Francesco Baruzzi: l’esplosione del pupillo di Loda

10.05.2025
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Il Giro d’Abruzzo juniores ha incoronato Francesco Baruzzi e a ben guardare non è neanche una grande sorpresa perché di segnali ce n’erano stati nel corso della stagione, con 3 vittorie e il podio in classiche come la Piccola Liegi e il Liberazione. Il portacolori dell’Aspiratori Otelli è sicuramente fra quei 3-4 junior che si sono messi maggiormente in luce quest’anno, ma molti si sono chiesti da dove salti fuori, considerando che è un secondo anno e che non era mai assurto a questi livelli.

Podio di lusso al Giro d’Abruzzo, con Baruzzi primo davanti a Magagnotti e Turconi (foto Fci)
Podio di lusso al Giro d’Abruzzo, con Baruzzi primo davanti a Magagnotti e Turconi (foto Fci)

A garantire sulle sue qualità c’è però un padrino piuttosto rinomato nell’ambiente ciclistico, sia per i suoi trascorsi da pro’ che per il suo seguito come tecnico e uomo rimasto nell’ambiente: Nicola Loda. La loro amicizia è profonda e Nicola è quasi un secondo padre per il lombardo, che anche grazie ai suoi consigli è arrivato a fare il salto di qualità.

Per capire che cosa è successo, in senso positivo, solo Francesco poteva dare la risposta: «Partivo da una base molto bassa perché il 2024 è stato davvero terribile, fra mononucleosi e la rottura del piede destro sono stato fermo 4 mesi. Ho perso praticamente tutta la stagione, sono riuscito appena a riassaggiare l’agonismo nel finale dopo aver ripreso la bici a settembre, con un paio di giorni buoni che si alternavano a due giorni assolutamente pessimi. Chiusa la stagione ho pensato solo a riprendermi, mentalmente prima di tutto, ho lavorato tanto d’inverno perché volevo riscattarmi subito».

In 9 corse disputate quest’anno, Barussi ha mancato la top 10 solo due volte. Nel 2024 solo 6 gare all’attivo
In 9 corse disputate quest’anno, Barussi ha mancato la top 10 solo due volte. Nel 2024 solo 6 gare all’attivo
Come sei arrivato al ciclismo?

Nella mia zona, la Valle Sabbia, la bici è quasi un culto, io ad esempio abito vicino a Sonny Colbrelli. Mio padre è un grande appassionato e seguendolo mi sono subito gettato in questo mondo iniziando a gareggiare da G2. Già da esordiente poi ho trovato casa al Gs Aspiratori Otelli.

E con Loda com’è nato il vostro rapporto?

E’ stato abbastanza casuale. Continuando nella mia attività, avevo bisogno di qualcuno competente che mi seguisse. Mio padre che aveva corso da giovane conosceva Nicola e sapendo che continua la sua attività fra amatori e giovani gli ha chiesto se poteva iniziare a guidarmi. Il rapporto si è costruito pian piano andando anche al di là di quello allenatore-corridore. Ci sentiamo tutti i giorni e parliamo di tutto, anche al di fuori del ciclismo.

Il bresciano insieme a Nicola Loda, diventato per lui un autentico riferimento nel ciclismo e non solo
Il bresciano insieme a Nicola Loda, diventato per lui un autentico riferimento nel ciclismo e non solo
Hai avuto modo di vedere quel che Nicola ha fatto da corridore?

Lo so, mi ha raccontato tantissimi episodi dei suoi 14 anni di carriera, attraverso le sue parole ho rivissuto quei momenti e mi sono fatto un’idea di che cos’è il mondo professionistico. Spero un giorno di poter fare almeno qualcosa di quel che ha fatto lui e rivivere quelle emozioni direttamente sulla mia pelle.

Cerchiamo di capire che corridore sei…

Credo abbastanza completo, perché vado bene in salita ma mi difendo nelle volate, anche in quelle lunghe. La grande incognita sono le cronometro: da poco mi è arrivata la bici specifica e ho cominciato a lavorarci, voglio fare bene anche lì per completarmi, credo che sarà un passo importante nella mia maturazione.

Il lombardo sta emergendo come corridore completo, che tiene in salita ma ha anche una bella volata
Il lombardo sta emergendo come corridore completo, che tiene in salita ma ha anche una bella volata
Anche perché le cronometro sono un passaggio importante per completare la tua figura di corridore per gare a tappe…

Esatto. Il Giro d’Abruzzo era la mia prima esperienza in assoluto in questo tipo di corse e a dir la verità è stato entusiasmante al di là del risultato. Avevo visto in allenamento di avere non solo una certa tenuta, ma anche buone doti di recupero, andando sempre meglio assommando giornate in sequenza di allenamenti pesanti. Ma si sa che in gara è diverso e per questo tenevo a scoprire le mie reazioni in corsa.

Hai vinto la classifica senza aggiudicarti tappe. Da che cosa nasce questa costanza di rendimento?

All’inizio non pensavo a curare la classifica, ma dopo la prima tappa chiusa al secondo posto alle spalle di Manion mi sono ritrovato con 2” di vantaggio sugli altri e con la squadra abbiamo pensato che potevamo capitalizzarli. Abbiamo quindi cambiato la nostra strategia di corsa puntando alla difesa di quel piccolo gruzzolo. Il secondo giorno avrei anche potuto puntare alla vittoria, ma a 700 metri dall’arrivo ho rotto 4 raggi della ruota e per fortuna sono riuscito a finire davanti, 6° ma senza la possibilità di fare una vera volata. Abbiamo cercato nelle altre due tappe di tenere la corsa chiusa, controllando la situazione. Mi sono difeso attaccando, seguendo i consigli del mio allenatore Giambattista Bardelloni.

L’australiano Manion si aggiudica la prima tappa, ma dietro Baruzzi allunga. Quei 2″ di vantaggio saranno decisivi (foto Fci)
L’australiano Manion si aggiudica la prima tappa, ma dietro Baruzzi allunga. Quei 2″ di vantaggio saranno decisivi (foto Fci)
Pensi di essere adatto alle corse a tappe, dopo questa tua fortunata esperienza?

Io credo di sì, chiaramente non posso sapere quali, di quale durata, ma intanto per quelle medio-brevi sono a mio agio perché gestisco le situazioni con sangue freddo. L’importante è saper leggere la corsa in ogni suo sviluppo. Poi molto dipenderà dalla mia crescita, tra qualche anno si vedrà se posso anche sperare di far bene in un grande giro.

Questo cambia le tue prospettive a breve termine?

Per certi versi sì. Ora mi prendo un breve periodo di riposo e recupero per poi puntare alla seconda parte di stagione, dove proverò a ripetermi al Giro del Friuli e al Baron, ma per me come per il team l’obiettivo vero sono le gare titolate, quelle per i titoli regionali e quelle nazionali, sia in linea che a cronometro.

La vittoria di Baruzzi al GP Fioritura, con una volata imperiosa su Dentelli e Ferrari (foto Rodella)
La vittoria di Baruzzi al GP Fioritura, con una volata imperiosa su Dentelli e Ferrari (foto Rodella)
Hai difficoltà a conciliare la tua attività con la scuola?

Domanda delicata… Fino allo scorso anno no, andavo anche bene, quest’anno faccio molta fatica anche perché non ho agevolazioni da parte della scuola (frequento l’Itis d’informatica a Vobarno), le gare mi costringono a saltare giorni di lezione e i professori non sono contenti, men che meno la mamma che vuole giustamente che la scuola sia al primo posto e che solo ora si sta abituando all’idea di un figlio ciclista, avrebbe preferito uno sport meno pericoloso. L’anno prossimo avrò la maturità, ma devo capire come arrivarci. Il discorso scolastico e quello ciclistico sono strettamente collegati.

Nel senso che influirà anche sulla tua scelta di fine stagione? Ti aspetta il cambio di categoria e dopo questi risultati, ci sarà la fila di squadre alla tua porta…

Ce n’erano già prima ma so che sono aumentate. Mi segue Mazzanti come procuratore, ma la scelta che dovrò fare entro giugno verte anche su come concludere il mio cammino scolastico. Anche perché ho possibilità sia di rimanere in Italia che di andare all’estero. A me non dispiacerebbe quest’ultima opportunità, ma dobbiamo valutare bene insieme alla mia famiglia. Nel caso stiamo pensando anche di fare l’ultimo anno online con un tutor che mi segua. Quel che è certo è che non voglio farmi sfuggire l’occasione di poter fare il grande salto.