EDITORIALE / Moser, la fatica e i corridori con la valigia

23.06.2025
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Pare che Robbert De Groot, responsabile tecnico del Visma Lease a Bike Development Team abbia detto chiaramente che se i suoi voti a scuola non saranno sufficienti, Segatta potrà fare a meno di presentarsi al ritiro di dicembre. E così il trentino, che con i libri ha un rapporto faticoso e niente affatto amichevole, dovrà mettersi sotto anche a scuola, rinunciando al suo proposito di abbandonarla.

Un altro italiano finisce all’estero e questa volta senza che sia uno del giro della nazionale. Il reclutamento sta diventando sempre più capillare e profondo e va da sé che quando ti convocano in quel quartier generale così importante, serva tanta follia per dire di no. Segatta è trentino come Moser e un’intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera ha raccontato benissimo quale fosse la molla che in quegli anni spingeva i ragazzi a cercare altre strade. Da quello che diventava prete per non faticare in vigna, a Francesco che riusciva a soffrire sulla bicicletta perché abituato alla ben più dura fatica dei campi. Qual è oggi la molla che spinge i ragazzi a cercare la fortuna su una bici?

Francesco Moser, qui nel suo Maso Villa Warth, è passato dalla fatica dei campi a quella del ciclismo
Francesco Moser, qui nel suo Maso Villa Warth, è passato dalla fatica dei campi a quella del ciclismo

Tutto troppo facile

Ci sono i valori fisici pazzeschi, che fanno dire ai fisiologi che hai un futuro già scritto. C’è l’esuberanza. Ma quando il gioco diventa veramente duro e intorno hai soltanto ragazzi con valori fisici altrettanto pazzeschi, a cosa attingi se dietro non ci sono fame, rabbia, amore, cultura? Immaginare di lasciare la scuola per dedicarsi allo sport, sia pure con il supporto di doti atletiche non indifferenti, è tipico degli adolescenti che scansano gli impegni noiosi per dedicarsi a quelli più eccitanti. Eppure la chiave della maturazione sta anche nella capacità di gestire gli impegni meno stimolanti. Prima il dovere, poi il piacere.

Forse il problema di tanti ragazzi italiani che negli ultimi anni si sono affacciati al professionismo sta proprio nella base che manca, nelle motivazioni e nel fatto che paradossalmente sia diventato tutto troppo facile. Ti misurano il cuore e i polmoni, il trasporto d’ossigeno e la qualità muscolare e decidono che sei pronto. Se madre natura ti ha dato tanto, vai avanti e poi si vedrà. Se madre natura ti ha fatto normale, però magari hai il carattere di un leone, non ti guardano neppure.

Sin dal primo anno da U23, Pellizzari è passato alla VF Group, approdando poi nel WorldTour (foto Filippo Mazzullo)
Sin dal primo anno da U23, Pellizzari è passato alla VF Group, approdando poi nel WorldTour (foto Filippo Mazzullo)

Le scelte e la fretta

Segatta ha accanto dei manager capaci di stilare il giusto elenco delle priorità. E pure la nuova squadra ha fatto capire che dell’istruzione non si possa fare a meno. Altri invece hanno rinunciato agli studi, puntando sul ciclismo senza considerare che un giorno saranno grandi e non avranno necessariamente messo da parte una fortuna. In qualche modo si sta tornando indietro a quando i ragazzi non andavano a scuola per aiutare le famiglie e vedevano nel ciclismo un modo più redditizio di farsi strada, rispetto ai mestieri più umili cui erano dediti.

Oggi la società è ovviamente diversa e pur essendoci tutti i presupposti per finire gli studi e poi dedicarsi allo sport, nel nome della fretta, dei consigli sbagliati e della paura che qualcuno prenda il tuo posto, ci sono ragazzi che mettono da parte il resto. In alcuni casi lo sport resta emancipazione rispetto a un quadro sociale difficile e in quel caso la scelta di investire sull’attività più redditizia resta ingiustificata, ma se non altro è più comprensibile.

Garofoli è stato uno dei primi a battere la via olandese, ma dopo un anno di vita all’estero, ha preferito tornare in Italia
Garofoli è stato uno dei primi a battere la via olandese, ma dopo un anno di vita all’estero, ha preferito tornare in Italia

La contabilità da tenere

Tuttavia quale sarebbe l’alternativa al partire? Quali squadre italiane si erano accorte di Segatta, ad esempio, proponendogli di correre in Italia per il 2026? Quante hanno accolto la proposta di valutarlo? Nella stessa scuderia ci sono stati due casi precedenti di grandi talenti fatti passare per piccole squadre e che poi hanno ottenuto i risultati migliori. Uno è Bernal, passato con Savio. L’altro è Pellizzari, che prima di arrivare nel WorldTour ha fatto un importante… scalo tecnico con Reverberi.

Forse tra le valutazioni da fare dovrebbe essercene una sul quadro d’insieme, che tenga conto della maturità dell’atleta, per scongiurare il rischio che un domani torni indietro, e delle sue necessità di vita. Non tutti sono pronti per partire. E anche se nei fatti non si tratta di vivere all’estero, ma di restare a casa, studiare, allenarsi e raggiungere il team per le gare, quel che si perde è la familiarità con i compagni e la possibilità di allenarsi quotidianamente con loro. La tovaglia è corta. Nel frattempo sarà opportuno tenere la contabilità di quelli che partono e di quelli che tornano, affinché la loro esperienza possa guidare nelle scelte future.

Segatta alla Visma, per Alberati un punto di partenza

21.06.2025
6 min
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Dal prossimo anno Fabio Segatta (in apertura, Photors) sarà uno dei ragazzi del devo team della Visma-Lease a Bike. Il trentino approda a uno dei principali team del WorldTour senza aver mai vinto una corsa e la cosa suona apparentemente strana. Eppure parliamo di un corridore che ha una particolare capacità, quella di esserci sempre nei momenti che contano. Non a caso è finito nella top 10 nel 90 per cento delle corse disputate quest’anno, a prescindere da percorsi, climi atmosferici, tattiche e non è certo cosa comune.

Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda
Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda

Gibo Simoni garantisce per lui

Volevamo saperne di più, così abbiamo chiamato il suo preparatore Paolo Alberati che ci ha aperto un mondo perché la storia di Segatta e del suo ingaggio è qualcosa che riguarda un po’ tutto il ciclismo attuale: «Io lo seguo dallo scorso ottobre – racconta – vedevo gli ordini di arrivo dello scorso anno e notavo che la sua presenza c’era molto spesso. Oltretutto è un trentino come il mio amico Simoni al quale Maurizio Fondriest, con cui collaboro, ha chiesto subito lumi su questo ragazzo e GIlberto gli ha dato molte rassicurazioni sul suo valore. Così l’ho chiamato per fare un test gratuito e capire con chi mi trovassi davanti e sono rimasto sbalordito dai dati.

«Fabio è un ragazzo di 1,84 con un fisico asciutto, magro ma tonico. Io pensavo di trovarmi di fronte a uno scalatore, i suoi dati mi davano buoni riscontri in tal senso, ma erano quelli sull’esplosività che erano straordinari, da velocista puro. Gli ho chiesto se avesse mai fatto volate e mi ha detto di no, se aveva paura e mi ha detto ancora di no, così ha cominciato a buttarsi dentro e i risultati si sono visti subito. Uno che in salita non lo stacchi e in volata se la gioca è una vera rarità, che fa gola a tanti…».

Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore
Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore

Sui muri fiamminghi non lo stacchi…

Alberati si è fatto quindi un’idea precisa su che corridore sia, ma non solo lui: «Io penso che sia l’ideale per le classiche, uno che sul Kwaremont è in prima linea e non cito questo muro a caso perché è andato a correre nel GP Harelbeke di categoria e per due volte su quel muro è transitato tra i primissimi. Mi aspettavo di vederlo nell’ordine di arrivo, ma poi è caduto all’ultima curva e i sogni sono svaniti, ma la sua prestazione non è sfuggita a chi c’era.

«Pochi giorni dopo infatti ci hanno contattato i dirigenti della Visma-Lease a Bike e il loro interesse era tangibile, tanto è vero che ci hanno pagato il viaggio verso ‘s-Hertogenbosch. Ci hanno immerso nella loro straordinaria realtà, con il palazzo diviso per piani in base alle squadre (WorldTour uomini, donne, devo team). Hanno fatto un bike checking a Fabio e anche loro sono rimasti stupiti: loro hanno un particolare software che analizza le stagioni su trainingpeaks e distingue le prestazioni fra resistenti ed esplosivi. Segatta era esattamente nel mezzo e questo per loro è un valore enorme. Tanto è vero che ci hanno subito fatto un’offerta per due anni e non c’è voluto molto per accettarla…».

Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui
Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui

Un corridore davvero completo

Parliamo quindi di un ragazzo che spicca per la sua duttilità: «E’ uno che sa correre su ogni percorso, in salita come in pianura. Anche all’Eroica si è distinto, ma ha anche una bella capacità di fare gruppo, di essere parte di un team e questo dai responsabili dell’Unione Sportiva Montecorona me l’hanno confermato. E’ uno che va forte anche a cronometro. Molti mi chiedono: perché allora non vince? Io rispondo che preferisco che prenda aria in faccia, che sia davanti, che sia sempre nel vivo dell’azione piuttosto che guadagnare vittorie, poi se arrivano meglio ancora, ma non è fondamentale».

Uno così però non rischia di essere un piazzato, che fa punti, ma non vince e quindi resta nel gruppo di una squadra di spicco, relegato a ruoli di contorno? «Faccio mia la risposta di Pellizzari: non mi sembra che un direttore sportivo freni un ciclista che mostra di avere i mezzi per emergere. E’ così anche per Fabio, ne siamo sicuri. Mettiamo in chiaro un punto: il vero cammino di Fabio inizierà il prossimo anno, quando si troverà in quel consesso, dove dovrà dimostrare pian piano quel che vale. Ora deve lavorare in quella funzione, per questo i risultati di quest’anno hanno un valore relativo».

L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)
L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)

Un lavoro appena iniziato

Ma dal prossimo anno, quando Segatta sarà in un team dove ci saranno propri preparatori, con un contratto di due anni, che apporto potranno dare Fondriest e Alberati? Il loro lavoro è finito nei suoi confronti? «Finito? E’ appena cominciato. Possiamo anche mettere le carte in tavola: noi prendiamo una commissione del 5 per cento sui suoi contratti futuri, ma per ora non prendiamo nulla. Abbiamo fatto anche noi un investimento,, quindi significa che continueremo a seguirlo, con un contatto stretto. Non so se ricordate il film “Jerry McGuire” con Tom Cruise che seguiva un giovane talento del football americano. Per noi è così, se Segatta cresce, è nostro interesse ma perché avvenga dobbiamo stargli vicino».

Farlo passare in un team italiano sarebbe stato più semplice? «No, la realtà per un team italiano professional è lo stesso, è proprio il ciclismo che funziona così come un vero sport di squadra. Un procuratore deve seguire tantissime cose, anche della vita di tutti i giorni come una trasferta, una visita medica. E’ il nostro lavoro».

Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)
Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)

Esplosività enorme e particolare

Prima si parlava di Simoni e chiaramente, essendo Segatta trentino, il riferimento a Gibo viene naturale. Che differenze ci sono? «Simoni era uno scalatore puro, ma aveva la legnata in salita, lo scatto bruciante. Fabio ha un tipo di esplosività diversa. Ad esempio il suo VLA Max è 0,55, Simoni aveva, presumo, lo 0,3. Io conoscevo perfettamente il suo preparatore Camorani che è stato un mentore per me. Segatta può emergere dappertutto, deve solamente imparare e prenderne coscienza. Noi l’aiuteremo in questo».