La Roubaix e la Liegi di Stefano Viezzi, all’esordio tra gli U23 

29.04.2025
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Stefano Viezzi è uno dei prospetti più interessanti del panorama italiano. Si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2024, vincendo il campionato del mondo di ciclocross tra gli Junior e quest’anno, sempre nel ciclocross, ha vestito la maglia tricolore tra gli U23.  

In questa stagione ha anche fatto il suo esordio nell’Alpecin–Deceuninck Development Team, con il quale ha corso le prime grandi classiche su strada della sua carriera, come la Parigi-Roubaix e la Liegi-Bastogne-Liegi dedicate agli U23, dove ha colto rispettivamente un 29° e un 87° posto (in apertura foto di Anouk Flesch). Ci siamo fatti raccontare direttamente da lui com’è andata questa nuova esperienza.

La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
Stefano, raccontaci la tua esperienza nelle classiche del nord, ad iniziare dalla Parigi-Roubaix.

E’ stata la mia prima gara tra gli Under su strada, sapevo che il livello era alto, ed iniziare con la Roubaix è stato impegnativo. Però mi sono trovato bene, mi ero preparato, ero in una buona condizione. Essendo al primo anno nella categoria non dovevo fare risultato, ero lì per aiutare la squadra. I giorni precedenti aveva piovuto e alcuni tratti in pavè erano bagnati, dovevi saper guidare bene la bici e l’esperienza col cross mi ha aiutato.

Un 29° posto significa che te la sei cavata bene

Ero nel gruppo di testa fino a circa tre quarti di gara, poi mi è caduta la catena e lì ho perso la scia dei migliori. A quel punto ho dovuto inseguire nel secondo gruppetto, quello che si è giocato le posizioni dal decimo posto in poi. Io non essendo un velocista non ho potuto fare molto di più di quello che ho fatto. Devo dire che ero anche un po’ stanco, non ero lucidissimo nel finale e mi sono fatto abbastanza tirare dal gruppo, dando comunque qualche cambio.

Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
E l’approccio con il pavè?

L’ho provato per la prima volta due giorni prima della gara. Non mi aspettavo che fosse così dissestato, dalla tv non rende l’idea, le vibrazioni erano fortissime. Poi dopo un po’ ho iniziato a farci l’abitudine, capire dove stare e come guidare. E’ una sensazione strana, non avevo mai provato una cosa così, ma forse un giorno può diventare un punto a mio favore. Durante la gara gli ultimi tratti sono stati i più impegnativi, anche perché venivano dopo 140-150 chilometri, e comunque ho dovuto farli a tutta per non perdere le ruote di quelli davanti.

Quindi possiamo dire che la Roubaix può essere una gara per te?

Direi di sì. Per uno stradista ovviamente è più facile se è asciutto, se è bagnato però cambia tutto. Ho visto tanta gente andare giù nei tratti infangati, dove io invece mi trovavo a mio agio. Pensavo fosse più pianeggiante, invece alla fine è abbastanza mossa. Comunque mi è piaciuta e vorrei tornarci più avanti per provare a fare risultato.

Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Passiamo alla Liegi, dove sei arrivato nelle retrovie.

Non è proprio la gara più adatta a me che sono abbastanza pesante, con quelle salite con rampe a doppia cifra, ma questo già lo sapevo. Quel giorno ho sofferto un po’ e in più ho avuto due piccole sfortune.

Quali?

Ho lavorato per la squadra nei primi 80 km dove non c’erano salite dure, poi poco prima di uno dei tratti difficili sono finito fuoristrada e sono dovuto ripartire da dietro. Ero con un gruppetto e abbiamo provato a rientrare ma a quel punto era impossibile perché davanti avevano aperto il gas. Poi a un chilometro dall’imbocco della salita più dura, al chilometro 138, mi è caduta la catena e sono dovuto rientrare da solo, altrimenti la mia gara sarebbe finita lì. Diciamo che non è stata la mia gara, sia per il percorso che per la giornata in sé.

Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Ma sei al primo anno da U23, quindi tutta esperienza. Com’è stato il passaggio in questa categoria?

La cosa principale è che l’U23 si sviluppa in 4 anni, quindi ti confronti anche con ragazzi che hanno tre anni più di te, mentre fino agli Junior lo scarto era al massimo di un anno. Si nota che qui si è quasi tra i professionisti, tutto è curato nel dettaglio, specie nelle squadre come la mia che hanno un corrispettivo nel World Tour. Sarei curioso di capire davvero la differenza che c’è tra gli U23 e i professionisti, visto che alcuni ragazzi fanno anche gare tra i grandi. Però ecco, per tornare alla tua domanda, per ora non mi sto trovando male. Certo, sto anche capendo che devo ancora migliorare molto.

Dove per esempio?

Soprattutto sulla resistenza e sull’esplosività. Sulla resistenza per tenere anche su salite brevi ma dure, e sull’esplosività perché è fondamentale anche in ottica Roubaix. Per esempio per giocarsi un piazzamento in un arrivo in volata nel velodromo.

Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
La prossima gara in calendario?

La Gand-Wevelgem l’11 maggio. Mi hanno detto che è più simile alla Roubaix che alla Liegi, quindi dovrebbe essere abbastanza adatta a me. Poi per ora non ho altre gare in programma, si parlava di provare corse di un giorno ad inizio stagione e poi qualche corsa a tappe, ma dobbiamo ancora decidere. In squadra siamo in 20 e si gareggia solo in 6, quindi deciderà lo staff. Se dovessi dare una mia preferenza mi piacerebbe fare il Giro del Friuli, essendo una gara importante a casa mia.

Stefano, ultima domanda. Dopo la vittoria ai mondiali di ciclocross hai scelto di andare nella squadra di Van der Poel. Stai seguendo le sue orme?

Lui è una star in tutti i sensi, sta abbastanza per conto suo e non ci ho parlato, ma è giusto così alla fine. Ho scelto la Alpecin perché mi permette di fare sia strada che cross, quando altre mi proponevano di correre su strada con loro e di fare il cross con un’altra, ma è un modo che non può funzionare bene. Loro in questo sono i migliori e l’hanno dimostrato appunto con Van der Poel. Mi sto trovando bene perché hanno uno staff perfetto, con tutte le figure necessarie che mi seguono da vicino e permettono di concentrarmi solo sulle gare. Perché per andare bene in corsa devi stare bene prima e dopo, e su questo aspetto parliamo la stessa lingua ciclistica. Come atleta sento che mi devo ancora formare, devo scoprirmi anch’io, e questo è il posto giusto per farlo.