Miche lancia in modo ufficiale la nuova cassetta della famiglia Supertype 12SH, compatibile con le trasmissioni Shimano a 12 rapporti. Si punta sulla leggerezza, senza tralasciare la longevità.
Acciaio e alluminio, ma anche una anodizzazione che prende il nome di Hard Treatment, con l’obiettivo di fornire la massima resistenza all’usura e di aumentare la durezza del materiale. Entriamo nel dettaglio.
Gli ultimi due pignoni, 27 e 30, sono ricavati dal pieno in un blocco unicoGli ultimi due pignoni, 27 e 30, sono ricavati dal pieno in un blocco unico
Miche, vent’anni di storia e di sviluppo
Da oltre 20 anni l’azienda veneta è un riferimento nello sviluppo e nella produzione dei componenti, un marchio che nasce con una forte propensione race. Da sempre Miche fornisce delle soluzioni che vanno ben oltre delle semplici alternative, soprattutto per quanto concerne i pignoni e gli ingranaggi. In questo sono un esempio anche l’ultima generazione delle corone, ma anche il nuovo movimento centrale.
Uno step ulteriore è stato fatto con gli ultimipignoni Supertype, che mettono al centro il rapporto tra il valore alla bilancia e la resistenza. Scriviamo di un pacco pignoni (11-30) da 188 grammi dichiarati, ben 35 in meno rispetto alla versione precedente. Anche in base a questo, diventa interessante il prezzo di listino di 299,89 euro.
La ghiera è in alluminioI due pignoni più piccoli sono in acciaioLa ghiera è in alluminioI due pignoni più piccoli sono in acciaio
Come sono fatti
I due pignoni più piccoli, l’11 ed il 12 sono in acciaio cromato, perché devono garantire la massima resistenza contro le pressioni che si generano in fase di chiusura della ghiera. Quest’ultima è in alluminio 7075-T6. Tutti i pignoni intermedi, denti di innesto inclusi, sono in alluminio 7075-T6 con trattamento Hard Treatment. Sono in in lega di alluminio anche i vari distanziali.
Gli ultimi due pignoni, 27 e 30, sono un blocco unico e ricavati dal pieno, sempre in lega di alluminio con trattamento di anodizzazione HT. La scala della nuova cassetta pignoni Miche Supertype è: 11-12-13-14-15-17-19-21-23-25-27-30. La produzione è rigorosamente Made in Italy.
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La combinazione delle corone 54-40 è diventata uno standard tra i pro’ (c’è chi usa abitualmente il 55 o il 56). Il motivo principale è relativo alle velocità e alle medie orarie sempre più elevate, in pianura, in volata, come in salita. Le compact (52-36) vengono usate in casi di pendenze estreme e dai corridori che praticano il gravel.
Abbiamo fatto anche un confronto tra l’utilizzo dei due plateau, con l’ausilio della piattaforma Shimano Connetc Lab.
Con le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzioneCon le corone Miche è possibile personalizzare il plateau Ultegra, ottima soluzione
Il nostro test
Prima di tutto si è cercato di rendere il test replicabile, utilizzando lo stesso percorso e la medesima base di lavoro (bici Exept, power meter Shimano Ultegra e pignoni Miche Primato 11/34, analisi dei numeri tramite Shimano Connect Lab e device Garmin 1040 Solar). Una prova sul campo, facile da interpretare e che non vuole essere “un’analisi scientifica”. Le diverse fasi del test sono state eseguite in un ambiente esterno. Le variabili esistono e sono da considerare (ad esempio il vento e la temperatura).
Con entrambe le combinazioni abbiamo pedalato sulla stessa salita (6% di pendenza media) di 4,28 chilometri (con la corona da 36 e da 40, pignone da 21 posteriore) e su un tratto in pianura di 2,12 chilometri (usando il pignone da 17) senza traffico e curve. Nelle due situazioni non ci siamo mai alzati in piedi sui pedali e abbiamo tenuto il riferimento di 80 rpm. Il nostro peso attuale è di 67 chilogrammi.
Power meter Shimano Ultegra e corone 52-36Power meter Shimano Ultegra e corone 52- 36
Cadenza e una sorta di pignone fisso
Una scelta per considerare il lavoro in KiloJoule e per permettere anche a chi non usa il misuratore di potenza, di potersi immedesimare in questa prova. E’ naturalmente da considerare la differenza in fatto di sviluppo metrico (36×21 3,694 e 40×21 4,104 metri, 52×17 6,591 e 54×17 6,845 metri), fattore che comunque ci permette di capire quanto proprio gli sviluppi metrici influiscono sul consumo di energie (sulla forza da imprimere sui pedali) ed inevitabilmente sulla performance.
In ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticateIn ambito pro le “vecchie” 53/39 sembrano ormai dimenticate
Usando corone 52-36
Il tempo del tratto in salita è stato di 14‘47“, con una potenza normalizzata di 282,7watt, media di 276,3 watt e com 150 bpm medi. Il bilanciamento medio tra gamba destra e sinistra è stato rispettivamente di 50,8:49,2%. La velocità media è stata di 17,4 con un totale di 245,5 KiloJoule. La cadenza media rilevata è stata di 80,5 per minuto.
In pianura il tempo di percorrenza è stato di 4‘05” e complice anche un po’ di vento a favore il lavoro (in termini di consumo) è stato davvero esiguo. 80,5 rivoluzioni medie, 31,1 di media oraria e 102 battiti medi per minuto, per soli 30 KiloJoule. Ma quello che balza all’occhio è lo scostamento del bilanciamento tra arto destro e sinistro, 56,1/43,9%, non poco. In casi come questo sarebbe utile un istogramma che legge anche la dinamica della pedalata nella sua completezza.
Alcuni feedback. Durante l’ascesa non abbiamo cambiato rapporto. In alcuni momenti la pedalata è risultata “troppo leggera”, in particolar modo a metà salita dove la strada tende a scendere per alcuni metri. Al tempo stesso, la combinazione dei rapporti e una pendenza di questo tipo, permettono di gestire la forza, la tensione muscolare e una pedalata costantemente “agile”. In pianura non di rado in alcuni momenti ci è “mancata” la pedalata e la voglia di scalare un pignone si è manifestata costantemente.
Ogni “lap” con partenza da fermoI grafici di Shimano Connect Lab, facili da interpretareLe linee sovrapposte dopo aver usato le corone 52-36Ogni “lap” con partenza da fermoI grafici di Shimano Connect Lab, facili da interpretareLe linee sovrapposte dopo aver usato le corone 52-36
Con corone 54-40
La salita ha mostrato delle differenze degne di nota. Prima di tutto il tempo di percorrenza (4’08”), inferiore di 39 secondi e con una potenza normalizzata (NP) di 300,7. La media oraria è migliorata (18,1 chilometri orari). E’ cresciuto il lavoro in KiloJoule, arrivato a 250,4, un incremento non significativo nel breve periodo, che diventa considerevole se lo spalmiamo su salite che superano i 30/40 minuti e oltre. Pur essendo diminuito il valore medio dei watt (294,8) e della frequenza cardiaca (164, anche se per questo dato è bene considerare la variabilità al quale è soggetto) è aumentato in modo esponenziale il dato relativo al TSS (training stress score), arrivato a 29 punti in soli 14 minuti (con la precedente combinazione era a 26,8).
Nel tratto pianeggiante (a parità di condizioni meteo) il tempo di percorrenza è stato di 3’58”, ad 80 rpm medie, 29 KiloJoule di lavoro (inferiore di un punto) e 110 battiti medi per minuto. La velocità media è stata di 32,1 (da considerare lo sviluppo metrico maggiore). E’ interessante il dato del bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra, uguale a quello rilevato con le corone 52-36.
Feedback e sensazioni. Nel corso della ascesa, quando la pendenza ha sfiorato il 10%, il rapporto ha messo alla prova le nostre gambe e tenere la cadenza stabilita non è stato facile. Tratti brevi, che però hanno fatto registrare un consumo di energie elevato. Al netto dei numeri, in pianura la scelta del rapporto è stata adeguata (per il tipo di lavoro svolto). Ci fa pensare la media più alta della frequenza cardiaca, che nel breve periodo è insignificante, ma nell’ottica di un’uscita lunga, con diversi metri di dislivello positivo può portare ad un maggiore consumo calorico. Fattore da non sottovalutare. Al tempo stesso il bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra è stato buono, 50,9:49,1%.
Prima di ogni prova il “controllo rapporti”I pignoni Miche Primato usati per il testBuona l’efficienza delle corone Miche e anche il pesoPrima di ogni prova il “controllo rapporti”I pignoni Miche Primato usati per il testBuona l’efficienza delle corone Miche e anche il peso
In conclusione
Se è vero che i numeri ci dicono di una soluzione, quella con le corone 54-40, più sfruttabile di quanto si possa pensare, è pur vero che a parità di condizioni (e pignone posteriore) la forza da imprimere sui pedali è maggiore. Questo fattore influisce inevitabilmente sull’autonomia nel medio e lungo periodo, spiegando (in parte) questa grande richiesta di energia da parte dei corridori delle generazioni più moderne. Quindi, si va più veloci, si sviluppa tanta potenza e tanti watt, ma tutto ha un costo.
Velocità medie sempre più alte, preparazioni più curate, materiali più veloci… Tra le cause, e le conseguenze, di questo insieme di elementi c’è l’utilizzo da parte dei corridori di rapporti sempre più lunghi. In queste prime corse dell’anno abbiamo visto davvero tanti 54 e anche qualche 55.
Se pensiamo che alla Sanremo nell’ultima ora si è corso a 52 chilometri di media oraria (con tanto di Cipressa e Poggio), che Davide Martinelli ha rimediato un’infiammazione ad una scapola per essere stato quasi 7 ore mani a basse e pancia a terra, che lo scorso anno nella tappa di Brindisi Demare ha vinto con 51,23 di media: si capisce quanto si sia alzato il livello.
Come da nostra abitudine ne parliamo con i protagonisti: un corridore, un meccanico e un preparatore del grande ciclismo.
Sonny Colbrelli, a tutta nel Tour 2020 dove ha usato anche il 56Sonny Colbrelli, a tutta nel Tour 2020 dove ha usato anche il 56
Parola a Colbrelli
Sonny Colbrelli è una ruota veloce ed in qualche modo ci si può anche aspettare da lui l’utilizzo di rapporti più lunghi.
«E’ vero – dice il velocista della Bahrain Victoroius – si utilizza il 54 perché si va sempre più forte. Le velocità sono aumentate, bisogna spingere di più e se la corsa è molto piatta e il vento è a favore o anche laterale si monta persino il 55 o anche 56. E’ successo in alcune tappe del Tour de France dell’anno scorso. Certo, devi avere la gamba e accade due, forse tre volte, in un anno.
«La cadenza non cambia, ti regoli con i rapporti posteriori, però all’occorrenza sai che hai più spinta. E a mio avviso non c’entra neanche la preparazione, è proprio un fatto di velocità. Io ormai il 54 lo monto anche per le tappe con salita, tanto poi si usa il 39. Se poi c’è la tappa super dura, con due salite e l’arrivo sullo Zoncolan allora uso il classico 53 e magari una corona piccola… più piccola. Se sento differenza? Con il 54 no, sono sincero, con il 55 e il 56 un po’ sì».
Generalmente quando la catena sta sui pignoni centrali disperde meno la forzaGeneralmente quando la catena sta sui pignoni centrali disperde meno la forza
Questione di meccanica
Secondo Pino Toni, preparatore di lungo corso ed estremamente competente di materiali, la scelta dei rapporti maggiori non è tanto legata alla nuove preparazioni, quanto piuttosto all’evoluzione tecnica.
«E’ qualcosa che si lega molto alle 12 velocità – dice Toni – la meccanica ha fatto passi da gigante. In questo modo la catena sta più “in linea” se anziché girare l’11 o il 12 dietro, si gira il 13 o il 14 e quindi si utilizza una corona più grande. In pratica s’incrocia meno. Senza contare che oggi la rigidità delle corone è migliorata ed è importantissima. Una volta flettevano molto soprattutto se erano grandi e la catena usciva. Oggi ci sono meno limiti meccanici. La trasmissione è più filante. Inoltre girando ingranaggi più grandi c’è meno inerzia.
«Un altro dettaglio che mi fa pensare a questa tendenza è che per esempio sullo sconnesso non bisognerebbe mai usare dietro l’ingranaggio più piccolo, l’11, 10 o 12 che sia. Perché basta un momento in cui non si pedala, che la catena “allenta” un po’, salta e va ad incastrarsi tra il pignone stesso e il forcellino. Con una corona più grande si usa meno il 10 che è un pignone un po’ al limite e ha molta inerzia».
La guarnitura Sram 39-52 della Trek-SegafredoLa guarnitura Sram 39-52 della Trek-Segafredo
Tendenza in atto
Infine ecco l’atteso intervento del meccanico, nello specifico Mauro Adobati della Trek-Segafredo. Il meccanico è a stretto contato con i corridori e, se è vero quel che dice il preparatore e cioè che è qualcosa legato più alla tecnologia, il suo parere diventa ancora più importante.
«Effettivamente questa tendenza è in atto – spiega Adobati mentre è sul Teide con Nibali e gli altri – è qualcosa che riguarda soprattutto i corridori più veloci e più robusti e meno gli scalatori. Noi che usiamo Sramabbiamo corone da 52 o 54 denti e questo ci obbliga ad utilizzare la seconda corona rispettivamente da 39 o 41 denti. Mentre chi ha Shimano può usare il 39 sia con il 53 che con il 54. E infatti anche qualche scalatore sceglie il 54. I nostri pesi leggeri per esempio usano il 52×39. I passisti quasi tutti ormai scelgono il 54.
«Avendo il 10 al posteriore anche in discesa con il 52 non ci sono problemi, ma la corona maggiore (come diceva anche Toni, ndr) fa girare rapporti un po’ più grandi anche dietro e diminuisce così l’attrito tra maglie e pignoni. Non solo, ma consente anche incroci minori, quindi altra dispersione di energia risparmiata».
Nelle cronometro la tendenza ad utilizzare corone più grandi è accentuataNelle cronometro la tendenza ad utilizzare corone più grandi è accentuata
Trasmissione più fluida
Il discorso dell’incrocio della catena ormai non è più un dettaglio in questo ciclismo. Se si pensa che i pro’ montano il 30 per la Sanremo, rapporto che non useranno mai, ma solo per avere la catena più dritta, va da sé che il risparmio non è marginale.
«Ormai – riprende Adobati – si sta attenti a tutto, poi a parlare di watt oggi sono tutti pronti, ma di certo è meglio per la catena. E questo discorso degli incroci vale ancora di più a crono: è per questo che sempre più spesso si utilizza il 56 o il 58, la catena lavora ancora più dritta andando a cercare magari il 13 o il 14 (si presuppone in pianura, ndr) anziché l’11.
«Se vengono cambiate a seconda del percorso? Quasi sempre, anche se devo dire che con le 12 velocità al posteriore si ha una vasta scala di scelta. Noi abbiamo cassette: 10-28, 10-30 e 10-33. Certo, in quella da 33 c’è un bel salto (5 denti) tra penultimo e ultimo pignone, ma i corridori infatti ragionano come se avessero un cambio ad 11 velocità. Il 33 è lì se proprio dovesse servire, un’ancora di salvataggio. E infatti la scaletta più usata è il 10-30, quella preferita da Nibali, proprio perché ha un salto un po’ più piccolo. Pensate che Sram l’ha messa in produzione su richiesta dei corridori e credo che presto sarà anche in vendita».
Il Team Bahrain Victorious, sfortunato al Giro per le cadute di Landa e Mohoric, punta forte sulle corse a tappe. Colbrelli l'uomo di punta per le classiche
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