Meccanici on the road, in viaggio con Adobati e Campanella

04.12.2024
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Stanotte, spiega Adobati, hanno dormito a Reims e scherzando si sono detti che avrebbero fatto l’aperitivo con lo champagne. Stamattina intorno alle 8, i quattro camion della Lidl-Trek hanno ripreso il viaggio verso la Spagna. Il primo ritiro è nel mirino, i corridori arriveranno domenica e per allora dovranno trovare tutto pronto. Stanze, bici, abbigliamento e tutto quello che serve per lanciare la nuova stagione. I meccanici sono partiti una settimana fa per il service course di Deinze, in Belgio. Calpe non è dietro l’angolo e bisogna essere certi di aver preso tutto.

Su uno dei camion viaggia Mauro Adobati, il capo dei meccanici del team americano, e al suo fianco c’è Giuseppe Campanella (i due sono insieme nella foto di apertura), il compagno di tante corse. E proprio con Adobati abbiamo voluto fare un punto per dare l’idea del gigantesco meccanismo che si sta mettendo in moto in questi giorni. Le strade spagnole saranno a breve prese d’assalto, camion come questi stanno solcando le autostrade di tutta Europa.

Mauro Adobati, bergamasco, è il capo dei meccanici della Lidl-Trek. Immagine del primo ritiro 2023
Mauro Adobati, bergamasco, è il capo dei meccanici della Lidl-Trek. Immagine del primo ritiro 2023
Siete in giro da una settimana, che cosa portate in Spagna?

Tutto quello che serve. Una bici da strada e una bici da crono per ciascuno. Qualcuno poi avrà anche qualche bici in più, ma parliamo dei più forti. Il bike fitting dei corridori nuovi è stato fatto in Italia dopo il Lombardia, nei due o tre giorni di ritiro prima di chiudere la stagione. In Spagna però ci saranno dei controlli. Il ritiro di dicembre è orientato alla preparazione, ma anche alla prova dei manubri, delle bici, delle ruote. Per i ragazzi che c’erano l’anno scorso, la bici e i materiali non sono cambiati. Però poi si va in pista, si prova, si cerca di affinare il dettaglio. Ogni anno ci sono cambiamenti, qualcuno prova le pedivelle più corte, qualcuno i manubri più stretti. E i primo ritiro è il più adatto, oltre a permetterci di fare le varie riunioni fra meccanici e tutto il personale per la preparazione della nuova stagione.

Questa tendenza di accorciare le pedivelle si sta davvero diffondendo così tanto?

In questo ambiente si tende a prendere ispirazione dagli altri – dice Adobati sornione – diciamo così. Lo fa qualcuno che va forte e gli altri ci provano. Lo scopo è cercare di migliorare anche l’uno per cento delle prestazioni, quindi le provi tutte. Poi c’è chi si trova bene e continua e chi invece non si trova e torna indietro. In effetti la vera resa di 2 millimetri in meno sulla pedivella è difficile da capire, ma non è solo un fatto di convinzione, ci sono anche degli studi.

La mappa del viaggio: eccola qua. Un viaggio di 1.852 chilometri, le 18 ore valgono per un’auto, non per 4 camion
La mappa del viaggio: eccola qua. Un viaggio di 1.852 chilometri, le 18 ore valgono per un’auto, non per 4 camion
Siete in viaggio con il materiale degli uomini e delle donne?

Ieri siamo usciti dal magazzino con quattro camion. Due da 12 metri della squadra WorldTour. Abbiamo diviso il materiale mettendo in uno tutte le bici, sia strada che crono, dei corridori da classiche. Nell’altro camion mettiamo quelle per i più scalatori. E poi ci dividiamo anche noi meccanici, in modo che il lavoro venga distribuito. Poi c’è un camion più piccolo per il devo team e uno per la squadra donne. E noi siamo stati in Belgio a preparare, perché le due squadre WorldTour hanno gli stessi materiali, per il devo team cambia qualcosa. Per cui siamo tutti insieme in carovana, passiamo due notti fuori, perché ci vogliono due giorni e mezzo. Si potrebbe fare anche in due, ma arriveremmo morti e non ne vale la pena.

In ritiro si parlerà anche di come comporre le squadre di meccanici alle corse?

Ogni corsa ha i suoi meccanici e sono ragionamenti che si fanno anche con i manager, perché ci sono colleghi che lavorano meglio insieme. Ma il fatto è che con il crescere della squadra, certi ragionamenti si riescono a fare sempre meno facilmente. Per fortuna abbiamo un bel gruppo che si integra bene, anche se è ovvio che ci siano delle preferenze. Si fa qualche eccezione se un corridore ha il suo meccanico personale e allora in base a quello si fa il calendario e poi si cerca comunque di ruotare. Chi fa il calendario si preoccupa di far girare anche i meccanici perché l’attività e le gare siano distribuite nel modo migliore.

Tornando ai camion e al loro carico, il primo ritiro è anche l’occasione di provare materiali mai usati prima?

Soprattutto i corridori nuovi oppure quelli che già c’erano, ma hanno usato poco le ruote da 60 e quella da 37, sicuramente dovranno provarle per capire in quali tappa e quali possono utilizzarle. Poi si farà anche il punto delle pressioni, perché con il tubeless è diventata fondamentale. Pirelli ci dà delle tabelle consigliate, più che da seguire. Di conseguenza il corridore le prova e poi nell’80 per cento dei casi è lui che dà la pressione che preferisce, in base anche alle condizioni dell’asfalto. Invece una piccola parte di corridori si affida al meccanico e ai nostri consigli.

I camion Lidl-Trek parcheggiati con gli sportelloni a contatto per impedire i furti
I camion Lidl-Trek parcheggiati con gli sportelloni a contatto per impedire i furti
Hai fatto un conto di quante bici ci sono sui camion?

No, però possiamo farlo velocemente. Abbiamo 30 corridori WorldTour con due bici ciascuno, quindi sono 60. Poi ci sono i 14 corridori del devo team, con due bici ciascuno e sono 28. Infine le donne che sono 15, quindi fanno 30 bici. Fate voi la somma? Sono 118 biciclette. Però qualcuno ha anche una bici di scorta in più che deve provare e in più abbiamo qualche bici per i VIP che arrivano dall’America come ospiti. Sono tante, davvero tante.

Di solito veniamo in ritiro e troviamo anche una bici non verniciata, un prototipo che magari qualcuno sta provando: la vedremo anche quest’anno?

A livello telaistico no. Ci sarà qualcosa di nuovo sicuramente da provare però il telaio è appena uscito, quindi non ci saranno prototipi.

E tutte quelle bici quante ruote hanno, oltre a quelle già montate?

Senza contare quelle e le ruote da crono, abbiamo una cinquantina di ruote da strada, tra alte, basse e medie.

Due meccanici per camion che poi lavoreranno per tutto il ritiro?

No, arriva qualcun altro. Noi abbiamo organizzato il carico e ci facciamo il viaggio, altri arriveranno domenica in aereo, ma restano per una settimana in più. Dato che la nuova Madone ci è arrivata a metà anno, non l’abbiamo cambiata a tutti, quindi non ne avevamo tante da montare. Anche i nuovi sono tutto sommato pochi, per cui il lavoro in Belgio non è stato eccessivo. Alla fine la somma dei giorni sarà più o meno la stessa, per non caricare uno piuttosto che un altro prima ancora di cominciare. Quest’anno mi sono fermato una quarantina di giorni, ma ogni anno sono sempre meno…

Il ritiro di dicembre serve perché tutti i corridori della Lidl-Trek possano provare i materiali a loro disposizione
Il ritiro di dicembre serve perché tutti i corridori della Lidl-Trek possano provare i materiali a loro disposizione
Allo stesso modo dei corridori, anche voi meccanici avrete un calendario ben definito dopo il ritiro?

Il bello di questa squadra è che abbiamo il calendario sino a fine anno. Può esserci qualche cambio, però in linea di massima torneremo a casa con una pianificazione già fatta ed è davvero una cosa molto buona, una fra le tante di questa squadra. Ti puoi organizzare anche qualcosa al di fuori dal lavoro. E se avvisi che nei tuoi giorni liberi sei fuori, casomai ci fosse un problema chiamerebbero un altro, non te. Basta comunicare che si va in vacanza.

Chi pianifica la vostra attività?

Sul fronte della performance, c’è Josu Larrazabal. Ma la figura che sta sopra di noi e fa da tramite tra noi e Trek si chiama Glenn ed è un ragazzo abbastanza giovane però molto in gamba. Lui fa da tramite con Trek e una parte dei corridori. L’idea è che non arrivino da noi tutti insieme e per questo dallo scorso anno abbiamo iniziato a lavorare come i direttori sportivi. Abbiamo i nostri 5 corridori da seguire, ma è davvero raro che si rivolgano al meccanico che gli è stato indicato. Io lo scorso anno avevo Mollema, che mandava messaggi in continuazione. Poi Ciccone e Bagioli. Dovrebbero essercene altri due, ma non li ricordo. Forse perché preferiscono andare direttamente al magazzino, direttamente alla fonte. Se però hanno un problema quando sono a casa, allora ci chiamano e il sistema funziona.

Buon viaggio allora, ragazzi. Dove dormirete stanotte?

Il piano è di arrivare in zona Montpellier. E domani si fa l’ultima tratta fino a Calpe.

La bici del gigante, veloce e precisa come una freccia

16.05.2024
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Un metro e 93 come Ganna, un chilo di più: 84. Jonathan Milan è un gigante buono, salvo nelle occasioni in cui si lancia negli sprint. In quei casi si trasforma in un guerriero capace di sprigionare per circa 5 secondi punte di 1.940 watt con un valore medio durante la volata di poco superiore ai 1.600. A tutto questo spingere selvaggio di gambe, corrisponde il violento oscillare della bici. Johnny non è il velocista più composto del gruppo, ma quanto a forza fisica non teme confronti.

Tanta potenza passa però per il telaio, le ruote e il manubrio della sua Trek e questo accende i fari proprio sulla bici del friulano. Perciò, cogliendo l’occasione della seconda vittoria di tappa, la abbiamo sfilata dalle mani del meccanico Giuseppe Campanella per farcela raccontare più nei dettagli.

Giuseppe Campanella è uno dei meccanici italiani della Lidl-Trek
Giuseppe Campanella è uno dei meccanici italiani della Lidl-Trek
Con che bici corre Milan?

Una Trek Madone SLR. Telaio alto 60 e lungo 58. Arretramento sella di 8,7 e reggisella XL studiato per le persone di altezza superiore a 1,85. Altezza di sella di 84 e attacco manubrio da 120 mm con inclinazione di 7 gradi. Usa pedivelle da 175. Per la sua altezza e il peso, quando fa le volate tende a oscillare parecchio.

Una volta per un atleta di questa taglia sarebbe stata fatta una bici su misura.

Jonathan usa lo stesso telaio degli altri corridori. Forse in casa madre Trek, per quel genere di telaio utilizzano una composizione leggermente differente di carbonio, però normalmente sono quelli che si trovano in commercio. La Madone è la più rigida di tutte. E’ paragonabile a una freccia e quindi mantiene molto la traiettoria. Ne abbiamo due versioni, anche una più leggera che ad esempio usa spesso Mads Pedersen. Alcuni la prediligono quando durante la tappa ci sono delle salite o l’arrivo è leggermente in salita.

Avete in dotazione lo Sram Red, ora anche quello nuovo. Che rapporti usa Milan in volata?

I pacchi pignoni che monta, in base alle tappe, sono 10-33 oppure 10-36. Le volate le fa col 10 davanti e il 54 o 56 dietro a seconda del percorso. In ogni caso, usa il misuratore di potenza AXS di Sram. Per le volate, Jonathan utilizza i pulsantini per cambiare, mentre altri li usano per gestire il computerino. Vengono chiamati “sprinter” e sono dei comandi aggiuntivi posti sotto la leva freno, che facilitano la cambiata in fase di volata.

C’è stata qualche scelta di componenti su cui ha brigato oppure trova subito quel che cerca?

E’ molto esigente, gli piace che la sua bici vada sempre bene. In compenso non ha particolari esigenze. Ha trovato la posizione al training camp di dicembre e nel secondo di gennaio abbiamo fatto solo minimi aggiustamenti. Ha provato un paio di selle diverse, prima da 135 e poi 145 di larghezza, però in linea di massima le misure sono rimaste le stesse. L’arretramento di sella è elevato perché comunque il telaio è grande. Quando è in salita, Milan tende a spingere da dietro e non di punta.

Nonostante sia così grande, Milan ha il manubrio da 42: non è piccolo?

E’ una scelta aerodinamica e per comprimersi meglio durante la fase della volata. E sempre sul manubrio e per l’aerodinamica, si può dire che tiene le leve dei freni al limite del regolamento dell’UCI, quindi girate verso l’interno.

Con quali ruote corre Milan?

Dipende dal percorso, ovviamente. Nelle tappe pianeggianti predilige una ruota 62, quindi molto rigida, che è la più alta che abbiamo. Nelle tappe che invece presentano qualche salita le sceglie invece da 51, sempre con pneumatici tubeless da 28. Se poi vogliamo parlare delle pressioni, visto che è un corridore abbastanza pesante, il gonfiaggio per lui oscilla tra i 5,4 e 5,6 fra anteriore e posteriore. Ha fatto dei test a inizio anno, anche in galleria del vento, e ha determinato una serie di pressioni. Quelle ottimali per lui in base alla statura e alla potenza che esprime sui pedali. Solo per il Nord ha cambiato qualcosa, riducendo un po’ la pressione, quindi 5 all’anteriore e 5,2 al posteriore. In ogni caso, resta differenza fra le due ruote.

Il telaio e la forcella della Madone di Milan sono costruiti con il carbonio OCLV800, ultimo sviluppo della fibra di Trek. Attacco e manubrio sono di nuova generazione, più stretto sopra e con una sorta di svasatura che lo porta ad essere largo nella sezione bassa. La bici non punta sui vantaggi del sistema IsoSpeed, al contrario la bici sfrutta la rigidità del nodo di sella, del piantone e dei foderi obliqui per aumentare l’efficienza aerodinamica, sacrificando il comfort, ma non la stabilità. A giudicare dall’accelerazione e dalla volata di Milan ieri a Francavilla, il sistema dà ottimi frutti…