Rosato: un terzo posto che vale il mondiale e i passi verso il 2026

08.09.2025
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Nella nostra ultima intervista Giacomo Rosato aveva definito il Giro della Lunigiana il vero esame per conquistare una maglia azzurra ai mondiali in Rwanda. Con le prestazioni messe insieme durante i quattro giorni tra Liguria e Toscana lo scalatore veneto ha convinto il cittì Salvoldi a convocarlo per la trasferta a Kigali. Giacomo Rosato si aggiunge così a Roberto Capello e Mattia Agostinacchio, manca solo il biglietto dell’aereo, ma a breve arriverà.

«Sono tornato a casa ieri – ci dice il ragazzo nato a Montebelluna – insieme ai miei genitori, mi hanno seguito per tutto il Giro della Lunigiana. Mi fa sempre piacere quando riescono a venire alle corse. Il terzo posto è un bel regalo per loro, ma anche per me. Direi che ci voleva. Era da inizio anno che avevo messo il mirino sul Lunigiana, per arrivarci al meglio sono andato in altura per due settimane. Sono sceso che avevo buone sensazioni».

Podio Giro della Lunigiana 2025: Seff Van Kerckhove, Anatol Friedl, Giacomo Rosato (foto Ptzphotolab)
Podio Giro della Lunigiana 2025: Seff Van Kerckhove, Anatol Friedl, Giacomo Rosato (foto Ptzphotolab)
Com’è stato preparare questo obiettivo come fanno i grandi?

Ho rischiato un po’ perché era la prima volta che andavo in altura, ne ho parlato con il mio preparatore, Mattia Gaffuri, e abbiamo trovato la via migliore. Siamo stati sulle venti ore settimanali, non volevamo esagerare per non stressare il fisico. Sono andato a Livigno, per i primi cinque giorni da solo, poi è arrivato Dino Salvoldi insieme agli altri quattro ragazzi selezionati. 

Facciamo un gioco, visto che avevi definito il Lunigiana come un esame finale, che voto ti dai?

8, anzi 8,5. Quel mezzo voto in più è per il podio che sono riuscito a conquistare ieri. Il Lunigiana è una corsa difficile, un terno al lotto costante. Devi farti trovare pronto in ogni momento, nella prima tappa ero davanti ma non ho voluto rischiare in discesa. Mentre il giorno dopo ero partito con l’idea di provarci, ho attaccato per provare a vincere. Forse mi sono mosso troppo presto, ma è arrivato un buon quarto posto.

Nella seconda tappa del Lunigiana Rosato (sullo sfondo) ha corso con in testa la vittoria e provando ad attaccare (foto Ptzphotolab)
Nella seconda tappa del Lunigiana Rosato (sullo sfondo) ha corso con in testa la vittoria e provando ad attaccare (foto Ptzphotolab)
Nella giornata di ieri, invece, il podio…

E’ stata una tappa difficile, la più impegnativa e anche quella con maggior dislivello. Sulla salita di Fosdinovo ho avuto un piccolo problema perché il norvegese Haugetun si è staccato poco dopo un tornante. Il gruppo era allungato e lui era davanti a me, mi ha fatto il buco nel momento in cui davanti hanno attaccato. Sono rientrato solamente a un chilometro dalla vetta, è stato uno sforzo incredibile. 

Salvoldi ha detto che si sarebbe aspettato qualche iniziativa in più dai suoi ragazzi.

Si andava forte ogni giorno, era difficile fare un’azione. Io nella tappa più adatta alle mie caratteristiche ci ho provato, magari avrei potuto attaccare anche nella seconda semitappa ma era uno strappo esplosivo non troppo adatto a me. Mentre ieri il ritmo era altissimo, attaccare quando sei in classifica è rischioso. Non ne valeva la pena.

Le qualità del corridore del team Fratelli Giorgi sono adatte al percorso iridato (foto team)
Le qualità del corridore del team Fratelli Giorgi sono adatte al percorso iridato (foto team)
Perché?

C’era in ballo un podio al Lunigiana, poi i primi due (Friedl e Van Kerckhove, ndr) andavano molto forte. Corro sempre per provare a vincere ma non è facile, quando sei in classifica ti guardano e sei costantemente marcato. Il francese Blanc, che ha vinto le ultime due tappe, era molto più libero perché ormai era fuori classifica. 

Che cosa ha detto di te questo Lunigiana?

Sono cresciuto molto, soprattutto se mi paragono con gli stranieri. A inizio anno mi sentivo un gradino sotto rispetto a loro, ora penso di essere allo stesso livello. Al mondiale in Rwanda si dovrà avere la giusta mentalità, provare a giocarci le nostre chance. La squadra è competitiva, si deve provare a fare qualcosa. 

Nel frattempo a inizio agosto hai avuto modo di correre con i colori che ti accompagneranno nel salto tra gli under 23…

Sono andato in Belgio, alla Aubel-Thimister-Stavelot, con la Cannibal Victorious, team juniores del Bahrain Victorious. Il prossimo anno passerò U23 con il loro devo team ed è stata una bellissima esperienza. Ora penso al mondiale e a conquistare un posto per l’europeo, poi guarderò al 2026. Ci sarà da lavorare tanto ma credo di essere pronto.

Bilancio dal Lunigiana: per Salvoldi serve più coraggio

07.09.2025
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La tappa finale del Giro della Lunigiana porta con sé le ultime risposte in merito alla classifica generale, con un rimescolamento di carte per quanto riguarda il terzo e ultimo gradino del podio (in apertura foto Ptzphotolab). Giacomo Rosato scalza il norvegese Kristian Haugetun, mentre il francese Johan Blanc bissa il successo di ieri nella tappa del pomeriggio portando a due il bottino nella Corsa dei Futuri Campioni. Come sempre sulle strade della Toscana e della Liguria non è mancata la presenza di Dino Salvoldi, tecnico della nazionale juniores. Il suo sguardo sulla corsa ci permette di avere una chiave di lettura legata all’ultimo impegno della stagione che lancia i mondiali di Kigali. 

«Il Lunigiana – dice il cittì mentre rientra verso casa – ha insegnato a noi italiani che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Quando si hanno le gambe non si deve correre con in testa il piazzamento, correre per vincere è una cosa totalmente differente. E’ una sensazione che mi porto a casa, non legata a qualcuno, ma a un atteggiamento generico di volersi accontentare. Accetto che possa arrivare un piazzamento, ma se arriva dopo che si è dato tutto per provare a vincere. A mio avviso è mancata questa cosa in alcune occasioni».

Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Che bilancio fai di questo Lunigiana?

Il livello medio si è alzato, ma anche i nostri ragazzi sono più forti. Non ci sono più le eccellenze di questi ultimi due anni, serve maggiore caparbietà e lettura tattica, in particolare chi ha le gambe per cercare di vincere deve imparare a provarci. 

Ti aspettavi qualcosa di più dopo il lavoro in altura con i cinque ragazzi selezionati?

No, questo no. Le scelte di preparazione sono prioritarie al risultato. In altura a Livigno abbiamo lavorato per il mondiale in Rwanda, quindi è normale che alcune scelte non siano state funzionali al Lunigiana. Dai cinque ragazzi portati a Livigno (Davide Frigo, Roberto Capello, Giacomo Rosato, Mattia Proietti Gagliardoni e Mattia Agostinacchio, ndr) non mi aspettavo nulla di più. 

Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Avevi in mente di cercare i tre nomi del mondiale da questi cinque?

Avrei deciso la formazione del mondiale dopo il Lunigiana, e i nomi per l’europeo sarebbero usciti dopo il Buffoni (che si correrà domenica 15 settembre, ndr). I ragazzi lo sapevano, e il passato lo conferma. Lo scorso anno Consolidani e Remelli non sono venuti in altura a Livigno ma poi li ho portati a Zurigo. Anche perché la categoria juniores a breve scadenza propone nomi nuovi.

Però dei nomi li avevi?

Sicuramente Roberto Capello e Mattia Agostinacchio erano già due nomi che avevo in testa, per diversi motivi. Un posto libero c’era, vero che è poco ma andremo in Rwanda a ranghi ridotti. Tutti i ragazzi sapevano di potersi giocare una chance, ma ho visto ragazzi con gambe per poter vincere accontentarsi di un piazzamento. Le corse nel ciclismo moderno iniziano al chilometro zero e finiscono dopo la linea d’arrivo. 

Ti è dispiaciuto non riuscire a vedere Agostinacchio?

Sì ma l’ho sentito e ho visto che in questi due giorni ha raccolto due ottime prestazioni. Anche senza vederlo sono sicuro abbia dato tutto per fare del suo meglio. 

Da Capello ti saresti aspettato qualcosa in più?

No, anche perché è rimasto coinvolto in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. Ha preso un distacco importante e il giorno dopo era parecchio nervoso. Però poi si è ripreso e nella tappa di oggi è stato tra i primi a muoversi

Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Questo posto libero per il mondiale chi lo prende?

Giacomo Rosato. Sia per la prestazione al Lunigiana, dalla quale è nato il terzo posto finale, ma anche per la continuità mostrata durante l’anno. Da lui mi aspetto tutto quello che abbiamo detto in precedenza, deve correre per provare a vincere, come ha fatto a Vezzano Ligure nella seconda tappa. 

Dei nostri avversari cosa dici?

L’Austria ha dimostrato di avere una squadra forte, oltre a tante individualità di spicco (uno su tutti è Anatol Friedl, ndr). Mentre la Francia non ha brillato molto durante l’anno, ma al Lunigiana ha ritrovato il suo modo di correre. Il Belgio, che ha vinto la corsa con Seff Van Kerckhove, si è mosso bene. 

Che mondiale ti aspetti?

Di difficile interpretazione. Ho qualche perplessità sul fatto che possa essere davvero duro, il dislivello c’è ma dipende sempre da come si distribuisce. Sicuramente non sarà una gara aperta alle sorprese. Credo che i nostri tre ragazzi possano provare a fare la corsa. Mentre l’europeo è impegnativo e molto vicino alle caratteristiche di uno scalatore puro. Ma per dire dei nomi voglio prima capire quanti corridori potrò portare.

Il Team Giorgi continua a sfornare talenti. Ecco Rosato

25.07.2025
6 min
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Anche se la sua lunga storia è agli sgoccioli, il team Fratelli Giorgi continua a sfornare talenti e a contraddistinguersi nel panorama juniores. Non è un caso se nell’ultimo weekend sono arrivate vittorie a pioggia e fra i protagonisti c’è stato anche Giacomo Rosato. Che, a dir la verità, è in evidenza sin dall’inizio della stagione, considerando che aveva esordito con un successo a inizio marzo al Giro delle Conche.

Il veneto si candida quindi a essere uno dei tanti che dal team Giorgi ha schiuso le ali per volare verso il ciclismo che conta, anche perché al di là della sua normale timidezza, le ambizioni sono ben alte, sin dall’anno in corso.

Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti
Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti

«Sono nato a Montebelluna ma vivo ad Asolo, sono insomma un trevigiano doc. Sono alto più di 170 centimetri per un peso forma di 55 chili e ho incamerato questa passione da mio padre che ha corso fino alla categoria junior. Anche mio fratello Giulio ha corso, ma si è fermato fra gli esordienti. Ho iniziato da G1 senza più smettere, mettendo subito in mostra caratteristiche da scalatore, infatti sono proprio le salite il mio terreno principale, ma credo che la mia forza principale stia nel fatto che ho tanta voglia di migliorarmi e per questo mi dedico all’allenamento con grande ardore perché so che la strada per la gloria passa da lì».

Sei arrivato alla tua quarta vittoria ma qual è stata quella che pensi abbia sbloccato il tutto, ti abbia fatto fare il salto di qualità?

Sicuramente la prima. alle Conche perché era la prima gara della stagione. Arrivavo da un inverno molto intenso, ma quando pensi solo ad allenarti non sai realmente a che punto sei e aver iniziato subito con un successo è stato un segnale molto positivo. Ero arrivato alla corsa con molte incognite, con molte domande e i fatti hanno risposto.

L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
E domenica?

Gara di quelle che piacciono a me, la Sandrigo-Monte Corno nel finale proponeva infatti un circuito breve di quasi 3 chilometri, da ripetere per ben 14 volte, con un’ascesa finale di ben 15 chilometri ma con pendenze sempre dolci. Con la squadra abbiamo sempre tenuto la corsa sotto controllo. Il team mi ha portato nelle prime posizioni e quando ho tentato la fuga il solo Cobalchini ha tenuto il mio ritmo. Avrei anche potuto staccarlo, ma la salita non era troppo dura e ho preferito aspettarlo per giocarmi la vittoria nel finale. Non ho aspettato lo sprint secco, ho lanciato la volata ai -500, sapevo di avere un buono spunto per quell’arrivo.

Ti ritieni più un corridore da gare di un giorno o da corse a tappe?

Sicuramente meglio in queste ultime, ma attualmente non posso ancora dire di poter puntare alle classifiche, devo progredire ancora tanto soprattutto nelle prove a cronometro che per le corse a tappe sono essenziali.

Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Quest’anno però sei entrato nella top 10 alla Corsa della Pace, che nella tua categoria è un riferimento molto importante a livello internazionale…

Avevo partecipato anche l’anno prima, solo che mi sono infortunato a un ginocchio e non ho potuto giocarmela. Quest’anno sono arrivato lì bello pronto, ho atteso perché le prime due tappe erano per gli sprinter e ho lavorato per i compagni aiutando Magagnotti nella sua vittoria. Poi c’è stata la cronometro dove ho preso 30 secondi e per questo dico che devo migliorare. Dopo, comunque sono rimasto sempre lì in classifica e nel tappone ho anche fatto una bella azione in salita, sono riuscito a andar via da solo, ma sono stato raggiunto da un gruppetto e ho chiuso 7°. Anche perché è stata una volata strana, alcuni sono caduti.

Visto che ormai è ufficiale che il vostro team chiude, qual è l’atmosfera che c’è adesso in squadra?

Sicuramente dispiace un po’ a tutti. Io sono al secondo anno qui e ho trovato in Carlo Giorgi una grandissima persona. Anche dopo l’annuncio ci coccola ancora, ci tiene, non ci manca fa mancare niente. In quest’ultimo fine settimana ci tenevamo particolarmente tutti a emergere, a vincere anche per onorare la memoria di Privitera che correva con noi. Non sono stati giorni facili, abbiamo voluto rispondere con le azioni più che con le parole.

Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Com’è stata assorbita la notizia della scorsa settimana tra voi ragazzi?

E’ stato un colpo al cuore, diciamo, perché sappiamo che può accadere a chiunque. E quando accadono certe tragedie non sai cosa dire. Secondo me il silenzio è la miglior cosa. Abbiamo visto il diesse particolarmente provato, ha avuto modo di allenarlo due anni di fila e gli era rimasto molto legato. Io sono arrivato quando lui aveva lasciato il team, il primo inverno è però venuto ad allenarsi con noi, era sempre disponibile. Abbiamo parlato qualche volta, era un bravissimo ragazzo.

A fine stagione cambi categoria, che prospettive hai?

Ho firmato già l’anno scorso con il devo team della Bahrain. Quest’anno correrò una gara a tappe in Belgio con la loro squadra juniores. Devo dire che avere già la sicurezza il primo anno del mio futuro è stato un grande aiuto, anche se devo dire che rispetto ad allora credo di essere cambiato tanto, migliorato. Pianifico un po’ di più le gare e scelgo con attenzione quali fare, infatti prima dei tricolori – che poi non ho corso perché non stavo bene – ho fatto un mese di stop e i vantaggi si sono visti.

Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Da qui alla fine dell’anno quali obiettivi ti poni? Magari una maglia azzurra per le gare europee e mondiali, visto che sono percorsi piuttosto duri e per scalatori…

Diciamo che da qui in poi tutte le gare sono importanti, direi decisive per guadagnarsi una chance azzurra. Io non mi pongo particolari aspettative, se poi riuscirò a farmi vedere bene. Io credo comunque che il vero esame sarà il Lunigiana, lì non si può fallire…

Team Giorgi, bell’inizio e già c’è un talento per il WorldTour

23.03.2024
7 min
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Nel Team Giorgi ci sono almeno due aspetti che si sono ben radicati negli ultimi anni. La grande capacità di scouting e, quasi come diretta conseguenza, la capacità di sfornare talenti pronti per il grande salto in devo team di squadre WorldTour. A corredo di tutto questo poi non mancano i risultati, come sta avvenendo in questo avvio di stagione.

Un filotto di tre vittorie (in apertura Mellano, foto Rodella) e quattro piazzamenti nei cinque inanellati in ogni weekend di gara, cui si aggiunge anche un successo in Mtb, che stanno già facendo la felicità di patron Carlo Giorgi e del diesse Leone Malaga. Proprio col tecnico bergamasco, che guida la formazione juniores dal 2019 (e nel triennio precedente gli allievi), abbiamo approfondito la loro filosofia e la gestione dei ragazzi. Il recente passato della società di Torre de’ Roveri annovera diversi corridori usciti dal vivaio. Gli ultimi più importanti in ordine temporale sono Samuele Privitera e Luca Giaimi, ma prima ancora ci sono stati i fratelli Karel e Mathias Vacek e Alessio Martinelli. Adesso, come afferma Malaga, ce ne sono dei nuovi in rampa di lancio di cui sentiremo parlare.

Le tattiche di gara da rispettare sono un punto fermo del diesse Leone Malaga (foto Rodella)
Le tattiche di gara da rispettare sono un punto fermo del diesse Leone Malaga (foto Rodella)
Qual è l’intento del Team Giorgi?

Siamo sempre stati una società votata a valorizzare i talenti del nostro territorio. Da tre anni ad oggi, con la caduta dei vincoli, abbiamo iniziato a guardare fuori regione, però ligi alla nostra idea di non andare a prendere juniores di altre squadre, a meno che non fossero proprio loro a liberarsi e cercare noi. Lo abbiamo sempre fatto per rispettare le società concorrenti, visto che siamo in tante. Pensate che ora abbiamo solo due lombardi, nemmeno bergamaschi, oppure uno come Bernardi che arriva da Sampeyre, praticamente più vicino alla Francia che a noi.

Diremmo che ci state riuscendo bene. Come funziona il vostro servizio scouting?

Semplicemente o meno, il nostro presidente mi dà carta bianca e faccio praticamente tutto io. Conosco bene la categoria allievi e la tengo sotto osservazione, guardando anche ragazzi del primo anno in ottica futura. Mi muovo già ad inizio stagione, cerco di sentire le società e di conseguenza i corridori proponendo loro un programma. Non guardo necessariamente se vincono, preferisco vedere le prestazioni e gli eventuali margini di miglioramento. E direi che ormai si sa che faccio così…

Edoardo Raschi esulta a Volta Mantovana. Per il parmense subito vittoria al debutto assoluto nella categoria (foto Rodella)
Edoardo Raschi esulta a Volta Mantovana. Per il parmense vittoria al debutto nella categoria (foto Rodella)
Cosa intendi?

Faccio l’esempio più lampante di tutti. Ho preso Giaimi nel 2021 che non aveva mai vinto una corsa tra allievi ed esordienti. Ed oggi guardate dov’è andato (al UAE Team Emirates Gen Z, ndr)! Mi aveva impressionato facendo secondo in una gara grazie ad un grande numero. Così dalla Liguria ho ingaggiato anche lui oltre a Privitera, altro acquisto azzeccato che tuttavia aveva già vinto di più. E anche Samuele lo abbiamo piazzato in uno dei migliori devo team del mondo (la Hagens Bermans Axeon, ndr).

C’è un segreto per rendere possibili queste situazioni?

Credo che uno dei nostri migliori pregi sia quello di creare la giusta armonia fra i ragazzi. Lavoriamo molto sul piano mentale. Quest’anno abbiamo fatto acquisti importanti, ma vogliamo farli convivere e coesistere. Sono una persona che investe tantissimo tempo con i ragazzi per capire come stanno, cercando di aiutarli a risolvere gli eventuali problemi di qualsiasi natura. Non mettiamo pressione, da noi sanno che possono crescere in modo graduale e per ogni ragazzo pianifichiamo lavori ad hoc. Adesso arrivano da juniores che sono sempre più forti. Dobbiamo saperli gestire.

Sembra essere diventata una categoria dove non c’è più la pazienza di prima. Come vi comportate con le figure esterne al corridore?

Visto come stanno cambiando i tempi, personalmente non penso che il procuratore sia un male per un atleta, purché sia discreto e non interferisca col nostro lavoro. Finora i procuratori dei nostri ragazzi sono sempre stati molto seri con noi, anche se dobbiamo riconoscere che siamo stati bravi noi negli anni a creare un buon rapporto con loro e con i preparatori.

Con i preparatori come funziona?

Io faccio tabelle per i corridori, ma non ho alcun problema se il ragazzo ha già il suo allenatore, tanto vedo tutto su Training Peaks. E’ un impegno importante parlare con i preparatori per studiare i programmi migliori per i ragazzi, però mi piace perché posso mettermi in discussione ed imparare qualcosa da chi lo fa per mestiere. L’unica cosa su cui non transigo è un’altra.

Quale?

Nella tattica di gara la legge sono io (sorride, ndr). Nel pre-gara non voglio sentire nessuno da fuori che mi dica se è giusta o sbagliata. Dopo eventualmente, se abbiamo fatto male in corsa, ne possiamo discutere in modo costruttivo col fine di migliorarci.

Finora, risultati alla mano, sono andate molto bene le gare. Te lo aspettavi?

Sì e no. Raschi ha vinto subito all’esordio nella categoria attaccando come piace a me, nonostante si fosse mosso in funzione di un suo compagno. La settimana dopo Mellano ha ottenuto un successo sotto il diluvio frutto di un grande lavoro a livello psicologico fatto in inverno. Sette giorni più tardi, ha fatto secondo dietro ad Andreaus. Lui per me è già una scommessa vinta visto che arrivava da un 2023 non buono. Ci tengo a citare con soddisfazione anche il successo di Stenico nel Verona Mtb International (prova di apertura del circuito Italia Bike Cup, ndr) davanti a nomi importanti come il campione del mondo di ciclocross Viezzi e l’altro azzurro Bosio.

Quali sono i nomi del Team Giorgi da tenere sott’occhio per il 2024?

Il primo è proprio Mellano, un altro che ho preso da allievo con pochissimi punti e che l’anno scorso ha fatto una grande stagione con tre vittorie e trenta piazzenti nei dieci. Prima rischiava poco, aveva un po’ il braccino, adesso sta imparando a correre da leader. Non posso dirvi nome, ma su di lui si è già fatta avanti una WorldTour, sia per inserirlo nella prima squadra o nel loro devo team. Stessa situazione per Rosato, che è un primo anno, ma è già sul taccuino di tante squadre pro’ italiane ed estere. Entrambi sono nel giro della nazionale del cittì Salvoldi e vorrei farci arrivare anche Andreaus e Stenico.

Insomma, il lavoro non vi manca.

Assolutamente no. Siamo contenti della crescita di ragazzi di prospettiva come Quaglia o dei nuovi arrivati. Il Team Giorgi ha quindici juniores con doti importanti, che a turno correranno e si riposeranno. Noi li stiamo preparando a dovere senza alcuna esagerazione di allenamenti e portandoli in gare impegnative per farli migliorare sotto tanti punti di vista. Tutti avranno il proprio spazio.