Il Valdera a Manion, australiano sempre più… nostrano

07.07.2025
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La vittoria dello scorso fine settimana al Giro della Valdera rappresenta, per Vinnie Manion, non solo la ciliegina sulla torta alla sua prima parte di stagione ma anche una risposta concreta a chi vedeva in lui un talento da scoprire. Vinnie d’altronde ha iniziato la sua annata agonistica molto prima dei suoi coetanei italiani, era in gara già all’inizio dell’anno nella stagione degli antipodi e finora ha collezionato oltre 30 giornate di gara, con 2 vittorie e tanti piazzamenti. Ma quello di domenica ha un sapore speciale.

Ma chi è Manion? Australiano diciassettenne, è in Italia dallo scorso anno, colonna della Work Service Coratti che con il tricolore di Vincenzo Carosi e la sua vittoria nella gara a tappe è il club sugli scudi in questo periodo. Ma com’è arrivato Vinnie su questi lidi?

La sua carica sul traguardo di Chianni: il Valdera è suo (foto Pagni)
La sua carica sul traguardo di Chianni: il Valdera è suo (foto Pagni)

«E’ stata una scelta del mio agente. Dopo i campionati nazionali del 2024 aveva preso contatto con la squadra pensando che un’esperienza in Europa mi avrebbe fatto bene e i dirigenti della Work Service sono stati così gentili da prendermi. Il primo anno è stato molto importante, ho imparato molto da compagni davvero bravi come Leonardo Consolidani e Santiago Ferraro, e anche il campione del mondo Stefano Viezzi. E’ stato un anno di apprendistato davvero buono».

Nella tua esperienza in Italia che cosa apprezzi e quali sono le difficoltà?

Cosa apprezzo? Non posso che partire dal cibo, è fantastico. Mi piace molto la gastronomia italiana. Il terreno su cui pedalare, per quanto riguarda l’allenamento, è il migliore in cui sia mai stato. Adoro essere in Italia. I miei compagni di squadra mi fanno sentire a casa e benvenuto, perché ovviamente è difficile stare lontano dalla famiglia e dagli amici in Australia. Devo ringraziare anche il diesse Luigi e sua moglie Silvia che sono come una seconda famiglia. Grazie a loro mi sono goduto ogni momento del mio soggiorno in Italia.

Manion sul podio del Giro della Valdera, contornato da Morlino (2°) e Ballerini (3°, foto Pagni)
Manion sul podio del Giro della Valdera, contornato da Morlino (2°) e Ballerini (3°, foto Pagni)
E cosa hai trovato di difficile da affrontare?

Forse la barriera linguistica è un po’ problematica, resta, mettiamoci poi essere così lontani da casa. Ma sono piccoli ostacoli che si superano nel processo di maturazione, come persona prima ancora che corridore.

Finora, tra Australia e Italia hai corso molto, pensi rispetto a inizio stagione di essere migliorato?

Sì, credo che ci sia stato un netto progresso, anche nella stessa interpretazione delle corse. Io poi vedo che sto migliorando il mio rendimento con il caldo. Finora è stata una stagione piuttosto costante e spero di finire bene anche perché arrivano appuntamenti importanti, chissà che non possa essere anche ai mondiali in Rwanda.

L’australiano aveva già trionfato nella prima tappa del Giro d’Abruzzo a Manoppello (foto Fci)
L’australiano aveva già trionfato nella prima tappa del Giro d’Abruzzo a Manoppello (foto Fci)
A tal proposito, tu hai disputato ben 4 gare di Nations Cup. Quanto cambia il modo di correre quando sei in nazionale rispetto a quando corri per la Work Service?

C’è una certa differenza, visto che le competizioni sono ovviamente molto dure e con un livello elevato, incontri sempre il meglio della categoria. Penso che influisca parecchio con il nostro posizionamento nel gruppo, gli spazi da trovare, le strategie. Molto influisce anche la durezza della singola gara. Ma sono occasioni nelle quali ho molto da imparare e quelle esperienze estere mi hanno aiutato con le mie gare italiane. Poi rappresentano anche un diversivo rispetto alla normale stagione nazionale.

Che tipo di corridore sei, in quali gare ti trovi meglio?

Mi ritengo un corridore a tutto tondo, un po’ più legato al clima, prediligo il caldo rispetto alle gare con clima autunnale. Direi che mi piacciono le cronometro e le salite lunghe. Sento che il mio punto di forza principale è il motore, quindi mi piace mantenere la potenza, curare molto la mia crescita anche nei numeri per lungo tempo. Credo comunque di essere più uno scalatore che predilige le corse più dure.

Per il tasmaniano 35 giorni di gara con 3 vittorie e 4 Top 10 (foto Instagram)
Per il tasmaniano 35 giorni di gara con 3 vittorie e 4 Top 10 (foto Instagram)
Quanto è stato importante il successo di domenica e quale pensi sia stato il motivo scatenante?

Oh, è stato molto importante, c’era molta pressione. Volevo dare il massimo sfruttando anche l’ottima atmosfera nel team dopo la vittoria tricolore di Carosi. Poi la gara ha un grande prestigio e volevo vincerla per cercare di ottenere un contratto per l’anno prossimo con un devo team del World Tour e anche per aiutarmi a crescere nella valutazione.

Guardandolo da australiano, qual è il livello del ciclismo italiano rispetto al tuo Paese?

Ovviamente è molto diverso. In una gara in Australia trovi 30-40 corridori, se vieni in Italia ci saranno dai 150 ai 200 avversari, cambia davvero tutto. Il livello è molto più alto per velocità, potenza, tecnica. Ammetto che inizialmente è un grande shock. Ma mi sembra che ci si abitui abbastanza in fretta.

Manion è al suo secondo anno in Italia e punta a rimanere, anche se ambisce a un devo team (foto Pagni)
Manion è al suo secondo anno in Italia e punta a rimanere, anche se ambisce a un devo team (foto Pagni)
Pensi di lasciare l’Italia a fine stagione cambiando categoria?

Sì, devo valutare tante cose, ma l’Italia è un posto fantastico e non vorrei lasciarlo, quindi non escluderei di vivere qui il prossimo anno. Dobbiamo aspettare e vedere, credo.

Chi è il tuo corridore australiano preferito?

E’ facile. Per me Richie Porte è un modello, è uno dei miei mentori e sono molto legato a lui, anche perché siamo entrambi tasmaniani. Tra quelli di oggi probabilmente Ben O’Connor, per le somiglianze che abbiamo come tipo di corridore, credo.

Le fatiche ripetute di Sambinello, pensando al tricolore

28.06.2024
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Parlare di fatiche d’Ercole suonerebbe esagerato, ma certamente la settimana appena passata è stata molto impegnativa per Enea Sambinello. Prima i campionati italiani a cronometro, poi le tre tappe del Giro della Valdera. Sono stati pochissimi ad affrontare il doppio impegno, molti guardavano già ai successivi campionati italiani in linea del 30 giugno a Casella (GE), Enea è stato l’unico a emergere in entrambi, con due podi che alla fin fine gli hanno pure lasciato dell’amaro in bocca.

Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)
Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)

La scelta del corridore della Vangi Sama Ricambi Il Pirata non è stata casuale, ma anzi faceva parte di un piano: «L’avevamo stabilita già a inizio stagione con il direttore sportivo Matteo Berti e il preparatore Flavio Camerin. Non è stato neanche così impegnativo considerando che c’era il giovedì di mezzo e anche che la cronometro è un impegno fisico molto relativo. Diverso il discorso a livello mentale, dove invece richiede molto sforzo».

Il progetto era legato anche alla tua costruzione come ciclista per gare a tappe?

Parzialmente sì. Già alla Corsa della Pace quest’anno avevo affrontato 5 tappe di seguito, l’obiettivo è abituarmi sempre più agli sforzi prolungati nei giorni perché si vede, guardando l’attività e le gerarchie estere, che sono quelli che servono di più nella costruzione di un corridore. Io mi trovo abbastanza bene, infatti anche questi due sforzi ravvicinati sono stati positivi, avrei solo voluto condirli con una vittoria.

Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Com’era il Giro della Valdera?

La prima tappa era per velocisti, sapevo che non avrebbe influito molto sulla classifica. L’importante era rimanere in piedi, infatti ci sono state un paio di brutte cadute con alcuni corridori coinvolti in maniera pesante e mi è spiaciuto molto, spero che si rimettano presto. Sabato era prevista la tappa più dura con una salita pedalabile da ripetere più volte. Sono stato proprio io a promuovere l’azione principale portandomi dietro 6 corridori, poi in volata Montagner ha fatto valere le sue doti veloci, sicuramente superiori alle mie. Nella terza tappa c’è stata tanta pioggia, ma io e i miei compagni abbiamo comunque provato a ribaltare la classifica, in discesa però c’è stato il ricongiungimento e non ho più avuto possibilità di fare la differenza, finendo così secondo a 10” da Montagner.

Come lo scorso anno…

Sì e nella cronometro sono stato pure secondo dietro Finn, l’anno scorso avevo chiuso al terzo posto. Non posso negare che cercavo la vittoria con tutte le mie forze e non esserci riuscito inizialmente mi ha fatto male, ma sono comunque cosciente di avere fatto tutto il massimo per riuscirci. Montagner ha caratteristiche diverse dalle mie, non posso che dirgli bravo per come si è gestito in salita, è stato lui bravo a tenere il mio forcing.

Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Tu hai già in tasca il contratto con il devo team della Uae per il prossimo anno. Con i dirigenti tu e la tua squadra vi sentite nel corso della stagione?

So che mi seguono con attenzione e ogni tanto ci sentiamo. Tra l’altro devo dire che sono molto attenti anche nella gestione del materiale, appena ho qualche esigenza anche per la bici sono pronti ad accontentarmi. E’ come se mi facessero sentire già ora parte della squadra e questo è importante. So che hanno molta fiducia sia in me che nel mio team, mi tengono tranquillo. Vogliono che cresca con calma, i risultati gli interessano fino a un certo punto. Quel che conta è che conservi margini di crescita per i prossimi anni, su questo sono stati molto chiari.

Che impressione ti fa sapere che passerai nel devo team della squadra numero uno del WorldTour, è più l’entusiasmo o il timore?

Questa è una bella domanda, perché in realtà convivono entrambe le sensazioni. Certamente sono molto contento e anzi impaziente di iniziare la mia avventura con loro perché so che è un’esperienza essenziale per fare il salto di qualità. Dall’altra parte però so anche quale impegno richiede, anche dal punto di vista della crescita umana, staccarsi progressivamente dalla famiglia e questo un po’ spaventa sempre. Si passa da un ambito famigliare a una realtà professionale dove giustamente si chiede molto. Io però voglio farlo, voglio scoprire cose nuove, mettermi alla prova.

L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
Domenica c’è il campionato italiano, ti senti pronto?

Sì, è un percorso che mi piace molto, lo trovo selettivo e adatto a inventarsi qualcosa. Lo scorso anno fui già protagonista finendo terzo alle spalle del vincitore Gualdi e di Bessega, ora ho un anno in più e parto per ottenere il massimo risultato perché ne ho tutte le possibilità.