Nalini Academy, visita in azienda Sissio Team, Moa Sport, Mantova, Giuseppe Bovo, Claudio Mantovani

Nalini Academy e Sissio Team: il futuro a 360 gradi

16.11.2025
7 min
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Il ciclismo va veloce, quello dei giovani (con le sue scadenze stringenti) anche di più. Se non vinci da junior, fatichi a sistemarti fra gli U23. E se non vinci entro il secondo anno da under, le possibilità di passare professionista si restringono ulteriormente. In questo quadro così convulso, con i devo team a farla da padroni, essere il Sissio Team non è l’opzione più semplice. Una squadra piccola e ben organizzata, gestita con passione e competenza da Marco Toffali, che tuttavia per mezzi e disponibilità non può tenere il passo dei satelliti WorldTour. I ragazzi hanno la stessa età e gli stessi sogni, a prescindere dalla maglia, ed è certo che lotteranno fino all’ultimo battito per guadagnarsi quel posto. Però intanto per quelli del team veronese si è aperta una porta magica: quella di Moa Sport, la società che produce le maglie Nalini e di tantissimi altri brand molto noti.

Il Sissio Team ha vissuto un profono rinnovamento negli ultimi due anni: qui sul palco del Giro Next Gen (photors.it)
Il Sissio Team ha vissuto un profondo rinnovamento negli ultimi due anni: qui sul palco del Giro Next Gen (photors.it)
Il Sissio Team ha vissuto un profono rinnovamento negli ultimi due anni: qui sul palco del Giro Next Gen (photors.it)
Il Sissio Team ha vissuto un profondo rinnovamento negli ultimi due anni: qui sul palco del Giro Next Gen (photors.it)

La Nalini Academy

La squadra di Toffali è uno dei tester privilegiati dell’azienda mantovana. I ragazzi indossano e provano per primi i capi che saranno sviluppati fino a diventare la dotazione dei team WorldTour. Ai primi di novembre, la collaborazione ha fatto un altro passo in avanti. La squadra si è ritrovata nella sede dell’azienda per dare corpo alla Nalini Academy: un’idea di Giuseppe Bovo, direttore generale di Moa Sport.

«Lo sport insegna molto – ha spiegato – la fatica, la disciplina, il gioco di squadra. Ma arriva un momento in cui serve saper percorrere nuove strade. La mia idea di partenza sarebbe stata anche più ambiziosa, cioè prevedere una foresteria in cui far alloggiare i giovani per i loro stage nel mondo del lavoro. Ma è giusto procedere per gradi e con questa Academy vogliamo aiutare i ragazzi, e in particolare gli atleti che sono qui oggi con noi, a trovare la loro strada anche fuori dalle competizioni. Offrendo formazione, orientamento e opportunità concrete di crescita professionale».

Correre finché è possibile e diventare dei professionisti, sapendo però che c’è un possibile impiego se la carriera sportiva non desse i frutti sperati. Un’opportunità che ad ora è riservata agli atleti dei gruppi sportivi militari: tutti gli altri devono rimboccarsi le maniche e mettersi in cerca di qualcosa da fare per il resto della vita.

Il primo passo della Nalini Academy è stato far conoscere ai corridori del Sissio Team le strutture dell'azienda
Il primo passo della Nalini Academy è stato far conoscere ai corridori del Sissio Team le strutture dell’azienda
Fasi di lavorazione. I corridori del Sissio Team si sono resi conto di cosa ci sia dietro i capi che vestono in gara
Il primo passo della Nalini Academy è stato far conoscere ai corridori del Sissio Team le strutture dell’azienda

Sissio Team e Nalini

Per capire in che modo i ragazzi del team abbiano vissuto la giornata nell’azienda mantovana, abbiamo coinvolto Marco Toffali. La storia recente del Sissio Team ha visto una rifondazione netta. Maglie nuove, un controllo più rigido di tutti i processi della preparazione, un nuovo spirito. La collaborazione con Nalini è un notevole valore aggiunto.

«Il rapporto che ci lega all’azienda – spiega Toffali – è a 360 gradi. Il fatto che i ragazzi provino il materiale è importante, perché sono corridori, sanno cogliere le differenze. Si va alla ricerca dei dettagli più piccoli. Se un watt lo recuperi perché il pantaloncino è a compressione, oppure perché la maglietta ti fa respirare meglio o per l’aerodinamica… alla fine il risparmio che ottieni ti permette di scollinare bene in salita o avere lo spunto nel momento decisivo.

«Per quanto riguarda la possibilità di avere un lavoro quando avranno smesso di correre, penso che sia una motivazione in più per i ragazzi. Possono dedicarsi a terminare lo studio, nel frattempo possono provare a diventare corridori, sapendo di avere una possibilità in quell’azienda così grande».

Fasi di lavorazione. I corridori del Sissio Team si sono resi conto di cosa ci sia dietro i capi che vestono in gara
Fasi di lavorazione. I corridori del Sissio Team si sono resi conto di cosa ci sia dietro i capi che vestono in gara
Fasi di lavorazione. I corridori del Sissio Team si sono resi conto di cosa ci sia dietro i capi che vestono in gara
Fasi di lavorazione. I corridori del Sissio Team si sono resi conto di cosa ci sia dietro i capi che vestono in gara

«Non ho il preparatore – prosegue Toffali – non ho il mental coach, me ne occupo io. Dobbiamo essere pronti a tutto, ma nello stesso tempo bisogna essere consapevoli che più il tempo passa e più lo spiraglio per passare diventa piccolo. Questo è il ciclismo moderno. Al primo anno da U23 hai la maturità e fino al 30 giugno non ci sei, nonostante dei ragazzi di primo anno riescano a fare risultato. Ma un secondo anno under, che ha 20 anni, se non si mette in mostra e non dimostra che riesce a vincere, rischia di essere già considerato vecchio. Questo ai ragazzi lo dico e gli ricordo sempre che bisogna essere mentalizzati anche in proiezione futura».

Loro come reagiscono: fanno scongiuri e non ci pensano?

Esatto, come tutti fanno le corna e toccano ferro. I ragazzi ci credono, nonostante queste negatività. Le chiamo così, perché non sono difficoltà, sono delle vere negatività. Credono ciecamente nella possibilità di arrivare al loro obiettivo ed è giusto che sia così, altrimenti certi sacrifici non li fai. Sono ragazzini discreti, hanno delle qualità e la possibilità di fare qualcosa. Sono intelligenti, capiscono le cose, ma bisogna ricordargli il motivo per cui corrono. Va bene avere il sogno nel cassetto di passare, ma serve anche impegnarsi a fondo per arrivarci. I risultati li facciamo anche noi.

Il plotter stampa le grafiche delle maglie. Qui nasce anche l'abbigliamento della Red Bull, della SD Worx, della Canyon Sram
Il plotter stampa le grafiche delle maglie. Qui nascono anche i capi di brand molto conosciuti
Il plotter stampa le grafiche delle maglie. Qui nasce anche l'abbigliamento della Red Bull, della SD Worx, della Canyon Sram
Il plotter stampa le grafiche delle maglie. Qui nascono anche i capi di brand molto conosciuti
Come si inserisce in tutto questo la collaborazione con Nalini?

Nalini è un’azienda leader e ci ha proposto un progetto unico che abbiamo sposato. Ci hanno offerto la possibilità testare dei tessuti incredibilmente innovativi e nello stesso tempo come azienda credono nel coinvolgimento dei giovani e degli ex ciclisti. Per cui la visita in azienda è stata per loro illuminante.

Li hai visti interessati?

Quando siamo usciti, abbiamo fatto un briefing nel nostro piccolo ritiro, ragionando e parlando. I ragazzi sono stati entusiasti di quello che hanno visto, soprattutto non tutti immaginavano cosa ci sia dietro le maglie e i capi che indossano. Fra loro già adesso qualcuno è più portato per lo studio. Non perché creda di non potercela fare, ma perché riconosce valore all’istruzione e quindi ha apprezzato moltissimo la proposta dell’azienda. Hanno visto una possibile realizzazione. Nessuno ha gettato la spugna, tutti quanti sono stati entusiasti, ma 3-4 si sono illuminati nel valutare questa possibilità alternativa. Siamo onesti: una volta le possibilità fra passare o smettere erano 50 e 50, ora sono 95 e 5 per cento. Alcuni si sono resi conto che se non riescono a ottenere quel 5 per cento, per la nostra squadretta c’è una grande possibilità in Nalini. Posso aggiungere una cosa?

C'è tanta tecnologiadietro ongi lavorazione nell'abbigliamento ciclistico, dai fili ai tessuti
C’è tanta tecnologia dietro ogni lavorazione nell’abbigliamento ciclistico, dai fili ai tessuti
C'è tanta tecnologiadietro ongi lavorazione nell'abbigliamento ciclistico, dai fili ai tessuti
C’è tanta tecnologia dietro ogni lavorazione nell’abbigliamento ciclistico, dai fili ai tessuti
Ci mancherebbe…

Mi permetto: quante squadre, non solo a livello italiano, possono dare ai propri ragazzi un futuro di proiezione nel mondo del lavoro? Il Sissio Team, grazie a Nalini, può farlo e secondo me questo fa la differenza su tutto il resto. Per questo devo ringraziare Claudio Mantovani che è il titolare e Giuseppe Bovo che ha avuto questo tipo di visione. I ragazzi sono alla ripresa degli allenamenti. Ho dei primi anni interessanti e fra gli altri, tre o quattro sono iscritti all’Università online, in modo da potersi dedicare bene allo sport. Non hanno l’obbligo della frequenza e nelle settimane da ottobre a febbraio riescono a dare i 4-5 esami necessari.

I devo team, le possibilità di passare che si riducono, quanto è difficile farsi largo per le squadre come il Sissio Team?

A me sta più che bene che esistano i devo team. Capisco che le WorldTour vogliano prendere i migliori cinque juniores italiani, belgi, francesi, di ogni Paese nel mondo. Per cui ragioniamo di queste 15 squadre da 10 corridori, che formano un gruppo di 150. Per quanto mi riguarda, devono fare un calendario solo loro. Gare internazionali o professionistiche di seconda schiera, in cui si permette a questi ragazzi di maturare e crescere nel mondo del professionismo. Non devono correre in mezzo a noi.

Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli a Volta Mantovana (foto Sissio Team)
Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli a Volta Mantovana (foto Sissio Team)
Perché?

Non puoi prendere un ragazzino di 18 anni, prepararlo atleticamente nel mondo WorldTour, dargli i materiali, la mentalità, i concetti, i preparatori, i biomeccanici degli squadroni e poi farlo correre contro un Marco Toffali che lotta per dargli una bicicletta e farli correre. Non ci sono differenze fisiche o di motore fra un ragazzo della devo e uno del Sissio Team, c’è il contesto in cui li fanno lavorare che è ìmpari. E’ questo che fa la differenza e non è giusto. E’ logico che ci mettano in difficoltà quando gareggiamo con loro, come quando le World Tour vanno a correre al Giro d’Abruzzo o alla Coppi e Bartali in mezzo alle continental. Ma gli organizzatori non vogliono farne a meno. alla fine è un cane che si morde la coda. E la sensazione è che chi decide non farà mai un passo per scontentare questi squadroni che più di noi hanno soprattutto dei gran soldi.

Sissio Team, il bell’avvio di stagione che viene da lontano

12.03.2025
7 min
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Una vittoria, un terzo e due top 5 in due weekend di gare. Per contestualizzare il buonissimo inizio di stagione del Sissio Team bisogna tornare indietro di un anno e mezzo, quando il general manager Marco Toffali ha deciso di premere il tasto “reset” creando una piccola, grande rivoluzione.

Rispetto al recente passato, alle soglie della sedicesima annata di attività, ora la società di Pastrengo – il cui nome è stato inventato con le iniziali dei suoi fondatori – può ragionare più in grande grazie ad un obbligato e radicale cambio di mentalità. Dopo la discussa tappa dello Stelvio al Giro NextGen 2023, Marco Toffali si è preso le sue responsabilità, pagando forse la troppa fiducia riposta in altre persone, ma reinventando contestualmente la propria squadra. Ce lo racconta lui fino ad arrivare ai risultati di questo inizio di 2025.

Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli. La sua squadra ha cambiato mentalità e approccio (foto Sissio Team)
Marco Toffali si gode la vittoria di Cordioli. La sua squadra ha cambiato mentalità e approccio (foto Sissio Team)

Punto di non ritorno

Il 14 giugno di due anni fa è stato il momento peggiore per il Sissio Team e per le tante altre formazioni coinvolte in quella sciagurata scalata al Re Stelvio. Quella circostanza però è stata la classica sliding door per il destino della squadra veronese. Affondare o rinascere? Marco Toffali ha pianificato la seconda soluzione ed oggi riesce a spiegarlo con più serenità perché ormai non è più un nervo scoperto come prima.

«Quel giorno – dice l’ex pro’ ad inizio anni ’90 con la Jolly Componibili – abbiamo pagato responsabilità importanti, mie e dei miei collaboratori. Quella lezione mi è servita per capire tante cose che forse davo per scontate. Non mi sono tirato indietro ed ho voluto prendere in mano io tutta la situazione. Visto che non si poteva fare subito, a fine 2023 doveva cambiare tutto. Prima lasciavo un po’ di libertà di manovra a chi lavorava con me, adesso devono per forza avere la mia autorizzazione per qualsiasi cosa. E’ vero che ho più pressioni e ulteriori responsabilità rispetto a prima, ma se uno vuole essere un buon manager deve avere tutto sotto controllo direttamente».

La nuova vita del Sissio

Toffali non è solo il diesse o il general manager del Sissio Team, ma un autentico factotum. Il suo voler cambiare ha toccato anche i colori sociali. In gruppo i suoi atleti erano riconoscibili per una divisa totalmente arancione con inserti verdi, dall’anno scorso la livrea è bordeaux e bianco perla. Ben visibili anche ora in gruppo, come dicono i risultati.

«Volevo dare un taglio netto – prosegue – e il cambio della nostra divisa è stato un altro passaggio importante. In questi due anni ho voluto dare una svolta alla mentalità ed anche ai lavori in allenamento. Ad esempio nell’ultimo inverno fino a Natale abbiamo fatto meno chilometri rispetto alla concorrenza perché abbiamo privilegiato maggiormente il lavoro in palestra. Ora vediamo i rapporti che si usano dai pro’ in giù. Anche noi ci siamo adeguati con le dovute proporzioni e ormai il 54×11 è la base minima nella nostra categoria. Il segreto è saper tirare un rapporto duro facendolo girare forte, se mi concedete questa spiegazione (dice sorridendo, ndr)».

I ragazzi del Sissio hanno lavorato tanto in inverno sia in palestra che in strada, con uscite anche da 200 chilometri
I ragazzi del Sissio hanno lavorato tanto in inverno sia in palestra che in strada, con uscite anche da 200 chilometri

«Abbiamo successivamente lavorato sullo specifico – va avanti Toffali – facendo tanto fondo, poi richiami di forza in bici, velocizzazione, variazioni di ritmo. Non ci siamo risparmiati in allenamento e il merito va ai ragazzi perché quest’anno gli sono stato addosso più del dovuto, anche dialogando tanto, ma solo per essere sempre sul pezzo con loro.

«Siamo contentissimi naturalmente perché stiamo già raccogliendo i frutti del nostro lavoro, poi certo, anche la fortuna conta. Fino a maggio vorrei che continuassimo con questo approccio, magari meritandoci a suon di risultati la chiamata al Giro NextGen, con cui abbiamo un conto in sospeso che vorremmo saldare. Se lo correremo, ci prepareremo a dovere. In caso contrario, staccheremo un po’ e riprenderemo la preparazione per la seconda parte di stagione».

Cordioli profeta in patria

L’uomo franchigia del Sissio Team, come direbbero in NBA, è Gianluca Cordioli. Non solo perché è al terzo anno negli ultimi quattro (nel 2024 era alla Trevigiani) o perché è l’atleta che è cresciuto di più risultati alla mano, ma perché in quel Giro NextGen fu l’unico ad arrivare in fondo con le proprie gambe. Una piccola impresa per lui, il ragazzo giusto su cui puntare per essere protagonisti. E alla seconda gara stagionale, Cordioli ha vinto nella sua Volta Mantovana.

«Corro da quando ho 6 anni – spiega il classe 2001 – e dove abito io c’è sempre stata una gara per le varie categorie. Ci avevo vinto solo da G6, ma questo successo ha tutto un altro sapore. Ci tenevo molto ad arrivare davanti, però non ero convinto di fare bene non per la pressione di correre in casa, ma perché il giorno prima avevo disputato il Memorial Polese. Invece sono rientrato in una fuga di sette uomini e nel finale siamo rimasti in tre. Conoscendo a memoria le strade, sapevo che dovevo prendere l’ultima curva in testa per non correre rischi allo sprint. Ho sfruttato le mie doti di passista veloce e mi è andata bene, ma molto merito va ai miei compagni che hanno protetto la mia azione conclusiva».

Cambio di passo

Sembra passato un secolo dal 2023 sia per lui che per la sua squadra. Gianluca è il corridore più esperto dei dodici in organico e sa che questa stagione può essere determinante per il suo futuro. E’ un elite del secondo anno e per il ciclismo vorticoso di adesso potrebbe essere considerato già vecchio, ma vuole pensare solo a fare il meglio possibile.

«Sono maturato tanto rispetto a due anni fa – continua – sia fisicamente che mentalmente. Ad esempio grazie alla mia fidanzata Alessia (Vigilia della FDJ-Suez, ndr) ho capito come alimentarmi meglio sia come quantità che come tempistiche. Lei ed io ci alleniamo spesso assieme e soprattutto ci confrontiamo tanto. Poi ho capito quanto la testa faccia la differenza.

«Essere più consapevoli dei propri mezzi ti fa tenere duro nei momenti in cui prima saltavi. Ovviamente vorrei fare una bella stagione, soprattutto in termini di continuità, che è ciò che mi aveva maggiormente contraddistinto in passato. Non ho procuratori, però l’obiettivo è quello di riuscire a strappare un contratto tra i pro’. Cercherò, e spero, di farmi notare».

Il rilancio di Leali

Un altro mantovano che si è trovato a suo agio nel Sissio Team è Stefano Leali. Alla prima stagionale a Fucecchio ha centrato un bel terzo posto, seguito dalla sesta piazza a Volta Mantovana. In pratica in due settimane ha fatto meglio dei due anni precedenti tra Zalf e General Store prima.

«Sono arrivato al Sissio – ci dice il ventunenne di Curtatone – all’ultimo dopo la chiusura della Zalf e non sapevo se avrei continuato a correre. Qui, grazie a Marco Toffali, ho trovato un ambiente famigliare e sereno, che mi ha consentito a ottenere questi piazzamenti. Quest’inverno avevo in testa solo a volermi riscattare e ho lavorato sodo per questo. Marco poi è una tecnico che ti motiva tantissimo e mi ha trasmesso una mentalità diversa. Non pensavo di iniziare così bene, sia personalmente che collettivamente. Mi piacerebbe poter correre il Giro NextGen (che ha corso nel 2024, ndr), ma se il Sissio non dovesse essere chiamato, allora cercherei di guadagnarmi la convocazione con la nazionale U23. In ogni caso noi restiamo concentrati sui nostri obiettivi».

Il temporale su Manerba e il disonore dello Stelvio

15.06.2023
6 min
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MANERBA DEL GARDA – La tappa successiva alla giornata dello Stelvio viene vinta da Lukas Nerurkar, atleta della Trinity Cycling. Corridore britannico nato e cresciuto, per i suoi primi sette anni di vita in Etiopia. Suo padre, Richard, è arrivato quinto alle Olimpiadi di Atlanta 1996, nella maratona. Il diciannovenne si è imposto in una volata a due con Brennsaeter della Equipe Continental Groupama FDJ

La fuga ha avuto margine complice la pioggia che ha reso difficile la discesa finale. Lo ha confermato anche la maglia rosa Staune-Mittet, dicendo che oggi era più facile perdere il Giro che vincerlo. Zero rischi e margine ai due attaccanti di giornata che ringraziano e si giocano la tappa. 

Nubi sul Giro

La pioggia è anche metaforica, anzi si potrebbe dire che sul Giro Next Gen “fioccano” squalifiche. Dopo l’arrivo in cima al Passo dello Stelvio si temevano degli strascichi sulle gambe dei corridori. La leggendaria salita non ha però influito come si sarebbe potuto immaginare. Sul Giro Next Gen si è scatenato un temporale che ha portato nel corso di una notte alla squalifica di 31 atleti

Il motivo è la violazione dell’articolo 2.12.007-4.6: “Un corridore attaccato al proprio veicolo, o quello di un’altra squadra viene squalificato ed escluso dalla corsa. L’ammenda è di 100 franchi svizzeri e 25 punti dalle classifiche UCI. L’esclusione è prevista anche per il veicolo, senza possibilità di sostituzione, ed il direttore sportivo viene sanzionato con 100 franchi svizzeri di ammenda”. 

Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese
Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese

Lo sconforto di Damilano

La Ciclistica Rostese è una delle squadre che si è ritrovata con il maggior numero di corridori squalificati: tre, come loro anche la Beltrami TSA Tre Colli. Il diesse dei piemontesi alla partenza aveva l’aria affranta.

«Io posso solo essere critico nei confronti dei miei ragazzi – ci dice seduto nel retro dell’ammiraglia – di quello che fanno gli altri non me ne frega nulla. Hanno provato a giustificarsi dicendo che lo facevano tutti, ma a me non interessa. In 46 anni che faccio il direttore sportivo non ho mai preso una multa. E’ successo perché il diesse che c’era sulla seconda ammiraglia si è fatto abbindolare. Mi avesse fatto un colpo di telefono mi sarei rifiutato di fare una cosa del genere».

«Ci sono dodici giudici – continua Damilano – se avessero messo due moto in più in fondo alla corsa non sarebbe successo. In tempi passati c’erano tre o quattro giudici che facevano su e giù, si facevano vedere e risultavano da deterrente. I filmati girati in rete fanno paura, io non ho mai visto una cosa del genere. Ora prenderemo dei provvedimenti nei confronti dei nostri ragazzi, diamo l’anima per cercare gli sponsor e due ragazzini rovinano l’immagine della squadra». 

La Sissio paga caro

Il ciclismo è cambiato, si vede nel professionismo e lo si nota anche tra i giovani. Una volta questo era il Giro d’Italia Dilettanti, poi è passato ad essere Under 23. Ora si parla di Next Gen “Prossima Generazione”. Nel ciclismo d’altri tempi queste cose erano all’ordine del giorno, ma nell’era dei social come occhio vigile sul mondo tutto ciò perde senso. L’immagine che è uscita dalla giornata dello Stelvio non è quella che invoglia a guardare e seguire il ciclismo. 

«Si è sempre fatto – parla Toffoli, diesse del G.S. Sissio Team – fin dal ciclismo eroico. La seconda macchina cerca sempre di salvare il salvabile, ma va bene. Erano d’accordo con me. A mezz’ora di distacco si cerca di aiutare i ragazzi, già ne stiamo perdendo tanti, se in più gli facciamo passare la voglia di correre. Portiamo all’arrivo e diamogli la soddisfazione di aver finito, anche zoppicando il Giro».

La domanda potrebbe essere quale sia l’onore di finire qualcosa che non si è meritato di portare a termine. Nello sport ci sono delle regole e, per quanto dure siano, servono per dare una forma allo sport che amiamo. 

Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)
Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)

Le versioni di Di Leo e Coppolillo

Nel comunicato stampa mandato da RCS Sport, come ogni mattina, dopo la partenza della tappa, erano stati aggiunti 7 nomi ai 24 qualificati nella serata di ieri. Tra i nomi di spicco risultano quello di Persico della Colpack-Ballan, mentre la Technipes #InEmiliaRomagna perde quattro corridori: Collinelli, Masoni, Montefiori e Umbri. 

«Abbiamo sbagliato – dice Coppolillo dall’ammiraglia mentre era in corsa – sono addolorato ed affranto. Lo sport è fatto di fatica e sacrifici, ho visto delle cose che vanno oltre, feriscono. Non sono abituato e non dobbiamo esserlo, a fine Giro penseremo a come affrontare al meglio questa cosa con i ragazzi».

Anche Rossella Di Leo, responsabile del team Colpack-Ballan, è in macchina che segue lo svolgimento della quinta tappa. «Persico è stato mandato a casa questa mattina, dopo che è stato presentato un video da un diesse di un altro team. Si è attaccato all’ammiraglia per 200 o 300 metri, ma per il resto si è fatto la salita da solo».

Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto
Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto

La parola alla Direzione Gara

Il via vai di membri dello staff sul Passo dello Stelvio è stato poi giustificato nel corso della serata con la squalifica degli atleti per traino. 

«A fine tappa – spiega Raffaele Babini, direttore di corsa di lungo corso qui presente al Giro Next Gen – eravamo ancora in una fase di indagine. Quando si interviene bisogna farlo con una serie di elementi certi ed inappuntabili. Ci sono due aspetti: il primo è quello del collegio dei commissari che ha l’obbligo ed il dovere, sportivo e umano, di applicare le norme regolamentari. Cosa fatta una volta che siamo venuti in possesso degli elementi necessari e certi. Arrivati in primis con una visione sul campo, ovvero i giudici che hanno riscontrato determinate infrazioni. I social da questo punto di vista rappresentano un grande occhio di falco che ha aiutato nelle indagini».

«L’UCI – conclude – quando ci sono delle dirette, che poi possono diventare delle differite, ha le immagini. Il presidente riceve in prima battuta gli elementi di infrazione, che poi sono stati approfonditi nel post tappa. Dobbiamo garantire a tutti degli elementi di equità, per il rispetto verso i corridori e l’organizzazione».