Una veterana a 19 anni. L’evoluzione di Ciabocco

26.03.2023
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«Guardate quella ragazza come si muove dentro al gruppo, con quale autorità. Lo direste che è al suo primo anno nel WorldTour e che ha appena 19 anni?». Parole di un certo peso, pronunciate dal cittì Sangalli e riferite a Eleonora Ciabocco, che ha appena lasciato la categoria junior approdando nel Team DSM. Effettivamente nel corso del Trofeo Binda, la maceratese si è fatta vedere con azioni tattiche importanti, inconsuete a quell’età.

E’ il segno che la marchigiana si sta già ambientando in un ambiente tutto nuovo e soprattutto la Ciabocco lo sta facendo con umiltà, rispettando quello che le viene detto.

«A Cittiglio avevo il compito di lavorare per la squadra e rendere la gara dura. A due giri dalla fine abbiamo provato a smuovere le acque e guadagnare secondi ma la Trek-Segafredo faceva buona guardia. Nel finale poi avevo dato tutto e potevo chiudere tranquilla, ormai erano intervenute le capitane».

La Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 km
La Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 km
Sei stata molto notata e apprezzata per la dimestichezza con la quale ti sei subito adattata alla nuova categoria.

Diciamo che in gruppo ho sempre saputo muovermi con disinvoltura, ma sicuramente lavorare in un gruppo così qualificato e affiatato sta influendo. Ci sono atlete esperte che non sono solo compagne di squadra ma anche maestre. Juliette Labous ad esempio non è solo una delle cicliste più forti al mondo, ma mi sta affiancando molto, insegnando quel che devo sapere. Ha una disponibilità enorme e lo apprezzo tanto.

Come ti stai trovando?

Ammetto che all’inizio non è stato semplice, soprattutto senza avere dimestichezza con l’inglese, ma piano piano sto imparando e devo dire che Francesca (Barale, ndr) è stata preziosa, mi ha aiutato tantissimo a inserirmi. Ma devo dire che anche le altre sono state tutte disponibili.

Che differenze hai notato rispetto al team dov’eri fino allo scorso anno?

E’ un altro livello. Prima ci si aiutava molto fra noi, ma non c’erano le possibilità che abbiamo ora, qui davvero devi pensare solo a correre, vieni messo nelle migliori condizioni possibili. Ti puoi concentrare solo sulla gara e così tutto è più semplice. Praticamente prevedono qualsiasi cosa, inoltre siamo sempre aggiornate su tutto. Ma le differenze non sono solo legate alla squadra.

Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)
Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)
Che cosa intendi dire?

Ora partecipo a corse interpretate in maniera diversa. Prima si correva molto alla garibaldina, senza tanti artifici tattici, si partiva forte e contavano solo le gambe. Ora gli inizi di gara sono più tranquilli, ma contano molto le strategie, bisogna non solo correre ma anche pensare…

Tutto ciò quanto sta influendo su di te, considerando la tua giovane età?

Molto, è naturale. La cosa che mi colpisce di più è che sono molto più tranquilla nel mio approccio alle corse, fino allo scorso anno ero molto emotiva, certe vote faticavo a dormire la notte prima, ora invece ho un approccio diverso e questa calma non è apparente, riesco a concentrarmi maggiormente su quel che devo fare.

La grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anni
La grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anni
Sei appena entrata nel team ed è normale che tu sia impiegata soprattutto in supporto alle altre. Ti dà fastidio avere un ruolo di apprendistato?

No, ci mancherebbe. C’è tantissimo da imparare e d’altronde anche le più esperte, quelle che sono le cosiddette “punte” mi dicono che imparano da ogni corsa, da ogni giornata.

Ti mettono pressione?

Al contrario, non si aspettano nulla di più di quel che posso fare. Questo rappresenta qualcosa di diverso da quel che facevo prima, dovevo portare a casa il risultato, ora devo contribuire perché sia la squadra nel complesso, qualcuna di essa a ottenerlo. Quando partivo non avevo mai idea di come le corse si evolvevano, ora sono più tranquilla.

Dopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le Elite
Dopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le Elite
Adesso che cosa ti aspetta?

Alcune gare in Belgio e poi spazio alla scuola. Quest’anno ho la maturità e anche in squadra tengono che mi concentri sullo studio fino all’estate, quindi il programma di gare deve ancora essere strutturato in base alle esigenze scolastiche.

Ti sei mai pentita della scelta fatta?

Mai. Anche se l’inglese non so ancora parlarlo bene, quei dubbi che avevo prima di cominciare quest’avventura sono completamente svaniti. E’ stata la mossa giusta.

Labous si porta a casa il Maniva, ma in cima si rivede Realini

07.07.2022
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Fare il pronti-via e arrivare fino in fondo, in cima in questo caso. Ci riesce Juliette Labous che conquista la settima tappa del Giro d’Italia Donne con arrivo in cima a Passo Maniva, al termine di una fuga di più di cento chilometri. La 23enne francese del Team DSM è stata l’ultima superstite di un’azione scattata appena dopo il via da Prevalle insieme ad altre tredici atlete prima che il gruppo delle migliori le fagocitasse tutte.

A 1’37” chiude Van Vleuten che rosicchia qualche altro secondo a Mavi Garcia e Cavalli, finite nell’ordine e che ora sono rispettivamente a 31” e 1’10” in classifica. Quinta Longo Borghini che ha ceduto nel finale e settima una rediviva Gaia Realini, brava a restare con le big fino a pochi metri dal traguardo.

Paura sconfitta

La Labous ha ottenuto la quinta vittoria della carriera, l’ultima è stata la generale della Vuelta a Burgos verso fine maggio. Sulla montagna della Val Trompia la francese ha rafforzato il suo feeling con la corsa rosa. L’anno scorso aveva chiuso settima nella generale mentre nel 2019 aveva conquistato la maglia bianca.

«E’ stato davvero difficile – racconta una raggiante Juliette, nata in Borgogna in un paesino di duemila abitanti – ero un po’ spaventata da questa salita finale. Ma alla fine sono riuscita a resistere. Quando siamo rimaste in poche, ho deciso di prendere il mio passo e salire regolare. Le prossime tappe sono da scalatrici, e forse domani sarò un po’ stanca dopo le fatiche di oggi, ma sono felice di aver potuto dire la mia».

Gaia c’è

In vetta al Passo Maniva si assiste ad una sequenza di volti. Dal sorriso di Labous a quelli quasi trasfigurati delle atlete arrivate dietro di lei. Chi mostra di meno la fatica, chi di più. In mezzo a loro fa capolino la Realini che giunge al traguardo affaticata ma, ne siamo certi, col morale molto alto. La 21enne abruzzese col piazzamento odierno ha fatto un balzo in classifica di quasi venti posizioni ed ora è diciottesima a 14′. Non ha la condizione dell’anno scorso ma l’undicesimo posto finale (a quasi 11′ da Van der Breggen) del 2021 non sembra così lontano.

L’avevamo intercettata dopo il podio-firma e ci aveva confidato che avvertiva buone sensazioni, benché non si aspettasse nulla di particolare dalla giornata. Nel post tappa invece la ritroviamo che, dopo essersi cambiata sul pullmino della squadra, sta raggiungendo in fretta la sua ammiraglia sotto una pioggia battente. Sale davanti sul sedile del passeggero mentre aspetta di ripartire. La vediamo soddisfatta.

«E’ stata una tappa non semplice – spiega la scalatrice della Isolmant Premac Vittoria – con un inizio molto nervoso dovuto ai tre giri del circuito di Prevalle in cui c’era da stare molto attenti a rotonde, strettoie e spartitraffico. Poi una volta imboccata la vallata che portava al traguardo, le squadre che volevano fare la gara per le loro capitane hanno iniziato a menare forte. Negli ultimi 25/30 chilometri nessuna si è più guardata più in faccia. E’ stato un tana libera tutti, chi più ne aveva stava davanti. Il ritmo è salito ulteriormente quando la fuga ha accumulato fino a 10′ di vantaggio e le migliori volevano andarle a riprendere per giocarsi la tappa».

Assaggio di World Tour

Per la pescarese che nei prossimi due anni correrà con la Trek-Segafredo, quello di oggi, dopo il sesto posto di un anno fa nella frazione di Prato Nevoso, è stato un altro assaggio di WorldTour.

«Sicuramente arrivare proprio lì con la maglia rosa – continua Realini – è stato per me un grande onore. E dal punto di vista morale è stato anche un riscatto perché mi sono ripresa dopo la tappa di Cesena in cui avevo accusato molto il caldo. Ero stata male, ma oggi sono contenta.

«Oggi ho fatto la salita del mio passo – conclude – hanno attaccato Van Vleuten, Mavi Garcia e Cavalli poi io con Longo Borghini e Fisher-Black siamo rientrate. E’ andata così un altro paio di volte ma ero sempre lì col mio passo. Ci siamo giocati il secondo posto fino alla fine però mi fanno piacere le sensazioni che ho avuto. Questa è la strada giusta. Domani e sabato ci sono tante altre salite, ma non ci penso. Adesso mi godo le giornate così come vengono, come oggi, dando tutta me stessa».

Domani prima delle due frazioni trentine. L’ottava propone la Rovereto-Aldeno di 104,7 chilometri con i gpm di Passo Bordala e Lago di Cei con trenta chilometri totali di salita negli ultimi sessanta. Chi vuole attaccare la Van Vleuten e stravolgere le gerarchie ha sempre meno tempo per farlo.