Il giorno dopo la vittoria di Lopez al Altu d’El Gamoniteiru in casa Movistar si respira un’atmosfera più rilassata. La squadra in blu era partita per vincere una tappa e mettere un corridore sul podio e almeno per ora l’obiettivo è raggiunto, con Mas secondo e Lopez terzo alle spalle di Roglic. Unzue si muove come un gran signore, con tutte le movenze del padrone di casa, consapevole che almeno per ora si sta ottenendo il massimo. Al netto di tutte le critiche per le tattiche di giornata, che piovono ormai spesso per partito preso.
«La vittoria è stata una bella luce – ammette con eleganza – in una stagione che finora era stata un po’ arida. Al Giro abbiamo perso Soler per caduta. Al Tour sono caduti Valverde e lo stesso Lopez e lo abbiamo finito con cinque corridori. E qui è caduto Alejandro stesso, che stava bene e poteva essere un uomo importante, e ieri si è ritirato Verona. Diciamo che la vittoria è stata utile per il morale e brillante, per il piglio di Miguel Angel e per averla colta davanti a grandi corridori come Bernal e Roglic».
Soprattutto dice che Lopez sta tornando grande…
Esattamente questo. La parte iniziale della stagione è servita per renderci conto che la frattura dello scorso anno al Giro è stata completamente recuperata. Ma è stato un anno stressante per lui. Ha avuto il Covid e abbiamo dovuto affrettare i tempi e la preparazione. Al Tour non era lui, tanto che abbiamo preferito fermarlo sui Pirenei per farlo recuperare e preparare bene la Vuelta. E qui ha confermato di essere tornato al livello degli ultimi 4 anni.
Ti aspettavi che Marc Soler avrebbe lasciato la squadra per andare al UAE Team Emirates?
E’ stato una pena sapere che andrà via, ma è anche un cambio fisiologico. Ha sempre voluto poter correre da leader, non sopportava tanto di lavorare. Avrà voluto liberarsi da questo peso, anche se è andato in una squadra in cui c’è un leader davvero enorme, che ha bisogno di compagni forte e pronti per aiutarlo. Soler è certamente un grande corridore e di esperienza, dovrà convertirsi a essere un uomo squadra.
Adesso Unzue parliamo di Valverde, come sta?
Si sta già allenando su strada, gli piacerebbe correre un po’ di classiche italiane di fine stagione. Come sempre il suo recupero è stato molto buono e poi, lo conoscete bene, ha bisogno di gare per stabilizzare la testa e il corpo.
Classiche italiane di fine stagioni oppure l’europeo?
Per l’europeo è presto, i medici lo sconsigliano. E può permettersi di non avere fretta, dato che già al Tour abbiamo concordato che correrà per un anno ancora. Ha recuperato il livello dei 3-4 anni precedenti il Covid. Penso che dopo il 2022 chiuderà, anche se con lui non si può mai dire, e credo che gli piacerebbe farlo alla Vuelta.
Nella sua ombra sta crescendo Mas, un po’ ogni anno…
Analisi giusta, migliora regolarmente. Si sta guadagnando lentamente il suo spazio, diventando sempre più solido. E’ l’obiettivo per cui stiamo lavorando e perché è arrivato in squadra.
Chi dei due, fra Lopez e Mas, potrebbe arrivare prima a vincere un grande Giro?
Una bella lotta. Lopez è già a un grande livello. Ha dimostrato di saper vincere tappe impegnative, è stato terzo alla Vuelta scorsa e non dimentichiamo che nel Tour di Pogarac e Roglic, lo scorso anno, era terzo fino a quell’ultima crono. Mas è stato secondo alla Vuelta del 2018 e l’anno scorso è stato quinto al Tour e alla Vuelta. Il primo potrebbe vincere grazie alla sua imprevedibilità, il secondo se continua a crescere con regolarità. In questa Vuelta è sempre stato con Roglic, tranne l’altro ieri. In tutti gli arrivi selettivi era davanti. Sono due leader che si devono consolidare.
Che tipo è Mas?
Forse non è un guerriero, ma è un grande combattente. Un uomo sensibile e meticoloso. E’ sempre molto attento, studia tanto i dettagli.
Quest’anno i due italiani (Cataldo e Villella) purtroppo non sono andati come in passato…
Per alcuni, l’anno trascorso e la pandemia sono stati difficili da superare. Davide (Villella, ndr) ha vissuto bei momenti, ma obiettivamente non era questo l’anno più adatto per valorizzarsi. Credo che difficilmente rimarranno in squadra.
Farete un grande mercato?
Niente di particolare, ci saranno 6-7 innesti, ma di classe media. Aspettando che i leader si consolidino e che i giovani come Rubio, Jacobs e Jorgenson vengano fuori.
Cosa pensi del ritiro di Aru?
E’ sempre duro quando un corridore brillante, abituato a grandi risultati, si trova a correre in zone cui non è abituato. Fra il 2015 e il 2017 Fabio è stato tra i migliori, facendo numeri bellissimi. Non guardiamo Valverde, che è al top da 20 anni. I cicli dei corridori durano 3-4 anni, oppure 6-7. Credo che Fabio debba essere orgoglioso di essere stato uno dei più forti del suo periodo. Forse davvero continuare come negli ultimi tempi non aveva più senso…