Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara

I plantari custom fanno tanta differenza? Risponde Giuliano Carrara

17.12.2025
5 min
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I plantari customizzati e personalizzati in base alle individualità. Torniamo a scrivere di un argomento che non conosce epoca, tornato alla ribalta per via di una ricerca sempre più strenua delle performance.

I vantaggi, gli eventuali svantaggi e cosa è necessario considerare quando ci si affida a specialisti che operano nell’ambito dei plantari personalizzati. Abbiamo chiesto un approfondimento al dottor Giuliano Carrara, podologo podoiatra, della Podoclinica Carrara di Leffe (Bergamo) che, non di rado, si confronta con le richieste di atleti professionisti di primo piano.

Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Anche Filippo Ganna si affida al dottor Giuliano Carrara, questa una foto della sua ultima visita
Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Anche Filippo Ganna si affida al dottor Giuliano Carrara, questa una foto della sua ultima visita
Quali sono i motivi principali che spingono un ciclista ad avere un plantare personalizzato?

Sono diversi, ma quelli principali sono 6. Il primo è un dolore persistente, che resta tale anche dopo il cambio delle scarpe e visita bikefitting. Normalmente lo stesso dolore ci concentra sul ginocchio, si manifesta tramite una fascite plantare, metatarsalgia e formicolii.

Gli altri?

In sequenza sono da considerare la perdita di fluidità e di potenza durante la pedalata, differenze esistenti tra i piedi e le gambe, semplice desiderio di migliorare comfort e prestazioni. Con l’utilizzo di un plantare personalizzato si contrasta una eventuale instabilità del piede, talvolta accentuata dai pedali moderni e c’è anche un discorso di prevenzione degli infortuni.

Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
La valutazione include anche la pedalata statica sulla propria bici
Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
La valutazione include anche la pedalata statica sulla propria bici
Attraverso l’utilizzo di un plantare fatto su misura si può migliorare la performance con una resa atletica migliore?

Sì, principalmente grazie ad una maggiore stabilità. I plantari personalizzati rendono i piedi più stabili e rigidi al momento giusto, riducono la dispersione di energia e permettono di trasmettere meglio la forza sul pedale. Se alla base c’è un problema di appoggio, la sua correzione porta a vantaggi non trascurabili. Studi scientifici confermano guadagni tra il 2 e il 5 % di potenza sostenibile, oltre a ridurre la stanchezza.

E’ riuscito a quantificare i miglioramenti di un ciclista che usa i plantari costruiti sulle sue esigenze?

Certamente. Il feedback dei ciclisti è costante e inequivocabile. Dopo aver indossato il plantare definitivo i riscontri più comuni sono: «Il ginocchio non entra più verso l’interno», «Non sento più quella pressione sotto le dita», «Dopo 4-5 ore non ho più dolore», «La pedalata è molto più stabile e potente». Sono le risposte che ricevo, settimana dopo settimana, sconfinano nella soddisfazione e nel benessere, per me è una gratificazione.

Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Uno dei primi passi è l’analisi statica di “come è fatto” il piede
Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Uno dei primi passi è l’analisi statica di “come è fatto” il piede
Su quali distretti influisce principalmente un plantare ben progettato?

Il miglioramento parte dal mesopiede. Quando il mesopiede è stabile e si blocca correttamente, caviglia, ginocchio, anca e schiena lavorano con meno stress. Se invece “cede”, tutto il corpo compensa e prima o poi arriva il dolore, soprattutto al ginocchio o alla fascia ileotibiale.

C’è differenza tra sostegno dell’arco plantare e stimolazione della zona cuboide?

Sono due correzioni completamente diverse. Il sostegno dell’arco interno serve a chi ha il piede piatto e tende a “crollare” verso l’interno. La stimolazione del cuboide, consiste in un piccolo rialzo laterale di 3/6 millimetri, serve a chi ha il piede cavo o molto rigido.

Come funziona?

Aiuta il mesopiede a diventare rigido esattamente quando si spinge forte, precisamente tra le ore 2 e le 5 del giro di pedivella. Impedisce al carico di spostarsi di lato e riduce dolori laterali e tendiniti peroneali. E’ importante considerare che, l’uso della correzione sbagliata è il motivo principale per cui molti plantari non funzionano in bici.

Il plantare deve solo sostenere o anche permettere la corretta espansione e distensione del piede nella scarpa?

Deve fare entrambe le cose. Sostiene dove serve, ma lascia spazio perché l’avampiede si allarghi leggermente, con un range di 4/7 millimetri, in modo che le dita possano estendersi completamente. Personalmente uso sempre un leggero rialzo in punta, prende il nome di toe spring e, se necessario, si porta a scaricare le teste metatarsali. I plantari troppo pieni o troppo stretti provocano formicolii e “piedi caldi”.

Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Il piede è pronto per il calco
Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
Il piede è pronto per il calco
Le solette commerciali o termoformate che troviamo oggi in commercio possono sostituire un plantare personalizzato?

No. Sono costruite su forme standard e non tengono conto delle caratteristiche individuali del piede. Nella maggior parte dei casi non risolvono il problema e, se la correzione è sbagliata per quel piede, possono addirittura peggiorarlo.

In che modo?

Aumentano la pressione, spostano il carico o mascherano il problema. Personalmente non le consiglio mai come soluzione terapeutica o prestazionale. Quando c’è dolore, instabilità, asimmetria o ricerca di prestazioni serie, l’unica strada efficace è il plantare su calco individuale dopo una visita biomeccanica podologica completa.

Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
La “costruzione” del plantare prevede anche operazioni manuali di adattamento
Plantari custom, fanno tanta differenza? Risponde il Dottor Carrara
La “costruzione” del plantare prevede anche operazioni manuali di adattamento
Quali materiali utilizza per realizzare i suoi plantari per i ciclisti?

Dopo un’attenta valutazione che comprende visita biomeccanica podologica, videografia posturale, baropodometria statica, dinamica e soprattutto durante la pedalata reale con la bici del cliente, utilizzo solo due tecnologie, sempre su calco individuale del piede. Plantare in EVA medicale ad alta densità fresato CAD-CAM: lo scelgo per il 95 % dei casi. E’ rigido, leggerissimo, ha uno spessore minimo. L’altra soluzione è la stampa 3D in nylon caricato al carbonio. Quest’ultima è riservata a chi sviluppa potenze molto elevate o necessita di correzioni importanti. Il rivestimento superiore è sempre in EVA per evitare micro-movimenti e garantire comfort anche dopo centinaia di chilometri.

Solette BMZ, il plus nascosto dentro le scarpe

22.01.2025
5 min
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Le solette BMZ offrono dei vantaggi non secondari, sono semplici e si adattano facilmente. Un utilizzo costante permette di capire quanto è importante sfruttare il piede nella sua totalità. La prestazione e il comfort del ciclista passano anche dalle scarpe, da come appoggia il piede al loro interno.

Le solette BMZ non sono completamente in carbonio, resina o kevlar. Non sono estremamente rigide e sbilanciate nel supporto verso l’arco plantare. Non sono customizzate, pur adattandosi in modo soggettivo una volta inserite nelle scarpe ed indossate. Ecco di seguito alcune considerazioni e feedback.

Solette BMZ, non sono plantari customizzati
Solette BMZ, non sono plantari customizzati

Fanno appoggiare tutto il piede

Le solette BMZ si adattano perfettamente alla forma della scarpa ed al volume interno della calzatura stessa. A prescindere dalla categoria sono più morbide nella parte anteriore (si piegano e sono morbide anche grazie al cuscino posizionato sotto la zona del metatarso) e più sostenute nella zona centrale/posteriore (dove presentano il punto di pressione per l’osso cuboide).

Il concetto principale si riferisce allo sfruttare l’appoggio del piede per intero, creando una maggiore superficie di contatto con la soletta (e la suola della scarpa). Significa una stabilità aumentata e un bilanciamento ottimale che non arrivano esclusivamente dal “riempimento” dell’arco plantare.

Liberare le dita dei piedi

Indossate per la prima volta (inserite in una calzatura da ciclismo road con suola di carbonio che ha una resa tecnica elevata) offrono una sensazione diversa dal solito, non comune e molto differente se messa a confronto con un plantare custom in carbonio. Il primo punto da argomentare è legato alle falangi che restano più libere, tendono ad allargarsi e ad essere distese. Questo aspetto si percepisce soprattutto quando si è in spinta e ci si alza in piedi sui pedali (considerando sempre la medesima calzatura).

Il tallone invece sembra voler “entrare in sede” ed alloggiarsi in quella che ci è piaciuto definire come una depressione delle solette. Si crea tanta stabilità, perché a prescindere da come è strutturata la scarpa, il tallone va ad alloggiare (a sedersi), creando al tempo stesso una sorta di arco nella parte centrale, nella zona dell’osso cuboide.

La pressione arriva dal basso

Le prime sensazioni sono piacevoli, fin da subito il piede tende a “lavorare” in tutte le sue parti, anche se è necessario prevedere una fase di adattamento che può durare anche per 2 o 3 mesi, molto graduale. Durante la prima uscita in bici, condotta a ritmi blandi, è possibile riscontrare qualche indolenzimento alle ginocchia, per via dell’assestamento di tutta la gamba. Il punto dove le solette creano pressione (sotto il cuboide), quasi tende ad informicolarsi, così come tutta la fascia dove sono posizionati i muscoli retinacoli. C’è una riattivazione muscolare e nervosa.

Il medesimo feedback si ha nel momento in cui si inseriscono le solette anche all’interno delle scarpe da running o quelle che si utilizzano al di fuori della bici. Questa sorta di continuità nell’utilizzo porta ad un adattamento più rapido. E’ possibile quantificare delle diversità nel modo di pedalare subito dopo la prima settimana, avendo un maggiore controllo e percezione dopo un mese, per un’abitudine completa del piede dopo 80/90 giorni.

Cosa cambia una volta in bici

Le solette BMZ tendono a far riposizionare completamente la pianta del piede. Il riposizionamento si riflette sull’arto, sulle articolazioni e ovviamente su come lavora la gamba. E’ fondamentale prendersi del tempo per capire il cambiamento e come sfruttare le solette. La comodità complessiva arriva dal fatto che, rispetto ad una soletta tradizionale, completamente piatta e senza sostegno cuboide, rispetto ad un plantare custom sbilanciato verso il sostegno (riempimento) dell’arco plantare, con le BMZ la caviglia tende a lavorare e muoversi di più. Si cerca maggiormente la fase di spinta verso l’anteriore del piede (e della scarpa). Si tende ad equilibrare in modo naturale le due fasi principali del gesto, ovvero trazione e spinta. In buona sostanza, sembra di spingere di più e meglio, sensazione avvalorata da qualche watt guadagnato a parità di bici, di scarpe, di percorso e con condizioni meteorologiche sovrapponibili.

Man mano che passano il tempo di utilizzo e le ore in bici, come è facile immaginare si crea abitudine e una sorta di dipendenza da questa tipologia di solette ed è difficile tornare ad usare solette standard, ma anche plantari super rigidi eccessivamente sbilanciati verso il rialzo dell’arco plantare.

I prodotti BMZ sono distribuiti in Italia dalla commerciale reggiana Beltrami TSA (www.beltramitsa.it).

BMZ

idmatch Footbed, il plantare che non costringe il piede

19.09.2022
4 min
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idmatch Footbed sostiene il piede

E’ il plantare di idmatch e lo abbiamo visto in anteprima ad Eurobike, ma all’IBF di Misano abbiamo approfondito ulteriormente l’argomento. Ci siamo presi un po’ di tempo per lavorarlo e capire al meglio le sue caratteristiche.

Lo abbiamo provato nella misura L2 e dopo che lo abbiamo adattato e calzato per la prima volta non è stato più abbandonato. Entriamo nel dettaglio del plantare.

Le tre soluzioni del Footbed
Le tre soluzioni del Footbed

Più di un plantare

Non si tratta di un plantare personalizzabile, perché il Footbed di idmatch è un sostegno vero e proprio. Si sviluppa su tre misure differenti, aspetto che segue la filosofia della larghezza delle selle di Selle Italia. Le stesse misure di Footbed indicano un arco plantare che appoggia in una maniera specifica. Ci sono i colori che semplificano il riconoscimento della tipologia di appoggio.

Il plantare con il supporto bianco è specifico per un piede che ha un’arcuatura ridotta, con una superficie ampia di contatto con la calzatura.

Quello con il supporto grigio è il medio ed è anche il più diffuso. Ha una distribuzione ottimale dell’inserto in senso longitudinale.

Idmatch Footbed per il piede cavo è quello con il colore nero. E’ specifico per chi ha un arco plantare pronunciato ed ha una volta longitudinale molto alta e pronunciata.

Il plantare più adatto

Per questo c’è il misuratore idmatch, che tramite il contrasto di calore che si genera in fase di appoggio, permette al biomeccanico di capire l’ampiezza dell’arco plantare. Il problema delle misure (lunghezza) non esiste, perché il Footbed si taglia sulla punta senza alcun problema, semplicemente con una forbice, adattandosi facilmente a qualsiasi forma di scarpa.

E’ costruito con un materiale morbido e traspirante, gradevole quando il piede è appoggiato sopra e che non genera alcun tipo di attrito. Quest’ultimo fattore è importante per limitare in modo esponenziale la crescita del calore all’interno della calzatura. E poi si adatta molto bene alla scarpa, senza arricciarsi una volta inserito.

Come si presenta la parte del plantare a contatto del piede
Come si presenta la parte del plantare a contatto del piede

Supporto anche dietro

Il posteriore di Footbed non è piatto. I due lati, fino al punto mediano del piede, ha una sorta di spoiler (aggettivo che permette di capire al meglio il design) che sostiene, riempie la scarpa e supporta il piede, adattandosi e senza creare pressioni. Davanti non ha protuberanze e le dita del piede si muovono liberamente; è utile per chi sta in sella tante ore.

Il piede non scivola, ma non si creano frizioni
Il piede non scivola, ma non si creano frizioni

Li abbiamo provati, ecco i nostri feedback

Parlare e scrivere di plantari è un argomento sempre delicato, perché è un ambito dove la soggettività regna sovrana. Spesso ci si chiede, a giusta ragione se è necessario dotarsi di un plantare custom. Bisogna partire dal presupposto che un prodotto di qualità e fatto a regola d’arte è costoso talvolta ha bisogno di una fase di adattamento non banale.

Poi ci sono i plantari come idmatch Footbed, che hanno il compito di coprire quella fascia di prodotti che creano principalmente un sostegno utile alla pedalata. Non sono invasivi, sono gestibili da qualsiasi tipologia di utente e hanno un giusto rapporto tra la qualità ed il prezzo (59 euro di listino). Sono in grado di cambiare la qualità della pedalata, ma anche una volta scesi di sella e tolte le scarpe da ciclista, non “obbligano” ad utilizzare un plantare custom per le scarpe di tutti i giorni. Il piede è libero, durante e dopo l’attività in bici.

Non adottano la soluzione del riempimento delle “zone vuote” del piede, di conseguenza non creano pressioni sulla pianta del piede, ma creano un supporto longitudinale nella zona mediana e posteriore. Anche per questo motivo il piede gode di una ottima libertà.

Il Footbed crea una sorta di riempimento nella parte posteriore
Il Footbed crea una sorta di riempimento nella parte posteriore

Non modificano il volume

Uno dei vantaggi di Footbed è quello che non modifica (o lo fa in minima parte, impercettibile) il volume interno alla scarpa. Un fattore che deve trovare una considerazione primaria, in quanto dover cambiare la misura della calzatura per colpa di un plantare con uno spessore non adeguato non è cosa buona.

idmatch

La performance passa anche dai piedi? Andiamo a vedere

04.04.2022
4 min
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La continua ricerca dell’ottimizzazione dei materiali e l’esasperazione della posizione in bici sono argomenti molto dibattuti su cui ancora oggi l’UCI tenta di fare chiarezza. Ci sono però ambiti di cui si conoscono meno le applicazioni tecniche e i benefici diretti. Uno di questi riguarda uno dei tre punti di contatto con la bici: i piedi. 

Plantari per la prevenzione degli infortuni e per la massimizzazione della potenza espressa sui pedali sono due aspetti che possono fare la differenza dove la ricerca del dettaglio è d’obbligo. Come vengono sviluppati? Quali sono le motivazioni della creazione di questi dispositivi? Lo abbiamo chiesto al dottor Federico Dall’Olio, tecnico ortopedico e collaboratore presso Fisioradi Medical Center. Tra i suoi pazienti spiccano nomi come: Roberto Conti, Davide Cassani, Filippo Baroncini (i due sono insieme nella foto di apertura), Luca Facchinetti, Valentino Rossi e tanti altri atleti del mondo dello sport.

Durante la visita viene studiata anche la postura nella vita quotidiana per un’analisi complessiva (foto Facebook/Fisioradi)
Durante la visita viene studiata anche la postura in piedi (foto Facebook/Fisioradi)
Con quali esigenze i ciclisti si rivolgono a lei?

Di norma i ciclisti vengono per plantari su misura da inserire nelle scarpette. Collaboro spesso anche con i biomeccanici. Eventualmente quando loro trovano situazioni che richiedano la realizzazione di plantari su misura. Mi mandano il paziente o mi chiamano per dare questo servizio.

Quindi la valutazione del biomeccanico è complementare?

Prima è importante la valutazione del biomeccanico a meno che non ci siano delle situazioni localizzate al piede che richiedano lo scarico dell’arto inferiore. 

Che cosa riguarda il suo lavoro nello specifico?

Ovviamente quello che posso fare io è un esame che va a prescindere dal mezzo meccanico, la bici in questo caso. Valuto l’appoggio del piede durante il cammino, durante la posizione statica in piedi. Faccio una valutazione obiettiva nella rotazione del bacino o altro. E poi vado a suggerire la costruzione di un’ortesi plantare atta alla vita quotidiana. Eventualmente anche per il gesto sportivo.

Filippo Baroncini ha scelto di essere seguito per la creazione dei plantari prima della vittoria al mondiale
Filippo Baroncini ha scelto di essere seguito per la creazione dei plantari prima della vittoria al mondiale
Serve quindi anche per migliorare la performance?

Sulla bici il beneficio diventa più di scarico e correttivo di quello che è lo sviluppo della spinta del piede all’interno della scarpetta. Nello specifico con Filippo Baroncini abbiamo studiato un plantare per una ridistribuzione del carico a tutta pianta che consente di ottimizzare la spinta e la forza sui pedali.

E’ quindi un’ottimizzazione del gesto tecnico?

Sì, chiaramente gli scarpini di serie non sempre si sposano con tutti i piedi. In più essendo vincolati alle tacchette, hanno un punto di spinta unico e scaricano tutta l’energia unicamente lì. Con il plantare si riesce a ottimizzare questa spinta a livello complessivo della pianta del piede.

Può essere utile per la prevenzione degli infortuni?

Assolutamente. Si vanno a tutelare gli aspetti articolari, che siano la caviglia e il ginocchio, dando degli angoli particolari alla scarpa partendo dall’appoggio dei piedi. 

La valutazione della postura comprende anche il bacino e l’anca che deriva dall’appoggio dei piedi (foto Facebook/Fisioradi)
La valutazione della postura comprende anche il bacino e l’anca (foto Facebook/Fisioradi)
Quali sono i problemi ricorrenti per cui un ciclista si presenta da lei?

Il classico problema ricorrente un po’ di tutti i ciclisti è la metatarsalgia. Un sovraccarico a livello di avanpiede. Oppure un problema con l’articolazione del ginocchio, quando non riesce a trovare una soluzione con la postura dal biomeccanico si va a intervenire con un ortesi plantare direttamente all’interno della scarpa.

Come si procede per la realizzazione del plantare?

Si va ad indagare e poi si va a renderizzare il piede all’interno della scarpa. Per fare questo utilizziamo delle solette baropodometriche. Sono solette con dei sensori pressori, inserite all’interno della scarpa che vanno a registrare tutte le varie pressioni e le forze che ci sono all’interno della calzatura. In sostanza come si deforma il piede durante il gesto sportivo.

Il plantare serve inoltre a correggere la postura sia in bici sia nella vita di tutti i giorni (foto Facebook/Fisioradi)
Il plantare serve inoltre a correggere la postura (foto Facebook/Fisioradi)
Che tecnologia utilizzate?

Oltre alla valutazione, vado ad eseguire l’ortesi in laboratorio. Prediligo un’ortesi su calco. Adesso si dispone di tecnologie che consentono di progettare un plantare con un metodo specifico che va a ottimizzare al decimo di millimetro tutti quelli che sono gli spessori e al tempo stesso tutti quelli che possono essere i materiali, per andare incontro al comfort e alla maggiore espressione della performance.

Pensa che con l’esasperazione dei materiali e delle componenti, per quanto riguarda le scarpe si stia andando in una direzione a discapito del comfort e della prevenzione infortuni?

No, questo no. Ogni casa costruttrice adotta delle dime diverse per le proprie calzature. A seconda della marca ognuna ha una sua differente calzata. Anche se molti ciclisti dispongono di scarpini fatti su misura, difficilmente riescono ad ottenere un prodotto che li soddisfi al cento per cento. Quindi si preferisce partire da un modello più comodo e largo per poi inserirci successivamente un plantare su misura.