Thomas alla Vuelta, Tosatto e le storie del Tour

06.07.2023
5 min
Salva

Tosatto è al mare: una settimana di stacco con la famiglia in Romagna e poi sarà già tempo di ricominciare. Il pomeriggio è dedicato al Tour: bastano una connessione internet e gli auricolari. Così ieri il direttore sportivo della Ineos Grenadiers ha seguito la prima tappa pirenaica, con un occhio ai suoi ragazzi della Ineos Grenadiers. E anche se lo abbiamo chiamato per parlare del gruppo del Giro che ad agosto andrà alla Vuelta con capitan Thomas, è stato impossibile non farsi risucchiare da due chiacchiere sulla sfida francese.

«Cosa dire… La UAE si è sgretolata – riflette Tosatto – e Vingegaard gli ha rifilato più di un minuto. Cosa sia mancato a Pogacar è difficile da dire. Oggi (ieri, ndr) non è stato all’altezza in salita, sul cambio di ritmo. Gli manca la costanza della fatica? Il non aver fatto il Delfinato o lo Slovenia potrebbe averlo penalizzato. L’ultima corsa a tappe che ha fatto è stata la Parigi-Nizza, che c’è stata a marzo. Il Tour è ancora aperto, però moralmente hanno preso una bella botta dopo aver dettato legge sabato e domenica».

Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
E i tuoi?

Dietro si è visto forte il mio Rodriguez, che può puntare alla top 5, non so se al podio. Pidcock è arrivato più staccato. E poi c’è Bernal. Quest’anno con Egan non ho fatto una sola corsa e ho non ci ho mai parlato. Ha fatto dei grandi progressi e sicuramente l’hanno portato vedendo che stava bene. Si sapeva che faceva fatica a lottare coi migliori, oggi ha perso tre minuti dal primo, può solo migliorare. Questo è un passaggio che gli può tornare utile come fase del recupero per il prossimo anno o per la Vuelta, se farà la Vuelta.

E Hindley?

Sono contento che abbia vinto lui. Tanti l’hanno sottovalutato anche dopo che ha vinto il Giro. Sembrava che lo avesse vinto uno così, ma lui due anni prima aveva fatto secondo. Ha vinto alla prima partecipazione al Tour, tappa e maglia. Adesso vedremo, non ha speso tanto secondo me, a parte gli ultimi 20 chilometri. Magari se prende fiducia, riesce ad andare sul podio.

Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Veniamo a noi: bella questa cosa che Thomas vuole alla Vuelta il gruppo del Giro, no?

Il programma del gruppo Vuelta si è fatto dopo il Giro.  C’erano e ci sono ancora dei punti di domanda. Ad esempio se Egan se faceva il Tour e chi coinvolgere fra quelli che non hanno fatto né Giro né Tour. Oppure Arensmans, che era previsto non facesse il Tour dopo il Giro e c’era da capire se fargli fare la Vuelta o le classiche in Canada. Poi c’è De Plus che vuole fare due grandi Giri, quindi anche la Vuelta.

Il fatto di portare il gruppo del Giro, se non altro come base, è una garanzia perché è un gruppo che funziona bene?

Quando lavori con un gruppo da lontano, nel senso che inizi a fare programmi e corse in comune da inizio anno, viene tutto più facile anche in gara.

Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Era in programma che Thomas andasse alla Vuelta?

C’era un punto di domanda. Si è sempre detto di puntare tutto sul Giro e poi avremmo valutato il finale di stagione. Una possibilità di fare Giro e Vuelta c’è sempre stata, nella lista lunga il suo nome c’era già. E alla fine ha deciso di voler andare in Spagna. Anche perché, secondo me, essendo un corridore di una certa età, non si vede a fare corse di una settimana, gli viene comodo fare un grande Giro. Poi non è che corra molto di qui alla Vuelta…

In che senso?

Adesso ha recuperato bene, ma prima della Vuelta farà una sola corsa. Alla fine il suo è un programma abbastanza leggero.

A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
La sensazione è che gli sia venuta voglia di Vuelta dopo aver visto al Giro di essere capace di grandi prestazioni…

Sì, quello sicuramente. Ha finito il Giro stanco, ma in crescendo. Va bene, nella cronoscalata ha pagato, ma se stai bene, impieghi meno a recuperare. 

I compagni si sono fatti coinvolgere dal suo entusiasmo?

Quelli che hanno fatto il Giro avevano la voglia di fare la Vuelta con lo stesso gruppo. Ci sarà qualche inserimento, magari chi non ha fatto grandi Giri o qualche giovane. Però certo, correre insieme aiuta tanto.

Ci saranno anche Puccio e Ganna?

A Pippo in teoria la Vuelta farebbe un gran bene. Chi ha il motore come il suo, almeno una grande corsa a tappe all’anno deve farlo e del Giro ha fatto solo sette giorni. Sicuramente adesso il suo grande obiettivo è il mondiale, ma nella quadra della Vuelta ci starebbe bene, anche perché il primo giorno c’è una cronometro a squadre, che per lui sarebbe uno stimolo interessante. Quanto a Puccio invece si vedrà. Se lo chiami, è sempre pronto. E’ nella lista, ma ancora non saprei. 

Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Pensi che Thomas si adatterà bene al modo di correre nervoso della Vuelta?

Ha fatto una sola Vuelta, nel 2015, quando vinse Aru, e arrivò parecchio indietro. Quello di quest’anno è stato il terzo Giro che finiva, negli anni prima è quasi sempre caduto. In Spagna sarà un’avventura, un’esperienza nuova. Ha lo stimolo di prepararsi come ha preparato il Giro, per cui secondo me potrebbe andare bene, perché c’è meno stress del Tour e non è come il Giro.

Secondo te non ha mai rimpianto il fatto di aver scelto il Giro al posto del Tour?

All’ultimo Tour ha fatto terzo e in precedenza era stato primo e secondo. Forse ha voluto fare il Giro perché aveva un conto in sospeso e quest’anno con le tre cronometro, ha pensato di poterlo vincere. Lo abbiamo deciso a novembre, difficile poi cambiare idea. Così adesso andrà alla Vuelta, vedremo coi giorni con quali obiettivi. 

Hindley e la Bora, un altro piano ben riuscito

05.07.2023
6 min
Salva

Ciccone ha un diavolo per capello. Poco oltre, l’altro abruzzese (adottivo) di giornata non sta nella pelle, per la tappa e la maglia. Jai Hindley ha dato uno scossone al Tour e dietro di lui un altro colpo durissimo l’ha mollato Vingegaard a Pogacar. Rispetto ai vecchi Tour delle prime sette tappe piatte come la noia, questa quinta tappa si è portata decisamente avanti.

Mai niente per caso

In casa Bora-Hansgrohe si fa festa, sia pure con garbo, perché la storia promette di essere ancora lunga. In attesa che Hindley si racconti o trovi quantomeno le parole per farlo, dall’ammiraglia della squadra tedesca scende Enrico Gasparotto. Vero che al Tour c’è venuto per stare sulla seconda e per giunta da debuttante, ma quando c’è di mezzo “il Giallo”, qualcosa succede sempre. Anche che vada via una fuga di 35 piena di uomini forti…

«Nella vita – sorride – non succede mai niente per caso. Bisogna sfruttare l’opportunità, farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. A un certo punto dopo 10 chilometri Pogacar ha fatto chiudere su una fuga di corridori che non erano pericolosi ai fini della classifica. Ci siamo stupiti noi in macchina e anche i ragazzi in corsa, abbiamo pensato di non capire più nulla di ciclismo. E a quel punto infatti è nata una fuga di 35 corridori. Jai e Buchmann erano già davanti, perché a Jai piacere correre in testa, mentre la Jumbo-Visma ha lasciato il lavoro in mano alla UAE Emirates.

La presenza di Hindleyt nella fuga è stata frutto della sua concentrazione, l’attacco era per vincere

«Detto questo – prosegue Gasparotto – ho trovato strano anche io che abbiano lasciato andare Hindley, che ha vinto un Giro e in un altro ha fatto secondo, boh! Ci siamo chiesti, in ammiraglia con Rolf Aldag, se fermando Jai la fuga sarebbe andata, però c’era anche Ciccone che era in classifica e voleva vincere la tappa. Noi eravamo in tre, come pure la Lidl e alla fine, sacrificando Konrad e con il lavoro della Ag2R, la fuga è andata. Poi, quando Hindley è partito, aveva in testa la tappa e la maglia. Sta bene, ha fatto la ricognizione, conosce le strade e questo aiuta come sempre…».

Ciccone mastica amaro

Secondo all’arrivo, Ciccone mastica amaro. Le telecamere hanno captato il suo disappunto: di quelle parole che si dicono dopo il traguardo, prima che qualcuno ti faccia il riassunto e tu capisca come stanno le cose.

« C’è stato un errore di comunicazione – dice a denti stretti – perché nella tabella dell’organizzazione ho letto 25 secondi, invece quello era il distacco da Felix Gall. Pensando che il distacco da Hindley fosse così basso, ho creduto di poter collaborare con Vingegaard, invece la squadra sapeva che Hindley era più lontano e non aveva senso inseguire. Jonas chiedeva collaborazione perché sapeva che tirando potevamo giocarci la tappa, ma il nostro leader era nel gruppo con Pogacar. Non potevo aiutarlo».

Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard
Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard

«Onestamente – riprende Giulio – mi aspettavo di stare un po’ meglio sull’ultima salita, invece ho pagato tutti gli sforzi fatti prima. Però abbiamo fatto una bella tappa e pensiamo a recuperare, perché domani ce n’è un’altra, ancora più dura. Si sapeva che oggi sarebbe stata una giornata strana, perché con una partenza così veloce poteva succedere di tutto. Non mi aspettavo una fuga così numerosa e soprattutto così di qualità. Alla fine è stata una giornata corsa a tutto gas e le sensazioni non sono state male. Le gambe ci sono, la testa è bella dura, quindi ogni giorno proverò a fare qualcosa».

Pogacar si nasconde

La delusione ha facce diverse. Perciò, quando Pogacar passa il traguardo e va a fermarsi vicino agli uomini del UAE Team Emirates, il suo proverbiale sorriso cede il posto a perplessità. I tanti ragionamenti sul fatto di avere in Adam Yates un capitano alternativo poggiavano su una consapevolezza fondata? Oppure l’incapacità dello sloveno di rispondere potrebbe far pensare davvero a una giornata storta? Altrimenti come si spiegherebbe il tanto tirare dei giorni scorsi?

L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro
L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro

«Delusione è la parola giusta – dice Pogacar – ma sono più triste nel sentire che la mia ragazza è caduta al Giro e forse ha una commozione cerebrale. Intendiamoci, è triste anche aver perso un minuto contro Jonas. Quindi bisgnerà andare avanti giorno per giorno. Penso si sia accorto che non stessi andando troppo bene in salita e così ha cercato di attaccare. Non ho potuto seguirlo perché oggi era più forte. Io invece ero al limite, sicuramente negli ultimi due chilometri di salita. Spero in gambe migliori per domani e penso che si raddrizzerà. C’è ancora molta strada e mi sento bene e questa è la cosa più importante della giornata».

Il morso di Vingegaard

Vingegaard e il suo sguardo lampeggiante si sono spenti una volta sceso dalla bici. La grinta e quei denti a punta che scopre nel momento di massimo sforzo, cedono ora il posto al ragazzo che ragiona e poi parla.

«Il piano per questa tappa – dice il danese – era avere un paio di compagni nella fuga, ma poi sono diventati tre: Laporte, Van Aert, Benoot. Non era tanto per piazzarne uno all’arrivo, quanto per riuscire a salvarci: pensavamo che non fosse la tappa ideale per me. Invece quando abbiamo iniziato l’ultima salita ho sentito di avere buone gambe così ho detto a Kuss di passare davanti. Lui l’ha fatto e ho deciso di attaccare. Prima del via ne avevamo parlato e non pensavamo che fosse uno scenario possibile, piuttosto era più facile prevedere che uno dei ragazzi in fuga vincesse la tappa e per noi sarebbe stato davvero lo scenario dei sogni.

«Invece è successo tutto l’opposto. Io ho attaccato e Tadej non ha risposto. Mi sono meravigliato. Ho voluto metterlo alla prova, perché sentivo buone gambe e sono molto contento di quello che ho ottenuto. Un minuto guadagnato è un buon margine, ma so che lui non si arrende mai. Sarà una battaglia tutti i giorni fino a Parigi. E bisognerà tenere d’occhio Jai Hindley».

L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus
L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus

Il presente e il futuro

Intanto Hindley scende dal palco vestito di giallo, poco più di un anno dopo aver conquistato la maglia rosa. Il Tour è iniziato da appena cinque giorni: pensare sin da adesso di difendersi sarebbe da incoscienti.

«Oggi prima di partire – sorride ancora Gasparotto – ho fatto una battuta. Ho detto: “Viviamo il presente con un occhio futuro”. Nei grandi Giri è bene vivere giorno dopo giorno, può succedere qualsiasi cosa. Il nostro Tour non sarà negativo, quindi siamo già contenti di questo. Poi se staremo bene, è fuori dubbio che battaglieremo sino alla fine. Jai sta bene. Abbiamo scelto di puntare sul Tour e lui ha fatto i compiti a casa. Ma il viaggio è appena cominciato».