Cross: quando servono i motori potenti, Lucinda Brand c’è

13.12.2023
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CALPE (Spagna) – Tra i tanti corridori della Lidl-Trek che vanno e vengono nell’immenso Hotel Diamante Beach c’è anche Lucinda Brand. Quando arriviamo si sta godendo il sole incredibilmente caldo della Costa Blanca. Parla al telefono. E’ il suo momento di relax.

La campionessa olandese arriva da noi sgranocchiando una mela. Aveva impostato la sveglia per l’ora dell’intervista. Ma si presenta con un paio di minuti di anticipo e quando iniziamo a parlare l’allarme scatta poco dopo. 

Lucinda è da anni una super big della strada, ma ormai anche del ciclocross. E’ soprattutto da quando è arrivata alla Lidl-Trek, o poco prima, che ha potuto riprendere il rapporto col fango. A 34 anni, in questa stagione ha vinto due gare in appena sei apparizioni. 

Brand vince a Flamanville, secondo successo stagionale che la rilancia anche in Coppa (foto UCI/Sporti Pic Agency)
Brand vince a Flamanville, secondo successo stagionale che la rilancia anche in Coppa (foto UCI/Sporti Pic Agency)
Sei gare di cross sin qui e peggior risultato un terzo posto. Lucinda, una partenza sprint…

Sì, è stato davvero bello riprendere così. Sono contenta di essere tornata subito ad alti livelli. Devo dire che mi sono allenata bene. Ho pedalato molto nella foresta e in offroad. Ho fatto parecchie sessioni per il ciclocross.

Dal 2016, il tuo numero di gare di cross è notevolmente aumentato: sei passata dalle 5-6 apparizioni al farne anche 33 nella stagione 2021-22. Come mai?

Quando ero più giovane, una junior o anche prima, facevo il cross e lo trovavo divertente per pedalare in inverno, anche perché non mi piaceva molto allenarmi, specie con il brutto tempo. Poi sono diventata un’elite, sono andata in squadre che non erano così entusiaste che facessi il ciclocross, in quanto credevano fosse troppo dispendioso e difficile da combinare con la strada. Così avevo smesso. Se puoi fare solo 2-3 gare, che senso ha? Ma mi dispiaceva.

Però hai ripreso fino ad arrivare al titolo iridato!

Sì, anche nella tecnica non ero affatto brava, dovevo ricostruire tutto o quasi. Dopo tanti anni solo su strada, iniziavo ad annoiarmi. Sempre le stesse cose, le stesse gare, persino gli stessi hotel. Perciò avevo bisogno di fare qualcosa di nuovo, di diverso e ho deciso di riprendere il ciclocross e allenarmi davvero per questa disciplina. Curando molto anche la tecnica.

Brand (classe 1989), nonostante un palmares enorme, continua a lavorare molto sulla tecnica. Un lavoro che si ritrova anche su strada
Brand (classe 1989), nonostante un palmares enorme, continua a lavorare molto sulla tecnica. Un lavoro che si ritrova anche su strada
Alvarado, Bakker fanno tutta la stagione inanellando successi, poi però arrivano le grandi e loro finiscono in secondo piano. E’ solo questione di “motore” o c’è dell’altro?

Credo sia soprattutto una questione di forza. Le corse su strada stanno aiutando molto la mia potenza e la mia resistenza nel cross. E questo è utile soprattutto quando il terreno è molto fangoso ed è necessaria tanta forza. Poi certo, conta anche avere un buon “flow”, un buon feeling… ma questo c’è solo quando anche la tua tecnica funziona. Altrimenti devi spendere troppo e non è facile perché il livello nel cross è notevolmente aumentato. Una volta potevi commettere più errori ed eri comunque sempre lì, adesso no.

Eppure ti abbiamo vista dal vivo in azione a Dendermonde, prima tua gara dell’anno tra l’altro, e con tutto quel fango ci sei sembrata piuttosto a tuo agio…

Sì, era la prima gara, ma dopo la prima parte ero un po’ stanca. C’è stato un inizio super veloce, ma ero fresca, ovviamente, venivo solo dagli allenamenti ed ero anche super eccitata e ho spinto. Ma è stato uno shock! Un colpo per il corpo. Okay, mi ero allenata in tutto, anche a correre, ma finché non metti tutto insieme, non sai mai come può andare. Quel giorno ero davanti, poi sono finita dietro. A quel punto ho cercato di trovare il mio ritmo. Ho cercato di “recuperare”. In quel caso è servita parecchia esperienza. Dopo il primo giro non ero sicura di poter arrivare al secondo posto.

Hai parlato spesso di tecnica, ebbene cosa ti dà il cross anche per la strada: solo la tecnica?

Ti aiuta nel gestire la tua bici in corsa, nella guida, e ti aiuta anche dal punto di vista atletico come negli sforzi brevi e intensi. Ogni volta nel cross è un piccolo sprint. E anche su strada le gare, specie nei finali, non sono molto costanti.

Nel 2021 per l’atleta di Dordrecht è arrivato il titolo mondiale nel cross, preceduto da quello europeo (foto Instagram)
Nel 2021 per l’atleta di Dordrecht è arrivato il titolo mondiale nel cross, preceduto da quello europeo (foto Instagram)
E avverti realmente questi benefici su strada dopo aver terminato una stagione di ciclocross?

Sì, ma anche perché mi piace molto e già questo è importante per la testa. Poi quando sei al limite su strada ti ritrovi quell’esplosività. Dopo diversi anni, credo che se non avessi fatto il cross, avrei perso la mia esplosività del tutto. Mentre adesso è tornata quella di un tempo.

Van Empel, Brand, Bakker, Pieterse, Alvarado… perché il ciclocross femminile è il regno delle olandesi?

Prima di tutto credo sia legato alla cultura che c’è nei Paesi Bassi, dove andare in bici è normale e farlo come sport è molto bello. Abbiamo molte squadre ciclistiche ed ognuna ha il suo circuito, dove si può pedalare in sicurezza, senza traffico cosa ideale per i bambini. C’è un allenatore fisso che ti segue, spesso anche su strada. Tutto questo va unito al fatto che siamo vicini al Belgio, dove il cross è importantissimo, e abbiamo l’opportunità di andare a correre da loro.

Interessante. Vai avanti…

Un altro vantaggio è che in questo momento forse i belgi non hanno così tante ragazze. Però hanno le squadre… che vogliono atlete. A quel punto prendono le olandesi. Le squadre belghe vorrebbero puntare su atleti belgi chiaramente, ma alla fine essendo il ciclismo femminile in crescita, vanno bene anche le olandesi. Credo dunque ci sia un mix di opportunità favorevoli a noi. Senza contare che spesso ci alleniamo insieme e questo ti spinge sempre un po’ più in alto.

Brand è stata terza alla Roubaix 2022, grazie anche alle sue doti di crossista. La classica delle pietre è forse il suo primo obiettivo 2024
Brand è stata terza alla Roubaix 2022, grazie anche alle sue doti di crossista. La classica delle pietre è forse il suo primo obiettivo 2024
Hai cambiato qualcosa sulla tua bici?

No, tutto come lo scorso anno. L’anno scorso avevo cambiato un po’ la posizione, volevo essere un po’ più bassa con il manubrio, ma quest’anno nulla. Va bene così. Mi trovo molto bene anche con le gomme Dugast.

Sei una top rider sia per la strada che per il cross, cosa prevedono i tuoi programmi in entrambe le discipline?

Il periodo di Natale è piuttosto impegnato, cercherò di bilanciarlo tra strada e cross. Ho una gara a breve, poi tornerò in Spagna. Qui, a gennaio, ci sarà una prova di Coppa del mondo (a Benidorm 21 gennaio, ndr) e potrò combinarla più facilmente con il camp di gennaio appunto. Successivamente lavorerò per i campionati del mondo, dove finirò la mia stagione di cross. Due settimane di riposo, una piccola vacanza, poi si riprenderà con la strada. Adesso non conosco nel dettaglio il mio calendario, lo stiamo decidendo in questi giorni, ma probabilmente farò le classiche delle Fiandre e spero la Roubaix… Quella mi piacerebbe davvero vincerla. Sono già salita sul podio ed è stato davvero bello. Ma ovviamente non sono l’unica che la vuol vincere!

E le corse a tappe?

Saranno principalmente le piccole gare a tappe. Da maggio in poi ne abbiamo molte in calendario noi donne. Probabilmente farò anche un grande Giro, ma come ripeto, va deciso adesso. Sarà un calendario un po’ diverso con le Olimpiadi di mezzo. 

Longo Borghini e la corsa rosa che piace proprio tanto…

13.12.2023
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CALPE (Spagna) – Solo poche ore fa è stato presentato il Giro d’Italia Donne. Un Giro duro, entusiasmante, in cui l’Appennino in qualche modo è il protagonista e non solo per l’arrivo sul Blockhaus. Anche a vederla, la planimetria, ricalca la spina dorsale del Belpaese. Un percorso che fa sognare Elisa Longo Borghini.

La piemontese si accende letteralmente in volto quando nel corso dell’intervista si tocca il tasto del Giro Donne

Elisa è in ritiro con la Lidl-Trek, tutta. E’ incredibile quanto sia grande questa squadra. Non solo per il numero di corridori, ma anche dello staff. Ci sono le WorldTour maschile e femminile, ci sono la development e un indefinito numero di tecnici e personale appunto. Ma è bello tutto ciò. Ci dice di un ciclismo che cresce, che si evolve.

Dopo essere rientrata dalla sgambata, un’oretta facile facile, Longo Borghini viene da noi.

Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Vacanze finite, Elisa, hai recuperato?

Ho recuperato sin troppo! Scherzi a parte, ne avevo bisogno. Il mio corpo ne aveva bisogno, anche se fermarsi per un corridore è sempre difficile. Però avevo veramente la necessità di fare un periodo di reset perché è stato un 2023 abbastanza duro. Dopo la setticemia del Giro è stato difficile cercare di recuperare anche solo un po’ di forma nel corso dell’anno. Ma poi mi sono resa conto che proprio non c’ero fisicamente e ho dovuto staccare.

Quando hai ripreso ad allenarti?

Tre settimane e mezzo fa. Sono ancora nella fase di completo condizionamento. Sto facendo palestra e distanze, tutto incentrato sull’endurance. Non ho mai toccato neanche un secondo la soglia in questo periodo.

Beh, forse è anche piacevole pedalare così, specie con le temperature che ci sono qui in Spagna…

Un po’ sì, però da corridore ti piace sempre andare forte. Ti manca quel feeling dello spingere su una salita o di fare qualcosa di un po’ più brioso. A me piace andare in bici, quindi non ho particolari problemi, però quando sei in quella Z2 o Z3 e sulle salite vedi che non vai avanti… qualche domanda te la fai! Ma fa parte della preparazione, ci vuole pazienza e bisogna farlo: punto.

Si avvicina l’anno olimpico, le scelte saranno importantissime: hai già una bozza di programma?

Il programma verrà completato in questi giorni. Credo d’iniziare al UAE Tour e farò le classiche del Nord e quelle delle Ardenne. Per me le Olimpiadi chiaramente sono un obiettivo molto grande, quindi cercherò di arrivarci in una buona condizione sia per la squadra che per me. Ma adesso come adesso la mia aspettativa principale è un’altra.

Quale?

E’ quella di essere sana, di non avere alcun tipo di problema fisico per poi essere pronta per le competizioni. Se le gare le devo perdere, che le perda perché le altre sono più forti e non perché io non sia al 100 per cento. Non voglio rincorrere la forma per il Covid, per un’influenza o per qualsiasi altro problema. Ad ora quindi il mio più grande obiettivo è quello avere una stagione lineare.

In volata sei migliorata precchio, lo sprint con Van Vleuten al Giro Donne ne è la conferma. C’è altro da migliorare? Si lavora ancora su quello?

Sicuramente c’è tanto da migliorare. Sapete, mi fate ora questa domanda e sono in un momento in cui tutto è da migliorare. Se invece parliamo di una condizione top, per me continuare a lavorare sulla volata ha una grande importanza. Come avete detto: mi trovo sempre lì nel finale con tre o quattro ragazze, che alla fine hanno le mie stesse caratteristiche. Pertanto essere più veloce mi potrebbe dare qualche soddisfazione in più. Un’altra cosa da migliorare è l’efficienza, perché quando ti trovi sempre con quelle tre o quattro che, come ripeto, hanno le tue caratteristiche, alla fine vince anche chi ha le gambe più fresche e non per forza chi ha la punta di velocità maggiore. Quindi devo lavorare tanto sulla base, su questa maledetta o benedetta Z2!

Elisa, molti tuoi colleghi ormai utilizzano il termine efficienza, vogliamo definirlo?

Un ciclista diventa efficiente quando ad una determinata intensità spende meno e quindi produce meno lattato. Risparmia energie ed è risparmiando tante energie che poi nel finale è più fresco. Oggi siamo talmente tutte tirate all’estremo che le gare si vincono o si perdono per mezzi centimetri e la differenza la fa chi bada meglio ai dettagli. A me piace guardare i dettagli ed essere precisa. Questa è una cosa che mi affascina.

Ieri è stato presentato il Giro Donne e tu hai anche fatto un collegamento da qui, dalla Spagna, cosa ti è sembrato?

Mi sembra un bel Giro. Non ti permette di perdere la concentrazione in nessuna tappa, a parte forse una, la seconda mi sembra, che arriva in volata. Tutte le altre sono frazioni che magari sulla carta possono sembrare anche semplici, ma hanno sempre qualche insidia.

Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Tipo?

Un arrivo su uno strappo, un arrivo su un salita che dovrebbe essere pedalabile, ma che poi così pedalabile non è. E poi mi piace molto il fatto che ci sia questa crono iniziale.

Perché?

Perché è subito una tappa in cui puoi guadagnare tanto, ma anche perdere tanto se non ti fai trovare pronta. E anche questo è un aspetto molto interessante. Sinceramente mi piace: è un Giro che mi piace.

Tornando un po’ al discorso delle scelte oculate, il Giro Donne contrasta con le Olimpiadi o va bene?

Questo non lo so. Io mi affido a Paolo Slongo e lui di solito riesce sempre a prepararmi bene per gli appuntamenti. Si vedrà strada facendo cosa farò al Giro e se ci sarò. Ma sapete, io sono un’atleta un po’ sanguigna, nel senso che va bene la preparazione, vanno bene le Olimpiadi… Però a me il Giro piacerebbe farlo e farlo forte.

Grande Elisa! Insomma hai “alzato la mano”?

Un pochino sì, poi è chiaro che sto agli ordini della squadra. Però il Giro è il Giro.

Due passi sulla spiaggia con Zambanini che racconta…

12.12.2023
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ALTEA (Spagna) – Fare due passi sulla spiaggia è uno dei modi migliori per parlare. Il suono dei ciottoli trascinati dalla risacca è rilassante e crea decisamente la giusta atmosfera perché Edoardo Zambanini metta in ordine le idee ai nostri “microfoni”.

Il corridore della Bahrain-Victorious si appresta ad affrontare la terza stagione da professionista. E quasi non se ne rende conto. «Il tempo – dice il trentino – sta veramente volando. Dico davvero, c’è da pensare: sono già all’inizio del terzo anno. Almeno posso dire che questi due anni sono passati come un fulmine, forse per l’emozione, forse perché mi sono divertito molto. Insomma l’ho vissuta in un bel modo».

Prima del ritiro e della totale ripresa, Zambanini si è goduto la neve dei suoi monti con lo sci alpinismo (foto Instagram)
Prima del ritiro e della totale ripresa, Zambanini si è goduto la neve dei suoi monti (foto Instagram)
Come archivi il tuo 2023?

E’ stato un anno di alti e bassi anche dal punto di vista fisico. Ho preso due volte la bronchite: la prima poco prima della Tirreno e poi nel finale di stagione. Quella prima della Tirreno ha scombussolato il programma per il Giro d’Italia. Ho saltato l’altura e ho fatto i Baschi anziché la Tirreno appunto. Però dai, alla fine è stata una stagione d’esperienza che mi ha fatto crescere. 

E cosa hai capito?

Che non è sempre tutto come si pensa. Bisogna mettere in conto anche qualche difficoltà. Diciamo che nel mezzo del viaggio, non ci sono solo i programmi e la bici, ma anche altri fattori.

Quest’anno da dove riparti?

Riparto da un passo più avanti. Difficile magari dire in percentuale quanto sia migliorato. Ma credo che in questi due anni abbia accumulato quell’esperienza che solo il correre con i pro’ ti dà. Sapere quando è il momento di stare più coperti, il momento in cui bisogna osare, quando bisogna aiutare la squadra… 

Zambanini (classe 2001) ha buone doti da scalatore e di recupero, caratteristiche ideali per i GT
Zambanini (classe 2001) ha buone doti da scalatore e di recupero, caratteristiche ideali per i GT
C’è qualcuno che ti ha tirato un po’ le orecchie in corsa? Qualche maestro?

Dopo le tappe facciamo sempre un breve “recap” e analizziamo il tutto. Ma avendo visto sempre il mio massimo impegno, le orecchie non me le hanno tirate! Ho sempre cercato di stare il più possibile vicino ai capitani e alla squadra. Poi magari qualcosa è andato anche storto, ma non mi sembra di aver fatto grandi errori.

Quale sarà il tuo programma per il 2024?

Di preciso ancora non lo so, ma spero più o meno un programma simile a quello del 2023: mi sono trovato bene. Sono partito alla Ruta del Sol, Paesi Baschi, Tour of the Alps, una gara che mi piace molto, e il Giro. Ricordo dopo il Giro non sono neanche tornato a casa, sono stato 4-5 giorni, da mia nonna a Padova e sono filato al Delfinato.

Poi però d’estate hai tirato il fiato?

Sì, ho ripreso a luglio con l’altura a Livigno, quindi Burgos, Plouay e Canada. Il Canada mi è piaciuto tantissimo. E’ stata una trasferta bellissima in cui mi sono divertito molto. Era la prima volta che andavo lì. Poi erano corse di un giorno e non sapevo bene cosa aspettarmi. Da lì, poi ho concluso la stagione con le classiche italiane e la Japan Cup.

Al Giro il trentino si è goduto l’abbraccio della sua gente, specie nella tappa del Bondone
Al Giro il trentino si è goduto l’abbraccio della sua gente, specie nella tappa del Bondone
E quindi questo è quel che ti piacerebbe fare l’anno che verrà. E alle Ardenne non ci pensi?

Sì, quello sarebbe un altro passo in avanti. E infatti coi diesse ho “alzato il braccio”! Non so se ci andrò quest’anno, ma nei prossimi mi piacerebbe. Quelle delle Ardenne sono gare belle e che mi si addicono. Sono anche per gli scalatori.

Scalatori: dopo due anni da pro’ sapresti definire meglio che corridore è Zambanini?

Un corridore da corse a tappe, quelle di una settimana ma anche per un grande Giro. L’anno scorso alla Vuelta, per esempio, mi sono trovato bene. Ero al primo anno e non pensavo di finirla. E invece non solo l’ho finita ma anche bene, specie negli ultimi giorni. E anche quest’anno al Giro è stato simile. Sono partito così, così per via di quell’avvicinamento non ideale, ma l’ultima settimana è stata quella in cui mi sono divertito di più. Quando sono arrivate le tappe alpine mi sentivo in forma. Ero in crescita.

Quale potrebbe essere un obiettivo concreto per il prossimo anno?

Cercare qualche buon risultato, strappare un podio o comunque avvicinarmi alla vittoria.

Magari al Tour of the Alps che è la corsa di casa…

Eh sì! Ci punterei molto. Essendo in casa ho anche quello stimolo in più. Ad esempio quest’anno al Giro d’Italia, la tappa del Bondone è stata un’emozione immensa. Io sono nato lì e a partire dalla prima salita ho avuto persone che mi hanno urlato, tifato. Ho un fans club, con amici, familiari, che sul Bondone ha fatto un “casino” micidiale. Salivo con la pelle d’oca. 

A Benidorm con i ragazzi di Reverberi. Ripetute e progetti

11.12.2023
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BENIDORM (Spagna) – Sono le 7,30 quando suona la sveglia dei ragazzi della Green Project-Bardiani-CSF-Faizanè (dal prossimo anno la squadra si chiamerà VF Group-Bardiani-Faizanè). I corridori dei Reverberi sono alloggiati in uno dei grattacieli della cittadina balneare della costa valenciana. Come molti altri team del resto. La “BIA” prima della colazione, prevista alle 8, e alle 10 tutti in sella sulle nuove De Rosa, presentate giusto qualche giorno fa.

Si pedala in gruppi da nove, non di più. Altrimenti scatta la multa. Qualche squadra l’ha già presa. Lampeggiante sull’ammiraglia, cartello “atención ciclistas” ben in vista e si va. Il menù di oggi prevedeva quasi 5 ore con dei lavori (in apertura foto di Gabriele Reverberi).

Col piede giusto

Fiorelli guida in sella il gruppo che seguiamo noi. L’altro, seguito da Alessandro Donati, è già partito. Noi seguiamo l’ammiraglia di Roberto e l’altro direttore sportivo, Luca Amoriello. Durante l’avvicinamento al Col de Rates si fa il riscaldamento. A turno i ragazzi fanno delle volate.

L’atmosfera sembra buona, così come il piglio dei ragazzi. La Green Project-Bardiani è cambiata pochissimo, solo quattro arrivi e tutti giovanissimi.

«I nostri senatori – dice Reverberi – ormai sono Tonelli e Gabburo. Siamo partiti abbastanza bene, credo. Vedo un bel gruppo, sono tutti ragazzi abbastanza giovani. Così come sono giovani e molto preparati anche i nostri medici, i preparatori… Anche loro sono fiduciosi: hanno visto che gli atleti si sono presentati in ottime condizioni rispetto all’anno scorso.

«Questo anche perché dopo un anno che lavoriamo con questo staff, i ragazzi hanno preso fiducia. Hanno capito che lavorano bene e quindi li seguono. E’ uno staff da WorldTour».

La squadra emiliana ha programmato anche un ritiro per gennaio, sempre qui. «Perché vogliamo davvero partire bene». Anche la scelta di venire in Spagna non è stata casuale. I “Bardiani” erano degli habitué del Cicalino in Toscana, posto al quale sono tuttora legati, ma certo il clima non è lo stesso. Oggi si sono toccati i 27 gradi, per dire…

Ripetute a go-go

La destinazione era il Col de Rates, dal versante di Altea. Roberto Reverberi, team manager, come tutto il resto dello staff è a bordo strada. Osserva i suoi atleti fare le ripetute: serie da 5′ ognuna con wattaggio crescente.

E’ un continuo saliscendi e non solo dei suoi ragazzi. Anche gli Uno-X stanno facendo lo stesso lavoro. Passano Kristoff, Magnus Cort… e così tante altre squadre. Oldani, ormai alla Cofidis, lancia un saluto. 

In questo giovane gruppo c’è anche qualche diamante, magari non ancora grezzo, ma certamente di valore. Pensiamo soprattutto a Pellizzari, Marcellusi che sono giovani, ma anche a certezze, tipo Fiorelli, Zoccarato… che garantiscono buoni rendimenti.

«Da questi ultimi due atleti ci si aspetta molto – va avanti Reverberi – a mio avviso sono atleti che non si sono mai espressi al loro massimo. Però vedo che quest’anno l’hanno presa con più serietà, come tutti. Mi sembra quasi che, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, siano loro ad essere spronati dai più giovani. Oggi i giovani arrivano velocemente e vanno forte, sono nati con certe metodiche di allenamento».

Quasi per tutti il peso era buono, come si diceva, e anche la fase di lavoro che stanno svolgendo sul Col de Rates è stata redatta dai coach interni. Nessuno quest’anno ha protestato o ha detto la sua perché in contrasto con la preparazione indicata dal proprio coach. Sono tutti piuttosto allineati.

«E’ cambiato l’approccio dei corridori allo staff tecnico – sottolinea Roberto – hanno più convinzione e cognizione, soprattutto per quel che concerne i tempi di recupero in questa fase».

Verso il Giro

Si lavora e si programma pensando al Giro d’Italia, il grande obiettivo. La Green Project-Bardiani non è certa della partecipazione, però è anche vero che una professional italiana dovrà esserci per regolamento.

E la programmazione in vista del Giro è forse la novità maggiore. Non avendo un uomo da classifica o un velocista, si portavano gli uomini più in forma, con la conseguenza che per andare al Giro si scatenavano una sorta di trials interni. Una lotta che portava i ragazzi a dare tutto prima della corsa rosa e poi magari a non essere al top quando contava veramente. Le cose sembrano essere cambiate.

«Che dire – prosegue Reverberi – noi il Giro l’abbiamo sempre fatto. Non è mai scontato, però siamo stati la prima squadra italiana nella classifica mondiale e ci siamo da più di 40 anni. Abbiamo lanciato molti corridori nel WorldTour e credo che un po’ di riconoscenza dal mondo del ciclismo ci dovrebbe essere.

«Riguardo alla programmazione per il Giro, abbiamo 22 corridori in organico e all’85 per cento già sappiamo chi lo farà. O comunque chi è più papabile. E infatti per questi atleti abbiamo già programmato sia i ritiri qua in Spagna, che in altura, ma è anche vero che la convocazione è aperta a tutti. Abbiamo tanti giovani, ma se si dimostrano attrezzati siamo pronti a buttarli dentro.

«Sia per fargli fare esperienza che, magari, per portare a casa una tappa. Anche se siamo consapevoli che vincerne una è difficilissimo. Oggi nelle fughe da lontano ci sono nomi importanti o gente che è uscita di classifica. Insomma, alla Vuelta in fuga ci andava Evenepoel».

Reverberi e una suggestione

Si torna in hotel. La sala da pranzo è chiusa, ma non per i corridori. Patron Bruno brontola un po’, giustamente, per il ricco buffet di dolci che viene proposto sul banchetto della sala. Una tentazione forte per i ragazzi.

Si mangia. Poi riposo e tempo libero, tra massaggi, stretching. L’importante è che alle 19,30 ci si ritrovi puntuali per la cena.

«La classifica al Giro – prosegue Roberto – non l’abbiamo mai curata particolarmente. Però c’è Covili che ogni anno cresce un po’ e magari potrebbe arrivare tra i primi 10-12».

A questo punto, parlando di classifica, lanciamo una suggestione a Reverberi. C’è un certo Domenico Pozzovivo che è ancora libero e a 41 anni sogna di prendere parte alla corsa rosa.

Sarebbe un ritorno storico: il lucano che termina la carriera nella squadra che lo ha lanciato. 

«Credo – dice Reverberi – di aver conosciuto pochi corridori seri a livello atletico e tecnico come il Pozzo. Però noi siamo la squadra dei giovani. Vero, uno come Domenico potrebbe aiutarli comunque. Se n’è parlato, ma non credo verrà. E chiaramente non è per la persona, figuriamoci, ma appunto per il nostro progetto».