i suoi leader, da chi ha vinto più edizioni consecutivamente a chi magari l’ha indossata solo per un giorno, conservandone quel ricordo per tutta la vita.

«Niente più di quella maglia è il manifesto, l’icona del Tour – spiega così la sua scelta Bettini – non a caso tutto è giallo e lo si è visto anche nelle varie località italiane toccate dal suo passaggio. Era la prima volta che avveniva una cosa del genere da noi e bisognava darle il giusto peso, il problema era scegliere qualcosa che fosse immediatamente identificativo. A San Marino avevano pensato di fare un chilometro tutto giallo, ma avere i permessi (anche lì era tempo di elezioni) era difficile. Così abbiamo scelto la strada della mostra delle maglie gialle, un simbolo che porti appresso tutta la vita».

L’ampio locale che ha ospitato la rassegna fotografica di Roberto Bettini
L’ampio locale che ha ospitato la rassegna fotografica di Roberto Bettini
Quanti Tour hai vissuto in prima persona?

Tutti dal 1991 fino al 2014, poi ho passato la mano a mio figlio, tramite lui mi sono sempre sentito parte della carovana, anche perché ogni anno qualche tappa l’ho comunque vissuta in prima persona. Facendo il conto ho seguito in moto più di 500 tappe in Francia e in giro per l’Europa e ho vissuto sulla mia pelle l’evoluzione, il cambiamento profondo che questo mondo ha vissuto e vive ancora adesso.

Rispetto a quando hai iniziato a seguirlo, quant’è cambiato l’ambiente dal tuo punto di vista?

Profondamente. E’ molto più difficile lavorare oggigiorno, ci sono tante regole da seguire, tanti mezzi in più ma paradossalmente molte meno moto a nostra disposizione. Inoltre prima ci si poteva muovere meglio in mezzo al gruppo, oggi devi chiedere permesso ai regolatori e quando ti arriva, magari il momento buono è passato. Le foto oggi sono molto più frutto di fortuna per trovare l’attimo giusto. D’altronde normalmente trovi 2 moto per l’acqua, 4 per i regolatori, poi le Tv senza considerare i mezzi per i vip. Le ammiraglie sono poste davanti invece che dietro, insomma è un modo diverso di vivere la corsa. Spesso si sceglie un punto, ci si ferma e si fotografa il passaggio, ma bisogna essere fortunati.

Vingegaard in primo piano in occasione del suo ultimo Tour vinto, di fronte Stephen Roche, primo nel 1987
Vingegaard in primo piano in occasione del suo ultimo Tour vinto
Come si ovvia a tutte queste difficoltà?

Cercando anche di mettersi d’accordo, di collaborare fra noi fotografi. Questo avveniva anche prima, perché non sempre si aveva la moto a disposizione, erano un po’ ruotate fra i fotografi. Diciamo che ci si passa la base di lavoro in corsa.

Oltretutto anche dal punto di vista tecnico il vostro lavoro è cambiato…

Infatti, ora è tutto diverso. Prima si portavano le foto all’arrivo e magari si scaricavano e si identificavano alla sera, ora le richieste sono in tempo reale, serve quindi la persona in sede che raccolta e prepari le foto per la pubblicazione in tempi rapidissimi perché già pochi minuti dopo siti e social chiedono. Io infatti mi dedico a questa fase del lavoro, per caricare le foto sul sito prima possibile.

Ti diverte questo ciclismo?

Molto. Con corridori come quelli di oggi, i Pogacar e i Vingegaard che si confrontano di continuo è incerto. E’ un bel momento, io ho vissuto quello dei dominatori assoluti, l’epoca di Armstrong che toglieva smalto al ciclismo dal punto di vista dell’incertezza. Oggi non sai quel che può succedere e questo appassiona.

Servirebbe però il corridore italiano di riferimento…

Infatti se ne sente tanto la mancanza. Anche se l’Italia nel ciclismo di oggi c’è, molto più di quanto si pensi, basta pensare alla Uae che ha tanto d’italiano al suo interno e anche Pogacar in effetti è un nostro “vicino”. Il problema è che senza un italiano, la gente è distratta, si vede ad esempio quel che sta succedendo nel tennis che oggi attira tanta attenzione. Non c’è l’entusiasmo di prima. A Ravenna tanti si lamentavano per il blocco delle strade, vagli a spiegare che stava succedendo qualcosa di storico, mai avvenuto prima…

Greg Lemond, uno dei grandi interpreti negli anni Ottanta, tre volte vincitore
Greg Lemond, uno dei grandi interpreti negli anni Ottanta, tre volte vincitore
Ma la gente secondo te ama ancora questo ciclismo?

Io dico di sì. Una cosa che mi colpisce sempre è vedere quanti cartelli ancora ci sono in giro per le corse che inneggiano a Pantani, questo fa capire quant’era l’amore per il Pirata. Oggi però il ciclismo soffre un po’ come il calcio, perché non c’è il riferimento a cui appoggiarsi.

E parlando di passione, la tua c’è ancora?

Sì, non diminuisce anche se il modo di lavorare è cambiato. Ma anche occupandomi di editing vivo questo mondo, quando sono presente respiro le stesse sensazioni di allora e sembra che gli anni non sono passati. D’altronde un Bettini in carovana c’è sempre…

Le immagini più belle del ciclismo al Forte di Bard

19.05.2023
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Alle porte della Valle d’Aosta sorge il Forte di Bard e se il percorso non fosse stato cambiato, oggi avrebbe salutato il passaggio del Giro. Una costruzione dal fascino stregante, che ha scritto ed è stata protagonista di pagine di storia. Un luogo magico e fulcro internazionale quando si parla di mostre. Quest’anno ospita la mostra fotografica The best of cycling, che propone al pubblico una cinquantina delle immagini che hanno partecipato al concorso organizzato da Roberto Bettini, il decano dei fotografi del ciclismo. Facciamo un viaggio virtuale tra le stanze del Forte accompagnati dalle parole del curatore della mostra Federico Bona

Il Forte di Bard si trova in Val d’Aosta a pochi chilometri dal Piemonte (foto Italia.it)
Il Forte di Bard si trova in Val d’Aosta a pochi chilometri dal Piemonte (foto Italia.it)

Il Forte

Nel 1800 Napoleone ne fece il teatro di un lungo storico assedio. Nei ricordi del giovane Stendhal, che dell’Armée di Napoleone aveva fatto parte, è luogo del suo battesimo del fuoco. Camillo Benso Conte di Cavour vi soggiornò durante la giovinezza, prima di decidere di abbandonare la carriera militare per quella politica.

«Il Forte di Bard – afferma Federico Bona – è la più importante realtà espositiva della Val d’Aosta. Tutti gli anni ospita mostre di livello mondiale, dal National Geographic al concorso dei reporter. Conoscendo bene Roberto Bettini e la realtà di Bard quando c’è stata la tappa valdostana 2022 ho pensato di proporre questa mostra che è stata accolta con enorme entusiasmo da entrambe le parti. Ho curato lo scorso anno la prima edizione che ha fatto 7.000 visitatori e quest’anno sull’onda di questo successo, siamo partiti con la seconda edizione. Stiamo già pensando di farlo diventare un appuntamento fisso nel calendario delle mostre di Bard.

«Il Forte è situato – spiega – ai piedi della Valle d’Aosta, il primo maniero che si trova entrando in Valle d’Aosta dal Piemonte. E’ stato ristrutturato negli ultimi decenni ed è diventato un’area culturale dove ci sono delle mostre fisse, delle mostre temporanee, dove vengono organizzati eventi, concerti e quant’altro. Curiosità: sono state girate anche scene del film Avengers».

La mostra

Il concorso The best of cycling è giunto alla sua sesta edizione: dal 2017 i fotografi professionisti si sfidano in questo concorso ideato e realizzato da Roberto Bettini. Una rassegna di scatti, riferiti alla scorsa stagione, che hanno l’obiettivo di suscitare emozione, valorizzando quel patrimonio unico che è il ciclismo, nei suoi più svariati aspetti. L’edizione 2022 di The best of cycling ha raccolto 163 immagini proposte da 55 fotografi di 14 diverse Nazioni, che hanno immortalato momenti dei Grandi Giri e delle corse minori, su palcoscenici noti a tutti e in sperduti angoli del mondo, sempre dando un tocco di originalità ai propri scatti.

Il vincitore è Luca Bettini, con un suggestivo scatto che immortala i partecipanti al Giro d’Italia 2022 nel corso delle prime tappe, corse in Ungheria. A far da contorno al passaggio dei concorrenti, i campi di colza e due ufficiali di cavalleria, con le uniformi storiche e la spada sguainata. Seconda posizione per James Startt e terzi a pari merito, il francese Xavier Pereyron e Ilario Biondi.

«Questa mostra – dice Bona – accoglie questa concorso organizzato appunto da sei anni a questa parte, da Roberto Bettini. Lui coinvolge tutti i fotografi mondiali e i professionisti specializzati nel ciclismo. Questi fotografi mandano due o tre dei loro scatti migliori esclusivamente relativi alla stagione appena conclusa. C’è poi una giuria che varia tutti gli anni che seleziona le foto migliori senza conoscerne gli autori».

La cura

Il Forte di Bard dall’alto della sua fierezza mastodontica gode al suo interno di un’eleganza fine e storica. Passeggiare tra le stanze visitando le mostre è un’emozione unica. Federico Bona si è occupato della cura e dell’esposizione della mostra The best of cycling. 

«Oltre a mettere in contatto le due realtà del Forte e Roberto Bettini, curo anche la mostra. Questo significa che quando Roberto mi manda le foto, conoscendo gli spazi, cerco di raggrupparle e organizzarle in base alle tematiche per non fare un’esposizione troppo confusa. Per cui abbiamo ad esempio quest’anno la vittoria piuttosto che la sofferenza piuttosto che il paesaggio. Le ho suddivise sotto aree tematiche che didascalico, poi utilizzando dei testi miei o laddove è possibile, con delle citazioni letterarie piuttosto che musicali. 

«Quest’anno sotto una foto bellissima di un ciclista in in discesa ho utilizzato una citazione del brano Velocità del Banco del Mutuo Soccorso. Oppure laddove si parla di paesaggio ho preso un brano di Alessandro Baricco. Per quanto riguarda invece la vittoria e l’affetto del pubblico, ho intervistato Paolo Bettini e Claudio Chiappucci, visto che sono stati fra i principali interpreti di questi due aspetti».

Giro e Colnago

Purtroppo la tappa di Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana è stata martoriata dal maltempo e accorciata in seguito ad una decisione motivata per ragioni di sicurezza. Tuttavia la mostra rimane aperta dal 30 aprile al 10 settembre 2023. 

«L’anno scorso – ricorda Bona – 7.000 visitatori in quattro mesi è stato sicuramente un bel risultato. Continueremo a promuovere la mostra per tutta la corsa rosa. E’ anche un’occasione per fare una gita fuori porta e visitare il Forte. 

Per questa seconda edizione, la mostra The best of cycling si avvale di una prestigiosa partnership con Colnago. A Bard, in occasione della mostra saranno esposti i modelli Prototipo, che ha debuttato al Tour de France 2022, conquistando il secondo posto finale con Tadej Pogacar e la TT1, prima bicicletta Colnago espressamente studiata per le prove a cronometro.

Forte di Bard

Viaggio nel gruppo dietro la reflex di Luca Bettini

29.01.2023
7 min
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Lo scatto è quell’azione che richiede l’allineamento di più variabili: preparazione, fortuna e coraggio. Scatto, è una parola condivisa da due professioni così diverse che però non possono fare a meno l’una dell’altra. Fotografia e ciclismo. Oggi anziché chiedere al ciclista cosa si prova a stare dentro al gruppo, ci metteremo dietro alla macchina fotografica, in sella alla moto, tra rischi, disciplina ed emozioni. 

Per farlo ci siamo affidati a chi porta sulle spalle un cognome importante nel settore come Bettini. Figlio di Roberto, Luca ci porterà alla scoperta delle dinamiche di corsa tra momenti da catturare e attimi dove oltre alla corsa passa anche il racconto impresso in un’immagine. Questo perché il fotografo è una professione osannata per ciò che regala e spesso criticata per la sua sfrontatezza. Una figura che porta il privilegio di essere l’occhio del lettore tra le Alpi o i Pirenei, tra una classica e l’altra.

Luca e Roberto Bettini fianco a fianco durante la stagione ciclistica
Luca e Roberto Bettini fianco a fianco durante la stagione ciclistica
Domanda scontata ma necessaria. Perché fai il fotografo?

Alle scuole elementari c’era la classica domanda che ti facevano le maestre, tra tutti i sogni dei compagni io ho sempre risposto, voglio fare il fotografo come papà. Questo è un po’ il punto partenza, alle superiori sono andato a fare un professionale di fotografia a Milano in un periodo di transizione tra analogico e digitale. Da lì poi mi sono buttato insieme a papà a seguire il ciclismo in tutte le sue forme. Non c’è mai stata nessuna pressione è sempre stata una mia volontà. 

Per essere un fotografo bravo ci vuole talento o tecnica?

Papà mi ha sempre detto: «Se è quello che vuoi fare non devi neanche chiederlo e vieni con me». Infatti una giornata sul campo era in grado di farti imparare quello che avevi studiato per mesi in aula. Però con la formazione alle spalle ero in grado di capire cosa stavo facendo e perché soprattutto. Adesso con il cellulare o con una macchina digitale tutti hanno il potere e i mezzi di scattare. Però molte volte mancano il come e il perché. Il talento, l’estro, l’occhio e l’esperienza sono cose che fanno differenza in molti settori, specialmente nel mio.

Qual’è stata la tua prima corsa?

Ho tutti i pass che mi aiutano a ricordare ogni mia uscita. La prima che mi ricordo in modo nitido fu la Liegi-Bastogne-Liegi che vinse Bettini nel 2002, davanti a Garzelli in maglia Mapei. La prima invece che feci in moto fu il Trofeo Beghelli nel 2007 appena finite le scuole. 

Paolo Bettini e Stefano Garzelli ,Liegi 2002 dove tutto iniziò per Luca Bettini
Paolo Bettini e Stefano Garzelli Liegi 2002, dove tutto iniziò per Luca Bettini
Che emozioni hai provato?

Quando sei in moto a fotografare a 19 anni in una gara tra i pro’, non ti rendi conto appieno di quello che stai vivendo, si è troppo giovani, senza esperienza e un minimo di conoscenza di come è strutturata e fatta una gara. Mi ricordo che lì di grande aiuto e soprattutto agli inizi c’è il motociclista, che ti porta in mezzo al gruppo e ti guida. Essendo uno dei fidati di mio papà, si muoveva con esperienza. Man mano poi ci si costruisce la propria esperienza e si portano a casa le prime emozioni. 

Come ci si muove in gruppo per trovare lo scatto ideale?

Per essere lì quando succede qualcosa, le variabili sono due. La prima è l’esperienza che ti guida e ti porta nel posto giusto al momento giusto. La seconda è la fortuna. Per esempio sei lì davanti al gruppo e mancano 250 chilometri all’arrivo, quando improvvisamente passa uno scoiattolo che provoca la caduta e tu riesci a immortalarla. Nell’altro caso invece mi viene in mente quando ho fotografato la crisi di Bernal nel 2021, quando ebbe quel momento difficile mentre veniva aiutato da Martinez. Io ero lì, ho sentito alla radio che Egan stava iniziando a lasciare un po’ di spazio dalle ruote e subito mi sono fermato con il motociclista. Appena il ritmo è aumentato, il colombiano si è staccato e c’è stata tutta la scena che ho scattato con Martinez che lo supportava in tutto. 

“Crisi” Bernal: a Sega di Ala perde 53″ da Yates. Martinez lo scorta e lo incita fino alla cima
“Crisi” Bernal: a Sega di Ala perde 53″ da Yates. Martinez lo scorta e lo incita fino alla cima
Quindi anche voi dovete leggere la corsa?

Ci sono momenti di corsa più tranquilli, mentre ce ne sono altri che diventano chiave e sai che devi stare lì davanti in attesa che avvenga quello che tutti si aspettano. Qui entrano in campo l’esperienza e tutta la tua conoscenza della corsa. Saper fare le foto non ti porta ad avere scatti importanti durante la gara. Non è uno stadio o un palazzetto. Il ciclismo è spalmato su 200 chilometri e devi decidere tu come muoverti. 

Come ci si comporta davanti ad una situazione critica come una caduta?

La caduta succede e fa parte di questo sport. Se ti capita e sei lì, scatti delle foto e nello stesso tempo valuti la situazione. Il tuo occhio passa davanti all’obiettivo, ma non è un discorso di indifferenza. Mi ricordo quando Zakarin al Giro d’Italia finì sui sassi di un ruscello dopo un bel salto. Scesi dalla moto feci qualche scatto e mi fiondai immediatamente a vedere come stava il corridore. Capita magari quando sei in discesa in una tappa che c’è uno sparpaglio generale, i soccorsi e le ammiraglie non sono subito vicine. In quei momenti sei tu il primo soccorritore, in quel caso mi ricordo che una volta appurato che parlava e si muoveva, io e il motociclista ci siamo attivati per far fermare la macchina del medico. Una volta arrivato ho fatto altre due foto per chiudere l’accaduto e sono ripartito. 

La scelta è in mano tua…

Delle volte capita che vedi che si fanno male, ma non in maniera grave. Escoriazioni o tagli, fai due foto. Quando ti accorgi che diventa un po’ troppo, io sono uno di quelli che non continua. Ho fatto un paio di foto e chiudo lì il mio reportage. Non mi piace essere pressanti su quello che succede. 

Il momento drammatico della caduta di Letizia Paternoster a Monaco 2022
Il momento drammatico della caduta di Letizia Paternoster a Monaco 2022
Un esempio?

Ho sotto gli occhi la caduta della Paternoster in pista agli europei di Monaco dello scorso anno. Lei è caduta all’interno della curva proprio davanti alla postazione dei fotografi e delle telecamere. E’ chiaro che le cadute in pista sono una dietro l’altra a volte. Quindi vedi che c’è una caduta, scatti due foto e valuti l’entità di quello che è appena successo. In quel caso c’erano delle persone attorno a lei, quindi era una situazione caotica. Vedi che arrivano i sanitari, fai due foto e ti fermi. Mi ricordo che in quell’istante venne il foto manager e si rivolse a noi fotografi dicendo di non scattare più. Noi avevamo già smesso da un po’ di tempo. Gli feci notare però che l’operatore della Tv aveva la camera puntata sulla caduta. Gli dissi che io non faccio foto e non le pubblicherei nemmeno, ma tutti i giornali e siti andranno ad utilizzare i frame dalla televisione. Il buon senso è alla base di tutto sempre. 

Voi avete un codice non scritto mentre le Tv sono in presa diretta continuamente, come si è visto al Tour Down Under con lo sfogo di Bettiol verso l’operatore…

Non credo sia tanto questo. L’operatore ha un regista che gli parla in cuffia e in generale è sempre lui che ti dice se continuare a riprendere oppure interrompere.

Con la foto che abbiamo utilizzato in apertura hai vinto il premio “The Best of Cycling 2022”, raccontacela…

Era la prima tappa in linea del Giro d’Italia a Budapest. C’è un aneddoto interessante e divertente. Dalla parte opposta rispetto a dove correvano i cavalli, c’erano dei piloni della corrente e non mi piacevano per niente nell’inquadratura, perché cerco sempre una foto pulita. Iniziai a camminare da quel lato nel campo di colza e mi arrampicai su uno di questi piloni e appunto riuscii a fare questo scatto appeso solo con le gambe perché con le mani dovevo fotografare, stringendo i corridori e i cavalli in un piano unico. Poi quei pantaloni li buttai via, perché diventarono completamente gialli. 

La partenza singolare in mezzo al deserto a pochi passi da Abu Dhabi
La partenza singolare in mezzo al deserto a pochi passi da Abu Dhabi
Qual’è la tua foto migliore?

E’ difficile decidere. Ho una cartella a parte in cui tengo gli scatti a cui tengo di più. Posso dire che per stringere il cerchio ce ne sono alcuni più unici degli altri. Ci sono alcune foto che sono belle, però se si scattano ancora un anno dopo, si potrebbero rifare identiche. Per esempio una foto classica come può essere la foto sul mare della Milano-Sanremo o il Muro di Sormano in Lombardia. Sono delle foto molto belle, ma se non c’è qualcosa di diverso, saranno sempre uguali a se stesse. Due foto che mi vengono in mente che difficilmente mi ricapiteranno sono: la Milano-Sanremo sotto la neve e la prima edizione dell’Abu Dhabi Tour nel 2015, quando i corridori fecero un tratto di trasferimento all’interno di questo resort in un’oasi nel deserto. Sono sicuro che non ci torneremo più, perché quel giorno facevano 45 gradi. 

Cosa si prova a vedere un momento decisivo di un Giro, un Tour o una classica a pochi centimetri attraverso l’obbiettivo?

Lo vedi e lo scatti. Sai che sta per succedere qualcosa, il corridore si ferma, attacca o molla. Stai già vivendo il momento e lo stai vivendo sul posto. L’emozione è diversa, sei impegnato nel catturare l’attimo. Probabilmente lo realizzi, ma non lo fai emotivamente. L’emozione la ricostruisci in un secondo momento. Per esempio quando ti sposti perché non puoi stare tutto il tempo davanti ai corridori e concretizzi quello che hai vissuto, conscio che sei riuscito a catturarlo

Sprint Cycling Agency, il ciclismo come non lo avete mai visto

24.01.2022
4 min
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L’inizio delle gare significherà poter tirare finalmente il fiato. Roberto Bettini si fa una risata e spiega il cambio di pelle e colori dell’agenzia fotografica, che da sabato è diventata Sprint Cycling Agency

«Siamo partiti un po’ tardi – ammette – ma avevamo in mente questa cosa già dallo scorso anno. Vogliamo diventare l’agenzia di riferimento nel ciclismo, ma fronteggiare da soli tutti gli impegni del calendario, fra uomini, donne e le tante specialità non sarebbe stato facile. Per questo abbiamo pensato di fonderci con la spagnola Gomez Sport cui ci unisce la storia parallela di un padre e di un figlio. Qui ci siamo Luca ed io, là ci sono Rafa e Luis, anche se al momento il progetto coinvolge più il figlio. Siamo amici e collaboriamo da anni, ci siamo sempre scambiati il materiale. Unendoci e arricchendo la struttura con altre figure professionali, saremo in grado di gestire meglio il lavoro e allargare l’offerta».

Questo il nuovo logo di Sprint Cycling Agency
Questo il nuovo logo di Sprint Cycling Agency

Una vera fusione

Le collaborazioni non mancheranno. E se il principale competitor nel settore è Getty Images, Sprint Cycling Agency ha i numeri e le professionalità per fare un ulteriore salto di qualità.

«Abbiamo ragionato sul nome – prosegue Roberto Bettini – e anche se Bettiniphoto aveva già il suo credito, non ci è sembrato giusto che al momento della fusione, una delle due agenzie dovesse rinunciare al suo nome. A quel punto, visto che Sprint Cycling era già un nostro marchio, lo abbiamo scelto come punto di incontro. Seguiremo il 99 per cento delle gare in moto, ragione per cui abbiamo ampliato la rosa dei nostri motociclisti. In alcune gare sarà dei nostri anche Guidone Bontempi, almeno in quelle per le quali non lavorerà con Radio Informazioni. Abbiamo creato qualcosa di fatto bene. L’obiettivo è avere una moto tutta nostra al Tour, con la certezza di poter coprire integralmente Spagna e Italia».

Luis Gomez, a destra, e suo padre Rafa: Luis è coinvolto direttamente nel nuovo progetto
Luis Gomez, a destra, e suo padre Rafa: Luis è coinvolto direttamente nel nuovo progetto

La nuova squadra

L’obiettivo è molteplice. Si punta su qualità e rapidità. Le foto viaggiano via wifi direttamente dalla moto al server centrale e qui ci saranno degli editor che completeranno la descrizione delle immagini prima di caricarle nel nuovo sito.

«Confermo – sorride Bettini che conosce l’importanza del discorso – che ci sarà un paio di persone preposte a questo lavoro, in un sito dalla potenza superiore, più veloce e con una visualizzazione migliore e più rapida delle foto migliori».

La squadra si è assestata. E se da un lato Dario Belingheri ha scelto di cambiare maglia, nel team di Sprint Cycling Agency approda Max Fulgenzi, già fotografo per Isola Press che conoscerete per le foto del Giro d’Italia U23 e delle prove di Extra Giro, compresi i mondiali di Imola.

«Siamo in cinque – riassume Roberto – perché oltre a mio figlio Luca e al sottoscritto, ci sono un jolly come Ilario Biondi, poi Tommaso Pelagalli e appunto Max Fulgenzi. Un altro ragazzo entrerà da maggio, inizialmente come editor ma vorremmo provarlo anche in corsa, mentre ci sarà un altro fotografo in Belgio che lavorerà in esclusiva per noi».

Il nuovo progetto ha visto la luce il 22 febbraio del 2022. Agli amanti della cabala non sfugga che il 22 è da sempre il numero fortunato di Roberto Bettini. Lui se la ride e lucida le lenti delle sue Canon. Per noi di bici.PRO che di Sprint Cycling Agency siamo affezionati clienti la notizia suona davvero entusiasmante. Non ci sarà corsa che non potremo illustrare con le loro immagini, non ci sarà tema che non potremo raccontare con il supporto delle foto più belle.

Sprint Cycling Agency

Roberto Bettini, Giro d'Italia 2020

I 60 anni di Bettini nel Giro del Covid

22.10.2020
5 min
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Roberto Bettini oggi compie 60 anni. E dall’alto delle tante candeline e degli anni a fotografare le corse di mezzo mondo, il suo punto di vista sulla stagione del Covid dall’altro lato dell’obiettivo è un modo interessante per fargli gli auguri di buon compleanno e raccontare le giornate di lavoro degli inviati.

«Eravamo appena tornati dall’Argentina – sorride Roberto al tavolo della sala stampa – quando abbiamo cominciato a sentire strani discorsi. Non si sapeva ad esempio se la Parigi-Nizza sarebbe arrivata in fondo e a quel punto, dovendo mandare mio figlio Luca e Dario Belingheri, abbiamo preferito restare a casa, cercando di capire se e dove si sarebbe corso».

Jan Tratnik, San Daniele, Giro d'Italia 2020
Jan Tratnik, a San Daniele, accolto dal plotone dei fotografi
Jan Tratnik, San Daniele, Giro d'Italia 2020
Tratnik accolto dai fotografi San Daniele

Il lockdown è arrivato di colpo il 9 marzo e il ciclismo si è fermato. C’è voluto un po’ per capire cosa fare. Si parlava con le squadre per capire quali programmi avessero finché, di fronte alla chiusura totale, anche gli uomini del team BettiniPhoto si sono rassegnati all’immobilità, dedicandosi come il resto degli italiani ai lavori domestici, pedalando (alcuni) sui rulli e cercando di far passare il tempo nel miglior modo possibile.

Finché un bel giorno è nato il nuovo calendario…

Ne sono nati diversi, ma quando finalmente è stato ufficializzato quello definitivo, era da mettersi le mani nei capelli. Le sovrapposizioni erano incredibili, ci sono state domeniche con cinque corse. Un po’ era impossibile seguirle tutte e un po’ viaggiare sembrava rischioso.

Quindi?

Abbiamo sfruttato al meglio le collaborazioni in Spagna e Belgio. Ci siamo detti che ognuno sarebbe rimasto nel suo Paese condividendo poi le foto con gli altri. A parte il Tour, tante corse sono saltate e mano a mano che si riprendeva, abbiamo cercato nuove collaborazioni per corse che, in assoluto, dicevano poco. C’era una tale richiesta di immagini, che anche il Giro di Slovacchia è diventata una corsa da seguire.

Al Tour però i Bettini c’erano…

Prima di tutto perché è la corsa importante che sappiamo. E poi perché Cor Vos, agenzia olandese con cui collaboriamo, ci ha detto che non sarebbe andato e c’era tanto da fare. Diciamo che ci siamo dati una mano per ridurre i costi. Anche perché le squadre ci hanno messo davanti al fatto che avrebbero pagato il 30 per cento in meno. Per fortuna, saltando le corse, sono diminuite anche le spese.

Che effetti ha avuto questo calendario così rimaneggiato sulle foto?

Di sicuro abbiamo fatto foto che non rifaremo mai più. Il Giro con le foglie morte. La Tirreno con tanta gente sul lungomare, perché si è corsa nel periodo delle vacanze. Chissà che in futuro qualche cambio di data non lo valutino nuovamente…

Vuelta Espana, 2020, sanificazione
Alla Vuelta si sanifica la zona di arrivo
Vuelta Espana, 2020, sanificazione
Alla Vuelta si sanifica la zona di arrivo
Alle corse noi giornalisti siamo limitati nei movimenti.

Noi fotografi lo stesso. Non possiamo muoverci liberamente e si rischia di fare tutte foto uguali. Ai bus non puoi avvicinarti e allora scatti da lontano. I corridori non indossano la mascherina alla firma, ma ce l’hanno sul podio. Ai mondiali siamo riusciti a far cambiare la regola…

Cioè?

Cioè ci rispondono che devono indossarla al podio per ordine dell’Uci. Ma a Imola abbiamo spiegato che non ci sarebbero state belle foto e allora, dopo il protocollo, i corridori potevano toglierla e facevano il podio a tre. Ma se sono nella bolla, che problema hanno a fare una foto vicini? In corsa hanno la mascherina?

Le squadre cui date le foto come reagiscono a queste limitazioni?

Hanno capito e sono meno pressanti, anche perché tante hanno il fotografo al seguito e coprono da sé la quotidianità. Il problema è che questi colleghi sono nella bolla e poi vengono a fotografare il podio in mezzo a noi…

Quindi la bolla è bucata?

La bolla ha delle falle. Perché non farne parte anche noi? Perché saremmo fuori da tutto e non potremmo muoverci liberamente.

Agli arrivi però siete già a contatto con gli atleti, no?

Ma siamo meno e non possiamo muoverci. Non possiamo seguirli e fare quelle belle foto di fatica dopo la corsa. C’è un fotografo di LaPresse che fa qualche scatto per tutti e poco più. Lui fa i tamponi e quindi può stare a contatto con i corridori. Ma secondo me alcune delle cose cui ora siete costretti potreste ritrovarvele anche dopo.

Ad esempio?

La conferenza stampa del vincitore e della maglia fatta in videoconferenza, piuttosto che portarli in sala stampa. Al Tour è così da un pezzo, il Giro ha appena iniziato ed è più gestibile.

Joao Almeida, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Almeida, a Campiglio, brindisi con la mascherina
Joao Almeida, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Almeida a Campiglio, brindisi con mascherina
Al Tour c’erano gli stessi controlli del Giro?

Più o meno gli stessi, qua controllano badge e temperatura a ogni accesso, in Francia no.

Come sono organizzati i Bettini per la Vuelta?

Abbiamo là gli amici di Photo Gomez Sport che ci coprono tutta la Spagna, quindi anche la Vuelta.

Cosa si annuncia per l’inverno, pronto il piano dei ritiri?

Anche quello andrà capito, così come i piani per il 2021. I primi ritiri li coprono i fotografi interni, anche perché i corridori devono usare materiale 2020 e non si fanno foto ufficiali. Quindi per ora non c’è nulla. Invece per le prime corse, sarebbe il momento di prenotare per Australia, Argentina e Colombia, ma non si sa se si faranno. Allora stiamo cercando una collaborazione con un fotografo australiano, ad esempio, per essere coperti.

E in Italia?

Se tutto funziona, si riparte con Giro di Sardegna e Laigueglia, ma andrà tutto aggiornato con l’evolversi del Covid. Secondo me fino al Giro, sarà tutto così. Più avanti, se ci sarà o meno un vaccino, lo capiremo.

E allora buon compleanno, Roberto. Giorno migliore non poteva esserci. Quanti possono festeggiare i 60 anni raccontando una giornata che promette di essere indimenticabile al Giro d’Italia?