Miguel e Lenny, padre e figlio: entriamo in casa Martinez

06.09.2021
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Il tempo di rimettere in ordine gli appunti del Lunigiana e immediatamente è scattata la domanda. Che cosa pensa Miguel Martinez di suo figlio Lenny? E quale ruolo ha nella sua formazione sportiva? Il suo account Instagram trasuda di orgoglio paterno, le foto di suo figlio saltano fuori da ogni angolo.

«Lenny è fortissimo in salita – dice con tanto trasporto e la sua proverbiale simpatia Miguel – è davvero un piccolo fenomeno. Quando lo porto a fare dietro motore in salita, mi fa sempre segno di andare un po’ di più, un po’ più veloce… E io resto stupito. Non so davvero dove possa arrivare».

Inizi in Mtb, poi a 14 anni…

Certo che con un papà star della mountain bike ci si aspetta che anche il figlio voglia diventarlo, invece qui viene il bello. La strada per Lenny è passione e anche voler dimostrare qualcosa.

«Lenny ha iniziato in Mtb perché io avevo un bike park una volta in Costa Azzurra. Poi lui è rimasto lì con la mamma (i due si sono separati, ndr) e lui per un po’ ha continuato con la Mtb, anche se quando andava alle corse la gente faceva continuamente paragoni con me. Finché a 14 anni, avendo nostalgia di suo nonno Mariano, venne a stare da me.

«In casa c’è una maglia a pois appesa in bella vista. E’ quella di miglior scalatore che mio padre vinse al Tour del 1978. Lo vedevo che la osservava, la guardava sempre pensando a qualcosa… E ho capito che forse Lenny aveva voglia di fare come suo nonno. Riuscire in ciò che non sono riuscito a fare io quando provai su strada. Smarcarsi dai paragoni, glielo vedo nello sguardo».

Consigli, ma non troppi

Miguel segue con amore e pazienza suo figlio, ma ammette anche che fino all’anno scorso, quando lui ancora gareggiava in Mtb ed era comunque un professionista, ogni allenamento era una guerra.

«Eh sì – ride – io volevo staccare lui e lui voleva staccare me, così abbiamo detto basta. Anche perché lui spesso ama fare gli specifici da solo. Usciamo insieme quando deve fare scarico. Fino all’anno scorso gli tenevo testa, adesso no. Impossibile. Gli vado dietro col motorino! E poi Lenny ha il suo allenatore con la Fdj.

«Ma per il resto viviamo insieme. Gli do dei consigli quando vedo che commette dei piccoli errori, ma si appoggia al suo team. Anche perché non è facile da padre a figlio. Non è come da coach a ragazzo. Infatti siamo molto amici. Più amici che padre e figlio, almeno per quel che riguarda la bici».

I due escono in bici solo nei giorni di scarico e per diletto: meglio evitare la competizione (foto Instagram)
I due escono in bici solo nei giorni di scarico e per diletto: meglio evitare la competizione (foto Instagram)

L’occhio tecnico

Infine prima di congedarci, Martinez ci dà un giudizio tecnico su Lenny. Dopo tanti anni ai vertici, sia su strada che in Mtb, e da sempre grande osservatore di talenti, Miguel ha visto tanti corridori.

«Lenny è molto bravo in salita, lì va davvero forte. Ma è bravo un po’ dappertutto. In volata per esempio. Certo non in quelle brevi: lì lo batti. A lui servono almeno 300 metri e magari in falsopiano, che poi è come ha vinto al Giro della Lunigiana l’altro giorno. In quel caso riesce a liberare bene la sua potenza. Pertanto non direi che è così esplosivo. E infatti sapete dove è veramente forte? A crono. Ai campionati nazionali francesi è arrivato terzo a 15” dal primo, che è tra i migliori al mondo, ma se si guarda al rapporto potenza/peso lui è stato il migliore.

Tre parole d’ordine sulla bici di suo figlio: comunicazione, coinvolgimento, padronanza (foto Instagram)
Tre parole d’ordine sulla bici di suo figlio: comunicazione, coinvolgimento, padronanza (foto Instagram)

«Un difetto? Ancora non è fortissimo in discesa, almeno paragonato ai pro’ (proprio nella tappa di Fivizzano i tecnici avversari avevano notato questa lacuna, ndr). L’anno scorso è caduto e ha preso un po’ di paura e infatti se sull’asciutto tutto sommato va bene, sul bagnato ha qualche problemino».

In ogni caso Miguel ci sta già lavorando su, con consigli e con la tecnica.

«Lenny – conclude MiniMig – adesso esce poco in Mtb, giusto qualche volta l’inverno, perché è molto concentrato sulla strada. Però fa ciclocross. E’ arrivato secondo nel campionato nazionale. Davvero non so dove possa arrivare…».

Martinez, figlio d’arte, dal Lunigiana al Tour? / Video esclusivo

05.09.2021
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Suo padre Miguel diventava una furia ogni volta che saliva sulla mountain bike. Corse in Italia nella Full Dynamix di Battaglin e si portò a casa le Olimpiadi di Sydney e prima il bronzo ad Atlanta. Classe pura, tecnica e rapidità mai vista prima in salita. Quando poi passò su strada, trovò la Mapei disposta a fargli correre un Tour de France, ma a parte qualche rara apparizione in fuga, non riuscì mai a ripetere la magia del fuoristrada. Suo figlio Lenny Martinez invece dalla strada ha cominciato e ammette di non aver mai corso in mountain bike. Pratica però il ciclocross, durante l’inverno, ed è stato anche secondo al campionato nazionale. Suo padre ovviamente vinse un mondiale anche lì, nel 1996.

Svrcek caduto

Lenny Martinez ha vinto il Giro della Lunigiana juniores, primo francese nella lunga storia della corsa. Ha battuto Crescioli, salito al secondo posto per la caduta di Martin Svrcek, e Alessandro Pinarello. Lo ha fatto mettendo sotto scacco tutti i rivali nella prima tappa a La Spezia, in cui si è piazzato secondo. Conquistando poi l’arrivo in salita di Fosdinovo e correndo il resto delle tappe lasciando quasi intendere di non voler rincorrere le fughe. Fisico minuto, lo sguardo mite e di tanto in tanto il tipico guizzo francese, prima di renderci conto che fosse il figlio di MiniMig, avevamo pensato all’incredibile somiglianza con Julian Alaphilippe.

Dna di campione

Nello stupore generale dei giorni scorsi per il clamoroso tempo di scalata a Fosdinovo, nessuno aveva considerato che il bagaglio genetico di questo ragazzino potrebbe essere davvero fuori del comune. Non è detto che fare il figlio d’arte sia il più semplice dei mestieri, ma suo nonno Mariano (professionista per 10 anni, due tappe al Tour e la maglia a pois del 1978) e poi suo padre devono per forza aver lasciato in lui qualche traccia di nobiltà ciclistica. Se è vero che piccolo com’è, è riuscito a rintuzzare tutti gli attacchi e a portarsi a casa la maglia verde finale.

«Mi sta bene essere paragonato a MiniMig (il soprannome di suo padre, data la statura, ndr) – scherza – ma mi starebbe bene anche essere chiamato MiniAlaphilippe. Scherzi a parte, la bicicletta è sempre stata parte della mia vita e non potrei immaginarla diversamente. Quello che sogno e avere una carriera buona e lunga tra i professionisti, mettermi in luce sulle salite del Tour e della Vuelta».

Primo francese

Al Giro della Lunigiana è venuto per preparare i campionati europei e al termine dell’ultima tappa conferma che la condizione è buona. Non ha ancora visto il circuito di Trento, ma gli hanno parlato tutti molto della salita e proprio la salita è il suo terreno d’elezione. Nei giorni scorsi i direttori sportivi delle squadre italiane lo hanno visto in difficoltà in discesa, ma questo non toglie che il francesino abbia vinto a Fivizzano e controllato la corsa con grande freddezza e grande padronanza.

«Va bene allenarsi per gli europei – dice – però il Giro della Lunigiana era un obiettivo. Quando ho visto l’albo d’oro, sono rimasto colpito anche io perché non ci fossero francesi. E’ stata una bella corsa, con belle salite e avversari tosti. Soprattutto Svrcek e Crescioli, direi. Dopo Trento correrò prevalentemente nella mia regione e poi inizierò la stagione del cross. Il prossimo anno invece sarò nella continental della Fdj, quest’anno sono comunque nel team juniores che fa sempre riferimento alla squadra».

Doppietta di Oioli

Festa Finale per Manuel Oioli, già vincitore a Fosdinovo. «La vittoria di oggi – dice – è figlia di quella. Mi sono sbloccato. Ho capito di non avere nulla da aspettare. E peccato per la prima tappa. Se non avessi perso terreno, sarei stato in lotta sino alla fine per la generale. Ieri a Fivizzano ho provato a riaprirla, ma Martinez non si è fatto sorprendere».

Il piemontese ha sfruttato ottimamente il lavoro dei compagni e ha diviso con loro svariate bottiglie di prosecco. Quella per la tappa. Quella per la maglia a punti. E quella per la maglia della montagna. Al netto di una piccola contestazione per la volata, durata il tempo di rendersi conto che il piemontese fosse comunque partito in testa, il suo secondo successo in questo giro della Lunigiana parla di un ragazzo con la lucidità giusta per gestire le situazioni di corsa. L’unico rammarico è appunto l’aver dormito un po’ nella prima tappa, quando i francesi hanno messo il cappello sul tavolo e hanno ipotecato la classifica finale.

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Organizzazione perfetta

Vai in archivio una corsa incerta fino all’ultimo. Incerta anche per le problematiche covid che già lo scorso anno avevano costretto al rinvio. L’organizzazione di Marco Danese ha gestito tutto nel migliore dei modi e il risultato finale parla di uno standard organizzativo di alto livello, percorsi sicuri e voglia di tornare a correre dopo il 2020 della cancellazione.

Tanti di questi ragazzi dal prossimo anno saranno under 23 è la sensazione che si trae osservandoli in azione è che il movimento italiano abbondi di talenti, che hanno soltanto bisogno di essere gestiti e aspettati per avere la speranza di un futuro ad alto livello.

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Storie appena iniziate

Il discorso vale per tutti, anche per quelli che sembrano più maturi. Vale per Pinarello che andrà direttamente alla Bardiani, vale per Crescioli e Giordani che andranno alla Mastromarco e per Oioli che proseguirà alla Eolo-Kometa U23 di cui la Bustese Olonia è il vivaio.

Non è detto che allenarsi come professionisti a 17 anni oltre alla gamba faccia maturare la testa. Dando loro il tempo di cui hanno bisogno, potranno inseguire i traguardi che il talento spalanca ai loro piedi. Ora il gruppo si trasferisce a Trento per i campionati europei, poi sarà già tempo di pensare ai Mondiali. Scorrendo l’albo d’oro del Lunigiana, Martinez ha scoperto di essere in ottima compagnia. Il suo cammino nel ciclismo che conta è appena agli inizi, seguire le loro parabole è uno dei veri piaceri di questo mestiere.