Pedale Chiaravallese: un’isola felice nel ciclismo marchigiano

11.03.2024
5 min
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Fare attività in una regione difficile, dal punto di vista del movimento del ciclismo, come le Marche non è semplice e scontato. Investire, allestire un team in grado di coprire tutte le categorie lo è ancora meno. Il Pedale Chiaravallese ha intrapreso un percorso difficile e lo ha fatto prima con le attività dei più piccoli: esordienti, giovanissimi e allievi. Nel 2018 hanno aggiunto gli juniores, ampliando l’offerta e cercando di trattenere i ragazzi all’interno della regione. Garantendo loro una continuità di progetto, senza dover per forza fare le valigie e partire. 

Lo staff del Pedale Chiaravallese è un mix di esperienza e gioventù
Lo staff del Pedale Chiaravallese è un mix di esperienza e gioventù

Meno corridori? Meno società

La spirale è facile da vedere, ma non altrettanto da contrastare. Il ciclismo si evolve e la categoria juniores diventa sempre più importante e selettiva. Molti ragazzi smettono prima e, senza i corridori, le società chiudono. 

«Il nostro obiettivo – ci spiega Giulio Cardinali, il presidente – è diventare un punto di riferimento, come lo sono la Vangi o il Team Giorgi. In maniera particolare per la categoria juniores, che in questi anni, da quando l’abbiamo inserita nel nostro team, è cambiata parecchio. E’ diventata sempre più impegnativa per i nostri ragazzi. Il rischio è di vederli smettere e veder morire la categoria, con la conseguenza che gli atleti di valore siano costretti a migrare in altre regioni.

«La categoria diventa più competitiva – continua – e lo si vede, i ragazzi crescono in maniera diversa l’uno dall’altro e c’è chi ora non è pronto. Una volta avevano lo spazio per crescere, maturare, correre, ora ne hanno meno. Tanti ragazzi smettono da allievi, ma se non ci sono corridori le società vengono meno, è una conseguenza logica».

Da voi come va?

Il 2023 è stato un anno difficile, anche chi da allievo aveva vinto qualcosa ha sentito il cambio di categoria. Una società che tiene gli juniores deve essere strutturata al 100 per cento. Bisogna avere dei preparatori, i giusti diesse, un nutrizionista e una persona che cura la parte atletica. Non si può più fare attività come sei o sette anni fa. 

Il vostro progetto è nato in un momento di per sé difficile…

Avevamo intenzione di cambiare pagina, è stato un riflesso spontaneo a queste difficoltà. Nel 2024 vogliamo fare un cambio di passo, così abbiamo fondato lo Zero24 Cycling Team. Ci siamo trovati a tesserare atleti provenienti da province diverse e abbiamo voluto creare un brand che non fosse in contrasto con la nostra storia. I ragazzi sono tutti tesserati per il Pedale Chiaravallese, cambia solo il nome del team, ma la gestione è sempre nostra. 

Come lavorate?

Abbiamo capito una cosa, che se una società non si evolve rischia di morire. Tutto ciò che ci circonda è una risorsa: i ragazzi e i genitori in primis. Spesso si sente dire che nelle società comandano i direttori e i genitori devono starne fuori, ma non capiamo il perché. Una mamma o un papà sono i primi appassionati, parlano con i loro figli. Sono una risorsa, non un limite. Noi vogliamo, come prima cosa, formare degli uomini e poi degli atleti. La famiglia è il mezzo attraverso il quale tutto diventa possibile

E i collaboratori e lo staff?

Prendiamo tanti ragazzi che hanno corso con noi e che poi hanno smesso. Sono la nostra forza. Li prendiamo, facciamo fare loro formazione tecnica, investiamo. Ad esempio, abbiamo fatto un video di lancio, lo ha girato un ragazzo che correva con noi. Altri invece fanno gli allenatori e questo ci fa fare la differenza.

L’attività del Pedale Chiaravallese si basa tanto sulla disponibilità dei collaboratori
L’attività del Pedale Chiaravallese si basa tanto sulla disponibilità dei collaboratori
In che modo?

Noi teniamo tutte le categorie, il che vuol dire avere dai bambini ai diciottenni. Ci siamo accorti che l’interazione di un bambino di 6 anni è difficile con un adulto di 50. L’esperienza serve, ma è importante creare un filo diretto di comunicazione. 

E l’attività com’è organizzata?

Curiamo tutte le categorie e le discipline, crediamo molto in questo aspetto. Ai giovanissimi proponiamo strada e mountain bike. Mentre i più grandi, quindi gli allievi, li portiamo in pista. Il velodromo più vicino è quello di Forlì, sono 140 chilometri ad andare e altri 140 a tornare. E’ un grande investimento, ma ne vale la pena. Non obblighiamo nessuno a fare nulla, infatti se un ragazzo preferisce può continuare serenamente a fare mtb.

Durante la presentazione della stagione 2024, con dietro il nome di alcuni degli sponsor
Durante la presentazione della stagione 2024, con dietro il nome di alcuni degli sponsor
Come coprite tutte queste spese?

Ci sono tanti sponsor appassionati che ci seguono e sostengono ogni anno, a seconda delle possibilità. In più abbiamo un ottimo rapporto con i genitori. Fino al 2022 davamo le bici a tutti i ragazzi, anche agli juniores. Dall’anno scorso non riusciamo a causa dei costi alti dei materiali. Abbiamo parlato con i genitori e loro sono stati d’accordo nel fare questa spesa. Chiaramente se qualcuno non riesce lo aiutiamo, ci mancherebbe. I soldi che prima mettevamo nelle bici ora sono stati reinvestiti in altri campi. Diamo sempre il massimo, cercando di ottimizzare i costi.