Sissio Team: nei dilettanti, come Davide contro Golia

12.10.2022
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Parliamo spesso di un dilettantismo che volenti o nolenti è sempre più professionistico nel vero senso della parola. Le continental hanno alzato l’asticella, è innegabile. Ma c’è anche chi, ed è la maggior parte delle squadre, continua a vivere la categoria elite-U23 essendo del tutto… elite-U23. Non suona bene, ma il concetto è reso. Pensiamo, per esempio, al Sissio Team.

La società di Pastrengo, nel veronese, è stata un po’ la “cenerentola” dell’ultimo Giro d’Italia U23. Era il team più piccolo per budget e risonanza. Come Davide in mezzo a tanti Golia. E in questi contesti, andare in corsa è doppiamente difficile, soprattutto per i ragazzi. Marco Toffali, team manager, ma potremmo dire factotum del Sissio, ci ha aperto le porte.

Marco, Sissio Team, squadra piccola che lotta tra società ben più attrezzate: come si fa?

Con passione e tanto lavoro. Si fa la formichina. Si risparmia di qua, di là, sopra e sotto e alla fine con l’aiuto degli sponsor si riesce a far quadrare i conti e ad andare avanti.

Rispetto ai maggiori team della categoria avete un budget della metà?

Della metà? Molto meno. Le squadre più note arrivano ad un milione di euro o giù di lì, io faccio la squadra con 100.000 euro. Ma proprio perché faccio tutto io. Certo, ai ragazzi non do uno stipendio, ma un piccolo rimborso a fine mese. Non ho un budget apposta per premi e stipendi come alcune squadre.

Quindi l’attività prima di tutto?

Esatto, prima pensiamo a fare le gare e a farle al meglio. Cerco ragazzi che hanno una grande volontà, che hanno fame, cui i tecnici che hanno avuto prima gli hanno lasciato dei valori. E poi magari grazie al mio aiuto emerge un Martin Nessler della situazione. Lui era stato scartato dal Cycling Team Friuli, è venuto con me e la prossima stagione andrà alla #inEmiliaRomagna (divenuta continental, ndr), che farà un calendario pressoché professional. Lo so da fonti certe. Correranno anche all’estero.

Vincendo a Sommacampagna Nessler ha ottenuto una vittoria in questa stagione per il Team Sissio
Vincendo a Sommacampagna Nessler ha ottenuto una vittoria in questa stagione per il Team Sissio
Come recluti i ragazzi?

Faccio un passo indietro. Il problema del nostro movimento, a mio avviso, sono le continental. Ed è un problema che nasce dall’Uci e dalla Fci che gli va dietro. Uno junior vuole andare in una continental, ma per andarci deve avere almeno 10 punti. Ma tolti quei 5-6 ragazzi che li hanno, trovare uno junior bravo che ha qualche punto per portarlo in una squadra under 23 come la nostra è un terno al lotto. 

Ne hai preso qualcuno?

Per il 2023 ne ho presi tre, ma che fatica… Senza contare che fino a giugno-luglio sono impegnati con la scuola e gli esami. Quindi li hai a singhiozzo. L’unica cosa che puoi fare è introdurli nei metodi di lavoro che richiede la categoria. E questo è un problema che oggi incide moltissimo sul passaggio dei ragazzi tra gli under 23, dove si vuole tutto e di corsa. Quest’anno di juniores ne restano a casa tanti. Siamo una cinquantina di squadre, in media ognuna ne prende un paio, ecco che almeno 150 ragazzi smettono. E molti di questi, che magari sono “discretini” e hanno un minimo di punti, neanche possono fare il terzo anno da juniores.

E allora la soluzione quale potrebbe essere?

Togliere le continental da questa categoria. Le continental sono il primo livello del professionismo. Se la fai è perché hai un minimo di budget e dovresti fare come Stefano Giuliani (della Giotti Victoria Savini Due, ndr) e fare gare da pro’ lasciando spazio a chi è veramente un dilettante. Così tra l’altro lusingano i ragazzi, che attratti dall’essere pro’ e di fare certe corse vogliono andare con loro. Salvo poi prendere legnate. Per me hanno ammazzato la categoria U23. Prendiamo un Riccardo Lucca. Uno bravo come lui ha rischiato di smettere. Passa quest’anno a 25 anni (alla Bardiani Csf Faizanè, ndr), ma con un aiuto enorme da parte del suo procuratore, Fondriest, e altre conoscenze. Si dovrebbe tornare al sistema dei dilettanti di prima e seconda fascia. In questo modo tutti erano presi in considerazione. Invece per 4-5 fenomeni che a 22 anni hanno vinto i grandi Giri è cambiato tutto.  Le squadre dei pro’ vogliono gli juniores. Io invece introdurrei due anni obbligatori di under 23.

Cinque su cinque: da Riccione a Pinerolo, tutti i ragazzi della Sissio hanno concluso il Giro U23
Cinque su cinque: da Riccione a Pinerolo, tutti i ragazzi della Sissio hanno concluso il Giro U23
Torniamo alla tua Sissio. Quest’anno siete andati al Giro: è stato un bel traguardo?

Certo. E devo ringraziare molto Marco Selleri che ha creduto in noi e ci ha dato questa opportunità. Erano due anni che stavamo crescendo. La soddisfazione è stata portare alla fine cinque ragazzi su cinque. Un grazie poi va agli sponsor. Sapendo di questa grande vetrina, raccogliendo 500 euro di qua, 500 euro di là abbiamo messo insieme un budget extra per affrontare questa avventura. Sono amanti di questo sport come me.

Quanti mezzi avete?

Quattro. Un furgone a passo lungo diviso in due settori: davanti c’è la zona dei massaggiatori, con la lavatrice, un piccolo lettino, il frigorifero… e dietro quella dei meccanici, la parte più grande, per le bici, i materiali, gli attrezzi. Poi un secondo furgone da sei posti e due ammiraglie.

Quante corse siete riusciti a fare quest’anno?

Settanta, il record. I ragazzi avevano voglia di correre e ci siamo riusciti. Di solito finivamo con 50-55 gare.

Quanti ragazzi ha in rosa il Sissio Team?

Undici, ma il prossimo anno saranno dieci. I costi aumentano, ma io quelli che ho voglio seguirli al meglio, dargli ciò che serve: una buona bici, delle ruote per le gare, tutto il vestiario…

Chi li segue, hanno un preparatore?

No, faccio tutto io, dalla palestra alle uscite in bici. Come detto, è così che posso portare avanti la squadra. Nel tempo ho messo su una “casina”: 130 metri quadrati con 15 posti letto. Per ottenere qualcosa da loro gli sto “col fiato sul collo”, nel senso che li chiamo, li seguo negli allenamenti, ci parlo… perché solo così, con il lavoro e il controllo diretto, rendono. Altrimenti se deleghi raccogli la metà.

Di Bernardo, stirpe nata da una campionessa

21.06.2022
5 min
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Nada Cristofoli fa parte della storia del ciclismo femminile italiano. Dieci anni di attività negli anni Novanta con 11 vittorie tra cui 3 tappe al Giro d’Italia. Un titolo italiano su pista nell’individuale a punti e nella stessa prova anche una medaglia d’argento ai mondiali nel 1995 a Bogotà. Due presenze ai mondiali su strada e una alle Olimpiadi su pista, finendo decima nella corsa a punti ad Atlanta 1996. Ma soprattutto Nada ha dato il là a una dinastia ciclistica, insieme a suo marito Carlo Di Bernardo buon dilettante al Gs Caneva. Da loro sono nati infatti Nicolò oggi appartenente al Gc Sissio e in gara al Giro d’Italia U23; Marco junior della Borgo Molino Rinascita Ormelle (con lei in apertura) e vincitore dell’ultimo Gp dell’Arno. E Fabio, ancora esordiente.

Una famiglia al completo dedicata al ciclismo, ma probabilmente non poteva essere altrimenti. Troppa la passione per le due ruote in comune fra marito e moglie e Nada, ripensandoci, ammette che è così. Anche se quando sono nati i suoi figli aveva già smesso.

«Anzi – precisa – è stata quella la spinta a chiudere l’attività quando avevo solo 28 anni. Volevo una famiglia numerosa e non volevo che il tempo mi scappasse via dalle mani. Se a questo si aggiunge che c’era stato qualche episodio poco piacevole, ecco che la decisione è stata naturale e non me ne sono mai pentita, anzi».

Cristofoli carriera
Nada Cristofoli, attiva dal 1989 al ’99, ha ottenuto in carriera 11 vittorie con un argento mondiale
Cristofoli carriera
Nada Cristofoli, attiva dal 1989 al ’99, ha ottenuto in carriera 11 vittorie con un argento mondiale
Come li avete coinvolti?

E’ stata una cosa naturale, andavamo spesso a seguire qualche competizione e i bambini si appassionavano sempre più insieme al fatto che si divertivano con le bici. Poi mio marito non ha praticamente mai smesso. Noi non li abbiamo forzati, anzi abbiamo fatto fare loro anche altri sport, ma poi hanno deciso di seguire le nostre orme.

Quanto è pesato il tuo esempio?

Non è che sto lì a raccontare le mie imprese. Chiaramente, quando arriva qualche amico o il discorso cade su gare del passato, qualche domanda arriva, ma non è che parliamo sempre di queste cose. Anzi hanno scoperto la mia carriera solo molto dopo che avevano deciso di seguire la loro strada ciclistica. A casa abbiamo album di foto perché mi piace avere ricordi di tutto, quindi sì, ci sono le gare mie ma anche le loro, anzi soprattutto…

Di Bernardo famiglia
Mamma e papà Di Bernardo insieme al piccolo Fabio, ancora esordiente
Di Bernardo famiglia
Mamma e papà Di Bernardo insieme al piccolo Fabio, ancora esordiente
Rispetto a te che tipi di corridori sono?

Io ero veloce, in salita me la cavavo, ma dicevo la mia soprattutto nei gruppi ristretti. Infatti ho raccolto soddisfazioni soprattutto su pista pur essendomici dedicata solamente due anni e avendo a disposizione un numero di specialità molto ridotto rispetto ad ora. Di loro quello che mi assomiglia di più è forse Marco, che è abituato ad andare in fuga. Nicolò è più attendista, diciamo che ha preso un’altra mia caratteristica, anch’io aspettavo l’occasione buona. Fabio è ancora troppo piccolo, ci teniamo che il ciclismo per lui mantenga le caratteristiche del divertimento puro.

E’ diverso vivere le gare da mamma invece che da protagonista?

Molto. Io mi emozionavo molto nelle gare, ma non è paragonabile a quello che si vive guardando i propri figli. Per questo preferisco tenermi un po’ in disparte alle gare. Sanno che ci siamo, che li seguiamo e se hanno bisogno siamo lì, ma hanno a che fare con i tecnici della squadra, noi non vogliamo intrometterci. Però capisco la fatica, i sacrifici che ci sono dietro ogni corsa, ogni azione.

Cristofoli figli
Nada fra i suoi figli Fabio, Marco e Nicolò, tutti coinvolti nel ciclismo già da piccoli
Di Bernardo figli
Marco e Nicolò Di Bernardo, il primo ancora junior, il secondo U23 in gara al Giro d’Italia
E vi chiedono consigli sulle scelte future?

Ci confrontiamo. Marco è da 4 anni che milita alla Borgo Molino. Ne parliamo insieme, sapendo che è un ciclismo molto diverso da quello dei miei tempi. E’ tutto molto precoce il che significa che le scelte vanno ponderate con attenzione. Noi però siamo stati chiari su un punto: tutto va come deve, il sogno è di andare sempre più avanti e approdare fra i professionisti, altrimenti sarà stata una bella esperienza, ma la vita è fatta anche di altro. Intanto Marco vorrebbe approdare fra gli under 23 avendo la possibilità di correre con il fratello. Vedremo.

Di Bernardo Solbiate
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell’Arno a Solbiate (foto Rodella)
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell'Arno a Solbiate (foto Rodella)
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell’Arno a Solbiate (foto Rodella)
Parli di un ciclismo cambiato, figuriamoci allora per te vedere che cosa è diventato il ciclismo femminile…

Non c’è paragone, è un mondo completamente diverso. Io vivevo una realtà fatta di poche squadre, di un calendario pressoché nazionale, di scarsissima attenzione da parte dei media. Oggi invece il ciclismo femminile si avvia ad affiancare in tutto quello maschile. Il ciclismo è cambiato alle sue fondamenta, già da allievi fai vita e preparazione in maniera attentissima, senza trascurare nulla.

Ti sarebbe piaciuto vivere una realtà come questa?

Un po’ sì, soprattutto per la pista. Avevamo solo 3 specialità a disposizione, oggi avrei vinto molto di più. Soprattutto mi sarebbe piaciuto fare la madison, una gara che mi avrebbe esaltato.