Jacopo Vendramin è nato il 19 dicembre 2008. Vive a Marghera e corre per la Industrial Forniture Moro (foto italiaciclismo.net)

Volate vinte e l’oro europeo nello scratch. Conosciamo Vendramin

02.10.2025
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Farà 17 anni il prossimo 19 dicembre e a pensarci bene corre in bici da poco tempo avendo iniziato quasi per caso, ma Jacopo Vendramin è già una bella realtà, riuscendo a ritagliarsi il proprio spazio alla sua prima stagione da junior.

Probabilmente mai si sarebbe immaginato quest’anno di poter ottenere risultati importanti anche a livello internazionale con la maglia azzurra. Vendramin con la sua Industrial Forniture Moro C&G Capital ha centrato finora quattro vittorie (in apertura foto italiaciclismo.net il terzo successo ad Imola a fine agosto) e altrettanti podi. Poi si è messo al collo diverse medaglie in pista con la nazionale. Quella d’oro è arrivata a luglio agli europei in Portogallo vincendo lo scratch, poi un mese dopo ai mondiali in Olanda ha aggiunto un argento (eliminazione) e due bronzi (scratch e omnium).

Veneziano di Marghera e velocista, Jacopo è uno di quei corridori svegli che vuole imparare dai propri errori e senza obbligatoriamente bruciare le tappe come impone talvolta il ciclismo giovanile di adesso. La scelta di non andare all’estero nel 2026, come vedremo, è coerente con il suo pensiero.

Tracciamo un piccolo profilo su di te al di fuori della bici.

Frequento la quarta classe al liceo scientifico-sportivo “Stefanini” di Mestre con buoni voti. Il tempo libero lo trascorro cercando di rilassarmi e uscendo in compagnia degli amici senza fare nulla di particolare. Mi piacciono molto da guardare i motorsport, in particolare la Formula 1.

Hai fatto le tradizionali categorie giovanili?

Rispetto a molti ragazzi che corrono con me, ho cominciato tardi e per prova. Fino a dieci anni ho fatto un po’ di tutto giusto per tenermi in movimento. Il classico nuoto e il più originale parkour, perché mi piaceva saltare da una parte all’altra dopo aver visto una manifestazione di questa disciplina nel mio paese. Devo dire che quei movimenti mi sono tornati buoni quando ho iniziato a correre in bici. Per un po’ infatti ho fatto anche trial. Mi piaceva fare numeri di equilibrio, però ho smesso perché diventava troppo pericoloso per l’attività.

Com’è nata la passione per il ciclismo?

Ero in età da G4 e un mio amico mi aveva invitato a fare una gara assieme a lui. Eravamo a fine stagione e feci un mese di corse. Mi era piaciuto correre, tanto che dall’anno successivo ho continuato. Ho corso fino a G5 con la Maerne-Olmo, che poi si è fusa col Martellago con cui ho fatto G6 e le due annate da esordiente. Da allievo invece sono passato alla Industrial Forniture Moro (il C.S. Spercenigo di San Biagio di Callalta in provincia di Treviso, ndr).

Che tipo di corridore sei?

Sono un velocista che tiene su salite brevi, da 6-7 minuti. Sfrutto le mie doti veloci e di saper guidare bene la bici, però non sono voluto diventare per forza uno sprinter. Anche perché non ti ci puoi improvvisare, lo devi un po’ sentire dentro. A me piace l’adrenalina del finale di gara. Negli ultimi due chilometri voglio entrare in ogni spazio per guadagnare posizioni o viceversa mantenere quella che occupo già in vista della volata. Cerco di usare il mestiere sempre restando nei limiti della correttezza e senza voler rischiare inutilmente.

Hai qualche idolo o riferimento tra i pro’?

Anche se ha caratteristiche diverse dalle mie, ammiro tanto Van der Poel. Tra i velocisti il mio preferito è Jonathan Milan perché uno dei più forti al mondo ed è italiano. Invece non saprei dirvi a chi potrei somigliare dal punto di vista fisico e tecnico. Cercherò di scoprirlo.

Cosa osservi nelle volate che guardi in televisione?

Non mi limito solo a vedere gli ultimi metri o quando parte lo sprint. Sono affascinato dai momenti precedenti. La preparazione alla volata, come entrano in scena gli “ultimi uomini” e se ci sono spallate. Osservo gli ultimi chilometri per vedere i movimenti e imparare qualcosa se si riesce.

In questo senso la pista aiuta molto, giusto?

Assolutamente sì. Con la pista sai stare in gruppo. Ho iniziato a farla già esordiente del primo anno e me ne sono reso conto. La pista però ti dà anche un colpo di pedale che in strada non trovi subito. Anche in questo caso l’ho visto su di me.

Ti saresti aspettato di vincere l’europeo di scratch e le altre medaglie ai mondiali?

Non ci avrei scommesso nulla, sono sincero. Da fine dicembre a inizio giugno ho fatto un allenamento alla settimana in pista con la nazionale. Ho faticato all’inizio tanto che alle gare internazionali le ho prese dagli avversari. Dino (il cittì Salvoldi, ndr) mi ha aiutato tanto e con lui ho capito che dovevo migliorare la resistenza mentre il picco di velocità era già buono. Due settimane prima dell’europeo non sapevo cosa aspettarmi, però le sensazioni erano già migliori rispetto al passato ed ero un po’ più fiducioso.

Quale specialità preferisci?

Diciamo che dipende dal momento (sorride, ndr). Ho vinto il titolo europeo nello scratch e naturalmente sono contento. Mi piace anche l’omnium, tuttavia l’eliminazione è quella che mi piace di più perché mi diverte. Bisogna saper stare in gruppo e penso di essere competitivo in quel fondamentale.

Anche su strada sono arrivate tante soddisfazioni con la prima vittoria al debutto. Sei rimasto sorpreso?

Ho iniziato pensando solo ad allenarmi e a farmi trovare pronto. Volevo capire la categoria, senza farmi illusioni. Devo dire però che non pensavo di vincere subito. Poi col passare del tempo ho cercato di capire dove non dovevo più sbagliare. Ad esempio usare un rapporto troppo duro in certi arrivi. Magari con qualche errore in meno avrei più vittorie, ma sono contento così. Di sicuro avere un avversario come Alessio (Magagnotti, ndr), che è diventato anche un grande amico, ti stimola a dare il meglio.

Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Hai avuto il contatto con una formazione estera per fare il secondo anno da loro. Come mai hai deciso di non andare?

Innanzitutto sono stato molto lusingato di aver ricevuto il loro interessamento, mi ha riempito di motivazioni. Ne ho parlato con la famiglia e col mio procuratore e abbiamo capito che sarebbe stato complicato far incastrare le gare da loro con i miei studi. Preferisco finire bene la scuola e poi vedere come andrà. So che se l’anno prossimo ripeterò gli stessi risultati di quest’anno, magari facendo meglio, potrò attirare ancora l’attenzione di qualche formazione estera.

Che obiettivi si è posto Jacopo Vendramin per il 2026?

Dal punto di vista tecnico vorrei soprattutto migliorare in salita, non solo per le nostre corse, ma per guadagnarmi una convocazione in nazionale su strada con più continuità. Quest’anno ho avuto la possibilità anche di disputare in Francia a Morbihan una prova di Nations Cup e vorrei ripetere questa esperienza. In pista invece vorrei vincere un oro mondiale in una delle specialità in cui correrò.

Grimod: l’europeo tra i grandi e l’onda verde della pista

24.02.2025
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PONTE SAN MARCO – Il camper della Biesse Carrera Premac è a pochi passi dal foglio firma della Coppa San Geo, prova elite e under 23 che apre il calendario italiano insieme alla Firenze-Empoli. Pochi passi fuori dal camper si intravedono le teste dei ragazzi del team continental bresciano, chiediamo di parlare con Etienne Grimod e in pochi secondi lo vediamo sbucare fuori. Il valdostano supera di pochi i 190 centimetri e quando vediamo la sua testa uscire ci viene naturale chiederci come facesse a stare comodo dentro a quel van. Lui sorride e con fare accogliente ci segue per l’intervista

Etienne Grimod è uno dei volti nuovi che abbiamo visto sfrecciare sul parquet del velodromo di Zolder ai recenti campionati europei su pista. Ha 19 anni compiuti da poco e pochi giorni fa si è affacciato nel mondo degli elite nelle discipline del quartetto e dell’inseguimento individuale. Da junior è stato uno dei volti della pista azzurra, guidato da Dino Salvoldi ha conquistato un mondiale e un europeo. Nel 2023 ad Anadia ha fatto parte del quartetto che ha fatto registrare il record del mondo nell’inseguimento di categoria, al suo fianco c’erano Juan David Sierra, Renato Favero e Luca Giaimi. I primi due sono stati anch’essi protagonisti all’europeo elite. 

Dopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera Premac
Dopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera Premac

Tra i grandi

Lo aveva anticipato il cittì della pista Marco Villa, ora ex visto che dal recente Consiglio federale sono arrivati dei cambiamenti per quanto riguarda il quadriennio 2025-2028, che questo appuntamento continentale avrebbe aperto le porte a tanti giovani. Un modo per lanciare il prossimo grande appuntamento: Los Angeles 2028. Etienne Grimod è uno dei ragazzi della nuova leva portati a Zolder per prendere le misure e i ritmi dei grandi della pista.

«L’Europeo è andato bene – ci racconta – non me l’aspettavo ma eravamo in forma. E’ mancato qualcosa per salire sul podio nell’inseguimento a squadre, ma in quello individuale sono andato forte, segnale che stavo bene. Il primo appuntamento con i grandi è stata prima di tutto una bellissima esperienza. Ho imparato molto da chi questo ambiente lo vive da anni, come Francesco Lamon. Lui è uno dei riferimenti per le mie discipline».

Il quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Francesco Lamon, Davide Boscaro, Renato Favero e Etienne Grimod
Il quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Lamon, Boscaro, Favero e Grimod
Cosa vi ha detto?

Di non preoccuparci, che siamo giovani e di fare quello che saremmo riusciti come se fosse un allenamento. Tutte parole utili, anche perché non siamo mai stati così tranquilli prima di una finale di un quartetto.

Com’è stato entrare nel quartetto sapendo che cos’è il quartetto per la pista italiana?

Diciamo che è stata una grande emozione correre nella categoria maggiore. Entrare nel quartetto sapendo che a Tokyo hanno vinto l’oro e che a Parigi sono riusciti a conquistare il bronzo è un onore. 

E qual è il momento che ti è rimasto?

Direi il gruppo. Non mi aspettavo di trovare un così grande affiatamento. Eravamo tanti atleti di differenti età ma siamo stati benissimo insieme. Poi devo dire che mi è piaciuta anche la mia prestazione nell’inseguimento individuale (il valdostano è arrivato sesto, ndr).

Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838
Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838
Ci racconti i passi di avvicinamento a questo primo europeo?

A novembre e dicembre ero spesso a Montichiari a girare. Poi sono stato in ritiro con la squadra in Spagna e infine c’è stata la settimana prima dell’europeo che abbiamo fatto interamente lì a Montichiari. E’ stato bello vivere così tanto il velodromo e girare con tanti ragazzi con i quali non avevo mai lavorato prima. Nella settimana di lavoro prima di partire per Zolder ho lavorato insieme agli altri del quartetto: Lamon, Boscaro, Galli e Favero (Grimod è subentrato per la finale che è valsa il bronzo al posto di Galli, ndr). 

Cosa avete fatto?

Abbiamo testato le varie combinazioni. Alla fine serviva avere un certo feeling in vista dell’Europeo. 

Quando ti è arrivata la comunicazione che avresti fatto l’europeo come ti sei sentito?

Mi trovavo a Sanremo, dove ho una casa, per allenarmi su strada. L’ho presa benissimo, sinceramente non me l’aspettavo.

Con i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comune
Con i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comune
Ma sull’emozione che ti porti di questa esperienza?

E’ che si tratta solo del primo europeo elite. Penso a quanti ce ne potranno essere e fare già parte di questa squadra con un livello abbastanza alto mi fa dire: «Cavoli, sono andato abbastanza bene e si può ancora migliorare tanto».

Una volta lì con Sierra e Favero, voi che siete stati i pilastri del quartetto juniores, cosa vi siete detti?

Ci conosciamo da tre anni, siamo come fratelli: andiamo in vacanza assieme e facciamo tutto insieme. Da un lato questo è stato un vantaggio perché parlavamo di tutto, senza problemi. Grazie al nostro rapporto non ho sentito la tensione nell’avvicinamento alla gara. A fine europeo ero in viaggio con Favero in aereo, e pensavo al nostro percorso. Da juniores siamo passati alla categoria elite, non è che ce ne siano stati tanti come noi. Ho pensato a Consonni, Milan e Ganna che sono amici da una vita, così ho guardato Favero e gli ho detto: «Mi sa che siamo sulla buona strada».

Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)
Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)
Ora il cittì della pista sarà Salvoldi, con il quale avete lavorato da juniores, un modo per proseguire un cammino in vista di obiettivi più grandi?

Il suo arrivo può essere un vantaggio, sicuramente ci conosce molto bene. Ma alla fine abbiamo lavorato con Villa un anno, quindi anche lui ci stava iniziando a conoscere. Sono due tecnici completi, non penso sia un cambiamento così grande. Con Salvoldi ci troveremo bene, visto che conosciamo già il metodo di lavoro. Vedremo come andrà.