Del Toro? Ha valori speciali, parola di Ugrumov

31.08.2023
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«La vittoria al Tour de l’Avenir? Non mi ha sorpreso minimamente, è da quando l’ho conosciuto che so di avere fra le mani un campione». Piotre Ugrumov, il tecnico della nazionale messicana è quasi sorpreso dalla grande attenzione che si è scatenata intorno al suo pupillo, d’altronde già lo scorso anno aveva sottolineato le qualità del corridore diciannovenne che ha sbancato la più importante corsa per under 23.

Una vittoria che non è certo arrivata per caso: «Al Tour pensavamo sin dall’inizio di stagione – spiega l’ex corridore lettone, uno dei grandi rivali di Pantani al Giro e al Tour – ci eravamo programmati per essere al massimo in questo periodo, per questo nella prima parte dell’anno si è un po’ risparmiato, anche perché veniva da un 2022 complicato».

L’abbraccio del giovane messicano a Ugrumov, suo tecnico e mentore
L’abbraccio del giovane messicano a Ugrumov, suo tecnico e mentore
In quale misura?

Isaac voleva essere protagonista in Francia già lo scorso anno, ma una caduta prima della corsa lo aveva fatto sbattere con violenza contro un guardrail con conseguente rottura del femore. La sua stagione è finita a metà luglio, così abbiamo deciso di prendercela comoda. E’ tornato a casa e si è allenato d’inverno pensando già a quel che doveva fare.

Qual è la caratteristica che ti colpisce di più di Del Toro?

E’ un ragazzo molto sensibile e curioso, che prende questo mestiere estremamente sul serio e non vuole farsi sfuggire nulla. Per certi versi imita un po’ il suo idolo Pogacar, ha un’attenzione quasi maniacale per questo sport tanto che l’Avenir era diventato non solo un obiettivo ma quasi un’ossessione. Il nostro Tour è cominciato molto prima della partenza…

Del Toro in classifica ha preceduto i nostri Pellizzari di 1’13” e Piganzoli di 1’42”
Del Toro in classifica ha preceduto i nostri Pellizzari di 1’13” e Piganzoli di 1’42”
Racconta…

Intanto abbiamo sfruttato il periodo di allenamento in altura per andare a visionare le tappe principali della corsa. Le abbiamo studiate metro per metro e poi le abbiamo ripassate più e più volte al computer. Una settimana prima del via eravamo già in Francia per allenarci sugli stessi percorsi. Posso dire a conti fatti che la corsa è andata quasi interamente nella stessa maniera di come l’avevamo immaginata e programmata.

Com’è il tuo rapporto con Isaac?

E’ un ragazzo molto attento a qualsiasi cosa e soprattutto che nutre una grandissima fiducia in noi che lo guidiamo. Tanto che chiede scusa se poi in corsa qualcosa non va com’era stato previsto. Io dal canto mio cerco di parlarci molto, soprattutto quando è nervoso per qualche ragione.

Isaac ha preparato l’Avenir al Giro della Valle d’Aosta, finendo al terzo posto
Isaac ha preparato l’Avenir al Giro della Valle d’Aosta, finendo al terzo posto
Tecnicamente ti assomiglia?

Non direi, è un corridore a sé anche perché i corridori di oggi, ma direi proprio il ciclismo nel suo insieme è molto diverso da quello che affrontavamo noi. Lui è il corridore del futuro.

Stupisce però che venga da un Paese, il Messico che ha avuto pochi campioni nel suo insieme, vengono in mente i nomi di Alcala e Perez Cuapio…

Campioni veri, Alcala è stato mio avversario, ma come detto è davvero difficile fare un paragone. Ho capito subito che Isaac aveva qualcosa di diverso vedendo i suoi dati. Io sono abituato a lavorare molto in base ai numeri, ai valori che un corridore esprime e si vedeva che i suoi erano molto diversi da quelli di tutti i suoi compagni. Soprattutto ho notato che sapeva gestirsi, arrivava al traguardo che non aveva dato tutto, che aveva delle riserve e questo conta molto in prospettiva. Ti faccio un esempio…

Del Toro festeggiato dai tifosi messicani sulle strade francesi
Del Toro festeggiato dai tifosi messicani sulle strade francesi
Prego…

Il Tour non era iniziato bene, sapevamo che nella cronosquadre avremmo perso molto ma un componente del team è caduto e ha rotto la bici. Contavamo di perdere un minuto invece ne abbiamo incassati più di due. Isaac però non si è scomposto, ha detto solo che ci sarebbe stato da lavorare di più e così è stato.

E’ facile immaginare che le sue prestazioni abbiano scatenato le attenzioni dei grandi team intorno a lui…

Ce ne sono almeno 4 che gli fanno una corte serrata. Sui media è già uscita qualche anticipazione, ma per ora non ha preso ancora una decisione né tantomeno ha firmato nulla. Vuole pensarci bene, per scegliere la soluzione migliore per continuare a crescere.

Per il messicano si è aperta ora una vera asta tra squadre WorldTour
Per il messicano si è aperta ora una vera asta tra squadre WorldTour
Il Messico è solo Del Toro?

Intorno a lui si sta ridestando nel suo Paese l’attenzione per il ciclismo e posso già anticipare un altro nome del quale si sentirà parlare. Si chiama Carlos Garcia, è molto forte, solo che è completamente diverso da Isaac, è uno molto veloce, un vero sprinter. Anche nel suo caso sono i valori a dirmelo…

La furbizia dei sudamericani. Ugrumov ne sa qualcosa…

27.05.2023
4 min
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Certe volte è meglio perdere per far perdere, che provare a vincere. E’ quello che ha pensato un imbufalito Pinot a Crans Montana, indispettito dall’atteggiamento di Cepeda e alla fine Rubio ha messo tutti d’accordo. Chi ha buona memoria ha assistito a un copione già visto: Val Thorens, Tour de France 1994. Piotr Ugrumov è in fuga con Nelson “Cacaito” Rodriguez, pupillo di Gianni Savio alla ZG Mobili. Il colombiano non tira un metro, Ugrumov s’indispettisce e s’innervosisce, prova a levarselo di dosso, ma il rivale gli resta attaccato e non dà un cambio. Poi, alla fine, uno scattino e la tappa è sua.

Sono passati tanti anni e il lettone, ormai da tempo romagnolo d’adozione, quel fatto lo rivive con distacco, anche se gli è chiaro nella testa ogni metro della scalata. Oggi Ugrumov continua a lavorare con la nazionale messicana, è a San Marino con 8 ragazzi che vivono e si allenano sotto le sue direttive, per poi partire in giro per l’Europa per continuare a imparare: «Ma ora con noi c’è anche un ragazzo locale. Crescono e imparano, pian piano».

Ugrumov con Rodriguez, che lo befferà al traguardo. Ma il lettone si rifarà con due vittorie successive (foto archive le DL)
Ugrumov con Rodriguez, che lo befferà al traguardo. Ma il lettone si rifarà con due vittorie successive (foto archive le DL)
Hai visto quel che è successo a Crans Montana?

A dir la verità no, non ho avuto tempo per vedere questo Giro d’Italia, nel pomeriggio sono sempre impegnato, ma so bene quanto è successo e immaginavo che a qualcuno potesse tornare in mente quella tappa.

I corridori sudamericani sono tutti così?

No, non creiamo stereotipi. E’ che molti cercano di sfruttare la situazione e devi metterlo in conto. Ricordo che Domenico Cavallo, il diesse che era nell’ammiraglia di Rodriguez e oggi purtroppo è scomparso, non faceva che urlargli: «Stai a ruota che ti porta al traguardo…». Io cercavo di mollarlo, ma rimaneva sempre attaccato.

Cepeda al Tour of the Alps: la sua tattica al Giro non ha pagato, ma in salita il talento c’è
Cepeda al Tour of the Alps: la sua tattica al Giro non ha pagato, ma in salita il talento c’è
Te la sei presa?

Lì per lì sì, ma non sono tipo da mettermi a fare discussioni. Ho reagito come dovevo reagire, infatti il giorno dopo me ne sono andato da solo e ho vinto. D’altro canto non ero per nulla veloce, se volevo vincere dovevo arrivare da solo. Ma tornando a quanto detto prima, non tutti i colombiani sono così. Ricordo ad esempio Lucho Herrera, un grande che ho affrontato sia da dilettante che da pro’. Lui non stava a ruota, attaccava e vinceva, uno scalatore con i fiocchi.

Perché però molti seguono quella strada?

Io dico che fa parte della vita, è quello che essa ti insegna. Sanno bene che la montagna non ti regala niente, ci vivono. Imparano ad andare in bici lì. Faticano. Sanno che la stanchezza ti colpisce all’improvviso e quindi devi cercare in tutti i modi di risparmiare energie. E’ un discorso complesso: non tutti riescono ad andare per 5-6 minuti fuori soglia.

Lucho Herrera, primo grande colombiano della storia ciclistica. Vincitore della Vuelta 1987
Lucho Herrera, primo grande colombiano della storia ciclistica. Vincitore della Vuelta 1987
Tu lavori con i messicani: sono diversi?

E’ una cultura diversa che deriva dalla situazione geografica: in Messico c’è sì l’altitudine, ma ci sono molte meno montagne e quindi è difficile trovare grandi scalatori, io ricordo solo Alcala. Sono forti sul passo, hanno un’evoluzione ciclistica più lineare, anche se poi quando arrivano in Europa si trovano in un mondo diverso dal loro. C’è un aspetto dei colombiani che ripensandoci mi colpisce…

Quale?

Tempo fa sono stato al Giro di Colombia e la cosa che mi ha lasciato stupefatto è che gareggiavano anche ragazzini di 16 anni, insieme ai pro’. Lì non ci sono grandi numeri, ma non fanno distinzione fra categorie e sin da giovanissimi si trovano a competere con i più grandi. Poi non hanno i limiti di rapporto che c’erano in Italia fino allo scorso anno. Perdevano magari in agilità, ma ne guadagnavano in forza.

Per Pinot tante polemiche dopo Crans Montana. La sua scelta ha lasciato interdetti
Per Pinot tante polemiche dopo Crans Montana. La sua scelta ha lasciato interdetti
Tornando a quanto successo all’ultimo Giro d’Italia, che ne pensi del comportamento di Pinot?

Mi spiace, ma ha sbagliato. Non è un corridore qualsiasi, è un campione con un grande curriculum, correre così non gli fa onore. Poteva cambiare tattica, poteva giocare di furbizia proprio come fanno i colombiani. Era superiore e lo dice la storia stessa degli ultimi anni. Io non avrei fatto così, Pinot poteva agire diversamente.

Messico 2022

Ugrumov, ma cosa ci fai in mezzo ai messicani?

09.06.2022
5 min
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Fra le varie rappresentative al via della Corsa della Pace Under 23 c’era anche il Messico. A dirigere la formazione centroamericana una vecchia conoscenza del ciclismo italiano, quel Piotr Ugrumov che ormai da tanti anni vive e lavora in Romagna, tanto che il suo accento della terra d’origine ormai si è mischiato con quello del posto. Vederlo nel nuovo ruolo è stata una sorpresa e dietro questo suo incarico c’è una storia che vale la pena di raccontare.

Ugrumov è stato contattato nell’estate scorsa da Alejandro Rodriguez, presidente dell’A.R.Monex, una formazione con un buon peso specifico soprattutto nella mountain bike per gestire i ragazzi di quella che può essere a buon diritto considerata la principale squadra messicana su due ruote. E parliamo di due ruote non a caso, perché il primo compito che è stato dato a Ugrumov è stato quello di far fare ai ragazzi ogni esperienza: «Quest’inverno hanno gareggiato anche nel ciclocross, io non lo avevo mai provato né mai visto, eppure ci siamo ritrovati non solo a fare le gare italiane ma a competere anche in Repubblica Ceka e in Belgio, in Coppa del Mondo. Una grandissima esperienza».

Ugrumov 2022
Ugrumov, lettone di 61 anni, da molto tempo in Italia, è stato sul podio al Giro e al Tour
Ugrumov 2022
Ugrumov, lettone di 61 anni, da molto tempo in Italia, è stato sul podio al Giro e al Tour
Come è nato questo contatto?

Mi ha chiamato direttamente Alejandro, ha messo in piedi questa realtà insieme ai fratelli Luis, che poi ha passato la mano e Roberto. Dietro c’è la Monex che è una banca messicana il cui presidente è un grande appassionato di ciclismo. Il mio compito è far crescere questi ragazzi facendo fare tutto ma tenendo sempre presente che la strada è quella che può dare loro un futuro, se mostreranno qualità e secondo me qualcuno di loro le qualità ce l’ha.

Come è nata la partecipazione alla Corsa della Pace? Quella è una manifestazione per nazionali…

Un giorno Alejandro mi ha detto che conosceva l’organizzatrice e poteva farci partecipare come nazionale messicana. Io non ero del tutto propenso, perché non avevamo preparato la gara e sapevo bene di che livello si trattava, parliamo di uno dei principali eventi mondiali di categoria. Era però un’occasione davvero imperdibile così ci siamo armati di coraggio e siamo andati.

Messico Corsa Pace 2022
Il miglior messicano alla Corsa della Pace è stato Del Toro, 44° a 13’43” dal vincitore Van Eetvelt (BEL) – Foto A.R.Monex
Messico Corsa Pace 2022
Il miglior messicano alla Corsa della Pace è stato Del Toro, 44° a 13’43” dal vincitore Van Eetvelt (BEL) – Foto A.R.Monex
Che riscontri hai avuto?

Nel complesso i ragazzi se la sono cavata bene, Del Toro ha chiuso una tappa al 16° posto, mentre Garcia è stato 15° in un’altra tappa. E’ chiaro che il livello era eccelso, tanto è vero che i ragazzi sono usciti davvero molto provati dalla corsa, ma è stato qualcosa che gli resterà dentro e servirà a farli crescere. Ora, dopo l’ultimo impegno in questa settimana a Riolo Terme, tireranno un po’ il fiato e andranno a ricaricare le batterie a Livigno.

Insieme a una formazione regionale ceka eravate l’unica formazione “privata” al via…

Eravamo una nazionale a tutti gli effetti. A questo proposito va detta una cosa: in questo momento la Federazione ciclistica messicana non c’è, l’Uci ha tolto la licenza e si attende ora di cambiare i vertici dell’ente. Resta però l’ordinaria amministrazione e la possibilità di farci gareggiare a livello ufficiale, ad esempio stiamo verificando la possibilità di prendere parte ai mondiali di mountain bike in Svizzera, i ragazzi hanno già ottenuto i punti necessari per iscriversi. Più difficile sarà andare a quelli su strada in Australia visti i costi, ma una speranza c’è…

Del Toro 2022
Isaac Del Toro ha 18 anni, è stato 13° a San Vendemiano ed è già qualificato per i mondiali di mtb (foto Elvigia.net)
Del Toro 2022
Isaac Del Toro ha 18 anni, è stato 13° a San Vendemiano ed è già qualificato per i mondiali di mtb (foto Elvigia.net)
Come si trovano in questa esperienza?

Sono in tutto 9 ragazzi, due juniores e gli altri tutti Under 23. Vivono insieme in una casa a San Marino, sono estremamente gentili ed educati ma soprattutto sono molto responsabili a dispetto della giovane età e della distanza dal loro Paese d’origine. Fanno tutto da soli, ognuno ha i suoi compiti, perfetti esempi di economia domestica.

Come se la cavano con l’italiano?

Vanno una volta alla settimana a scuola e piano piano cominciano a imparare, chiaramente vivendo insieme non hanno molte occasioni di esercitarsi. Io ho corso due anni in Spagna e così ho rispolverato un po’ il mio spagnolo…

Garcia 2022
Carlos Alfonso Garcia, 18 anni, è considerato un passista molto promettente (foto Twitter)
Garcia 2022
Carlos Alfonso Garcia, 18 anni, è considerato un passista molto promettente (foto Twitter)
Secondo te fra questi ragazzi c’è qualcuno che può proseguire nella propria carriera?

Io dico di sì, soprattutto visto come stanno imparando velocemente e stanno migliorando di conseguenza. Del Toro ad esempio è uno che in salita va forte, Garcia invece è un bel passista veloce. Parlando di loro bisogna anche avere chiaro un concetto: non è e non sarà mai la Colombia, dove c’è una vera cultura ciclistica. In Messico a fronte di 125 milioni di abitanti sì e no ci saranno 12 gare in tutto…

Ugrumov Riccione 2021

Remco, un Berzin con più testa. Parola di Ugrumov

23.05.2021
4 min
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C’era una volta uno scalatore venuto dal freddo di Riga, quando ancora la Lettonia era parte dell’Unione Sovietica. A cronometro non era niente male, così si concentrò sui grandi Giri, diventando presto uno dei massimi interpreti, solo che quello era il periodo di gente come Miguel Indurain e Marco Pantani, così Piotr Ugrumov divenne l’eterno piazzato: 2° al Giro ’93, 2° al Tour ’94, 3° al Giro ’95, ben 7 volte nella Top 10 di una corsa di tre settimane.

Finita la carriera, Piotr Ugrumov, che nel frattempo si era innamorato dell’Italia più che della Spagna dove pure aveva corso da professionista, prese casa a Rimini e ha iniziato a lavorare con i più giovani, per trasmettere tutta la sua vasta conoscenza: «Lavoro con i ragazzi dell’Euro Bike Riccione – dice nel suo italiano dove l’accento russo ormai si confonde con quello romagnolo – ma è solo l’ultimo capitolo di un lungo viaggio».

Sei sempre rimasto in Romagna?

No, ho iniziato a Salò con i più giovani passando poi per Padova, Rimini, per 7 anni sono anche stato dirigente alla Katusha, dove coordinavo il lavoro dei direttori sportivi. Ma niente è più divertente di lavorare con i ragazzi, spiegare loro la posizione in bici, insegnargli a guidare, vedere che a inizio anno non finiscono neanche le corse e alla fine arrivano sempre nei primi 10. Vale come una vittoria…

Ugrumov Rosslotto 1997
Ugrumov ha corso da pro dal 1989 al ’99: qui con la Rosslotto nel 1997. 9 le sue vittorie
Ugrumov Rosslotto 1997
Ugrumov ha corso da pro dal 1989 al ’99: qui con la Rosslotto nel 1997. 9 le sue vittorie
Hai nostalgia del ciclismo professionistico?

Ho vissuto di ciclismo agonistico per 25 anni, facevo qualcosa come 32 mila chilometri l’anno, ho fatto più di 20 grandi Giri, insomma è stata una parte importante della mia vita. Ma ora è un ciclismo molto diverso dal mio.

Perché?

Basta guardare le bici. Ai miei tempi avevi i manettini al telaio, come alla mia Bianchi del ’95, un pacco pignoni da 7-8, ora ci sono 11 rapporti, ora misurano le bici che non devono pesare più di 6,8 chili, la mia ne pesava 9 e ci facevo Giro e Tour.

Ugrumov Mondiali 1993
Ugrumov con Indurain ai Mondiali del ’93: in quell’anno fu 2 al Giro e 7° al Lombardia
Ugrumov Mondiali 1993
Ugrumov con Indurain ai Mondiali del ’93: in quell’anno fu 2 al Giro e 7° al Lombardia
Tu eri abituato a fare almeno due grandi Giri a stagione: credi sia possibile anche al giorno d’oggi, puntando alla classifica in entrambi?

Io dico di sì, forse anche per fare doppietta come Pantani nel ’98. Serve innanzitutto fortuna, non avere problemi tecnici e di salute per tutto l’anno, ma se fisico e testa reggono si può ancora fare. Secondo me è prima di tutto una questione psicologica.

C’è qualcuno nel ciclismo attuale nel quale ti rivedi?

Io ero uno scalatore puro che andava forte anche a cronometro, direi che Bernal è quello che mi assomiglia di più, ma la domanda è un’altra: i giovani campioni di oggi avranno la durata che avevamo noi? Noi rimanevamo sulla breccia anche per un decennio. In questo senso chi mi impressiona di più è Valverde che a 41 anni va ancora così forte, quello è davvero un grande campione. Quelli di oggi dureranno altrettanto? Solo il tempo potrà dare una risposta

Ugrumov Giro 1995
Ugrumov e Berzin, compagni e avversari al Giro ’95, vinto da Rominger (il primo a sinistra)
Ugrumov Giro 1995
Ugrumov e Berzin, compagni e avversari al Giro ’95, vinto da Rominger (il primo a sinistra)
Restiamo in tema di paragoni: tu correvi con un certo Evgeni Berzin, che fece saltare il banco al Giro del ’94. Trovi delle somiglianze con Remco Evenepoel?

Sì, il paragone è giusto. Berzin a 20 anni era già stato campione del mondo di inseguimento, quindi entrambi sono emersi molto presto. Il belga è un fenomeno fisico, secondo me, ma resta sempre l’incognita se questo rendimento così alto da giovanissimo lo esaurirà prima del tempo. Si diceva la stessa cosa di Cunego, ricordo.

Perché sei così scettico sui giovani odierni?

E’ come una macchina nuova: se la porti subito a giri elevati e la spingi sempre al massimo, si logora prima. Credo che per costruire la carriera di un corridore sia anche importante saperlo dosare, gestire al meglio. Tornando a Berzin ed Evenepoel, Evgeni era uno che voleva tutto e subito, spero che Evenepoel sia consigliato meglio, ma sembra un ragazzo concentrato e che sa ragionare. Staremo a vedere…