Bergamo, incontro esclusivo con Cataldo che riparte

20.04.2023
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Dario Cataldo scende dall’auto, lato passeggero, con un busto che gli sostiene il tronco e una stampella che lo aiuta a reggersi in piedi. Poggia sul braccio destro e i pochi metri che percorre per entrare nel negozio Trek di Lallio (Bergamo) paiono un Mortirolo. Lo avevamo lasciato riverso sul fianco sinistro, tronco e capo su un marciapiedi, dal bacino in giù sulla carreggiata di Sant Feliu de Guíxols, sede d’arrivo della prima tappa del Giro di Catalogna. Era appena volato a terra a quelle velocità che i corridori tengono per preparare una volata.

Oggi, a un mese esatto di distanza, cammina e accenna a qualche sorriso rispolverato grazie ad una di quelle sette vite di cui sono dotati i ciclisti.

Dario, come stai?

Bene, considerando tutto quello che ho passato e per il fatto che questa caduta non dovrebbe lasciarmi postumi permanenti per il futuro.

La diagnosi esatta quale è stata all’ospedale di Girona dove sei stato portato dopo la caduta?

Ho fratturato femore, clavicola sinistra e setto nasale. Poi: schiacciamento di sei vertebre, di cui tre operate con iniezioni di cemento. Ho perso il conto delle costole rotte: sicuramente tre nella parte posteriore e una davanti. Ma la cosa più pericolosa è stata il doppio versamento nei polmoni, in ospedale mi è stato detto che ho rischiato la vita.

Riavvolgiamo il rullino, cosa ti ricordi della caduta?

Stavamo viaggiando fortissimo. Un gruppetto di corridori si è spostato sulla destra, io ero dalla parte opposta per cui pensavo di essere al sicuro e invece li ho visti venire verso di me. Uno me lo sono trovato sotto le ruote e ho avuto solo quella frazione di secondo per capire che stavo cadendo.

L’incontro con Cataldo si è svolto presso il Trek Store di Lallio, a Bergamo
L’incontro con Cataldo si è svolto presso il Trek Store di Lallio, a Bergamo
E poi?

Ho in testa ogni istante, sono sempre stato lucido. Vedevo sangue colarmi sul viso, ma non capivo da dove venisse. Sono rimasto diversi secondi senza respirare e a quel punto mi sono spaventato davvero, ma ho cercato di stabilizzarmi. Sono riuscito, sollevandomi un poco, a riprendere respiri corti, ma è stato uno sforzo che mi ha causato un dolore lancinante. Mi sono mosso col bacino e ho capito di essermi rotto il femore. Mi sono mosso con le braccia e ho capito che anche la clavicola era andata. Non riuscivo a togliermi un macigno che sentivo nel petto, poi mi hanno spiegato che era appunto il versamento nei polmoni. La lucidità mi ha consentito però di evitare guai peggiori. Al primo medico che mi ha soccorso ho tracciato il mio quadro clinico ed è rimasto colpito, pensava che fossi già più di là che di qua. 

Poi, la degenza. Quanto è stato complicato non essere in Italia ad affrontarla?

Non molto. Parlo molto bene lo spagnolo per cui le conversazioni erano semplici e lo staff medico è stato sempre gentile e disponibile. Sono rimasto lì 10 giorni, poi mi hanno trasferito al Niguarda di Milano per altri interventi e anche lì sono restato ricoverato 10 giorni.

E adesso, cosa prevede il piano di recupero?

Andrò a Forlì una decina di giorni dove inizierò la riabilitazione con Fabrizio Borra. Inizieremo a fare la conta dei danni più “atletici” e quindi a stabilire le tappe per recuperare fisicamente. Spero, entro maggio, di recuperare tutte le funzioni motorie e potermi rimettere in sella per poi allenarmi tra giugno e luglio e tornare in gara magari a settembre. Questa è la mia visione più ottimistica, ma bisognerà pensare giorno dopo giorno.

I colpi che hai preso ti costringeranno a rivedere la tua messa in sella?

Spero tanto di non doverla modificare, conto sul fatto che sarà il corpo a rimettersi in sesto per stare bene con l’assetto mio. La cosa complicata di un nuovo assetto, sarebbe ritrovare il mio equilibrio, il che allungherebbe il pieno recupero.

E mentalmente? Quanto è difficile rimanere lontano dalle corse?

La prendo con filosofia perché poteva andare peggio. E’ obbligatorio essere ottimisti.

Guardando alle corse, quali sono gli obiettivi di Trek-Segafredo quest’anno? 

Uno degli obiettivi top è il Giro. Pedersen punta alla maglia a punti, sta andando fortissimo e il team ci tiene particolarmente. Anche Ciccone sta dimostrando di essere in forma. Ho sempre sostenuto sia un corridore da classifica generale nelle grandi corse a tappe e quest’anno ha avuto uno step di miglioramento molto importante che passa da una maturità maggiore. Legge meglio la corsa, sa gestirla con più consapevolezza e ha meno stress. Io penso debba crederci.

Al suo primo anno in Trek, nel 2022, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’Italia
Al suo primo anno in Trek, nel 2022, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’Italia
In generale è un’epoca d’oro per il ciclismo, zeppa di campioni. Quanto è bello e quanto difficile correrci insieme e contro?

E’ difficile, le corse ormai le vincono sempre gli stessi. Si va talmente forte che non c’è più margine per gli outsider, la giornata buona e la fortuna non servono più. E’ anche bellissimo correre e guardare questo ciclismo, vedere da vicino i vari Van der Poel, Ganna, Van Aert, Pogacar è incredibile perché sono atleticamente fenomenali. La cosa che più colpisce però non è tanto vederli come sono strutturati, quanto lo stile e la facilità con cui pedalano: danno un senso proprio estetico di strapotere.

ESCLUSIVO / Nell’atelier Santini dove nasce la maglia gialla

14.10.2021
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E’ primavera. Dopo una serie di incontri di team building in cui ai dipendenti del Maglificio Santini sono state spiegate varie tecniche per aumentare la coesione e l’interazione, la convocazione nel salone dei meeting non è parsa strana a nessuno. Pare che si tratti dell’evento finale, quindi arrivano alla spicciolata e vanno tutti a sedersi sulle sedie, aspettando l’intervento del mental coach di turno. Nessuno può immaginare quello che sta per accadere.

Il primo annuncio infatti dice che devono prepararsi per affrontare una grande sfida. Poi parte un video, che si conclude con l’immagine di una maglia gialla. E un altro annuncio: «Faremo la maglia gialla del Tour per i prossimi cinque anni».

In Santini vengono a saperlo così. Poi si aprono le porte che introducono allo showroom e sui tavoli disposti per un buffet, bottiglie di spumante e bignè rigorosamente gialli alla crema celebrano il traguardo raggiunto.

La forza delle persone

«Conquistare la maglia gialla – spiega Monica Santini, Ceo dell’azienda di Lallio – è la vittoria di una filosofia. Quella di pensare che ancora oggi si possono disegnare, sviluppare e produrre in Italia capi per ciclismo estremamente innovativi. Questo è quello che ci differenzia dagli altri brand, la nostra passione, il nostro dna 100 per cento ciclistico, che trasferiamo nei nostri prodotti. Perché la nostra forza sono le nostre persone».

Marketing a tutto gas

Gli uffici del piano alto sono in fermento. I creativi al computer, i commerciali al centro di telefonate a raffica. Chiamano dalla Gazzetta dello Sport, c’è in coda anche L’Equipe. Osserviamo il quartier generale alla vigilia della presentazione del Tour.

Stefano Devicenzi del markenting racconta. La famiglia Santini è volata a Parigi perché oltre ai percorsi sarà svelata anche la nuova maglia gialla, divenuta italiana dopo gli anni di Le Coq Sportif. Un segreto tenuto a stento, che ha resistito fino a una decina di giorni fa, quando da fonte Aso la notizia ha cominciato a girare. In azienda, agli esterni, dal giorno dei bignè è stato fatto firmare un patto di riservatezza che ha retto in modo encomiabile.

Il disegno della maglia è stato vagliato da Aso e una volta approvato passa alla produzione
Il disegno della maglia è stato vagliato da Aso e una volta approvato passa alla produzione

Un simbolo assoluto

Noi siamo venuti in esclusiva nella sede di Lallio per mostrare come nasca il trofeo più bello del ciclismo mondiale. Avete fatto caso che sul podio di Parigi al vincitore viene consegnata un piccolo trofeo, ma che il vero simbolo resta per esplicita volontà di Aso la maglia gialla?

«La maglia è il trofeo, si legge all’interno del suo dorso – è un simbolo che tenete fra le mani. Nessun’altra maglia nel mondo dello sport è portatrice di una storia così ricca come la Maglia Gialla. Questo non è solamente il simbolo della vittoria, ma ugualmente della storia e della cultura di una Nazione e di uno sport che solamente alcuni campioni eccezionali hanno meritato di indossare. E’ con grande fierezza che possiamo affermare che la maglia è stata interamente confezionata a mano nella nostra azienda di famiglia di Bergamo, in Italia, dove vestiamo la passione del ciclismo fin dal 1965. Felicitazioni. Questo trofeo è tuo».

Subito sotto, alla fine della corsa nello spazio per il nome, sarà stampato quello del vincitore del Tour de France 2022. Un oggetto esclusivo e personalizzato.

Nasce la maglia

L’iter di produzione della maglia è semplicissimo, ma non è affatto facile. Il reparto grafica ha sviluppato nel computer il disegno, inviando varie soluzioni in Francia per l’approvazione definitiva. Ci sono in ballo tutte le maglie di classifica per il Tour e il Tour Femmes, oltre a tutte quelle delle corse Aso, dalla Parigi-Nizza in poi.

Dal computer del reparto grafico, il file viene condiviso con i colleghi che lo stamperanno al plotter: una stampante enorme che trasferisce su carta colori e scritte. Il tempo per l’uscita di una maglia è valutabile circa in un paio di minuti.

Il rotolo di carta su cui la maglia viene stampata viene a questo punto portato in produzione e sul disegno vengono poggiati i pezzi di tessuto bianchi, sagomati in base alla parte di maglia cui fanno riferimento. Davanti, dorso, colletto, maniche, fianchi. Il doppio strato di carta e tessuto viene quindi infilato in una macchina termica che procede alla stampa sublimatica. La temperatura all’interno del rullo fa sì che il colore e le scritte si trasferiscano dalla carta al tessuto, che sempre grazie al colore dilata le sue fibre e assorbe tutto. In questo modo, all’uscita dalla macchina si hanno già pronti tutte le parti di cui si compone la maglia.

Le parti che compongono la maglia sono pronte. Il passo successico è la cucitura

Quegli elastici gialli

Ciascuna di esse deriva da tessuti diversi in base alle caratteristiche richieste, in termini di elasticità, vestibilità e traspirabilità. Il tessuto di base è riciclato, come nella maggioranza della produzione Santini. Ogni dettaglio è giallo, dalla lampo agli elastici in fondo alla maglia.

E proprio a proposito di elastici, quelli in fondo alle maniche hanno una forma singolare: la forma dell’Arc de Triomphe. L’unico dettaglio che non è giallo è il logo Santini sulla schiena, che di certo aumenterà la visibilità per il marchio. Da notare anche che le iniziali di Henri Desgrange, solitamente… appuntate sulla maglia come con un tratto di penna, ora sono su una sorta di ceralacca in basso a sinistra sulla maglia.

Il giallo che mancava

«Quello del Tour – dice con orgoglio ancora Monica Santini – è sempre stato un sogno che in azienda è girato fin da quando ero bambina. Mio padre ha sempre visto il Tour come LA gara che ancora mancava al nostro palmares, visto che abbiamo fatto fatto il Giro d’Italia per tanti anni e i campionati del mondo dal 1988. E’ stato un percorso cominciato quando abbiamo sottoscritto la sponsorizzazione della Vuelta, che comunque è parte delle gare organizzate dalla ASO. Abbiamo cominciato a dimostrare che potevamo essere un partner affidabile e propositivo. Dopo la Vuelta è arrivato il Deutschland Tour. E quando si è aperta la fase di negoziazione per il rinnovo del contratto ci siamo resi disponibili e siamo riusciti a chiudere».

Gli uffici si stanno svuotando, il grande giorno sta per arrivare. La maglia gialla parlerà italiano per i prossimi cinque anni. In un modo o nell’altro, saliremo sul podio di Parigi…

Elisa Longo Borghini, Nicola Conci, Trek-Segafredo, 2021

Trek-Segafredo, tempo di… shopping da Santini

16.12.2020
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«Qui è dove cucivano le mascherine – dice Stefano Devicenzi, del marketing Santini – mentre adesso stanno lavorando alle maglie della Trek-Segafredo. E’ tutto diviso in comparti, ogni comparto si occupa di un passaggio. Si va dal disegno al computer fino alla confezione, tutto fatto in azienda. E questo ci permette una bella agilità in caso di imprevisti. Come quando nel 2017 il Giro d’Italia cambiò il colore della maglia rossa in ciclamino pochi giorni prima e ci toccò rifarle tutte…».

Giorno di metà dicembre nella sede del maglificio bergamasco, in un brusio silenzioso che sa di alveare e spazi che sono ampi a prescindere, ma in tempo di Covid sembrano provvidenziali. Il magazzino è pieno di scatoloni in cui si va ammassando il materiale della Trek-Segafredo. Le nuove maglie sono state appena presentate. Per gli uomini e per le donne. I numeri riferiti alle forniture per ciascun atleta lasciano senza fiato. Ma quello che più ci premeva capire è quali differenze ci siano fra vestire un’atleta con l’apostrofo e un atleta che l’apostrofo non ce l’ha.

Santini, impianto stampa maglie
Qui Santini, si comincia così. I capi disegnati al computer vengono trasferiti su rulli di carta
Santini, impianto stampa maglie
Prima fase, si comincia stampando su carta
Il know-how già c’era, giusto?

Esatto. La nostra storia, complice il fatto che l’azienda è in mano a due sorelle (Monica e Paola Santini, ndr), testimonia che un occhio al ciclismo femminile lo abbiamo sempre avuto. Si facevano già capi dedicati, tagliati su misura per assecondare l’anatomia femminile. Allo stesso modo, per dare coerenza alla produzione, si è realizzato il fondello di alta gamma anche per le ragazze.

Che cosa prevede la collaborazione con Trek-Segafredo?

Per ciascun atleta la fornitura si divide fra prodotti da catalogo e altri personalizzati. La squadra ha una referente che si chiama Leslie, che fa da intermediario tra i corridori e noi. Ora passa tutto per le sue mani, mentre al primo anno andammo di persona a raccogliere i feedback degli atleti più rappresentativi, anche se Leslie era già ben presente ne suo ruolo. La squadra è molto ben strutturata e attenta ai dettagli.

Ad esempio?

Sono molto rigidi. Alla Vuelta, un corridore arrivato piuttosto bene, ha messo in testa una fascia che non apparteneva alla nostra fornitura. Un corridore forte, ma ugualmente è stato multato.

Rotolo stampa, Maglificio Santini
Il colore esatto verrà fuori grazie all’elevata temperatura di quel rullo
Rotolo stampa, Maglificio Santini
La giusta colorazione verrà fuori grazie al calore
Quali sono le fasi prima di riempire le famose valigie?

Il primo step è quello del fitting, che di solito si fa durante i giorni del mondiale, se non altro perché gli atleti ci sono praticamente tutti. Vengono prese le misure di ciascuno, con vari gradi di attenzione. Ad esempio, quando vestivamo la Nippo-Vini Fantini, si faceva un fitting più blando perché la squadra aveva esigenze diverse. La Boels Dolmans delle olandesi è stata a lungo senza prendere l’invernale. Fu dopo un Trofeo Binda corso nel gelo, che decisero di mettere nel budget anche l’abbigliamento invernale. 

Ogni corridore fa storia a sé?

Ogni corridore ha la sua scheda e non tutti hanno le stesse dotazioni. Ad esempio, Kiel Reijnen, che vive negli Usa su un lago sempre gelido, ha voluto due tute integrali per l’inverno. Un capo che gli altri quasi neppure guardano.

Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Si cuciono i giubbini. Le postazioni nello stabilimento Santini rispettano il distanziamento
Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Si cuciono i giubbini, ben distanziati…
Ci sono atleti con misure strane?

Pochi che richiedano lavorazioni davvero su misura. Piuttosto ci sono piccole fissazioni, come il punto in cui cucire la tasca per la radiolina, oppure chi vuole ugualmente il silicone sulla manica corta, nonostante sia fatta di tessuto indemagliabile che non stringe. Con i più magri e alti, come Mollema, è necessario allungare la gamba del pantaloncino. Un altro abbastanza particolare con cui abbiamo avuto a che fare è Froome.

Froome?

Era leader della Vuelta e dovevamo dargli il body da crono. Santini sponsorizza la corsa spagnola e anche tutti i mondiali Uci, per cui ci capita di dare maglie ad atleti con cui non abbiamo mai lavorato. E questo non è semplice. Froome, quindi. Eravamo in contatto con Sky ed eravamo preoccupati che il body standard non andasse bene. Invece lo usò, vinse la crono e alla fine disse di essersi trovato bene. Allo stesso modo, sempre alla Vuelta, Adam Yates era così piccolo che trovammo una sarta sul posto che gli adattasse il body.

Si parlava di feedback da parte degli atleti.

Un valore aggiunto se il periodo di collaborazione è sufficientemente lungo. I tre anni con Trek iniziano a essere interessanti. Ma in assoluto la collaborazione più proficua e longeva per ora ce l’abbiamo con l’Australia, con cui lavoriamo dal 2000. Loro fanno uno sviluppo incredibile in pista. Non tanto per i mondiali, quanto per le Olimpiadi. Si ragiona per quadrienni. Sui body per Tokyo stiamo lavorando da tre anni. E’ chiaro che se sviluppi un prodotto per un cliente, resterà riservato a lui. Ma ugualmente un certo tipo di feedback resta lo stesso.

Santini, maglie tricolori Elisa Longo Borghini
Le maglie tricolori marcate Santini per Elisa Longo Borghini sono tutte pronte
Santini, maglie tricolori Elisa Longo Borghini
Pronte le maglie tricolori per Longo Borghini
Capita mai di dare ai corridori qualcosa di non… ufficiale?

Ci sono stati vari casi. Il primo che mi viene in mente è Tim Reed, che volle correre il mondiale di triathlon a Kona con lo stesso body da crono con cui Rohan Dennis aveva vinto il mondiale nello Yorkshire. Ovviamente è impossibile stare in posizione eretta con un capo del genere, così dopo quella volta disegnammo il body da triathlon. Altro caso, una Sanremo corsa nell’uragano. Fornimmo alla Trek-Segafredo dei giubbini non ufficiali, perché previsti per l’anno dopo e fu utile. Oppure è capitato di dare in prova i pantaloncini con il fianco anti-taglio, che protegge l’anca dalle abrasioni. E proprio dal riscontro dei corridori, è stato sviluppato un nuovo tessuto che dà le stesse garanzie, ma è stampabile con le scritte degli sponsor.

Santini, fondello donna, fondello uomo
Fondelli Santini di altissima gamma, per donna e per uomo: identico standard
Santini, fondello donna, fondello uomo
Fondello alto di gamma per donne e per uomini
I corridori sono capaci di infilarsi in taglie piccolissime. Le ragazze come fanno?

Le taglie femminili sono da XS in giù, con i body da crono che sembrano da bambine, per quanto sono piccoli. Diciamo che in catalogo ci sono tre tipi di vestibilità e quella dei corridori è la più tirata.

Quindi la sponsorizzazione non deve avere solo un ritorno di immagine…

Esatto, ci stavo arrivando. Non è solo per visibilità, deve portare sviluppo e aperture commerciali. E Trek per questo è eccezionale. Ci spingono verso una ricerca e uno sviluppo non banali. Ci siamo ritrovati davanti a due squadre di altissimo livello. E ne siamo davvero contenti.