La combinazione delle corone 54-40 è diventata uno standard tra i pro’ (c’è chi usa abitualmente il 55 o il 56). Il motivo principale è relativo alle velocità e alle medie orarie sempre più elevate, in pianura, in volata, come in salita. Le compact (52-36) vengono usate in casi di pendenze estreme e dai corridori che praticano il gravel.
Abbiamo fatto anche un confronto tra l’utilizzo dei due plateau, con l’ausilio della piattaforma Shimano Connetc Lab.
Il nostro test
Prima di tutto si è cercato di rendere il test replicabile, utilizzando lo stesso percorso e la medesima base di lavoro (bici Exept, power meter Shimano Ultegra e pignoni Miche Primato 11/34, analisi dei numeri tramite Shimano Connect Lab e device Garmin 1040 Solar). Una prova sul campo, facile da interpretare e che non vuole essere “un’analisi scientifica”. Le diverse fasi del test sono state eseguite in un ambiente esterno. Le variabili esistono e sono da considerare (ad esempio il vento e la temperatura).
Con entrambe le combinazioni abbiamo pedalato sulla stessa salita (6% di pendenza media) di 4,28 chilometri (con la corona da 36 e da 40, pignone da 21 posteriore) e su un tratto in pianura di 2,12 chilometri (usando il pignone da 17) senza traffico e curve. Nelle due situazioni non ci siamo mai alzati in piedi sui pedali e abbiamo tenuto il riferimento di 80 rpm. Il nostro peso attuale è di 67 chilogrammi.
Cadenza e una sorta di pignone fisso
Una scelta per considerare il lavoro in KiloJoule e per permettere anche a chi non usa il misuratore di potenza, di potersi immedesimare in questa prova. E’ naturalmente da considerare la differenza in fatto di sviluppo metrico (36×21 3,694 e 40×21 4,104 metri, 52×17 6,591 e 54×17 6,845 metri), fattore che comunque ci permette di capire quanto proprio gli sviluppi metrici influiscono sul consumo di energie (sulla forza da imprimere sui pedali) ed inevitabilmente sulla performance.
Usando corone 52-36
Il tempo del tratto in salita è stato di 14‘47“, con una potenza normalizzata di 282,7 watt, media di 276,3 watt e com 150 bpm medi. Il bilanciamento medio tra gamba destra e sinistra è stato rispettivamente di 50,8:49,2%. La velocità media è stata di 17,4 con un totale di 245,5 KiloJoule. La cadenza media rilevata è stata di 80,5 per minuto.
In pianura il tempo di percorrenza è stato di 4‘05” e complice anche un po’ di vento a favore il lavoro (in termini di consumo) è stato davvero esiguo. 80,5 rivoluzioni medie, 31,1 di media oraria e 102 battiti medi per minuto, per soli 30 KiloJoule. Ma quello che balza all’occhio è lo scostamento del bilanciamento tra arto destro e sinistro, 56,1/43,9%, non poco. In casi come questo sarebbe utile un istogramma che legge anche la dinamica della pedalata nella sua completezza.
Alcuni feedback. Durante l’ascesa non abbiamo cambiato rapporto. In alcuni momenti la pedalata è risultata “troppo leggera”, in particolar modo a metà salita dove la strada tende a scendere per alcuni metri. Al tempo stesso, la combinazione dei rapporti e una pendenza di questo tipo, permettono di gestire la forza, la tensione muscolare e una pedalata costantemente “agile”. In pianura non di rado in alcuni momenti ci è “mancata” la pedalata e la voglia di scalare un pignone si è manifestata costantemente.
Con corone 54-40
La salita ha mostrato delle differenze degne di nota. Prima di tutto il tempo di percorrenza (4’08”), inferiore di 39 secondi e con una potenza normalizzata (NP) di 300,7. La media oraria è migliorata (18,1 chilometri orari). E’ cresciuto il lavoro in KiloJoule, arrivato a 250,4, un incremento non significativo nel breve periodo, che diventa considerevole se lo spalmiamo su salite che superano i 30/40 minuti e oltre. Pur essendo diminuito il valore medio dei watt (294,8) e della frequenza cardiaca (164, anche se per questo dato è bene considerare la variabilità al quale è soggetto) è aumentato in modo esponenziale il dato relativo al TSS (training stress score), arrivato a 29 punti in soli 14 minuti (con la precedente combinazione era a 26,8).
Nel tratto pianeggiante (a parità di condizioni meteo) il tempo di percorrenza è stato di 3’58”, ad 80 rpm medie, 29 KiloJoule di lavoro (inferiore di un punto) e 110 battiti medi per minuto. La velocità media è stata di 32,1 (da considerare lo sviluppo metrico maggiore). E’ interessante il dato del bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra, uguale a quello rilevato con le corone 52-36.
Feedback e sensazioni. Nel corso della ascesa, quando la pendenza ha sfiorato il 10%, il rapporto ha messo alla prova le nostre gambe e tenere la cadenza stabilita non è stato facile. Tratti brevi, che però hanno fatto registrare un consumo di energie elevato. Al netto dei numeri, in pianura la scelta del rapporto è stata adeguata (per il tipo di lavoro svolto). Ci fa pensare la media più alta della frequenza cardiaca, che nel breve periodo è insignificante, ma nell’ottica di un’uscita lunga, con diversi metri di dislivello positivo può portare ad un maggiore consumo calorico. Fattore da non sottovalutare. Al tempo stesso il bilanciamento tra gamba destra e quella sinistra è stato buono, 50,9:49,1%.
In conclusione
Se è vero che i numeri ci dicono di una soluzione, quella con le corone 54-40, più sfruttabile di quanto si possa pensare, è pur vero che a parità di condizioni (e pignone posteriore) la forza da imprimere sui pedali è maggiore. Questo fattore influisce inevitabilmente sull’autonomia nel medio e lungo periodo, spiegando (in parte) questa grande richiesta di energia da parte dei corridori delle generazioni più moderne. Quindi, si va più veloci, si sviluppa tanta potenza e tanti watt, ma tutto ha un costo.