Il presente e il futuro di Sidi: un punto con il CEO Davide Rossetti

05.10.2024
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MASER – Un pomeriggio di pioggia, ad essere onesti non una novità negli ultimi tempi, lo abbiamo dedicato ad una piacevole visita al quartier generale Sidi di Maser. La realtà produttiva fondata da Dino Signori nel 1960 ha affrontato negli ultimi due anni una trasformazione significativa dopo l’acquisizione del 100% delle quote da parte di Italmobiliare. E due anni dopo quell’ottobre 2022, l’azienda è pronta a lanciare una nuova fase di sviluppo e innovazione

Ne parliamo con Davide Rossetti, CEO di Sidi, per capire come questa storica realtà si stia cambiando pelle: in tutti i sensi.

Davide Rossetti CEO Sidi Sport
Davide Rossetti CEO Sidi Sport
Sono passati due anni dall’acquisizione di Sidi da parte di Italmobiliare. Come ha impattato l’azienda questa transizione?

L’acquisizione da parte di Italmobiliare è stata un passaggio cruciale per Sidi. Quando Italmobiliare ha deciso di investire acquisendo la totalità dell’azienda, l’obiettivo era chiaro: dare nuova linfa a questa storica realtà, mantenendo il DNA di eccellenza e innovazione. Questi due anni sono stati un periodo di intenso lavoro, durante il quale abbiamo rivisto strategie, migliorato processi produttivi e rafforzato la nostra presenza internazionale. Abbiamo lavorato a stretto contatto con il team di Italmobiliare per sviluppare una visione a lungo termine. Abbiamo assieme definito quella che noi manager chiamiamo una Product Road Map, ovvero un preciso e puntuale piano di crescita programmato.

Quali sono stati i principali cambiamenti nella gestione e nella produzione di Sidi?

Abbiamo puntato molto su innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, che abbiamo considerato come le nostre tre linee guida: i nostri tre pilastri. Dal punto di vista produttivo, abbiamo investito in nuove tecnologie per ottimizzare i processi, migliorare la qualità del prodotto e rendere la nostra catena di produzione più efficiente. E questo sia nella unità produttiva di Maser, dove ci troviamo oggi, che nella fabbrica di proprietà che Sidi possiede in Romania e che occupa ben 200 dipendenti. Inoltre, abbiamo intensificato la ricerca e sviluppo, lavorando su materiali avanzati e soluzioni tecniche innovative per i nostri prodotti di punta. Abbiamo cercato e trovato fornitori nuovi e società di consulenza nuove. In termini di gestione, poi, c’è stato un profondo rinnovamento delle competenze manageriali. Abbiamo ampliato il nostro team con nuovi talenti in ambito marketing, commerciale, di sviluppo prodotto e di operazioni internazionali. Posso affermare, con una punta di orgoglio, che questi inserimenti rappresentano una combinazione manageriale che considero vincente. Questo nuovo ed importante assetto ci ha difatti permesso di iniziare a programmare e modernizzare la nostra struttura aziendale, rendendola così più dinamica e reattiva alle complesse sfide del mercato globale.

Il reparto marketing dell’azienda di Maser
Il reparto marketing dell’azienda di Maser
Sidi nel corso della sua lunga storia ha continuamente rappresentato un sinonimo di qualità e di performance. Da sempre presente in prima fila nel mondo dei pro. Quali sono le novità che possiamo aspettarci in termini di prodotto?

Stiamo lanciando nei punti vendita proprio questi giorni una nuova gamma di calzature sia per il ciclismo che per il motocross, quella che noi consideriamo la S/S 2025 e cha a tutti gli effetti è prima collezione 100% ideata, disegnata e prodotta dalla “nuova” Sidi. La nostra attenzione è rivolta a migliorare ulteriormente il comfort, la resistenza e le prestazioni delle nostre calzature. Massima attenzione la rivolgeremo a modelli e prezzi. Ad esempio, nel settore ciclismo stiamo lavorando a una scarpa con una suola ancora più leggera e performante, pensata per chi pratica ciclismo ad alti livelli. Nel motocross, stiamo introducendo nuovi modelli con tecnologie anti-shock e sistemi di chiusura avanzati per garantire maggiore sicurezza e stabilità. E poi c’è un mondo interessante da esplorare che è quello della personalizzazione delle solette.

Sul tema della sostenibilità ambientale come vi state muovendo?

Direi molto bene, considerando appunto che per Italmobiliare, e conseguentemente per le sue aziende, la questione è a dir poco prioritaria. Abbiamo iniziato a esplorare il segmento dell’eco-design, ad esempio, con l’obiettivo di rendere la produzione più sostenibile: utilizzando materiali riciclati e metodi di produzione a basso impatto ambientale. Inoltre, sempre da Italmobiliare deriva la massima attenzione da rivolgere alle tematiche della salute, della sicurezza e del lavoro. Non a caso stiamo implementando numerosi stage con giovani universitari under 25 da inserire sempre più negli ingranaggi dell’azienda.

Sidi è conosciuta per le collaborazioni (molto vincenti…) con atleti professionisti di livello mondiale. Come si inserisce questo aspetto nel rilancio?

Le partnership di sponsorizzazione con atleti di elite sono assolutamente fondamentali per noi. Abbiamo consolidato queste partnership negli ultimi anni e continueremo a farlo. I nostri atleti non sono solo difatti ambasciatori del marchio, ma anche fonti di feedback preziosi per migliorare costantemente i prodotti. Lavorare con loro a stretto contatto per tutto l’arco della stagione ci permette di testare le nostre calzature nelle condizioni più estreme e di innovare continuamente per garantire prestazioni sempre al top. E poi c’è la comunicazione. I nostri atleti saranno sempre più dei veri testimonial considerando che Sidi ha in progetto di diventare sempre più una Content Factory con temi e storie da raccontare.

Quali sono gli obiettivi futuri per Sidi sotto la guida di Italmobiliare?

L’obiettivo principale – lo ripeto spesso nelle nostre riunioni commerciali e di marketing – è quello ambizioso e difficile di tornare ad essere i numeri uno. Ma anche quello di consolidare la nostra leadership sia in mercati chiave come Europa e Nord America, quanto di espanderci ulteriormente in quelli emergenti come l’Asia. Inoltre, vogliamo rafforzare il nostro posizionamento come marchio premium, continuando a puntare su qualità, innovazione e sostenibilità. La nostra missione è quella di mantenere la tradizione di eccellenza che ha reso Sidi un punto di riferimento mondiale, portando al contempo il marchio nel futuro. E l’ultima semestrale ci sta dando ragione considerando il raggiungimento di un +10% rispetto al budget previsto. I risultati incominciano a vedersi.

Tutte le forme delle scarpe realizzate da Sidi per i professionisti
Tutte le forme delle scarpe realizzate da Sidi per i professionisti
Un ultima domanda: come vede il futuro dell’industria del ciclismo e quale potrà essere il ruolo di Sidi in questo scenario?

«Il futuro non lo possiamo che immaginare entusiasmante. Nel ciclismo in modo particolare vediamo una crescente attenzione verso la sostenibilità e il benessere personale, e noi vogliamo essere in prima linea per rispondere a queste tendenze. Sidi vuole essere protagonista, sia nel ciclismo così come nel motocross, offrendo prodotti che rispondano non solo alle esigenze tecniche, ma anche ai valori e alle aspettative dei consumatori di oggi.

L’intervista con Davide Rossetti si conclude e finalmente fuori spunta anche il sole. L’incontro ci restituisce l’immagine di un’azienda in piena evoluzione, che punta a organizzare e a rafforzare le proprie radici italiane di artigianato e di innovazione, ma con una visione rivolta al futuro e alle sfide globali.

Sidi

Shot 2 DZero, le scarpe che parlano con la voce di Dino

15.06.2022
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Dino Signori è un vulcano che in sessant’anni è salito al vertice mondiale del ciclismo e del motociclismo, collaborando con atleti di alto livello. E se finora si è sempre dato per scontato che la forza delle scarpe Sidi sia nei contenuti tecnici, questa volta dall’azienda di Maser, in provincia di Treviso, ha tirato fuori dal cilindro un prodotto di design dedicato proprio allo stesso Signori.

Le nuove Shot 2 DZero (e le MTB Tiger 2 SRS) rinsaldano il rapporto fra l’azienda e il territorio in cui è nata, con una serie di frasi ispirate alla saggezza del titolare, che ancorano Sidi al Veneto. Le parole che chiunque lo conosca gli ha sentito dire almeno una volta, frasi che risuonano quotidianamente in azienda.

Lo sviluppo dei prodotti Sidi avviene sempre con grandi campioni: qui Signori con Demare
Lo sviluppo dei prodotti Sidi avviene sempre con grandi campioni: qui Signori con Demare

Le frasi di Dino

Porca matina”, la frase della meraviglia.

“Prova mo prova”, la frase dei primi anni, quando il suo capo invitava Dino ad andare avanti da solo, sviluppando l’autonomia: un sistema che Signori ha poi adottato anche con i suoi dipendenti.

“Te devi far quel che te si bon de far”, a dire che nonostante anni di successi, Signori è nato artigiano e calzolaio e non ha mai voluto diversificare la propria produzione.

“Te firmo na carta che no se pol far”, la frase per escludere con convinzione che una cosa si possa fare.

“Questo acido lattico se magna?”, che risale agli anni in cui Signori correva nei dilettanti e nei suoi ricordi non ci sono mai stati crampi o il mal di gambe.

La tomaia delle Sidi Shot2 DZero è realizzata con materiale naturale o riciclato
La tomaia delle Sidi Shot2 DZero è realizzata con materiale naturale o riciclato

A favore dell’ambiente

Così la nuova Shot 2 DZero riassume momenti del quotidiano su una tomaia prodotta con materiale Bio Veg, che a sua volta testimonia l’impegno dell’azienda a favore dell’ambiente. Non una tomaia qualunque, quindi, ma prodotta con materiali provenienti dalla lavorazione di scarti industriali e una spalmatura in amido di mais completamente naturale e biodegradabile.

Anche iI sottopiede è realizzato in parte da cotone e in parte da poliuretano riciclato al 95 per cento, mentre il packaging impiega colori vegetali e carta riciclata – certificata FSC – utilizzata per l’imballo e i libretti tecnici. Tutto cento per cento riciclabile, in un simbolico collegamento tra la tradizione e un futuro sostenibile.

Sidi

Samuele Battistella entra nel “pool” di atleti Sidi

15.01.2022
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Samuele Battistella entra da quest’anno nella ampia squadra di atleti e testimonial Sidi. Il giovane corridore di Castelfranco Veneto, classe 1998, è stato campione del mondo U23 nel 2018 e corre dal 2021 nel team Astana Qazaqstan, con cui l’anno scorso ha vinto la bellissima prima edizione della Veneto Classic. Di recente ha visitato il quartier generale Sidi di Maser per conoscere nel dettaglio la produzione artigianale con cui vengono realizzate le calzature del marchio veneto.

Samuele Battistella ha chiuso la stagione con la splendida vittoria alla Veneto Classic
Battistella ha chiuso il 2021 vincendo la Veneto Classic

Una visita graditissima

«Quella che ci fatto Battistella – ha dichiarato Rosella Signori, la figlia del fondatore Dino – è stata davvero una bellissima sorpresa. Non posso negare che le visite di tutti gli atleti che sponsorizziamo e supportiamo tecnicamente durante l’intera stagione mi riempiono di gioia e orgoglio.

«Come succede in questi casi – continua Rossella – una giornata lavorativa si è trasformata in festa, ed aver avuto in sede Samuele è stato davvero un graditissimo regalo. Abbiamo passato un bel momento assieme a questo giovane, promettente e piacevole ragazzo. E devo ammettere che si è anche comportato bene in produzione! Siamo contenti che abbia acquisito maggiore conoscenza del prodotto. Sono convinta che entrambi faremo tesoro di questa giornata, come di tutti i confronti tecnici che inevitabilmente e fortunatamente si creano in occasione di incontri come questo».

Battistella all’interno dei laboratori di Sidi
Battistella all’interno dei laboratori di Sidi

Una volta entrato all’interno dello stabilimento Sidi, Battistella si è letteralmente “tuffato” nel mondo della produzione artigianale di calzature per ciclismo. Si è messo al collo il grembiule realizzando passo dopo passo alcuni dei procedimenti che rientrano nei canoni specifici della manifattura produttiva delle calzature Sidi. Guidato dagli artigiani e da alcuni dipendenti Sidi di lungo corso, Battistella ha avuto l’opportunità di lavorare sulle sue proprie scarpe. In questo modo è riuscito ad apprendere in prima persona l’attenzione al dettaglio e la meticolosità che rendono unico ciascun paio di calzature Sidi

Artigiano per un giorno

«E’ stato davvero incredibile – ha dichiarato Battistella – non avevo mai visto così da vicino la produzione di una grande azienda di calzature per il ciclismo. E’ stato veramente bello osservare con quanta esperienza venga affrontato ciascun passaggio. Il risultato di questo lavoro è sotto gli occhi di tutti, ma ciò che rende questo brand speciale è proprio il cosiddetto dietro le quinte. La storia, la tecnologia e il tempo che richiede la realizzazione qualitativa di un vero prodotto fatto a mano in Italia».

Calco del piede di Samuele Battistella che aiuta gli artigiani di Sidi a realizzare le scarpe per il corridore dell’Astana
Calco del piede di Samuele Battistella che aiuta gli artigiani di Sidi a realizzare le scarpe per il corridore dell’Astana

«Le scarpe rappresentano una delle componenti fondamentali per un ciclista – ha proseguito il corridore – richiedendo una perfezione ed una cura che definirei da… orologiaio. Questa azienda è certamente un punto di riferimento per l’alta qualità nel proprio settore ed è emozionante vedere quante personalità del ciclismo e del motociclismo hanno scritto pagine gloriose di sport indossando queste scarpe. Una motivazione in più per i giovani corridori come me».

Il giovane corridore veneto ha inoltre colto l’opportunità per visitare il piccolo museo di Dino Signori: un luogo molto caro al fondatore della Sidi e davvero “colmo” di innumerevoli ricordi dei grandi campioni che hanno corso e vinto indossando ai propri piedi Sidi.

Sidi

Marco Bandiera, Tiziano Dall'Antonia 2020

Bandiera-Dall’Antonia, calzini e passione

17.12.2020
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Avete presente i calzini supercolorati di Bandiera e Dall’Antonia, alcuni anche con grafiche paradossali, che si vedono spesso in gruppo con il logo MB Wear? Sentite la storia che c’è dietro.

Venti calzini bianchi

«Le squadre ci davano calzini abbastanza scomodi – dice Bandiera – che dopo due lavaggi si dovevano buttare. Per cui prima di partire per il Giro d’Italia del 2014 mi rivolsi a un’azienda di qui e chiesi che mi facessero 20 calzini bianchi. Li volevo che non si spostassero, che restassero morbidi, che fossero una seconda pelle. I compagni cominciarono a guardarli e chiedevano. Poi a Gippingen arrivo in squadra anche Tiziano e me lo trovai in camera. E così gli feci provare quei calzini…».

Dall’Antonia sorride da sotto la mascherina, magro come quando correva. Dice di aver preso 10 chili, ma si fa fatica a riconoscerli. La stanza è un fiorire di calzini di ogni colore e forma, con il marchio MB in bianco su fondo nero al centro della parete. Siamo a Maser, in provincia di Treviso. Il marchio si chiama come Marco Bandiera (MB): fu lui ad avere l’idea, ricorda Tiziano, e a lui non importava di comparire.

«Però gli chiesi da dove venissero – racconta Tiziano – e quando poi tornando verso casa gli chiesi perché non si potesse farne un affare. Se non avessi fatto il corridore, avrei studiato Giurisprudenza. Ma visto che avevo deciso di correre, sin da dilettante durante l’inverno frequentavo corsi di gestione aziendale che venivano organizzati da varie realtà di queste parti. E così quando Marco mi presentò quello che produceva i calzini, iniziammo a studiare i filati e le esigenze dei corridori. E arrivammo a un modello in quattro colori».

Marco Bandiera, Giro d'Italia 2020
Marco Bandiera al Giro d’Italia del 2014 con i primi calzini fatti per lui
Marco Bandiera, Giro d'Italia 2020
Bandiera al Giro 2014 con i primi calzini

Nascosti in garage

Inizia così un viaggio a metà tra la goliardia e il senso degli affari che ha portato due ex corridori, ottimi amici, a inventarsi un business geniale.

«L’anno dopo – riprende Bandiera – ci allenavamo la mattina e lavoravamo il pomeriggio. Avevamo preso dei garage sotto casa mia, a Montebelluna, come i carbonari. Al piano terra c’era l’Agenzia delle Entrate, al primo piano studi di avvocati e sopra abitavo io. Però dopo un po’ nei garage non si entrava più, tanto che quando scendevamo per lavorare, dovevamo tirare fuori tutti i cartoni. Nel frattempo eravamo andati avanti. Nel ritiro di Alassio, ai primi del 2015, eravamo in stanza con Gatto. Parlavamo che ci serviva un logo e lo tirammo fuori. Insomma, al Giro d’Italia, che pure partiva dalla Liguria, ci presentammo con due valigie piccole e buste e scatoloni con il nome delle squadre cui erano destinati. La voce si era sparsa. Insomma, alla vigilia della prima tappa entra in camera Ellena con il Garibaldi e la voglia di parlare della corsa del giorno dopo, ci guarda e fa: “Ma voi siete qua per correre o per vendere?”. Ci mettemmo a ridere, ma io feci quel Giro tutto in fuga, per far vedere i calzini che indossavo».

“Kwiato” iridato

Il passa parola è l’arma più potente. Il piede è un punto delicato e probabilmente l’esigenza di avere calzini più comodi potevano intercettarla soltanto due ragazzi ancora in gruppo.

«Le aziende che producono abbigliamento – prosegue Dall’Antonia – consideravano i calzini come una cosa di poco conto e per noi è stata una bella fortuna. Solo che non potevamo darli con il nostro logo e così ai corridori che venivano a ordinarceli facevamo le repliche con i colori ufficiali. Kwiatkowski ha vinto il mondiale a Ponferrada e ci ha mandato la foto coi nostri calzini. Finché un giorno uscivamo dalla sede di Giordana, quando a Marco arriva una chiamata da Tegner (a quel tempo addetto stampa della Quick Step, ndr). Lui aveva corso in quella squadra, per cui lo guardo e gli chiedo: Flag, che cosa hai combinato?».

MB Wear, calzini, Maser 2020
Fantasie spesso frutto dell’estro di Marco Bandiera
MB Wear, calzini, Maser 2020
I calzini vengono stampati dal 2015

La gaffe di Gaviria

Flag significa bandiera ed è il nomignolo con cui Marco convive da anni. Bandiera scoppia a ridere e aggiunge che poco dopo ricevette anche la chiamata di Patrick Lefevere, grande capo dello squadrone belga. C’era di che preoccuparsi…

«Cosa era successo? Che Gaviria aveva preso la maglia rosa in Sardegna, poi il Giro si era trasferito in Sicilia. Noi avevamo smesso di correre l’anno prima, nel 2016. Mi aveva chiamato Richeze, dicendo che Fernando alla partenza voleva i calzini rosa. Era impossibile farglieli avere, anche perché ero in Veneto. Però mi viene l’illuminazione e chiamo Pozzato, che ne aveva parecchi. E Pippo mi risponde che li ha indosso e sta andando alla partenza. Gli chiesi per favore di toglierseli e di portarli a Gaviria. E Gaviria cosa fa? Va alla partenza dove ci sono tutte le maglie e tutti i fotografi. Si toglie i calzini della squadra e li butta via. E si mette i nostri. La foto fece il giro del mondo e il loro sponsor mise un post su twitter, con la foto dei calzini rosa negli scatoloni. Scrivendo che li avevano fatti anche loro ed erano inutilizzati in un magazzino ed era brutto vedere che il loro corridore ne usava altri. Con Lefevere mi scusai, ma hai presente che pubblicità?».

L’avvocato in Jaguar

Da quel momento, la storia accelera. I due hanno smesso di correre, ma sono sempre nascosti in quei garage, in mezzo a scatoloni sempre più ingombranti. Sempre come carbonari.

«Finché un giorno – sorride Tiziano – viene a fermarsi uno degli avvocati del primo piano, con la sua Jaguar spider e i guantini. Lo vedevamo che buttava sempre l’occhio, ma quel giorno ci chiese che cosa facessimo. Gli spiegammo e lui ci chiese se fossimo al corrente che non potevamo continuare a quel modo e ci propose di andare a vedere un capannone. L’idea di cercare una sede vera ce la diede lui. E anche se il primo capannone non ci piacque, continuammo a cercare e arrivammo qui, pur tenendo la produzione a Montebelluna».

MB Wear, calzini, Maser 2020
In questo cassetto le fantasie approvate e anche quelle proibite
MB Wear, calzini, Maser 2020
Merce buone e altra fuori mercato

Il total look

Dal 2015 hanno iniziato a stampare i calzini. Poi hanno iniziato a differenziare i modelli. Per lo sviluppo sono sempre andati avanti a metà fra le loro osservazioni e i feedback dei corridori. E’ nato il modello Sahara, che ha il piede con le giuste spugne e gli spessori, ma dal malleolo in su sembra un collant da donna, tanto è sottile. L’invernale è fatto in lana merino. Nel 2017 hanno aggiunto al catalogo modelli da running e sci, perché chi d’estate pedala, spesso d’inverno fa altro. Poi sono arrivati gli accessori come manicotti e gambali, perché la clientela li richiedeva. E così, con una politica dei piccoli passi, sono finiti anche a produrre abbigliamento.

«Ma con i piedi di piombo – precisa Dall’Antonia – perché in questo caso si va contro dei veri colossi, molto più grandi di noi. Abbiamo creato dei modelli della massima qualità possibile e ci siamo messi a giocare con le grafiche. L’idea è quella di creare un total look, uno stile che faccia riconoscere il brand. Poi abbiamo realizzato un giubbino, una specie di bomber che va benissimo per girare con la e-bike, mentre da settembre andremo fuori con una linea gravel. Sta a noi come brand fare la nostra proposta. Anche noi abbiamo un look tutto nero, ma sempre con i nostri criteri di vestibilità. E l’ultima cosa è l’intimo, che però produciamo a Modena in un’azienda che lavora anche per altri grandi nomi. E la cosa incredibile è che lo sviluppo del prodotto lo abbiamo fatto con un mio vicino di casa, a Follina. Neanche sapevo chi fosse e che lavoro facesse. E’ venuto lui a presentarsi ed è uscito che fa lo stesso lavoro per marchi da Diadora a Specialized. Un altro treno da prendere e l’abbiamo preso».

Per lavoro e per gioco

Avevano 16 anni la prima volta che si videro. Tiziano aveva appena cominciato e lo schierarono in una challenge per allievi. Marco già correva e da allora non c’è stato ordine di arrivo in cui non si siano scontrati. Avversari da juniores, quindi compagni alla Zalf. Fral è stato professionista dal 2007 al 2016, fra Lampre, Quick Step, Iam, Katusha e Androni. Dall’Antonia ha corso dal 2006 al 2016, fra Panaria, Liquigas, Cannondale e Androni. Poi il giochino dei calzini ha iniziato a farsi interessante. Correre non era più una sfida per andare a prendersi il mondo, ma la rincorsa a risultati sempre meno importanti. E decisero di cambiar vita. Hanno messo su famiglia e ora progettano l’apertura di un punto vendita monomarca qui vicino, dopo aver coperto la distribuzione in tutto il mondo con un distributore per Paese. Il resto della storia è ancora da scrivere, ma lo spirito è quello giusto. Se poi si potesse mostrarvi le bozze dei calzini mai prodotti, capireste anche quanto sia spesso dura la battaglia tra gli affari e la goliardia.

Sidi Sixty

Sidi: parte l’e-commerce e la comunicazione è digital

26.11.2020
3 min
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Sidi ha completamente rinnovato il proprio sito internet. Immagine, grafica, appeal e interazione con l’utente sono state ben aggiornate per essere così ancora più “vicini” alle aspettative dei clienti in tutto il mondo.

Svolta digitale

Quest’anno, l’azienda di Maser (Treviso) fondata da Dino Signori taglia un traguardo davvero molto prestigioso, ovvero quello dei primi sessant’anni di storia. Come ribadiscono dall’azienda: un riferimento, ma anche e soprattutto un punto di partenza… E nel pieno rispetto dello stile Sidi, ecco lanciato sul web – ad ora solo per l’Italia ma più avanti lo sarà anche per il mondo – il proprio canale di vendita diretta ufficiale. Un primo ed importante passo sulla strada di una rivoluzione della comunicazione aziendale che verrà sempre più integrata ed incentrata con i canali digitali.

Sidi, 60 anni
Sidi, sessant’anni di glorie e di vittorie
Sidi, 60 anni
Sidi, 60 anni di glorie e vittorie

Il cliente al centro

Come anticipato, l’aspetto di sidi.com è completamente rinnovato. Più dinamico, intuitivo e al tempo stesso interattivo, oltre che perfettamente coerente e graficamente allineato (il famoso “family feeling”) con tutti gli altri canali di comunicazione.

Sulla nuova piattaforma il cliente è davvero posto al centro dell’esperienza di acquisto, raggiungendo in modo veloce ed esaustivo tutte le informazioni tecniche che riguardano i diversi prodotti. Inoltre, l’utente viene facilmente guidato nelle proprie personalizzazioni delle parti di ricambio. Quest’ultimo è uno dei “plus” che da sempre distingue Sidi sul mercato e la qualifica come un brand capace di venire realmente incontro alle esigenze dei suoi clienti.

Egan Bernal, Dino Signori, Sidi. 2020
Egan Bernal e Dino Signori, titolare di Sidi
Egan Bernal, Dino Signori, Sidi. 2020
Egan Bernal e Dino Signori

I primi 60 anni

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giulia Collavo, responsabile marketing di Sidi.

«L’e-shop – ci ha detto – è stato pensato e soprattutto strutturato per rispondere alle esigenze dei nostri consumatori e per reagire in modo efficace al cambiamento che sta subendo il mercato, anche a seguito della pandemia legata al Covid-19. Il progetto di ristrutturazione del sito e di avvio dell’e-commerce aziendale è partito sei mesi fa e siamo davvero entusiasti del lavoro svolto. Il 2020 rappresenta comunque per il nostro gruppo un anno importante… Sidi ha compiuto sessant’anni! Ed i suoi clienti meritano un regalo importante che gli faccia capire quanto tutti loro siano per noi davvero speciali».

La moto e la bici

Sì, la storia di Sidi è proprio questa. Fondata nel 1960, da piccolo laboratorio artigianale per la manifattura di calzature sportive da montagna, l’azienda si è poi specializza negli anni ’70 nella produzione di stivali da moto e di calzature per il ciclismo. Grazie alla passione, alla professionalità e alle innovative intuizioni del suo fondatore Dino Signori, il marchio è diventato nel tempo un autentico riferimento nel proprio settore.

www.sidi.com