Il giorno dopo il ritiro dal Giro d'Italia per la caduta di Cattolica, Joe Dombrowski, il vincitore della tappa di Sestola, fa un passaggio nella sede di Nimbl nelle Marche. L'americano risponde alle domande di bici.PRO mentre viene presa la forma del suo piede per realizzare degli scarpini su misura. Lo rivedremo in corsa al Delfinato.
Come Mohoric in Abruzzo, ma una settimana prima, Joe Dombrowski si è ritrovato sull’asfalto a 4 chilometri dall’arrivo di Cattolica. Mentre in testa al gruppo si volava verso la prima vittoria di Caleb Ewan, alcuni leader si erano lasciati sfilare, attendendo con ansia la neutralizzazione dei tre chilometri, dato che gli ultimi 25 erano stati un continuo schivare ostacoli. Purtroppo per Dombrowski e per Landa (che l’americano ha trascinato nella stessa caduta), l’ultimo spartitraffico e il motociclista che lo segnalava sono stati fatali. Non si capisce se perché distratto o se perché il corridore davanti si è spostato di colpo, il vincitore della tappa di Sestola ha travolto il malcapitato segnalatore e ha finito col travolgere anche Landa.
«Sono ripartito – dice – ma d’accordo con i medici, abbiamo stabilito di interrompere il mio Giro d’Italia. Per fortuna ho vinto e me ne sono andato con un buon sapore in bocca. Nel ciclismo è come nella vita: serve anche avere fortuna».
Il giorno dopo la caduta di Cattolica, Dombrowski in visita alla sede di NimblIl giorno dopo la caduta di Cattolica, Dombrowski in visita alla sede di Nimbl
Ai piedi di Dombrowski
Il mattino successivo al ritiro, Dombrowski ha accettato l’invito di Francesco Sergio, Sport Marketing di Nimbl, e ha viaggiato con lui fino alla sede marchigiana dell’azienda calzaturiera. Scopo della visita, realizzare il calco con cui realizzare i suoi scarpini su misura.
«Offriamo un prodotto che è stato realizzato con passione – ci aveva già spiegato Sergio – impegno e dedizione. Ecco perché i corridori si dimostrano entusiasti. Se c’è la necessità di fare uno scarpino su misura fissiamo un appuntamento. Ci incontriamo di solito in laboratorio oppure alle corse. Prendiamo le misure necessarie per la realizzazione. E’ un metodo di lavoro che trasmette fiducia».
Verso il Delfinato
Dopo la visita nelle Marche, Dombrowski è stato raggiunto dalla moglie che lo ha riaccompagnato a casa. L’americano del Team Uae Emirates riprenderà presto la preparazione in vista del Delfinato. Dovendo fare il Giro, il suo nome non era fra quelli previsti per il Tour, ma chissà che il contrattempo e la sua ottima condizione non spingano la squadra a rimescolare le carte.
Circa due settimane fa, a nove mesi dal drammatico incidente al Giro di Polonia, Groenewegen e Jakobsen si sono incontrati in una piccola stanza ad Amsterdam, prima che Fabio partisse per la Turchia. La notizia è passata inspiegabilmente in secondo piano, mentre avrebbe meritato grande risalto, in quanto ha dimostrato la forza del ciclismo e dei suoi protagonisti.
Lo ha raccontato a Sporza il velocista della Jumbo-Visma che quel 5 agosto del 2020 causò la caduta, subendo a sua volta la frattura della clavicola e la squalifica di nove mesi. Dopo aver lottato fra la vita e la morte, Jakobsen è tornato in gruppo lo scorso 11 aprile appunto al Turchia. Il rientro di Groenewegen avverrà invece sabato al Giro d’Italia.
Nelle settimane successive all’incidente, Patrick Lefevere prima si augurò che Dylan finisse in galera, poi annunciò la sua intenzione di portare la questione in tribunale.
La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen (che vola oltre la transenna)La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen (che vola oltre la transenna)
Autorizzato dal contesto ad alzare i toni, scese in campo con argomenti piuttosto infantili anche Remco Evenepoel che in un’intervista a Humo dichiarò: «Non credo che Fabio debba parlare con Dylan, la cosa più giusta sarebbe ignorarlo. E penso che nessuno del nostro team debba parlare con lui. Ha fatto male a un nostro compagno e noi non possiamo dimenticarlo».
Groenewegen iniziò a ricevere minacce e richiese la protezione della polizia. Poi fece la sola cosa giusta: affrontò la questione.
Prima ha scritto un messaggio al padre di Jakobsen. E alla fine ha incontrato Fabio. Troppe persone avevano parlato, tranne loro due. Ed era tempo di farlo.
Evenepoel ha 21 anni: gambe da campione, maturità da raggiungereEvenepoel ha 21 anni: gambe da campione, maturità da raggiungere
Dylan non ha voluto raccontare che cosa si siano detti, si è limitato a spiegare come entrambi abbiano alleggerito i loro cuori. Questo coraggio (reciproco) è una grande lezione. Per i manager, affinché capiscano che concentrarsi su Groenewegen significa ignorare che quelle transenne fossero più criminali della stessa scorrettezza. E anche per Evenepoel e chi lo consiglia. I vent’anni inducono spesso nella tentazione di parlare troppo: tenere a bada simili slanci sarebbe utile soprattutto per il ragazzo. Valga come ottimo esempio la condotta della Trek-Segafredo per le esternazioni politiche di Quinn Simmons. Jakobsen ha insegnato che per affrontare un caso così grave serve anche la bontà di accogliere il dolore degli altri. Il ciclismo è davvero una straordinaria scuola di vita.
Le abbiamo scoperte nei giorni del Fiandre. Le nuove transenne adottate per le classiche di primavera nelle Fiandre sono una svolta notevole sul fronte della sicurezza. La risposta migliore, fino ad ora, perché non si ripetano incidenti drammatici come quello di Jakobsen del 2020. Basta barriere di metallo, si sono adottate quelle realizzate da Boplan con un polimero ad alto assorbimento. Sono alte 1,40 e hanno inclinazione di 70 gradi, per impedire al pubblico di sporgersi, garantendo la sicurezza di tutti.
La storia si è ripetuta, fortunatamente senza troppi danni, sul traguardo della 4ª tappa del Presidential Tour of Turkey. Mentre davanti a tutti Cavendish sprintava per la terza vittoria in tre giorni, alle sue spalle una bici ha impattato con le transenne, le ha fatte volare e il gruppo si è fermato in un grande mucchio. Si pensava (e si sperava) che l’incidente dello scorso anno a Jakobsen avesse aperto gli occhi, ma così non è stato. Per fortuna però qualcuno si è mosso e dal Belgio arriva per tutti un interessante spunto, di quelli che cogli soltanto andando alle corse.
Nella 4ª tappa del Turchia, a Kemer, maxi caduta alle spalle di CavendishNella 4ª tappa del Turchia, a Kemer, maxi caduta alle spalle di Cavendish
Modello Fiandre
Ci hanno pensato gli organizzatori di Flanders Classics, proprietari di quasi tutte le corse di primavera in Belgio. A febbraio, per Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, si era ancora con le vecchie transenne di metallo. Invece a partire dal Gp E3-Saxo Bank e poi nelle corse a seguire, le barriere nelle zone di arrivo hanno cambiato faccia e colore.
Abbiamo avuto tempo di farne la conoscenza all’arrivo di Scheldeprijs e abbiamo avuto anche il tempo di fermarci per osservarle, fare foto e anche video. Le nuove barriere sono state progettate appositamente per gli arrivi delle corse di ciclismo e sono realizzate in materiale plastico. Sono alte 1,40 e l’inclinazione di 70 gradi impedisce ai tifosi di sporgersi verso la strada e ai corridori di volare dall’altra parte.
Le transenne proseguono per 100 metri dopo l’arrivoI piedi si chiudono rendendo agevole il trasportoLe transenne proseguono per 100 metri dopo l’arrivoI piedi si chiudono rendendo agevole il trasporto
Alto assorbimento
Il materiale impiegato è un polimero ad alto assorbimento, che si deforma in caso di impatto, senza trasformarsi in un trampolino o una catapulta. Viste dal punto di vista dei corridori, quindi dalla strada, le transenne mostrano una faccia liscia e omogenea, impossibile da penetrare per ruote e manubri. Gli elementi che le compongono si legano fra loro con un sistema maschio-femmina e riempiendole d’acqua si dà alla barriera la consistenza giusta.
Gli striscioni pubblicitari di cui sono rivestiti gli arrivi si infilano in un doppio binario – superiore e inferiore – conferendo alla… parete l’omogeneità giusta. Forse, ma siamo nel campo delle intuizioni personali, si potrebbe lavorare ancora sul raccordo dei pannelli sul lato corto. In ogni caso, il distacco del cartello in caso di caduta non comporta l’apertura delle barriere. Se il corridore si appoggia contro la transenna, non corre il rischio che la ruota o il manubrio si fermi bruscamente, sbalzandolo via.
I totem di Boplan riparano i corridori da sporgenze e altri ostacoli sulla stradaI totem di Boplan riparano i corridori da sporgenze e altri ostacoli sulla strada
Made in Boplan
Le produce Boplan, un’azienda belga che ha filiali anche in Gran Bretagna negli Usa e nel resto d’Europa. Oltre alle transenne, per quanto riguarda il ciclismo, produce anche totem da collocare a bordo strada o agli incroci per salvaguardare i corridori in gara da spartitraffico e ostacoli sulla strada. Per il resto delle sue attività, Boplan produce protezioni per magazzini, per spazi di lavoro e persino elementi per guardrail: tutto ciò che potrebbe andare incontro a urti e può trarre vantaggio dall’impatto con un materiale assorbente ed elastico.
Con questo tipo di transenne, probabilmente Jakobsen non avrebbe rischiato di morire. E anche se tutto è perfettibile e soluzioni diverse possono essere certamente trovate, è interessante rendersi conto di come l’urgenza del problema venga recepita diversamente nei vari Paesi. Nel Belgio che ha nel ciclismo lo sport nazionale, non hanno voluto correre altri rischi.
Non si parla mai abbastanza dei temi legati alla sicurezza stradale. Davide Ballerini e Gianni Moscon argomentano i loro punti di vista e ci danno qualche indicazione utile sui sistemi attivi che possono utilizzare i ciclisti
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L’ultima corsa di Remco Evenepoel è a tutt’ora il Giro di Lombardia, nel giorno di Ferragosto del 2020. Si concluse con la paura per quel volo giù dal ponte e le relative fratture. La corsa del rientro sarà il Giro d’Italia: 8 mesi e 20 giorni dopo. Nel mezzo, come abbiamo visto, ci sono state una rieducazione frettolosa e nuovamente interrotta, quindi la seconda ripresa.
«Esci dal campo dopo un colpo vincente – diceva anni fa l’allenatore di tennis – perché se esci con un colpo in rete, nella tua mente resterà un’impronta negativa».
Quale impronta ci sarà nella mente del giovane belga al rientro in gruppo? Durante il recupero ha avuto accanto uno psicologo? Va bene andar forte in allenamento, ma quando sei nella tua comfort zone di certo non ti trovi a fronteggiare gli imprevisti della competizione.
Con bici.PRO c’è Erika Giambarresi, Psicologa dello SportCon bici.PRO c’è Erika Giambarresi, Psicologa dello Sport
La ripresa mentale
Abbiamo provato ad approfondire la sensazione di partenza con Erika Giambarresi, laureata con lode in “Psicologia per il benessere, l’empowerment e tecnologie positive” all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel suo curriculum c’è però anche un Master in Psicologia dello Sport. E il debutto è subito incoraggiante.
«Avete pescato uno spunto molto interessante – dice – perché ho studiato molto l’infortunio e la relativa componente psicologica, cogliendo il fatto che spesso ci si limita a curare il recupero atletico, senza rendersi conto che la ripresa mentale non corrisponde a quella fisica».
Erika è di Milano, collabora con la Figc e segue individualmente dei nuotatori, essendolo stata a sua volta.
Remco Evenepoel e Mikkel Frolich Honoré in ritiro sul TeideRemco Evenepoel e Mikkel Frolich Honoré in ritiro sul Teide
Non basta riattaccare il numero e partire, quindi…
L’infortunio è un evento traumatico da rielaborare. Ha portato a un periodo di inattività. E’ un trauma bio-psico-sociale perché coinvolge l’identità dell’atleta in modo completo, per se stesso e per il suo rapporto con la squadra. Pertanto va trattato con un approccio integrato, coinvolgendo il benessere fisico, ma anche quello emotivo per la gestione dell’ansia. Poi il benessere sociale per quel che riguarda il ruolo dell’atleta nel team. Quindi l’area del sé tramite l’attenzione all’immagine corporea. Di fatto se da un lato l’atleta va resettato fisicamente, lo stesso lavoro va fatto psicologicamente.
Il ragazzo in questione è una macchina da guerra. Ha terminato la rieducazione in tempi rapidissimi, poi però lo hanno fermato di nuovo.
I tratti di personalità influenzano. Se è molto motivato, aveva una gran voglia di ripartire e lo hanno fermato di nuovo, ha dovuto affrontare una nuova ripartenza. In altre parole non c’è solo una gestione del momento, ma vanno osservate tre fasi, di cui il rientro è l’ultima.
La più delicata?
E’ sicuramente complessa per tante variabili. L’età. Lo status dell’atleta rispetto alla carriera. Se il recupero fisico è stato buono, una percentuale di atleti fra il 30 e il 60 per cento non sarà comunque in grado di riprendere come prima. Quelli motivati, quindi probabilmente lo stesso Evenepoel, tornano bene e con un buon aspetto mentale. Ma le risposte emotive influenzano tutti, anche i più determinati.
La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen (che vola oltre la transenna)La caduta di Jakobsen (che vola oltre la transenna)
Risposte emotive?
C’è sicuramente il peso delle aspettative dell’atleta, verso se stesso e verso gli altri, come sponsor e team. Se le aspettative sono irrealistiche, dietro l’angolo c’è la frustrazione. Per questo con i nostri atleti facciamo anche un lavoro di riprogrammazione per adeguare le aspettative.
Vuole dire quindi che rientrare in una gara di minore importanza sarebbe servito?
Direi proprio di sì, il Giro d’Italia dopo tutto quel tempo non è forse il debutto migliore.
Una domanda forse stupida, abbia pietà. Che cosa succederà la prima volta che il ragazzo si troverà ad affrontare una discesa stretta con un ponte e un dirupo in fondo?
Sono le situazioni dell’incidente? Quando subisci un infortunio, che non è stato uno scontro di gioco ma proprio un incidente, se ti ritrovi in circostanze simili, basta uno stimolo nervoso e scatta l’irrigidimento muscolare e… vedi buio. C’è da lavorare tanto anche sulla gestione della paura. Non per caso lavoriamo sulla kinesiofobia, sapete cos’è?
Il greco suggerisce qualcosa legato alla paura del movimento?
Esatto, la paura che ci si possa far male di nuovo. Lo facciamo con l’imagery, la visualizzazione. Ripercorri il cammino di guarigione e simuli anche le situazioni di gara al rientro. Così che quando sei nuovamente in competizione, sei pronto per quello che dovrai fronteggiare. Non è come affrontarlo davvero, ma la mente sa cosa deve aspettarsi. Allenarsi non è mai la stessa cosa, non vai a cercarti le situazioni di stress che solo la gara può darti.
Jakobsen, con il volto segnato dalle cicatrici, torna in gara al Presidential Tour of Turkey che inizia domani (foto Deceuninck-Quick Step)Jakobsen rientra domani in Turchia (foto Deceuninck-Quick Step)
Il caso Jakobsen
Aveva ragione l’allenatore di tennis. E proprio nel giorno in cui abbiamo deciso di affrontare il tema Evenepoel, una conferenza stampa virtuale della Deceuninck-Quick Step ci ha mostrato Fabio Jakobsen alla vigilia del rientro dopo la devastante caduta del Polonia. L’olandese, di 24 anni, ha raccontato di aver avuto più volte paura di morire e di come un prete sia andato più volte a casa sua per pregare insieme. Ed ha anche ammesso di avere un po’ di paura per il debutto che avverrà domami al Presidential Tour of Turkey. Avrà lavorato con uno psicologo su questa paura? Troverà il coraggio di buttarsi ancora in volata o rivedrà ancora a lungo la scena di quel macello al Giro di Polonia?
Ieri Hirt ha compiuto 32 anni e quest'anno aiuterà Evenepoel al Giro. E' stupito da Remco. E' il vincitore di Aprica 2022. E in testa ha solo la maglia rosa