A Taiwan l’ultimo acuto di Ballabio, altro ciclista giramondo

28.03.2025
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L’ultimo Giro di Taiwan ha riportato in auge la figura di un ciclista italiano particolare. Giacomo Ballabio fa parte di quella ristretta cerchia di corridori italiani che per poter fare questo mestiere hanno scelto una strada diversa dal solito, girando il mondo in cerca di un ingaggio. Il ventisettenne di Giussano ha corso infatti in Italia solo per una breve parentesi, nel 2020, quando ha militato nell’Iseo Serrature Rime Carnovali.

Ballabio ha iniziato a 12 anni alla Giovani Giussanesi, per imitare il nonno che aveva corso nelle categorie giovanili (foto Morizet)
Ballabio ha iniziato a 12 anni alla Giovani Giussanesi, per imitare il nonno che aveva corso nelle categorie giovanili (foto Morizet)

«Quella però fu una stagione sui generis – racconta il brianzolo appena atterrato in Italia – era la stagione del Covid, rimanemmo fermi fino ad agosto, feci a tempo solo a fare una corsa a tappe a Varsavia, il Giro U23 e poco altro, poi ripresi a girare».

Da cosa nasce questa tua vocazione di giramondo?

E’ sempre stato così, sin dalle categorie giovanili. La risposta è molto semplice: era più facile trovare un ingaggio in Francia o Svizzera che qui, se non avevi particolari risultati o qualcuno che ti spingeva. Non mi conoscevano molto dalle nostre parti, così trovai una squadra in Svizzera, la IAM Excelsior che aveva sede a Martigny ed era un’emanazione di una squadra della massima serie. Una sorta di devo team ante litteram.

La principale vittoria del lombardo alla Global 6, portando a casa la tappa della Fleche su Sud 2023 (foto DirectVelo)
La principale vittoria del lombardo alla Global 6, portando a casa la tappa della Fleche su Sud 2023 (foto DirectVelo)
Poi?

Poi, dopo la parentesi italiana sono tornato a viaggiare, attraverso due team francesi approdando poi nei 2023 alla Global 6, una squadra con licenza neozelandese ma che aveva sede a Londra. Questo mi ha consentito di continuare a correre in Europa, dove  si è svolta la gran parte della mia attività, poi quest’anno sono approdato alla Hrinkow Advarics ed è stato un passaggio importante, un salto di qualità.

Come ti trovi nel team austriaco?

E’ un team con ambizioni, in Austria è molto seguito e conta con i risultati di continuare a progredire puntando anche a entrare nelle Professional, se attraverso le vittorie saremmo capaci di “solleticare” l’attenzione di grandi sponsor. La Hrinkow però già lo è, è uno dei principali produttori di bici a Taiwan, per questo la corsa locale era così importante per noi.

Alla Hrinkow Advarics Ballabio ha trovato altri due italiani, Edward Ravasi e Riccardo Verza (Instagram)
Alla Hrinkow Advarics Ballabio ha trovato altri due italiani, Edward Ravasi e Riccardo Verza (Instagram)
Che differenze noti rispetto ai team del tuo passato?

Si affronta un calendario più qualificato, con corse dove ci sono anche team WorldTour e Professional e questo consente di fare esperienza e crescere, avvicinarsi sempre più a quei livelli. Quando hai un’azienda produttrice di bici alle spalle è tutto più semplice, anche se poi guardi le altre squadre, quelle di livello superiore e ti accorgi che non basta, che ormai sono strutture talmente grandi che servono enormi quantità di denaro per tenerle in piedi. Ma ci si può arrivare…

Quanto conta avere in squadra altri corridori italiani come Ravasi e Verza? Per te è una novità…

E’ vero e sinceramente fa piacere ogni tanto poter scambiare due chiacchiere con altri italiani. Abbiamo già legato fra noi, anche se ormai il ciclismo è un mondo globalizzato, dove si è tutti multilingue e multiculturali e questo aspetto a me piace molto.

Il suo epicentro di attività è soprattutto in Francia, dove ha corso per più club (foto Bertrand)
Il suo epicentro di attività è soprattutto in Francia, dove ha corso per più club (foto Bertrand)
Che corridore sei?

Il classico passista veloce, di 1,77 di altezza per 71 chili, quindi non leggerissimo ma tengo bene sugli strappi brevi e questo mi consente di poter puntare a volate ristrette dove posso emergere. Provo anche se necessario a fare le volate di gruppo, ma non sono un velocista vero e proprio.

Com’è stata la corsa in Estremo Oriente?

Avevamo tanta pressione addosso perché come detto lo sponsor ci teneva in maniera particolare. Quella tappa, la terza, l’avevamo segnata in rosso perché era particolarmente adatta alle mie caratteristiche e l’avevo affrontata tre anni fa, quindi la conoscevo. Con il team abbiamo deciso di fare subito corsa dura, sulla salita principale, lunga 8 chilometri, abbiamo impostato un bel ritmo e siamo rimasti in una quindicina. Anche le altre squadre collaboravano perché avevamo tenuto fuori i principali sprinter, poi in volata ho avuto la meglio (foto di apertura).

Per il brianzolo, qui sul podio alla Fleche du Sud, quella di Taiwan è la terza vittoria in una corsa Uci (Instagram)
Per il brianzolo, qui sul podio alla Fleche du Sud, quella di Taiwan è la terza vittoria in una corsa Uci (Instagram)
Il prossimo calendario ti vedrà correre anche in Italia?

Spero di sì, sicuramente nella seconda parte di stagione con il Giro del Friuli, ma spero anche prima. Intanto sarò in gara in una gara slovena proprio alle porte dell’Italia, che anzi sconfina anche a Gorizia, poi correrò in Austria e il 9 aprile al Circuit des Ardennes in Francia, ma mi piacerebbe correre di più dalle mie parti, questa è un po’ una cosa che mi manca.

Ravasi riparte dall’Austria e vuole indietro il suo posto

07.02.2024
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Edward Ravasi ha ritrovato l’equilibrio. Lo raggiungiamo in una sera di febbraio dopo una giornata dedicata alla palestra e ad una delle ultime sedute di corsa piedi: con l’avvicinamento del debutto, si tornerà alla bicicletta.

Dallo scorso anno il varesino di Besnate corre con la Hrinkow Advarics, continental austriaca con sede a Steyr, 170 chilometri a est di Vienna. C’è arrivato alla fine di quello che poteva sembrare un lento declino, invece vi ha ritrovato l’entusiasmo per il ciclismo. Si capisce dal timbro della voce e sarà più chiaro mano a mano che le risposte seguiranno le domande, anche le più scomode.

Ravasi è nato il 5 giugno del 1994 ed è professionista dal 2017, passato insieme ad altri tre talenti della Colpack: Ganna, Consonni e Troia. Ha corso per quattro stagioni con la prima UAE Emirates, poi due anni alla Eolo-Kometa. Quello che inizia è il secondo anche con il team austriaco.

Ganna e Ravasi, assieme a Consonni e Troia passarono nel 2017 in maglia UAE
Ganna e Ravasi, assieme a Consonni e Troia passarono nel 2017 in maglia UAE
Quando ricominci?

La squadra inizia con il Tour of Taiwan, io invece partirò a metà marzo con le gare di un giorno in Croazia e Slovenia. L’idea è di andare forte da maggio ad agosto, con un occhio di riguardo per il Tour of Austria, che sarà il centro della stagione. Vengo da un buon inverno, mi sono allenato senza problemi, mi sento già bene.

Come è stato ritrovarsi in una squadra continental a fare un’attività di secondo piano?

L’anno scorso venivo da un periodo difficile. Dentro di me facevo fatica a metabolizzare il cambiamento, poi mi sono accorto che quando partivo per le corse, i pensieri se ne andavano via. Magari preferisco correre il Giro d’Austria, perché è una 2.1 e mi ci trovo più a mio agio, usando le altre corse per fare la gamba. Però intanto l’anno scorso c’è scappata pure la vittoria, che mi ha dato morale e mi ha fatto ritrovare lo spirito dei bei tempi.

Edward Ravasi è nato il 5 giugno del 1994 ed è pro’ dal 2017. E’ alto 1.81 e pesa 61 chili (immagine Instagram)
Edward Ravasi è nato il 5 giugno del 1994 ed è pro’ dal 2017. E’ alto 1.81 e pesa 61 chili (immagine Instagram)
Sembri sorpreso…

All’inizio è stato difficile, ma ho trovato un buon mondo che non credevo. Leggevo nei giorni scorsi dell’idea di fare la Superlega, ma qui in Austria una Champions League se la sono già inventata. C’è un circuito di gare in cui l’anno scorso mi sono divertito, ritrovando la voglia di correre.

Come mai le cose con la Eolo-Kometa non sono andate?

Non ci siamo trovati su alcuni punti. Nel 2022 ho avuto una ciste e sono dovuto stare fermo per un mese. Non l’abbiamo operata, è passata con gli antibiotici. Poi ho avuto qualche acciacco al Giro di Sicilia, ma soprattutto a giugno è venuto a mancare mio padre. Era un punto di riferimento, mi sono ritrovato fra continui alti e bassi. E così sono arrivato a fine anno e onestamente credevo che mi sarei sistemato, ma senza risultati è stato impossibile. Invece, a dispetto di tutto, qui ho ritrovato la tranquillità personale e sono circondato dalle persone di cui ho davvero bisogno.

Nel 2023, Ravasi ha vinto la Osterreichische Meisterschaften Berg (immagine Instagram)
Nel 2023, Ravasi ha vinto la Osterreichische Meisterschaften Berg (immagine Instagram)
L’obiettivo è tornare in una squadra più grande?

Lo era anche l’anno scorso. Ad agosto mi hanno offerto un buon rinnovo del contratto con la clausola per potermi svincolare se trovassi una professional o una WorldTour. La mia idea è tornare di là e fare una o due stagioni buone. Già dall’anno scorso ho visto che i miei valori in salita sono tornati al livello dei migliori, per cui credo che potrei dire ancora la mia.

La tua carriera finora è andata per come te l’eri immaginata?

E’ stata più complicata del previsto e certo al di sotto delle aspettative. Al terzo anno con la UAE stavo anche andando bene, invece alla Vuelta Burgos ho avuto la frattura al collo del femore che mi ha bloccato. L’anno dopo c’è stato il Covid e poi gli anni alla Eolo sono passati via in fretta. Non credevo di fare tanta fatica, credevo di poter battagliare con quelli che sfidavo fra gli under 23.

Giro d’Italia 2021, arrivo di Sega di Ala: i due anni con la Eolo-Kometa non hanno dato i frutti sperati
Giro d’Italia 2021, arrivo di Sega di Ala: i due anni con la Eolo-Kometa non hanno dato i frutti sperati
Sei un nuovo Ravasi?

Ho ritrovato la passione per la bici e condivido il bello di fare sport con la mia ragazza, che fa corsa a piedi. Anche con il mio preparatore Luca Filipas dell’Endurance Academy c’è un rapporto ormai di famiglia e questo mi dà più energia e mi fa quasi sentire più giovane dei mei 28 anni. Credo di aver avuto una crescita atletica e anche psicologica. Diciamo che le bastonate servono a farti capire cosa bisogna fare.

Sei sempre parso eccessivamente magro, hai avuto un rapporto sereno col cibo?

Non ho mai avuto beghe, ma è vero che negli ultimi anni le dinamiche sono cambiate. Sono passato nel pieno del mito della magrezza, ora credo di aver trovato la quadra, avendo rimesso su la forza che mi serviva. Sono cose significative e non sempre quando sei giovane segui o ricevi i consigli giusti. Dopo che ci sbatti la testa invece, impari. Mangiavo il giusto, ma forse non era abbastanza. Ora mi sono irrobustito e mi sento più forte.

Dopo aver corso con la Eolo, nel 2023 Ravasi è passato nell’austriaco Team Hrinkow Advarics (foto Andrea D’Ambrosio)
Dopo aver corso con la Eolo, nel 2023 Ravasi è passato nell’austriaco Team Hrinkow Advarics (foto Andrea D’Ambrosio)
Resti un corridore per le salite?

Certamente, i numeri sono quelli. Ora sto lavorando sull’aerodinamica e la forza in pianura, affinché possa arrivare alle salite avendo ancora energie da spendere. L’obiettivo è il Tour of Austria, perché ne ho tutte le caratteristiche.

Tu vorresti tornare in una squadra più grande, sai che la tua Colpack dal prossimo anno sarà professional?

Lo so, lo so, ma è meglio non dire nulla. Concentriamoci sulle corse, al 2025 penseremo poi.

Ciao Italia, Verza prosegue in Austria

06.12.2022
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Riccardo Verza ha scelto una via originale per proseguire la sua carriera, facendo armi e bagagli per trasferirsi in Austria, in una squadra Continental, la Hrinkow Advarics. L’annuncio era stato dato qualche settimana fa direttamente dal team mitteleuropeo, ma il corridore di Este ha atteso per parlare, perché non voleva commettere errori tali da pregiudicare la sua avventura. Dal punto di vista burocratico infatti non era ancora tutto pronto per il suo passaggio, per problemi legati alle differenti normative in termini di pagamento del punteggio dell’atleta.

La situazione si è poi sbloccata e Verza è partito per l’Austria per andare a firmare il contratto che lo legherà al team. Una scelta, quella del veneto, arrivata in pochissimi giorni, quando ancora le nubi sul suo futuro erano dense: «Stavo chiudendo la stagione con le classiche venete di Pozzato – racconta – subito dopo l’ultima gara sono stato contattato tramite Facebook. Un semplice messaggio, arrivato inaspettatamente, aperto come tanti altri e che d’improvviso mi ha cambiato la vita».

La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
La Hrinkow Advarics è in attività dal 2015. Nel 2022 ha conquistato 4 vittorie, divise fra Rapp e Kepplinger
Che cosa ti hanno detto per convincerti?

Mi ha colpito il fatto che mi seguivano da tempo. Sapevano tutto di me e non solo quello che c’è tramite i siti specializzati e le statistiche, si vedeva davvero che mi avevano sotto controllo. Io non li conoscevo molto, ho corso poco all’estero e quindi non ci siamo incrociati spesso. Appena contattato però mi sono informato e ho capito che accettando la loro offerta avrei cambiato tutto.

Perché?

Non è solo perché la squadra è straniera. Alla Zalf sono stato molto bene, sono rimasto in ottimi rapporti con loro, ma il nuovo team ha un calendario diverso, più ampio, di qualità superiore. Puntano molto a quel tipo di gare che a me piacciono tanto, le prove d’un giorno come quella di Kranj che resta la mia più importante vittoria.

Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Il podio di Kranj 2021 con Verza fra il tedesco Engelhardt (europeo U23 nel 2022) e l’olandese Vermeulen
Quindi ti vedremo poco in Italia…

Da quel che so torneranno sicuramente per le gare venete, poi farò il campionato italiano e il Giro del Friuli dove il team due anni fa ha anche vinto. Per il resto gareggerò sempre all’estero. D’altronde il nuovo regolamento limita notevolmente la partecipazione delle formazioni continental, che non possono più prendere parte alle prove regionali e hanno pochi inviti in quelle aperte ai pro’. Il calendario in questo modo si riduce molto a meno di inviti all’estero che sono sempre molto difficili da avere.

Dovrai trasferirti?

Di base no, potrò allenarmi a casa in base alle loro indicazioni, comunque la fortuna è che la distanza non è poi tanta. Sarò fuori per le gare e per i ritiri, naturalmente, ma la base la mantengo a casa e anche questo fattore ha influito sulla mia scelta.

Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Il team austriaco è stato protagonista in Veneto, qui Hrovat 15° alla Serenissima Gravel
Conosci qualcuno del team?

Solo un ragazzo sloveno, Jaka Primozic. amico di Pogacar con il quale mi sono incrociato qualche volta da junior. Una faccia conosciuta perlomeno, gli altri avrò modo di conoscerli nelle prossime settimane.

Ti dispiace dover lasciare l’Italia?

Obiettivamente con l’attuale regolamento per gli elite, non aveva senso rimanere. Il calendario è troppo ridotto: quest’anno ho potuto affrontare i pro’ solo al Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race e le gare venete, è un po’ poco nel corso di un’intera stagione.

Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Il corridore di Este ha anche vestito l’azzurro, da junior ai mondiali di Richmond 2015
Nel complesso come giudichi il tuo 2022?

Secondo me è stato positivo, anche se mi resta il rimorso per quel che poteva essere: a gennaio sono stato investito e riprendere non è stato facile. Più che altro ho perso tutta la preparazione invernale, poi ho inseguito per tutto il resto della stagione la condizione migliore e non è certo il modo giusto per correre. Mi ero abbattuto, ma con tutto ciò ho portato a casa qualche buon risultato, anche un podio all’Adriatica Ionica.

Che cosa ti proponi?

So che la squadra crede molto in me e nelle mie possibilità su certi tipi di gare, soprattutto quelle d’un giorno. Non nascondo che mi piacerebbe ripetermi a Kranj, ormai quella gara ce l’ho nel cuore…