Non solo Vollering e Guazzini, nella FDJ-Suez che ingaggiando la campionessa olandese punta con decisione sul Tour de France ci sono anche Evita Muzic e Juliette Labous. Il general manager Stephen Delcourt si è detto certo che le sue tre leader collaboreranno per l’obiettivo comune e anche le dirette interessate sembrano in perfetta sintonia. La foto di apertura ritrae le tre leader della squadra francese sul podio della Vuelta Burgos 2022, vinta da Labous su Muzic e Vollering. Sono sempre state rivali, questa volta divideranno i gradi nella stessa squadra.
Abbiamo parlato con loro al via della stagione, cogliendo nelle loro parole l’entusiasmo per la nuova avventura (anche per Muzic che c’era già dal 2017, questo nuovo corso è una ventata d’aria fresca) e per la grandezza del progetto in cui sono state coinvolte.
Evita Muzic ha 25 anni, francese di Lons le Saunier, è con la FDJ dal 2018Juliette Labous ha 26 anni, francese di Roche les Baupré, dal 2017 al 2024 ha corso nel gruppo DSMEvita Muzic ha 25 anni, francese di Lons le Saunier, è con la FDJ dal 2018Juliette Labous ha 26 anni, francese di Roche les Baupré, dal 2017 al 2024 ha corso nel gruppo DSM
Muzic che batte Vollering
Evita Muzic è francese e ha 25 anni. Nel 2020, quando ne aveva 21, vinse la tappa di Motta Montecorvino al Giro d’Italia Donne. Invece lo scorso anno ha staccato proprio Vollering sul traguardo di La Laguna Negra alla Vuelta.
«Una vittoria che mi ha dato grande fiducia – dice – e che mi ha fatto arrivare al Tour de France con obiettivi molto ambiziosi, per cui poi sono rimasta piuttosto delusa per il quarto posto. Ma quando ora mi guardo indietro, sono orgogliosa di quello che ho fatto. Sono stata per tutto l’anno leader della squadra e per me era la prima volta. Ho dovuto affrontare molta pressione e alla fine ho dato il massimo».
Vuelta 2024, Muzic vince la sesta tappa a Laguna Negra precedendo la leader VolleringVuelta 2024, Muzic vince la sesta tappa a Laguna Negra precedendo la leader Vollering
Gli onori di casa
Muzic si è ritrovata nei panni del leader mentre la squadra aspettava e sperava nel ritorno di Marta Cavalli. Con l’arrivo di Vollering, per la francese si prospetta un ruolo di minore esposizione, che potrebbe persino farle bene.
«Per me Demi è la benvenuta – sorride – abbiamo un buon rapporto e trovo sia bello avere una delle migliori atlete al mondo nella nostra squadra. Avere anche Juliette Labous ci spingerà tutti ai massimi livelli. Impareremo l’una dall’altra, ci aiuteremo a vicenda e correremo per la vittoria. Penso sia più facile avere Demi come compagna che come avversaria, questo mi permette di dire che andremo al Tour de France con l’obiettivo di centrare la maglia gialla. Quanto a me, mi accontenterei di vincere una tappa, che davvero mi manca».
Il 7 luglio 2022 Labous conquista il Passo Maniva del Giro Donne, dopo 100 chilometri di fugaIl 7 luglio 2022 Labous conquista il Passo Maniva del Giro Donne, dopo 100 chilometri di fuga
Labous in risalita
Juliette Labous, campionessa di Francia, sorride e ci sarà da capire se dividere i gradi con due compagne sia quello che si aspettava o l’abbia scoperto durante la trattativa. Alla DSM era stata la giovane leader per i Giri, alla FDJ-Suez potrà puntare magari al Giro d’Italia, ma sul Tour grava l’ipoteca di Vollering.
«Ho inizato la stagione al UAE Tour – racconta Labous – e mi sono trovata bene, nonostante l’inverno sia stato abbastanza duro, perché mi sono ammalata spesso. Ho sentito che siamo una vera squadra perché abbiamo avuto alcune difficoltà, alcune cadute e qualche malattia, eppure siamo rimaste sempre unite. L’ho sentito anche nel modo di correre aggressivo ed è stato fantastico. Fisicamente per me, i primi due giorni sono andati bene, ma nella tappa di salita la cosa si è fatta più dura (a Jebel Hafeet ha chiuso a 2’11” da Longo Borghini, ndr). Il team però ha detto che non dubitano di me, che ho bisogno di calma per crescere e che abbiamo tutto il tempo necessario».
Con questa immagine sul sito della squadra, la FDJ-Suez lancia il 2025 delle sue tre leaderCon questa immagine sul sito della squadra, la FDJ-Suez lancia il 2025 delle sue tre leader
Seguire l’istinto
Dopo la dichiarazione di intenti degli sponsor, non c’è dubbio che per la squadra francese la chiamata al successo sia inevitabile, anche se non sembra che il management in questo momento stia attuando un particolare pressing sulle atlete.
«Abbiamo bisogno di essere unite – spiega Labous – e abbiamo lavorato su questo per tutto l’inverno. Penso che ci aiuterà a raggiungere grandi successi e non vedo l’ora di farlo. Per me sarà sicuramente diverso. Nei miei 8 anni con la DSM, all’inizio sono stata una giovane che poteva aiutare, poi sono diventata un po’ più leader e negli ultimi anni sono stata la leader solista. C’era molta pressione, per cui non vedevo l’ora di condividerla con altre leader. Voglio fare nuovi passi nella mia carriera, perché penso di aver fatto un sacco di top 5 e un sacco di top 10 e ora voglio solo vincere di più e aiutare la squadra a farlo. Penso di potermi divertire anche a seguire il mio istinto».
Quando la scorsa settimana FDJ ha accolto nella sua sede le atlete più rappresentative della FDJ-Suez per il lancio della stagione 2025, probabilmente tutti speravano ma non potevano essere certi che Demi Vollering avrebbe vinto al debutto la Setmana Valenciana. Invece l’olandese, staccando il primo giorno Anna Van der Breggen di cui aveva preso il posto tre anni fa alla guida della SD Worx, ha subito ribadito di essere sbarcata in Francia per vincere.
Stephen Delcourt non potrebbe essere più soddisfatto. Il general manager della squadra francese, con cui avevamo stabilito ottimi rapporti negli anni di Marta Cavalli alla FDJ-Suez, si è ritrovato di colpo nelle tasche il necessario per allestire uno squadrone e ora osserva quanto fatto e quanto invece si può ancora fare.
«Il 2025 per noi è una stagione speciale – dice – la numero 20 di questa squadra. La storia del team nasce da una grande passione, direi da un sogno e noi vogliamo portarla avanti allo stesso modo. L’abbiamo fondata nel 2006 con l’ambizione di sviluppare il ciclismo femminile e ora abbiamo la visibilità che pensiamo di meritare, anche se i nostri sponsor vogliono di più e hanno puntato su un progetto a lungo termine. Quando abbiamo composto l’organico di ragazze straordinarie per questa stagione, abbiamo messo nel mirino grandi corse come la Parigi-Roubaix o il Tour de France. Una grande squadra deve avere grandi obiettivi».
Stephen Delcourt, 39 anni, è il general manager della FDJ-SuezStephen Delcourt, 39 anni, è il general manager della FDJ-Suez
La scadenza del progetto per ora è il 2028.
Quello è il termine entro il quale ci piacerebbe aver vinto tutte le grandi gare del calendario. Abbiamo 18 ragazze, assieme a loro affronteremo un gruppo di rivali che si è molto rafforzato. Se guardiamo a cosa è successo lo scorso inverno nel ciclismo femminile, non possiamo che definirlo un momento emozionante. Ora in ogni squadra ci sono delle grandi leader. Al UAE Tour abbiamo visto quanto si sia rinforzata il UAE Team Adq con l’arrivo di Elisa Longo Borghini. La SD Worx sarà la solita grande avversaria, con il ritorno di Anna Van der Breggen. Ma non dimentichiamo l’organico della Canyon//Sram Crypto, che ha l’ultima vincitrice del Tour de France e ha preso la nostra Ludwig. Molte altre squadre stanno crescendo, come la Visma che ha preso Pauline Ferrand-Prevot.
Un momento di forte sviluppo per tutto il movimento?
La cosa più importante è che possiamo essere davvero felici per il ciclismo femminile. Ci sono molte squadre che possono recitare ad altissimo livello e noi siamo fiduciosi perché abbiamo costruito questa squadra con tre leader straordinarie come Muzic, Vollering e Labous e compagne di squadra altrettanto eccezionali.
Prima tappa alla Valenciana e Vollering vince a Gandia dopo il duello con Van der Breggen (foto di apertura)Prima tappa alla Valenciana e Vollering vince a Gandia dopo il duello con Van der Breggen (foto di apertura)
Per il ciclismo femminile si annuncia una stagione più combattuta rispetto a quella maschile oppure credete di poter dominare il gruppo?
Non credo che saremo al livello di fare quel che accade da qualche tempo con Tadej Pogacar. Non mi piacerebbe essere una squadra killer che ammazza le corse, abbiamo grande rispetto per le altre, anche perché alcune hanno fatto la storia del ciclismo femminile. Di certo però sappiamo che ci saranno forti rivalità, che mi aspetto molto accese già da Omloop Het Nieuwsblad e Strade Bianche.
Vollering, Labous e Muzic: quanto sarà complicato metterne d’accordo tre?
La prima cosa che abbiamo fatto, quando abbiamo deciso di contattare Juliette Labous e Demi Vollering, è stato parlare anche con Evita Muzic. Volevamo che fosse tutto chiaro, ma anche capire come possano stare insieme e completarsi. Dopo aver fatto tutti i nostri colloqui faccia a faccia, è stato facile immaginare che possano farlo. Prima di tutto perché sono donne straordinarie e poi perché abbiamo 18 corridori che saranno in grado di dare loro supporto e affiancarle. Quello che è successo in Australia lo dimostra. Abbiamo iniziato la stagione vincendo due corse con Ally Wollaston, dimostrando che siamo in grado di vincere le gare del WorldTour anche senza le tre leader.
Dopo aver vinto la Surf Coast Classic, seconda vittoria 2025 per FDJ-Suez con Ally Wollaston alla Cadel Evans Great Ocean RaceDopo aver vinto la Surf Coast Classic, seconda vittoria 2025 per FDJ-Suez con Ally Wollaston alla Cadel Evans Great Ocean Race
Non ci sono soltanto loro, insomma…
Mi reputo davvero fortunato ad avere due atlete come Jade Wiel e Vittoria Guazzini che hanno accettato di estendere il loro contratto fino al 2028. Questo è il modo migliore per lavorare ed era il nostro obiettivo. Non ho fatto tutto da solo. Ne abbiamo ragionato con gli allenatori e con i direttori sportivi. Abbiamo un gruppo di lavoro con cui scambiamo idee e poi abbiamo iniziato a confrontarci con Evita, Juliette e Demi sin da novembre. Non volevamo decidere per loro.
Le squadre si sono rinforzate, i budget aumentano: l’obiettivo è arrivare al livello e il modo di correre degli uomini?
Tutti hanno voluto muoversi sul mercato e questo ha sicuramente creato sofferenza nei team più piccoli. Ci siamo rinforzati perché dopo un po’ tutti hanno deciso di contrastare lo strapotere della SD Worx. Ora ogni team ha un grande staff, sono rimasto colpito da come si è riattrezzata la UAE. E’ molto buono per il nostro sport. E’ facile immaginare che più o meno tutti abbiano avuto un aumento dei budget e questo ha permesso a di ingaggiare le grandi leader. Ora bisogna aspettare e vedere le prime gare, ma credo sia importante che le ragazze continuino a correre con l’istinto del combattente senza pensare alla televisione e senza aspettare le indicazioni via radio dei direttori sportivi. Se continuano così, non ho paura per il futuro.
Vittoria Guazzini, in azione al UAE Tour, ha esteso il suo contratto con la FDJ-Suez fino al 2028Vittoria Guazzini, in azione al UAE Tour, ha esteso il suo contratto con la FDJ-Suez fino al 2028
Questa crescita dei team va di pari passo con la crescita delle organizzazioni oppure si rischia uno strappo?
E’ un argomento importante, anche sul fronte della sicurezza. Abbiamo bisogno che tutti siano della stessa dimensione. Se ci sono gli organizzatori e non i corridori, non c’è gara. Corridori senza organizzatori, non c’è gara. Per questo è importante sedersi allo stesso tavolo. Condividere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ottenere la massima visibilità. Condividere i problemi e gli sponsor, essere una cosa sola. Per questo dico che non mi piacerebbe ammazzare le gare e le altre squadre. Abbiamo bisogno di un ciclismo forte.
Anche se andiamo fuori tema, cosa pensi di quello che è accaduto fra gli uomini all’Etoile de Besseges?
Esempio giusto, non sono d’accordo su questa situazione e spingo davvero tutti gli attori del ciclismo a ragionarci sopra. A pensare insieme al futuro, perché se continuiamo così, nessuno vorrà più correre perché lo riterrà troppo pericoloso. E nessuno vorrà più organizzare gare, perché la pressione da fuori sta diventando troppo alta. Questo è il momento di parlare faccia a faccia e di prendere una decisione insieme.
Guazzini quarta nella crono elite e prima fra le U23. Sua la prima maglia iridata di categoria. Prosegue la crescita. E per il 2023, si sogna in grande
Il Buon Anno Nuovo ce lo dà Vittoria Guazzini. L’oro olimpico della madison di Parigi apre il 2025 guardandoci dentro per vedere cosa le riserverà. Molto passerà da lei e dai suoi colpi, altrettanto dalla sua FDJ-Suez che si presenta rinnovata e decisamente rinforzata per raggiungere gli obiettivi cerchiati in rosso.
Gli ultimi giorni del 2024 Guazzini li ha passati nel velodromo di Montichiari proprio dopo aver festeggiato il ventiquattresimo compleanno a Santo Stefano e prima di fare altrettanto con l’affiatato e vincente gruppo azzurro della pista. Un viaggio dalla Toscana alla bassa bresciana che profuma di inizio carriera e che adesso è uno degli aspetti da incastrare al meglio nel fitto programma su strada che la attende. Lo scambio degli auguri di queste festività è stato più di un pretesto per fare due chiacchiere con Vittoria.
Vittoria è alla quarta stagione nel team francese. A fine 2025 scade il contratto e ci sono i presupposti per il rinnovo (foto FDJ-Suez)Il ritiro in Spagna è servito per i classici test, oltre che per macinare chilometri tutte assieme (foto FDJ-Suez)Vittoria è alla quarta stagione nel team francese. A fine 2025 scade il contratto e ci sono i presupposti per il rinnovo (foto FDJ-Suez)Il ritiro in Spagna è servito per i classici test, oltre che per macinare chilometri tutte assieme (foto FDJ-Suez)
La tua presenza a Montichiari è in ottica europei di Zolder?
I giorni in pista erano già fissati da tempo. Ora come ora non penso che li correrò. Sono in programma dal 12 al 16 febbraio, quindi un mese dopo rispetto all’anno scorso, ma pochi giorni prima dovrei esordire su strada al UAE Tour (dal 6 al 9 febbraio, ndr). Vedremo come fare, di sicuro ne devo parlare bene con Marco (Villa, il cittì della pista, ndr).
Con la tua squadra hai già stilato una bozza del calendario che farai?
In linea di massima sì, però fino alla fine della primavera. L’ultima gara di quel segmento di stagione potrebbe essere l’Amstel Gold Race. Prima però farò tutto il blocco delle classiche delle pietre in Belgio. Tra la Gand e la Roubaix mi piacerebbe fare bene, raccogliere qualcosa di buono sia in quei giorni, ma anche prima se ci fosse l’occasione.
A inizio dicembre buona parte della FDJ si è radunata in California nella sede di Specialized, nuovo fornitore di bici (foto Etienne Schoeman)Il grande obiettivo della squadra è il Tour de France Femmes. Guazzini saprà quale corsa a tappe farà dopo la primavera (foto FDJ-Suez)A inizio dicembre buona parte della FDJ si è radunata in California nella sede di Specialized, nuovo fornitore di bici (foto Etienne Schoeman)Il grande obiettivo della squadra è il Tour de France Femmes. Guazzini saprà quale corsa a tappe farà dopo la primavera (foto FDJ-Suez)
Al Giro d’Onore hai detto che ti piacerebbe vedere il velodromo di Roubaix…
Sì, per forza, perché vorrebbe dire che non sono caduta (ride, ndr). Nel 2021 mi ero rotta una caviglia in gara, nel 2023 addirittura il bacino durante la ricognizione, quindi potete capire che mi accontenterei di arrivare al traguardo. Battute a parte, spero di avere e mantenere la giusta condizione in quel periodo per poter provare ad essere competitiva anche in quella corsa.
A proposito di obiettivi, ne hai già in mente qualcuno in particolare?
Adesso non ci sto pensando troppo. Tuttavia qualcosa c’è già. Vorrei riconfermarmi campionessa italiana a crono. Avrei puntato anche al mondiale a crono in Rwanda, ma ho guardato il percorso su VeloViewer e ho capito che se ne parla nel 2026. Onestamente non capisco perché continuino a disegnare tracciati così duri e poco adatti a specialisti. Il percorso della prova contro il tempo dei mondiali di Zurigo era assurdo, con una discesa molto pericolosa, soprattutto su una bici da crono. Meglio lasciar perdere…
Muzic batte Vollering alla Vuelta, a conferma della grande crescita della scalatrice francese. Ora sono compagne e puntano in altoGuazzini era preparata alla conoscenza di Vollering grazie alle “dritte” di Cecchini, sua ex compagna alla SD Worx (foto FDJ-Suez)Muzic batte Vollering alla Vuelta, a conferma della grande crescita della scalatrice francese. Ora sono compagne e puntano in altoGuazzini era preparata alla conoscenza di Vollering grazie alle “dritte” di Cecchini, sua ex compagna alla SD Worx (foto FDJ-Suez)
Meglio pensare ai Grandi Giri? Il Tour Femmes è il grande obiettivo della tua FDJ-Suez.
Come dicevo prima non so ancora quali correrò. Dipenderà molto da come uscirò dal periodo delle classiche e quindi dal relativo programma. Certamente possiamo dire che non è un segreto che la nostra squadra voglia vincere il Tour, a maggior ragione visto che è un team francese. Non pensiamo però solo a quei dieci giorni di luglio, c’è tanto altro a cui puntare. Per ora sono solo parole. Dovremo vedere quando la stagione si aprirà ed entrerà nel vivo come saremo messe.
La campagna acquisti è stata fatta proprio per la Grande Boucle. Cosa ne pensi?
Prima di tutto lasciatemi dire che mi dispiace molto non avere più compagne come Marta, Cille e Grace (rispettivamente Cavalli, Ludwig e Brown, ndr). La nostra era una formazione forte e attrezzata già prima. Penso a Evita Muzic che ha fatto un grande salto di qualità, cogliendo ottimi risultati l’anno scorso. E’ indubbio comunque che il nostro organico abbia fatto ulteriori passi in avanti. Credo che siamo competitive in tutti i reparti. Ad esempio è arrivata Wollaston, che io conosco bene perché ci siamo spesso trovate in pista. Non era con noi in questi ritiri perché è a casa sua in Nuova Zelanda, ma sono certa che Ally darà tanto alla squadra. Così come Chabbey e le giovani Rayer e Gery.
Tra i nuovi arrivi della FDJ c’è anche Labous, co-capitana nei Grandi Giri e gregaria di lusso per VolleringE’ arrivata anche Chabbey dalla Canyon-Sram, un’atleta esperta e ottimo collante nell’economia della gara (foto FDJ-Suez)Per gli sprint è arrivata Wollaston. Guazzini è convinta che darà tanto alla squadraTra le tante novità, c’è anche l’arrivo in ammiraglia di Lars Boom dalla SD Worx (foto FDJ-Suez)Tra i nuovi arrivi della FDJ c’è anche Labous, co-capitana nei Grandi Giri e gregaria di lusso per VolleringE’ arrivata anche Chabbey dalla Canyon-Sram, un’atleta esperta e ottimo collante nell’economia della gara (foto FDJ-Suez)Per gli sprint è arrivata Wollaston. Guazzini è convinta che darà tanto alla squadraTra le tante novità, c’è anche l’arrivo in ammiraglia di Lars Boom dalla SD Worx (foto FDJ-Suez)
Gli arrivi più importanti sono stati Labous e Vollering. Com’è stato il primo impatto con loro?
Molto buono. Ho conosciuto Juliette e Demi durante il primo ritiro in California (con tappa da Specialized, nuovo fornitore di bici e caschi, ndr) e poi ancora meglio in quello in Spagna per i primi allenamenti. Si vede subito che sono atlete vere, che si interessano a piccole cose e curano il dettaglio. Giù dalla bici sono ragazze estremamente di compagnia, molto tranquille. Diciamo che ero più preparata su Demi perché me l’aveva descritta molto bene Elena (Cecchini, ndr) duranti le gare e i ritiri con la nazionale.
Quest’anno ti scade il contratto. Stai pensando anche a questo?
E’ ancora molto presto per discuterne, però posso dirvi che sto molto bene nella FDJ-Suez. Prima di ogni cosa dovrò far parlare la strada, poi valuteremo anche questo punto.
Vittoria Guazzini vuole riconfermarsi tricolore a crono e al 2025 chiede un bell’exploit su strada, magari in una classica del Nord (foto FDJ-Suez)Vittoria Guazzini vuole riconfermarsi tricolore a crono e al 2025 chiede un bell’exploit su strada, magari in una classica del Nord (foto FDJ-Suez)
Sei la prima intervistata del 2025 e puoi esprimere un desiderio. Cosa chiede Vittoria Guazzini al nuovo anno?
Bella domanda, devo dire che mi trovate un po’ impreparata. Non saprei, ma resto in ambito agonistico così non sbaglio. Al 2025 chiedo un bell’exploit su strada, uno di quelli da far sobbalzare e far dire “che brava la Guazz”. Ecco, questo. Non so dove, non so quando, ma l’importante che arrivi (e ci saluta sorridendo alla sua maniera mentre ci scambiamo nuovamente gli auguri di Buon Anno, ndr).
La sensazione è che nel voler a tutti i costi raggiungere il livello degli uomini, l’ossessione del Tour de France sia diventata centrale anche nella progettazione dell’attività femminile. Scorrendo le principali strategie nel mercato degli squadroni quel che traspare è proprio la voglia di maglia gialla, che ha persuaso la FDJ Suez a puntare su Labous e Vollering e la UAE Team Adq su Elisa Longo Borghini. Del mercato più recente parliamo con Giada Borgato, voce tecnica della RAI, cui abbiamo affidato il compito di aiutarci in questa lettura.
«I colpi di mercato più grossi – dice scaldando la voce – sono quelli da parte della UAE prendendo la Longo e la FDJ che sta facendo uno squadrone. Si sono mosse le leader e hanno portato con sé delle compagne. Per il resto c’è stata una campagna acquisti in linea con gli altri anni. Tutto gira intorno al Tour. La FDJ ha preso la Vollering solo ed esclusivamente per vincere il Tour. Per lei hanno fatto una squadra perfetta, senza velociste. Hanno preso Wollaston, che è veloce ma soprattutto una ragazza completa. Per il resto è una squadra incentrata sulla salita e sui Grandi Giri. Se Vollering va al Tour, useranno la Labous per il Giro e poi per aiutare al Tour».
Abbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donneAbbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donne
Pare che quando proprio Labous ha firmato fosse per essere leader al Tour e non abbia preso troppo bene l’arrivo di Vollering.
Se è così, è un colpo bello duro. Passa da essere una leader a seconda punta. Può puntare al Giro, perché non credo che Vollering venga in Italia, ma non sarà bello al Tour vedere la francese più forte che tira. Credo anche che alla squadra importi poco. Vogliono vincere il Tour e hanno scelto su chi puntare.
Come vedi Longo Borghini alla UAE?
Hanno un budget importantissimo, ma fino ad ora non hanno mai brillato da qualche parte. Avevano bisogno di avere un’atleta top nei Grandi Giri e hanno preso quella che ha vinto il Giro d’Italia, che è presente nelle classiche e le vince. Avevano bisogno di trovare una leader e direi che hanno fatto un’ottima scelta. Elisa ha portato con sé Brodie Chapman ed Elynor Backstedt. Due donne di fiducia, due lavoratrici che non sono proprio scalatrici, però possono fare il loro lavoro in pianura e nella prima parte di salita. Per quello trova la Magnaldi e si spera che Persico possa tornare ad alto livello. Per come abbiamo visto, quando in salita rimangono in poche, i giochi di squadra servono e non servono.
Se tu fossi Silvia Persico, che gira attorno al Giro delle Fiandre da 4 anni, l’arrivo della Longo che lo ha appena vinto sarebbe una bella notizia?
Non penso che il suo arrivo le dia fastidio, anzi forse si toglie di dosso un po’ di pressioni: scaricarle sulla Longo le farà anche bene. Mentre nelle classiche, se tornerà ai suoi livelli, potrebbe avere più libertà di movimento, perché le telecamere sarebbero sulla compagna.
Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?
La Lidl-Trek si indebolisce perdendo Elisa?
Perde la Longo e probabilmente Gaia Realini diventerà leader per i Grandi Giri. Avrà delle buone compagne, come Fisher-Black e Rejanne Markus, che saranno sue gregarie. Non che Fisher-Black sia sotto alla Realini, perché abbiamo visto che quando vanno in salita più o meno sono uguali. Anche la Markus è cresciuta tanto, ma la squadra sta investendo tanto su Gaia, per cui penso che sarà un anno importante in cui vedremo il suo carattere, cioè se è capace e se è pronta per fare la capitana.
Secondo te lo è?
E’ cresciuta tanto nelle crono, che è fondamentale per i Grandi Giri. Per sua fortuna il Tour non ne avrà e questo sarà un vantaggio. Aver perso la Longo sarà l’occasione per dimostrare fin dove è arrivata. Per il resto la Lidl-Trek rimane una squadra completa, che può essere presente su tutti i fronti. Nelle classiche più dure e in volata, con Spratt, Van Dijk, Balsamo e Van Anrooij.
Secondo te DSM ha fatto una scommessa a prendere Marta Cavalli oppure sono certi di recuperarla?
La DSM non ha fatto grandi cambiamenti. Probabilmente Labous è andata via perché le hanno fatto una bella offerta: il progetto della FDJ è ambizioso e magari lei era convinta di andare lì per fare la leader. A quel punto gli olandesi hanno puntato su Marta. Hanno fatto bene. Sono contenta che l’abbiano voluta per provare a rilanciarla. Lei non promette nulla, ma dopo l’anno che ha avuto è giusto che parta con i piedi per terra. Prima dell’Emilia mi aveva detto che ancora non era salita in bici e si stava sistemando, non sapeva quando sarebbe ritornata alle corse. Sentire che è ripartita, che è contenta e che ha trovato una bella squadra, a me fa piacere.
Labous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi VolleringLabous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi Vollering
Cosa ci aspettiamo, stando sempre in DSM, da Barale e Ciabocco?
Di Francesca mi parlano tutti benissimo, una ragazza che lavora tanto e sta crescendo. Finora ha sempre corso per le compagne, facendo un egregio lavoro. Chissà che con l’uscita di Labous, i piani in squadra non cambino e per lei sia la volta buona di avere più libertà. Intanto, sia lei che Ciabocco avranno un anno in più. Sono ragazzine che si impegnano e sono sempre a disposizione della squadra. Una cosa che al giorno d’oggi non è così scontata, perché vedi che passano e vogliono vincere subito.
Senza Vollering, la SD Worx si è tanto indebolita?
Hanno sette nuovi ingressi e sei uscite. E’ uscita la Vollering, ma pure Fisher-Black e Reusser: tre nomi importanti. La svizzera è forte, vince e aiuta. In compenso c’è il ritorno della Van der Breggen, ma bisognerà capire se sarà all’altezza di sostituire una Vollering. Deve prendere il suo posto, a meno che Kopecky non diventi atleta da corse a tappe. Sarebbe una bella rivoluzione, però ha fatto seconda al Giro 2024 e anche al Tour del 2023 e secondo me lei è capace di tutto. Però se tutto rimane nella norma, dovrebbe pensarci Van der Breggen. In più hanno preso Haberlin, una svizzera di 26 anni che viene dalla mountain bike. Harvey, sempre per le corse a tappe, ma non parliamo certo della gregaria più forte che ci sia. Hanno preso l’altra Kopecky (Julia, 20 anni, Repubblica Ceca, ndr) e anche Lach. Di base rimane un quintetto di ragazze forti come Kopecky, Wiebes, Vas, Bredewold e Van den Broeck.
Chi lavora per il futuro forse è la Visma-Lease a Bike, no?
Hanno preso praticamente il meglio delle juniores che c’erano libere, tra Wolf, Chladonova e Bunel. La prima ha vinto il Trofeo Binda da junior ed è arrivata terza nella crono juniores di Zurigo. Chladonova ha vinto i mondiali di mountain bike, terza ai mondiali di ciclocross e seconda nella crono juniores di Zurigo. E poi c’è la Bunel che ha vinto il Tour de l’Avenir. Oltre a loro ci saranno Marianne Vos, che è l’osso duro, e anche Pauline Ferrand Prevot.
L’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più liberaL’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più libera
Ti è parso strano il fuggi fuggi dalla Ceratizit?
Dicevano che dovesse unirsi con la Lotto, in modo che anche i belgi diventassero WorldTour e loro riuscissero a gestire una fragilità finanziaria. In realtà mi sembra che tutto rimanga com’è. Mi diceva Arzuffi che l’hanno lasciata a piedi da un giorno all’altro. Era anche un po’ preoccupata perché la squadra aveva detto che l’avrebbero tenuta, invece prima del mondiale le hanno detto di no. Poi per fortuna ha trovato la Laboral, che pare sia davvero piena di soldi e voglia di arrivare nel WorldTour.
Chiudiamo con Chiara Consonni alla Canyon?
Davvero non mi aspettavo che andasse lì, avrei pensato più a una Lidl-Trek. Ha un treno tutto da costruire, perché quella è una squadra che va bene anche nei Grandi Giri. Hanno Niewiadoma che ha vinto il Tour, ma anche Bradbury e Niedermaier. Chiara si troverà a lavorare con Paladin e Dygert, quando lei ci sarà, perché fa sempre un numero limitato di corse. Backstedt può stare bene nel treno e magari la “Conso” avrà scelto in base a dove avrà più possibilità. Alla Canyon non ci sono altre velociste, avrà di certo campo libero. Ma loro hanno preso anche la Ludwig, altra ragazza da rimettere in piedi, perché quest’anno non si è mai vista. Ha avuto problemi fisici e anche lei ha pagato cara una caduta. Come la Cavalli, ha tirato tanto la corda. Erano super forti e super tirate e secondo me si sono anche fomentate tra loro per dimostrare chi fosse la più brava, perché tra donne succedono anche queste cose. Secondo me si sono tirate il collo tutte e due e poi alla prima caduta, oltre al fisico è saltata anche la testa.
Guardando in casa propria, come faremmo anche noi se avessimo una squadra alla stessa altezza, i colleghi de L’Equipe sono andati a curiosare dietro le quinte della FDJ-Suez in cui Demi Vollering, Juliette Labous e le biciclette Specialized hanno raggiunto Evita Muzic e Vittoria Guazzini. Sono partite Marta Cavalli e Grace Brown, ma lo squadrone che sta nascendo ha un obiettivo dichiarato e nemmeno a bassa voce: vincere il Tour de France.
Il quotidiano francese ha così intervistato Stephane Pallez, amministratore delegato di FDJ, e Sabrina Soussan, a capo di Suez che hanno appena annunciato il prolungamento del loro impegno fino al 2028. Ne pubblichiamo due estratti, perché si capisca che il ciclismo non è un investimento a perdere, tutt’altro.
Sabrina Soussan e Stephane Pallez posano con la maglia della FDJ-Suez (A. Mounic/L’Équipe)Sabrina Soussan e Stephane Pallez posano con la maglia della FDJ-Suez (A. Mounic/L’Équipe)
Fino al 2028
Stephane Pallez è presidente e amministratore delegato di Francaise des Jeux, l’impresa per il 72 per cento di proprietà dello Stato, che detiene il monopolio delle lotterie e delle scommesse sul territorio francese e nelle ex colonie. Dopo essere stato per vent’anni il primo nome della squadra di Madiot (1997-2017), il marchio è diventato primo nome del team femminile.
«Siamo la squadra preferita delle donne francesi – spiega Pallez – ma siamo convinti che il ciclismo femminile in Francia abbia bisogno di nuovo slancio. Vogliamo creare un rapporto con il grande pubblico. Mi sono battuta per la rinascita del Tour de France Femmes. Per investire nel ciclismo servono grandi squadre, supportate da grandi sponsor, con una visione e grandi eventi. Solo così il pubblico aumenta e il sistema diventa sempre più attraente.
«Il nostro budget supera abbondantemente i 4 milioni di euro, ma firmando fino al 2028, siamo pronti ad aumentarlo. Dobbiamo far crescere una generazione di campioni francesi, nutrire l’ecosistema, ispirare ed esibirci con una squadra internazionale e campioni francesi come Evita Muzic o Juliette Labous. Vogliamo che vinca la squadra migliore. Dietro questo team ci sono i nostri 40.000 dipendenti in tutto il mondo. Ma non siamo qui solo per assistere allo spettacolo. La situazione si è evoluta, non abbastanza, ma l’immagine è completamente cambiata. Siamo riusciti a dimostrare che quando ti dedichi a questo sport, trovi molto presto il sostegno del pubblico».
Burgos, foto di due anni fa: sullo stesso podio (da sinistra) Muzic, Labous e Vollering: dal 2025 tutte insiemeBurgos, foto di due anni fa: sullo stesso podio (da sinistra) Muzic, Labous e Vollering: dal 2025 tutte insieme
Vincere il Tour
Sabrina Soussan è presidente e amministratore delegato di Suez, una multinazionale francese – seconda al mondo nel suo ramo – nel settore della gestione idrica e della gestione dei rifiuti.
«Essere stati la seconda squadra al Tour (dietro alla Lidl-Trek) è un ottimo risultato, anche se ci piacerebbe vincere. Abbiamo ottenuto ottimi risultati all’estero, siamo l’unica squadra francese nel WorldTour. Stiamo progredendo e si vede anche l’entusiasmo dei dipendenti. L’idea è nata quando questo sport aveva molta meno visibilità di adesso. Ha risposto alle nostre sfide di inclusione, prossimità e sviluppo sostenibile. Sono appassionata di sport, ci sono molti paralleli con il mondo del lavoro.
«L’aspetto dell’inclusione è stato importante e come azienda puntiamo al 40% di donne dirigenti e manager entro il 2027. Non appena la squadra attraversa una città, organizziamo degli eventi e i nostri collaboratori vengono tutti. Siamo anche sponsor del Tour Femmes sui temi acqua e rifiuti e questo ci dà anche un’ottima visibilità. Ma ora vogliamo vincere il Tour de France, a squadre e individuale. Spero che questo esempio incoraggi le aziende a sponsorizzare lo sport femminile in generale. Sentire i leader aziendali dirmi che abbiamo dato loro delle idee è più che incoraggiante. Ciò che facciamo ha uno scopo».
Kasia Niewiadoma conquista i Tour Femmes dopo il terzo posto 2023. Si decide tutto sull'Alpe d'Huez. Vollering attacca da lontano, Kasia risponde da grande
A dispetto dei suoi vent’anni, Francesca Barale all’interno della DSM-Firmenich ha acquisito diversi gradi di esperienza e di considerazione da parte di compagne e tecnici. Nella stagione appena archiviata ha compiuto un altro step importante del suo processo di crescita, tanto che il rinnovo fino al 2025 ne è stato il naturale riscontro.
In questo periodo la ragazza di Domodossola sta approfittando del buon clima della Costa Azzurra per incamerare chilometri assieme ad un paio di compagne, prima di partire a metà dicembre per Calpe in ritiro con la sua squadra. Con Barale abbiamo voluto fare una panoramica sul prossimo anno, considerando anche il suo ruolo indiretto di trait d’union tra la DSM-Firmenich e la BFT Burzoni nell’accordo che ha visto la sua ex formazione junior diventare un devo team delle olandesi.
Il primo ritiro del 2024 la DSM l’ha fatto in Austria ad ottobre con le formazioni maschili e femminiliBarale si è integrata benissimo nella formazione olandese ed è sempre una delle più attive nel fare gruppoIl primo ritiro del 2024 la DSM l’ha fatto in Austria ad ottobre con le formazioni maschili e femminiliBarale si è integrata benissimo nella formazione olandese ed è sempre una delle più attive nel fare gruppo
Francesca innanzitutto che 2023 è stato?
Sono contenta di come è andato. Alla fine è solo il mio secondo anno tra le elite, quindi è stata una stagione ancora di esperienza. Ho lavorato molto per le compagne e ho certamente raggiunto un livello superiore, più vicino a quello che voglio io e della squadra. Ho finito in crescendo di condizione. Infatti alla Tre Valli Varesine ho chiuso col botto (sorride, ndr). Quarta dietro atlete di grande valore (nell’ordine Lippert, Ludwig e Balsamo, ndr). Un bel piazzamento, il mio migliore finora, che mi ha permesso di andare in off-season col morale alto. Che non guasta mai…
Ogni volta che ti abbiamo incontrata alle gare ti abbiamo vista sempre più inserita. Questo possiamo definirlo anche il risultato che ha premiato il tuo farti trovare sempre pronta?
Alla DSM mi trovo davvero bene e lo ripeto con grande convinzione. In questi due anni di percorso mi sono guadagnata la fiducia della squadra nel fare bene la gregaria e per me è il risultato più importante. Alla Tre Valli, Juliette (Labous, la loro leader, ndr) non stava troppo bene e ad un certo punto mi ha detto di fare la mia corsa visto che ero ancora davanti nel finale. L’ho ringraziata perché alla fine è venuta a farmi i complimenti e, siccome ero inizialmente delusa, anche mi ha permesso di capire ciò che avevo appena fatto.
Barale ha chiuso il 2023 con un quarto posto alla Tre Valli, frutto anche della fiducia che la DSM ripone in leiBarale ha chiuso il 2023 con un quarto posto alla Tre Valli, frutto anche della fiducia che la DSM ripone in lei
Sappiamo che Labous ha molta stima di te. Che effetto ti fa?
Juliette è davvero una ragazza splendida. Fra di noi il legame si è rafforzato molto, perché siamo state molto in camera assieme. La definisco la mia mentore (sorride con un mix di soddisfazione ed imbarazzo, ndr). Può sembrare paradossale perché ha solo 25 anni, ma lei ha una grande maturità. Nel ciclismo femminile, cinque anni di differenza sia anagrafica che di esperienza pesano tanto e si fanno sentire.
Ci elenchi gli aspetti positivi e negativi di questa tua stagione?
Di buono c’è il fatto che ho saputo restare con le migliori in alcune corse, non me lo aspettavo. Poi anche il fatto di poter assumere dei ruoli importanti. Alla DSM in ogni corsa c’è sempre una leader, Labous ad esempio, ed una capitana, ovvero colei che viene indicata dai diesse come regista. Ecco, spesso è toccato a me quel compito. Di negativo ho notato le crono, tutt’altra cosa rispetto a quelle da junior nelle quali andavo bene. Mi sono resa conto che se voglio essere competitiva in una piccola gara a tappe, devo migliorare tanto. Infatti nella seconda parte di stagione avevo iniziato a lavorare tanto su posizione ed aerodinamica facendo tante ore con la bici da crono.
Compagna di stanza. Labous è la leader della DSM ed ha stretto un bel legame con Barale in questi due anni (come con Ciabocco)Compagna di stanza. Labous è la leader della DSM ed ha stretto un bel legame con Barale in questi due anni (come con Ciabocco)
Nella DSM avete atlete con cui contrastare la SD-Worx. Cosa dovete fare per ridurre il gap con loro con più regolarità?
Onestamente per quello che abbiamo visto quest’anno c’era poco da fare. Loro erano sempre in superiorità numerica, però sappiamo come batterle. E’ successo più di una volta con Charlotte e Pfeiffer (rispettivamente Kool e Georgi, ndr). Ad esempio, io credo che Charlotte nella volata pura sia più veloce di Wiebes, ma noi dobbiamo cercare di fare sempre un treno perfetto affinché ciò avvenga. Così come la stessa Juliette è una che nel testa a testa su una salita finale è in grado di vincere. Anche in quel caso bisogna saperla supportare in modo adeguato. Noi non abbiamo paura della SD-Worx e se nel 2024 sapremo restare unite nelle fasi cruciali della corsa, allora potremo toglierci tante soddisfazioni.
L’anno prossimo ci sarà anche Barbieri, che si sente già a suo agio…
Ho letto la vostra intervista a lei e mi hanno fatto tanto piacere le sue parole. Anche su Eleonora (Ciabocco, ndr) che ha fatto un bel primo anno. Con Rachele abbiamo fatto quattro ore assieme in auto per andare in ritiro in Austria e altrettante per tornare. Ne abbiamo dette tante di cose (ride, ndr). Siamo contente di avere un’atleta come lei, ci aiuterà in tante cose e darà un grande contributo.
Azzurra. Barale quest’anno ha disputato Avenir e Europeo U23. Nel 2024 vorrebbe guadagnarsi la chiamata per il mondiale di ZurigoAzzurra. Barale quest’anno ha disputato Avenir e Europeo U23. Nel 2024 vorrebbe guadagnarsi la chiamata per il mondiale di Zurigo
Quali saranno programmi ed obiettivi di Francesca Barale per il 2024?
Prima di tutto devo capire ancora in quali gare spicco, se classiche o gare a tappe. Spero di avere un po’ di spazio per giocarmi le mie carte in alcune corse. Potrei iniziare a correre in Australia, ma ancora non abbiamo avuto bozze di calendario, quindi è tutto da vedere. Mi piacerebbe fare il Tour e non nascondo che vorrei correre il mondiale di Zurigo, che ha un percorso che mi si addice. Sono ancora U23 e naturalmente mi metterei al servizio della squadra, però vorrei arrivarci preparata per fare risultato nella mia categoria (elite e U23 corrono assieme, ndr). Con la nazionale ci sarà anche l’Avenir e se ci arriverò con la mentalità giusta, spero di avere un ruolo diverso da quello di quest’anno.
Dopo il tuo passaggio a fine 2021, DSM e BFT Burzoni collaboreranno ancora. Qualcuno ti aveva chiesto dei pareri?
No, nessuno, ma penso non ci fosse bisogno della mia opinione. Certo, prima dell’ufficializzazione avevo qualche anticipazione da Solari (il team manager della BFT Burzoni, ndr) e chiaramente mi aveva fatto molto piacere saperlo. So che la nostra rete di osservatori gestita da Hans Timmerman, il nostro capo scouting, è molto attiva e sa dove andare a pescare bene.
La prima collaborazione tra DSM e BFT Burzoni è avvenuta a fine 2021 col passaggio di Barale al team olandese La prima collaborazione tra DSM e BFT Burzoni è avvenuta a fine 2021 col passaggio di Barale al team olandese
Cosa ne pensi di questi rapporti sempre più frequenti tra team stranieri ed il nostro tessuto giovanile?
Sono sempre a favore di accordi che coinvolgano le giovani italiane con l’estero, se strutturati in modo chiaro come questo. Posso dire di aver sdoganato un tabù ed io non mi sento minimamente pentita. Così come non la è nemmeno Eleonora (Ciabocco, sua compagna alla DSM, ndr). Le junior devono fare delle scelte ben precise visto che passano subito elite. Bisognerà capire cosa succederà con l’introduzione dei ProTeam dal 2025, però adesso purtroppo il ciclismo italiano femminile soffre del fatto che non ci sia un team WorldTeam, proprio come negli uomini. Ed è un peccato perché le nostre nazionali femminili sono tra le più forti in assoluto.
Tra le francesi che ieri pomeriggio hanno conquistato l’argento mondiale nel mixed relay c’è anche una ragazza che sta alzando la propria asticella ogni stagione che passa. Juliette Labous è arrivata a Glasgow reduce prima dal secondo posto nella generale del Giro Donne e poi dal quinto al Tour Femmes.
La scalatrice del Team DSM-Firmenich è ancora giovane – farà 25 anni a novembre – e molto costante, ma finora in carriera ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto. Quest’anno è una delle poche atlete ad essere riuscita a fare classifica sia in Italia che in Francia, riaprendo il tema sulla fattibilità ad alto livello di entrambe le corse. Fatte le debite proporzioni e vista come si è sviluppata la corsa degli uomini, Labous domenica per la prova in linea femminile è una da tenere sotto osservazione.
Labous ai mondiali di Glasgow ha conquistato l’argento nel mixed relay. Ora correrà sia la crono che la prova in lineaLabous ai mondiali di Glasgow ha conquistato l’argento nel mixed relay. Ora correrà sia la crono che la prova in linea
Prodotto della Borgogna
Juliette è nata nel 1998 in Borgogna a Roche lez Beaupré sulle colline attorno a Besançon e bagnate dal fiume Doubs. Nel suo paese si producono vini etichettati come “Franca Contea” (che è l’altra parte del nome completo della sua regione), ma quella annata è indicata dagli esperti vignaioli solo come “molto buona”. Labous vuole scalare i gradi diventando come un vino da annata eccezionale. Chissà se da giovanissima, quando faceva ginnastica ed altri sport a Besançon, uno spunto per diventare ciclista glielo abbia dato “la boucle”, il meandro disegnato dal fiume attorno alla parte vecchia della città. Ovvero lo stesso appellativo del Tour de France.
«Da piccola ho praticato anche tennis tavolo – spiega Juliette, scherzando inizialmente – ma la ginnastica mi è tornata utile nel ciclismo in termini di equilibrio e perché mi permette di atterrare abbastanza bene in una caduta. Da bambina ho anche vinto dei concorsi di disegno però le mie abilità non sono migliorate tanto rispetto a quando avevo otto anni. Insomma, il ciclismo non era nei miei programmi benché fossi influenzata da amici dei miei genitori. Uno di loro è stato un buon corridore di BMX. Poco per volta ho iniziato con quella disciplina, aggiungendo anche la Mtb, fino al ciclocross in cui non corro più da inizio 2019. Ancora adesso amo prendere la mountain bike e fare alcuni percorsi a stagione finita col mio fidanzato Clément (il 26enne Berthet della AG2R Citroen ed ex biker fino al 2020, ndr)».
Il compagno di Labous è Clement Berthet, ex biker che corre con la AG2R Citroen (foto Jacquemet)Il compagno di Labous è Clement Berthet, ex biker che corre con la AG2R Citroen (foto Jacquemet)
Italia nel destino
Nel 2015 Labous si fa conoscere a Cittiglio al Piccolo Trofeo Binda da primo anno junior, arrivando seconda dietro a Bertizzolo (quell’anno campionessa europea in carica) in uno sprint a due. Curiosamente qualche mese dopo all’europeo paga ancora dazio in volata contro le italiane Quagliotto e Barbieri, chiudendo quarta. L’anno successivo centra le prime medaglie internazionali con i bronzi nelle crono europea e mondiale avendo già in tasca il contratto con la sua attuale squadra, all’epoca Sunweb.
Nel 2018 l’Italia riappare nel suo destino. Vince la cronosquadre d’apertura al Giro Donne mentre dodici mesi dopo conquista la maglia bianca. Il cerchio con la corsa rosa si chiude l’anno scorso quando si mette in proprio trionfando sul Passo Maniva al termine di una lunga fuga. E’ il suo sesto centro in carriera (ed anche l’ultimo ottenuto finora). Un altro passo in avanti è poi arrivato col podio finale nella recente edizione.
Maniva 2022. Arrivo solitario a braccia alzate per Labous dopo 100 chilometri di fuga. Il suo giorno più bello in biciTourmalet 2023. Quinta al traguardo, Labous è stata protagonista di una prova di carattere per recuperare posizioni in classificaManiva 2022. Arrivo solitario a braccia alzate per Labous dopo 100 chilometri di fuga. Il suo giorno più bello in biciTourmalet 2023. Quinta al traguardo, Labous è stata protagonista di una prova di carattere per recuperare posizioni
Da un Giro all’altro
«Avevo già vinto nel WT con la generale della Vuelta a Burgos – commentò Juliette in quel 7 luglio del 2022 – ma il giorno più bello l’ho vissuto qui al Giro Donne. Non solo per la vittoria, ma per come è stata pensata e voluta. Ero delusa dalla mia prestazione nella tappa di Cesena in cui ho accusato il gran caldo ed un grosso distacco (oltre undici minuti, ndr), perdendo le speranze di entrare nelle prime cinque. Volevo riscattarmi ed insieme alla squadra avevamo pianificato un attacco in una delle frazioni di montagna. Sapevamo che una fuga poteva arrivare e ho temuto di non farcela quando il gruppo ha iniziato a guadagnare, riprendendo tutte le mie ex compagne di avventura. Ho rischiato, ho resistito e ho rilanciato nei pezzi più duri. Avevo ancora gambe buone. E’ stato come giocare al computer ma è stata la vittoria di tutte noi. Una gioia per la nostra squadra».
«Sono molto contenta di questo secondo posto nella generale – ha dichiarato invece orgogliosamente Juliette a Olbia lo scorso 10 luglio – se me lo avessero detto prima della partenza, sarei rimasta sorpresa perché avevo dubbi sulla mia condizione, anche se nessuno all’interno del team aveva dubitato su di me. Non è solo un piazzamento mio, ma di tutta la squadra, che ha fatto un lavoro davvero fantastico. Ringrazio tutti per questo risultato, anche le persone che solitamente stanno al nostro quartier generale».
Juliette Labous, una escalation graduale al Giro Donne. Da undicesima nel 2019 a seconda nel 2023Podio finale del Giro 2023, Van Vleuten maglia rosa su Labous a 3’56” e Realini a 4’23”Juliette Labous, una escalation graduale al Giro Donne. Da undicesima nel 2019 a seconda nel 2023Podio finale del Giro 2023, Van Vleuten maglia rosa su Labous a 3’56” e Realini a 4’23”
Vista da Francesca e Eleonora
Malgrado abbia sofferto nuovamente il caldo nella prima tappa, al Tour Femmes Labous ha saputo recuperare il terreno perso, soprattutto nelle ultime due giornate. Ha chiuso al quinto posto nella generale (il podio le è sfuggito per quarantanove secondi), dopo il quarto registrato nel 2022. Risultati che la certificano come leader per classiche e gare a tappe. Una leader a cui tutti vogliono bene come testimoniano al telefono le sue compagne Francesca Barale ed Eleonora Ciabocco.
«Juliette ed io – ci racconta Barale, alla DSM dall’anno scorso – abbiamo iniziato ad essere un po’ più vicine da questa stagione. Sapendo che avrei fatto diversi ritiri con lei a Tenerife, hanno iniziato a metterci in camera assieme, cosa che non era mai capitata prima. Ho iniziato a vedere com’è da più vicino. Lei mi è sempre piaciuta tanto perché è una molto tranquilla. Se hai bisogno le puoi chiedere qualsiasi cosa. Considerando i risultati che ha fatto, non ho mai avuto paura a farle domande perché è sempre stata estremamente disponibile.
Crono. Labous da junior ha ottenuto un bronzo europeo e uno mondiale. Sta curando la specialità per migliorareLabous spesso soffre il caldo ma tra le sue doti migliori ci sono il recupero e la voglia di rifarsiCrono. Labous da junior ha ottenuto un bronzo europeo e uno mondiale. Sta curando la specialità per migliorareLabous spesso soffre il caldo ma tra le sue doti migliori ci sono il recupero e la voglia di rifarsi
Ogni giorno la sua routine
«Ha un bel carattere – prosegue Barale – personalmente la rispetto tanto anche per questo suo bel modo di porsi. Credo che nella nostra squadra pensino la stessa cosa. Juliette è molto metodica. Tutti i giorni ha la sua routine, con il suo ordine. In testa ha sempre ben presente tutto quello che deve fare. E se qualcosa va un po’ storto, lo gradisce poco (sorride, ndr). Anche in corsa valgono le stesse cose più o meno. Ti sa guidare bene o quando ha bisogno ti chiama con calma e senza agitarsi. In gara non è stressata e sa tenere le posizioni. Soprattutto sa quando muoversi e legge molto bene la corsa. La ammiro tanto per queste caratteristiche che spero di avere anch’io un giorno».
«Con Juliette ho un bel rapporto – dice Ciabocco – come con tutte le compagne. Lei in gara è un ottimo capitano. Non è una che ha pressioni. Ti trasmette molta tranquillità e grazie a questo anche noi possiamo correre bene. Fuori dalla bici è una ragazza con cui si sta bene. E’ la prima che scherza o che canta se capita l’occasione. Sono stata in camera con lei due volte, di cui una alla Freccia Vallone. La sera prima, ad esempio, ci siamo ritrovate a guardare dei programmi leggeri. Per farvi capire quanto sia serena e rilassata prima delle gare. Oppure alle Strade Bianche ricordo che Juliette mi aveva scritto scusandosi perché non si era sentita bene e avrebbe voluto fare di più. Questo invece per capire la sua umiltà.
Barale e Ciabocco hanno un bel rapporto con Labous, sempre disponibile a dare consigli in gara e brava a fare gruppoBarale e Ciabocco hanno un bel rapporto con Labous, sempre disponibile a dare consigli in gara e brava a fare gruppo
Leader alla DSM
«Al primo ritiro – ricorda Ciabocco e conclude – arrivai con un giorno di ritardo perché mi avevano cancellato il volo e Juliette fu la prima che venne a parlarmi. Mi tranquillizzò riguardo all’inglese e mi introdusse alle altre compagne. Anzi, quando era uscita la notizia del mio ingaggio alla DSM mi avevano scritto subito sia Charlotte (Kool, ndr) che lei dicendosi felici del mio arrivo. Pur avendo solo 24 anni, è una delle più grandi della squadra. E’ sempre la prima che ti fa i complimenti se hai fatto bene il tuo lavoro. Per ora non mi ha mai criticato nulla, né in gara né fuori, ma è una ragazza che è sempre pronta a darti consigli. Dopo i meeting pre-gara non ci mette ansia. Se non riusciamo a darle una mano in corsa, preferisce che glielo si dica e fa da sola. E’ bravissima, fantastica».
ALASSIO – C’è solo un sostantivo che ci viene in mente per Annemiek Van Vleuten: cannibale. Nella settima tappa del Giro Donne la maglia rosa non lascia nulla a nessuna ed in cima al santuario della Madonna della Guardia di Alassio trionfa nuovamente in solitaria ottenendo il terzo successo parziale nella corsa. Dietro di lei ad una manciata di secondi arrivano Labous e Realini che ora la seguono nell’ordine anche nella generale (rispettivamente a 3’56” e 4’25”).
Alla presentazione della corsa, la frazione savonese era stata indicata come la più insidiosa nonché ultima occasione per giocarsi l’all-in per la classifica. Tutto o niente come era successo nel 2016 quando, in una tappa praticamente identica vinta da Evelyn Stevens, Megan Guarnier riuscì a spodestare Mara Abbott ed ipotecare quella edizione della corsa rosa. E le aspettative non sono state tradite anche se stavolta è capitato a metà o quanto meno per le posizioni alle spalle di Van Vleuten. Ewers, seconda al mattino, è andata in crisi sulle ultime due ascese ed è scivolata di due posti. Uguale per Mavi Garcia, mentre Magnaldi, zitta zitta, entra nella top five con pieno merito.
Dopo Marradi e Canelli, terza vittoria di tappa per Van Vleuten al Giro Donne 2023. Labous dopo la vittoria sul Maniva e il quarto posto al Tour nel 2022, ora è seconda nella generaleDopo Marradi e Canelli, terza vittoria di tappa per Van Vleuten al Giro Donne 2023. Labous dopo la vittoria sul Maniva e il quarto posto al Tour nel 2022, ora è seconda nella generale
Gaia sul podio
Realini quando taglia il traguardo è letteralmente sfinita. Scende dalla bici sorretta dalla massaggiatrice della Lidl-Trek che la fa sedere per terra per farle riprendere fiato. Le versa addosso una bottiglietta d’acqua fredda che evapora sul suo motore ancora caldo. Gaia non ha fatto un fuori giri, ma sul santuario di Alassio la sua cilindrata è andata ad alti regimi. Pochi minuti e sotto il podio Realini è un’altra persona. Sorridente e speranzosa perché attende la conferma di essere terza nella generale. Non appena lo apprende diventa anche più chiacchierona di quello che lei è di solito con le interviste.
«Oggi l’obiettivo – racconta Gaia sembrando anche più leggera moralmente – era quello di entrare nella top 3 e lo abbiamo portato a termine, quindi sono felicissima. Nella riunione pre-gara di stamattina avevamo detto che questa era la tappa dove si poteva fare la differenza e mettere più minuti possibili in classifica. Ce l’ho messa tutta fino alla fine ed è stata davvero dura. Tutte noi atlete abbiamo sette tappe nelle gambe che si fanno sentire. Ci riposiamo per un giorno con un po’ di relax psico-fisico ma restando comunque super concentrate sulle ultime due tappe perché in Sardegna dovremo restare con gli occhi bene aperti».
Gaia ha dato tutto. La aiutano a scendere dalla bici…e a recuperare le forze con una bottiglia d’acqua fresca addosso. Sotto al podio starà già meglioGaia ha dato tutto. La aiutano a scendere dalla bici…e a recuperare le forze con una bottiglia d’acqua fresca addosso. Sotto al podio starà già meglio
«Nella penultima salita – prosegue la classe 2001 che è anche maglia bianca del Giro Donne – Van Vleuten ha fatto il passo. Labous ed io abbiamo stretto i denti per tenerla scollinando con lei. All’ultimo chilometro noi eravamo a tutta. Nella mia testa pensavo a resistere per allungare il più possibile su Ewers. Van Vleuten ha avuto quelle forze in più per staccarci e darci quei secondi di distacco all’arrivo. Ma va bene così, sono super contenta. Adesso mi godo il giorno di riposo».
Per Elisa
Realini quest’anno ha trovato subito feeling con le sue compagne, specialmente con Longo Borghini. E‘ come se la campionessa italiana avesse preso Gaia sotto la sua ala protettrice per insegnarle a spiccare il volo da sola. Dopo il ritiro forzato di Longo Borghini, c’era curiosità di vedere Realini come si sarebbe comportata in corsa senza la sua capitana. Eccoci accontentati.
«Il giorno in cui è caduta Elisa – spiega Gaia, che in stagione ha già fatto terza alla Vuelta nella generale con una tappa – avevo avvertito subito l’ammiraglia. Come vi ho detto due giorni fa, mi ero molto preoccupata. Alla sera quando è tornata in hotel e ci hanno detto che non sarebbe ripartita, l’ho presa un po’ male. Moralmente per me è stato un brutto colpo. Per me lei è un punto di riferimento in tutto. Tuttavia Elisa mi ha tranquillizzata dicendomi che avrei potuto giocarmi le mie carte al meglio. Anzi lei mi ha incitato a credere che il podio era alla mia portata. Ho creduto fino in fondo alle parole di Elisa e oggi questo podio di tappa e della generale li dedico a lei».
Realini chiude terza a 20″ da Van Vleuten ed ora è terza anche nella generaleRealini chiude terza a 20″ da Van Vleuten ed ora è terza anche nella generale
La cannibale
La voracità agonistica di Van Vleuten divide la platea. Vincere ogni volta che si presenta l’occasione oppure lasciare qualcosa anche alle altre? La risposta esatta non ci sarai mai, forse bisogna contestualizzare sempre ogni circostanza. Di sicuro possiamo dire che dietro al sorriso che ha nelle vittorie e davanti al microfono c’è un carattere deciso come mostra nel post-cerimoniale. Diciamo che l’ordine del protocollo tra antidoping e interviste lo stabilisce lei con buona pace (ed attesa) di chi vuole farle due domande rapide nella mixed zone. Aspettano anche gli inviati del canale dell’UCI e non c’è tanto da fare, soprattutto se nel frattempo ha iniziato a piovere con vigore.
«Abbiamo corso come squadra – dice Van Vleuten sul suo successo – e anche oggi siamo state perfette nel difendere la maglia. E’ stato fatto un grande lavoro. Nel finale di oggi si è creata una situazione favorevole. Labous e Realini stavano lottando per il podio della generale e per me è stato perfetto per attaccare ancora. Non avevo programmato di farlo perché non pensavo di trovarmi così nel finale. Le mie compagne si sono messe a tirare per chiudere e abbiamo pensato a Lippert per fare la corsa. Poi siamo rimaste davanti in un gruppetto, allora a quel punto ho pensato a vincere. Ieri sera quando siamo arrivati abbiamo fatto una ricognizione e avevo visto che per salire c’era una bellissima vista. Mi sono goduta il panorama e oggi sono veramente contenta di avere vinto quassù».
Van Vleuten attacca salendo verso la Madonna della Guardia di Alassio. Niente da fare per Labous e RealiniVan Vleuten attacca salendo verso la Madonna della Guardia di Alassio. Niente da fare per Labous e Realini
«Non penso di essere una cannibale – ci confida Van Vleuten con grande spontaneità – sono solo un’atleta che si allena tanto per tante ore e per tanti chilometri. Posso dirvi che la mia voglia di vincere nasce dalle motivazioni. Ottenere il meglio da me stessa e questo mi rende felice. Inoltre vincere rende felici anche la mia squadra e le mie compagne, che fanno sempre un gran lavoro. Credo che sia un giusto riconoscimento che voglio dare ogni volta a loro. A Ceres ad esempio ho spinto al massimo fino sul traguardo ma non sono riuscita ad andare a riprendere Niedermaier. Capita a volte di dare tutto e non vincere. In ogni caso spesso la miglior tattica è quella di attaccare per mettersi al sicuro da eventuali rischi. Posso aggiungere che vincere in Italia mi piace molto e mi dà sempre una grande emozione. Ma non chiamatemi cannibale».
A 20 anni dall'ultima vittoria di Fabiana Luperini (presente a Huy), Marta Cavalli conquista la Freccia Vallone. Piegata Van Vleuten. Il Muro parla italiano
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«Guardate quella ragazza come si muove dentro al gruppo, con quale autorità. Lo direste che è al suo primo anno nel WorldTour e che ha appena 19 anni?». Parole di un certo peso, pronunciate dal cittì Sangalli e riferite a Eleonora Ciabocco, che ha appena lasciato la categoria junior approdando nel Team DSM. Effettivamente nel corso del Trofeo Binda, la maceratese si è fatta vedere con azioni tattiche importanti, inconsuete a quell’età.
E’ il segno che la marchigiana si sta già ambientando in un ambiente tutto nuovo e soprattutto la Ciabocco lo sta facendo con umiltà, rispettando quello che le viene detto.
«A Cittiglio avevo il compito di lavorare per la squadra e rendere la gara dura. A due giri dalla fine abbiamo provato a smuovere le acque e guadagnare secondi ma la Trek-Segafredo faceva buona guardia. Nel finale poi avevo dato tutto e potevo chiudere tranquilla, ormai erano intervenute le capitane».
La Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 kmLa Ciabocco ha tentato la fuga insieme all’olandese Swinkels. Riprese ai -20 km
Sei stata molto notata e apprezzata per la dimestichezza con la quale ti sei subito adattata alla nuova categoria.
Diciamo che in gruppo ho sempre saputo muovermi con disinvoltura, ma sicuramente lavorare in un gruppo così qualificato e affiatato sta influendo. Ci sono atlete esperte che non sono solo compagne di squadra ma anche maestre. Juliette Labous ad esempio non è solo una delle cicliste più forti al mondo, ma mi sta affiancando molto, insegnando quel che devo sapere. Ha una disponibilità enorme e lo apprezzo tanto.
Come ti stai trovando?
Ammetto che all’inizio non è stato semplice, soprattutto senza avere dimestichezza con l’inglese, ma piano piano sto imparando e devo dire che Francesca (Barale, ndr) è stata preziosa, mi ha aiutato tantissimo a inserirmi. Ma devo dire che anche le altre sono state tutte disponibili.
Che differenze hai notato rispetto al team dov’eri fino allo scorso anno?
E’ un altro livello. Prima ci si aiutava molto fra noi, ma non c’erano le possibilità che abbiamo ora, qui davvero devi pensare solo a correre, vieni messo nelle migliori condizioni possibili. Ti puoi concentrare solo sulla gara e così tutto è più semplice. Praticamente prevedono qualsiasi cosa, inoltre siamo sempre aggiornate su tutto. Ma le differenze non sono solo legate alla squadra.
Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)Eleonora Ciabocco ha raggiunto il team olandese da quest’anno (foto El Toro Media/DSM)
Che cosa intendi dire?
Ora partecipo a corse interpretate in maniera diversa. Prima si correva molto alla garibaldina, senza tanti artifici tattici, si partiva forte e contavano solo le gambe. Ora gli inizi di gara sono più tranquilli, ma contano molto le strategie, bisogna non solo correre ma anche pensare…
Tutto ciò quanto sta influendo su di te, considerando la tua giovane età?
Molto, è naturale. La cosa che mi colpisce di più è che sono molto più tranquilla nel mio approccio alle corse, fino allo scorso anno ero molto emotiva, certe vote faticavo a dormire la notte prima, ora invece ho un approccio diverso e questa calma non è apparente, riesco a concentrarmi maggiormente su quel che devo fare.
La grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anniLa grinta in gara mostrata dalla Ciabocco non è passata inosservata. Eppure ha solo 19 anni
Sei appena entrata nel team ed è normale che tu sia impiegata soprattutto in supporto alle altre. Ti dà fastidio avere un ruolo di apprendistato?
No, ci mancherebbe. C’è tantissimo da imparare e d’altronde anche le più esperte, quelle che sono le cosiddette “punte” mi dicono che imparano da ogni corsa, da ogni giornata.
Ti mettono pressione?
Al contrario, non si aspettano nulla di più di quel che posso fare. Questo rappresenta qualcosa di diverso da quel che facevo prima, dovevo portare a casa il risultato, ora devo contribuire perché sia la squadra nel complesso, qualcuna di essa a ottenerlo. Quando partivo non avevo mai idea di come le corse si evolvevano, ora sono più tranquilla.
Dopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le EliteDopo una bellissima carriera da junior, la maceratese si sta ben disimpegnando anche fra le Elite
Adesso che cosa ti aspetta?
Alcune gare in Belgio e poi spazio alla scuola. Quest’anno ho la maturità e anche in squadra tengono che mi concentri sullo studio fino all’estate, quindi il programma di gare deve ancora essere strutturato in base alle esigenze scolastiche.
Ti sei mai pentita della scelta fatta?
Mai. Anche se l’inglese non so ancora parlarlo bene, quei dubbi che avevo prima di cominciare quest’avventura sono completamente svaniti. E’ stata la mossa giusta.
Kopecky prima ha sorriso, poi la sconfitta di Cittiglio contro Balsamo le si è messa di traverso. Il racconto alla stampa belga ricorda la volpe e l'uva