Da Basso a Simoni. Anche Gilberto lancia suo figlio nella mischia

01.02.2025
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Se Santiago Basso da una parte inizia il suo impegno in un team prestigioso come la squadra development della Bahrain Victorious, l’amico-rivale Enrico Simoni non è da meno e si appresta ad affrontare la sua prima stagione nelle file della MBH Bank Ballan CSB, con cui suo padre Gilberto collabora dallo scorso anno. Per il trentino, cresciuto nell’Unione Sportiva Montecorona, è un gran salto, entrando a far parte di un team continental che svolge una gran quantità di attività all’estero.

Enrico Simoni con papà Gilberto e mamma Arianna. La scelta del team è stata tutta sua
Enrico Simoni con papà Gilberto e mamma Arianna. La scelta del team è stata tutta sua

Un salto che riempie d’orgoglio papà Gilberto e fa un certo effetto rivedere i cognomi Basso e Simoni sfidarsi sulle strade a un po’ di lustri di distanza da quanto Ivan e lo stesso Gibi facevano, infiammando le folle per uno di quei dualismi sui quali il ciclismo italiano ha vissuto e dei quali si sente sinceramente la mancanza. Gilberto, orgoglioso dei passi che suoi figlio sta facendo, ammette che una certa responsabilità in questo ce l’ha…

«E’ stato coinvolto da noi – racconta il trentino – facendo parte di una famiglia nella quale la bici ha sempre avuto un peso non indifferente. A parte il mio lavoro, tutti siamo sempre andati in bici, abbiamo respirato questa passione ed era facile farsi coinvolgere. Io ho sempre voluto che i miei figli facessero sport, poi il discorso della carriera è un’altra cosa».

Per il diciottenne Enrico Simoni il passaggio alla MBH è un grande salto, per affrontare i professionisti
Per il diciottenne Enrico Simoni il passaggio alla MBH è un grande salto, per affrontare i professionisti
Ti rivedi un po’ in lui, nelle sue sensazioni affrontando questo mondo?

Difficile dirlo, perché il ciclismo nel frattempo è diventato tutt’altro. Io mi rivedo in tutti i ragazzi che affrontano quello che ho affrontato io, ma mi accorgo che le differenze sono enormi, oggi allievi e juniores non sono certo quelli dei miei tempi, devi impegnarti molto più di quanto facevo io. E vedendo quel che ha fatto e fa Enrico, la differenza è evidente.

Ma tecnicamente quanto ha preso da te?

Un po’ mi assomiglia, intanto non ha paura di far fatica, ama la salita, non è certo un velocista. Ma è ancora un corridore grezzo, che approda adesso nel ciclismo che conta e che va plasmato. Intanto vedo che non teme l’allenamento, che in salita è portato alla resistenza e quindi ben strutturato per quelle lunghe. Anche da junior ha vinto in salita, al Bottecchia ha fatto pian piano il vuoto.

Enrico è uno scalatore come il padre, ma con un fisico diverso, più slanciato
Enrico è uno scalatore come il padre, ma con un fisico diverso, più slanciato
Fisicamente?

E’ già 10 centimetri più alto di me, ma il suo fisico è asciutto, tipico da scalatore.

Il suo 2024 come lo hai visto?

Nella prima parte dell’anno non bene, non trovava mai la condizione per problemi fisici, poi finalmente è arrivata la pace e con essa i risultati, con ottimi piazzamenti oltre alla vittoria di Piancavallo. Anche quelli hanno influito, catalizzandogli addosso i fari dell’attenzione. Ed è stato un bene, passare senza risultati poteva dargli qualche contraccolpo psicologico.

Simoni al centro sul podio di Piancavallo, fra Cobalchini (2°) e Manfe (3°)
Simoni al centro sul podio di Piancavallo, fra Cobalchini (2°) e Manfe (3°)
Approvi la sua scelta come team?

Sì, è ideale per il suo percorso. Lo aiuterà a crescere mentalmente, a prendere più consapevolezza dei suoi mezzi. Sono anche contento che sia in un team italiano: spesso vengono un po’ bistrattate le nostre squadre, ma bisogna anche pensare che sono l’humus della nostra attività, a finire in un team straniero è sempre una minoranza.

Il suo cammino è diverso dal tuo?

Profondamente. Io alla sua età subivo meno condizionamenti, anche perché vedo che i ragazzi hanno addosso un peso che noi non avevamo, i social, il fatto di essere sempre sotto l’occhio della comunità. Servono le persone giuste intorno per farli crescere e non parlo solamente a livello ciclistico. Io mi sono costruito, ma non ero così pressato alla sua età, chi ha 18 anni oggi fa già la vita de corridore con un margine di errore davvero minimo.

La vittoria al Trofeo Bottecchia di Piancavallo è stata la sua perla del 2024
La vittoria al Trofeo Bottecchia di Piancavallo è stata la sua perla del 2024
Non t’incuriosisce il fatto che con Santiago Basso si ripropone quella rivalità di famiglia?

Effettivamente è strano, ma ci sono anche altri, so che tutti loro fanno gruppo, confrontano spesso le loro esperienze. I nostri figli portano addosso un nome pesante, che accresce l’attenzione su di loro, ma non c’è mai un destino uguale all’altro, non faranno mai quello che abbiamo fatto io e Ivan perché siamo in un’altra epoca. E non lo dico come qualità di risultati, potranno anche fare meglio. Noi come genitori possiamo solo aiutarli a trovare la loro identità.

Il cognome lo ha mai sentito come un fastidio?

Diciamo che un po’ ne risente, il sentire sempre “figlio di Gilberto” non gli fa piacere, proprio perché vuole trovare una sua strada indipendentemente da me. Ora che la sua carriera prende inizio, spero che possa aiutarlo ad affrancarsi da questa situazione.

Basso e Simoni nella celebre tappe del Mortirolo al Giro 2006, che fece esplodere la rivalità
Basso e Simoni nella celebre tappe del Mortirolo al Giro 2006, che fece esplodere la rivalità
I rapporti con lui come sono, vi confrontate su temi ciclistici?

Sì, lui ascolta, ammetto anche che in certi casi mi sono un po’ imposto, come sul fatto di non prendere quello che appare in Rete come oro colato. Mi sono sempre raccomandato di gestire le emozioni e affrontare le responsabilità dell’appartenenza a un team. Ma anche di continuare a vivere il ciclismo come un piacere, perché è ciò che lo rende speciale.

Papà Basso e Santiago alla Bahrain. Una scelta autonoma

30.01.2025
5 min
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Ora Santiago Basso inizia a farsi grande e arrivano le responsabilità. Il giovane rampollo dal cognome ciclisticamente nobile approda al devo team della Bahrain e questa è l’occasione migliore per scrollarsi di dosso tutte le perplessità che, giocoforza, circondano sempre chi è figlio di qualcuno che ha scritto pagine di storia di quello sport, come Ivan ha fatto.

Oggi papà, impegnato com’è nella crescita della Polti-VisitMalta, lascia fare, ma segue sempre con interesse costante le gesta del figlio. Da lontano.

Per Santiago Basso è iniziato già il lavoro con il devo team della Bahrain
Per Santiago Basso è iniziato già il lavoro con il devo team della Bahrain

«Sia io che mia moglie Micaela abbiamo lasciato fare a lui – spiega – doveva fare le sue scelte perché ora è maggiorenne ed è entrato in quell’età che, ciclisticamente parlando, ti definisce. Ha un suo procuratore, ha valutato le possibilità e ha scelto, noi abbiamo fatto un passo indietro. Soprattutto io, in questo caso non più ex corridore e ora manager di un team di livello, ma solamente papà».

Non sei però un papà qualsiasi, ma hai una sensibilità specifica particolare. Come lo hai visto nell’approccio con il ciclismo di vertice?

E’ molto maturato, in un anno dai due volti, difficile nella prima parte dove noi abbiamo cercato di ascoltarlo e supportarlo. Molto meglio nella seconda, dove sono anche arrivati i risultati tanto che per costanza di prestazioni è stato forse il migliore della categoria. Sugli juniores il mio pensiero è noto…

Il piccolo Basso nel team di papà Ivan, era il 2023. Lo scorso anno ha corso con la Bustese Olonia
Il piccolo Basso nel team di papà Ivan, era il 2023. Lo scorso anno ha corso con la Bustese Olonia
Spiegaci meglio, ti va?

Non è certo più la categoria di quando correvo io, ora ci si gioca tanto già a quell’età, ma non bisogna guardare solo i risultati. Io – e qui parlo da manager – non valuto solo quelli, ma l’evoluzione intera dell’uomo prima ancora che del corridore perché dovrà essere parte di un insieme, quello della squadra. Spero che per Santiago ci siano le stesse valutazioni. Tutti guardano le vittorie da junior, ma ricordiamoci che vincere nella categoria è completamente diverso che vincere da pro’…

Lo trovi quindi cresciuto non solo ciclisticamente…

Infatti, per me ha fatto un salto di qualità. Sono contento di come ha affrontato questa delicata fase, contemplando anche la scuola, la difficoltà di doversi allenare dopo le ore di studio. Infatti è stato d’estate, con la mente più libera che si sono visti i miglioramenti. E’ salito il suo livello, soprattutto in salita e nelle corse a tappe e questo me lo dicono i numeri. In totale Santiago ha fatto 18 mila chilometri, seguendo una preparazione basata sull’età e la crescita, ha dato in corsa quel che poteva nel momento, ma si vede che ci sono margini.

La volata del GP dell’Arno, con il lombardo battuto da Elia Andreaus, oggi suo compagno (foto Rodella)
La volata del GP dell’Arno, con il lombardo battuto da Elia Andreaus, oggi suo compagno (foto Rodella)
Ti sei fatto anche un’idea più precisa di che corridore è e di che cosa in lui c’è dell’Ivan Basso che conosciamo?

Un po’ mi assomiglia, forte in salita e con una buona capacità di spunto veloce. Quel che mi impressiona di più è la sua condotta nelle prove a tappe, che ritengo anche il suo aspetto più promettente: mostra di avere grandi capacità di recupero. Alla Vuelta al Besaja, ad esempio, è andato migliorando giorno dopo giorno fino a chiudere quinto assoluto, in una prova dove c’era gente che correva nei devo team. Ha poi fatto molte corse di livello, sfiorando la vittoria come all’Arno e al Sestriere, finendo bene anche al Piccolo Lombardia.

Un elemento che nell’ambiente ciclistico circola è il paragone fra lui ed Enrico Simoni, d’altronde tu e Gilberto avete scritto pagine indelebili sulle strade italiane. Loro sono molto amici, pensi che risentano del passato riguardante voi?

Difficile dirlo. E’ vero che il peso dei nostri cognomi c’è, ma sta a me e Gibo non farglielo sentire troppo. Loro si stanno costruendo la loro identità, la loro personalità. So che sono in contatto e mi fa piacere. D’altronde c’è un bel legame tra tutta quella generazione, so che hanno anche fatto un gruppo su WhatsApp, si sentono spesso. E’ importante, perché poi capiterà che si ritroveranno in fuga, in gruppo, avere già un legame conta.

Santiago fra papà Ivan e Lello Ferrara. Oltre alla Bahrain altri team internazionali si erano fatti avanti (photors.it)
Santiago fra papà Ivan e Lello Ferrara. Oltre alla Bahrain altri team internazionali si erano fatti avanti (photors.it)
Hai approvato la scelta della Bahrain?

E’ uno dei team di maggior livello, con una struttura collaudata. Io sono contento, ma il mio parere conta relativamente. Quel che è importante è che è una decisione sua, autonoma. Ha interagito lui con i dirigenti del team, io vedo la sua crescita anche in questo. Relativamente al team, non dimentichiamo che è nato sulle basi del CTF, che è un serbatoio storico del ciclismo italiano, dal quale anche io ho preso corridori come Bais e Pierobon. Lo avevano cercato anche altri devo team, ma la loro proposta lo ha convinto.

Enrico Simoni, uno scalatore diverso da papà Gilberto

18.09.2024
6 min
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Negli ultimi tre weekend di gare ha sempre pedalato nei piani altissimi degli ordini d’arrivo e quando vede la strada salire si scatena come faceva il padre. Enrico Simoni non è solo il figlio di Gilberto, ma uno scalatore fisicamente diverso da lui, che sta finendo la stagione con una serie incredibile di piazzamenti.

La vittoria in solitaria a Piancavallo del 7 settembre si piazza nel bel mezzo dei secondi posti ottenuti prima alla Sandrigo-Monte Corno (replicando lo stesso risultato di papà “Gibo” 35 anni fa) e poi alla Orsago-Col Alt. L’ottimo stato di forma dello juniores dell’Us Montecorona è arrivato un po’ in ritardo sulla tabella di marcia per snervanti problemi fisici, però baby Simoni vuole recuperare il tempo perso. E ad occhio si direbbe che ci stia riuscendo, anche grazie ai consigli di Simoni senior.

Enrico Simoni, classe 2006, è uno scalatore alto 1,78 metri per 57 chilogrammi. Si trova a suo agio su salite superiori ai trenta minuti
Enrico Simoni, classe 2006, è uno scalatore alto 1,78 metri per 57 chilogrammi. Si trova a suo agio su salite superiori ai trenta minuti

Enrico visto da Gibo

La salita è un affare di famiglia in casa Simoni. Gilberto ci ha costruito una carriera e le due vittorie al Giro d’Italia, Enrico sta cercando di fare il suo percorso al meglio, superando anche la “montagna” del cognome importante.

«Non possiamo fare paragoni tra lui e me – puntualizza Gibo – perché apparteniamo ad un ciclismo molto diverso. Così come è differente la nostra fisionomia (Enrico è alto 1,78 metri per 57 chilogrammi, Gilberto era 1,70 per 59 chili, ndr). La sua vera forza è che non ha paura di fare fatica e in questo mi somiglia molto. Non so quali siano i suoi margini di miglioramento perché a volte faccio fatica a vederli in quegli juniores che vanno forte veramente. Potrebbe dipendere da quanta voglia abbia di continuare a fare questo sport come si deve. L’importante è che capisca che il ciclismo non è la vita, ma una esperienza, come ripeto sempre.

«Adesso vedo Enrico sereno – prosegue – perché prima avvertiva la tensione dell’essere mio figlio. Sentiva il peso di dover fare risultato a tutti i costi. I parenti e gli amici, pur dicendolo con simpatia, lo caricavano di responsabilità e inconsciamente lui si creava delle aspettative. Sono riuscito a calmarlo e dirgli di non pensarci. Lui sa che io lo sostengo in ogni cosa e so che si sta impegnando tanto. Le difficoltà sono altre».

Il primo podio di Enrico arriva il 4 maggio, ma i problemi posturali continuano ad affliggerlo
Il primo podio di Enrico arriva il 4 maggio, ma i problemi posturali continuano ad affliggerlo

Juniores e problemi annosi

La schiettezza è sempre stata una dote preziosa di Gilberto Simoni e gli basta un assist sul futuro di suo figlio per analizzare i problemi della attuale categoria.

«E’ vero che faccio parte della MBH Bank Colpack Ballan – dice – e che qualcuno potrebbe pensare che potrei farlo passare lì, ma è presto. Deve ancora maturare e pensare a finire bene la stagione. Non mi pongo limiti, magari potrebbe arrivare anche un team straniero. Diciamo che vorrei che non ci fossero troppe persone di mezzo nel suo trasferimento, come quello degli altri in generale.

«Negli juniores – conclude Gilberto Simoni – è tutto una pazzia, come in tutte le altre discipline di quella età. Lo sport è socialmente degradato. Ormai non è fatto più per far crescere i ragazzi, quanto invece per finalizzare l’interesse di certi tecnici o dirigenti. Lo vedo nei kart, nello sci, nel calcio. E il Coni è il primo organo che lo concede. Avete notato che si è abbassata l’età media dei ragazzi che smettono di fare sport? E’ perché si arrendono prima alle pressioni spropositate della ricerca di risultati. Spero che cambi in fretta questa tendenza».

Simoni (tra Cobalchini e Manfè) ha vinto in salita a Piancavallo sfruttando allunghi e cambi di ritmo, le sue doti meno forti
Simoni (tra Cobalchini e Manfè) ha vinto in salita a Piancavallo sfruttando allunghi e cambi di ritmo, le sue doti meno forti
Da un Simoni ad un altro. Enrico che tipo di corridore sei?

Sono scalatore che sfrutta la sua leggerezza, anche se non la cerco apposta. Mi trovo bene su salite lunghe e non è un caso che i risultati migliori siano arrivati su quelle che duravano 30/40 minuti o addirittura un’ora. Sto migliorando sugli scatti e sui cambi di ritmo. La vittoria di Piancavallo infatti me la sono costruita in questa maniera, giocando al meglio su queste caratteristiche che mi appartengono meno. Ho vinto anche gestendo un po’ la troppa foga di vincere. Anche perché finora non era stata una stagione semplice.

Per quale motivo?

Ho trascorso un inverno travagliato con dolori alla schiena e problemi posturali. Fino a maggio è stato un calvario, era frustrante vedere tutti che andavano in bici e facevano risultato. Mi piace spingermi al limite, ma non ero più disposto a questo tipo di sofferenza. Poi ho risolto questa noia proprio grazie al vostro articolo su Kevin Colleoni.

Cioè?

Sono risalito allo stesso studio di osteopati, che mi ha rimesso letteralmente in sesto curandomi una rotazione del bacino ed un gonfiore addominale. Mi manca solo di sistemare il problema della masticazione che farò nel prossimo inverno.

E così ti sei sbloccato definitivamente.

Esattamente. Da luglio in avanti ho avuto la svolta. Mi sono ritrovato con più energia da spendere e non ho più dovuto pensare ad altro. Sono arrivati tanti bei risultati, ma soprattutto una continuità di prestazioni e rendimento. Ora voglio solo concludere il 2024 in questo modo. Sabato ad esempio c’è una cronoscalata organizzata proprio dalla nostra società e vorrei fare molto bene visto che corriamo a Palù sulle strade di casa. Punto però anche ad una gara ondulata che ci sarà a Firenze la settimana prossima ed è aperta a tanti tipi di corridori. All’anno prossimo prossimo ci penserò più avanti.

Risolte le noie fisiche alla schiena, Simoni ha ritrovato il giusto colpo di pedale da luglio in avanti
Risolte le noie fisiche alla schiena, Simoni ha ritrovato il giusto colpo di pedale da luglio in avanti
A parte tuo padre, c’è un atleta a cui fai riferimento?

E’ vero, mi sono sempre ispirato a lui, ma ho cercato di imparare a correre guardando i suoi vecchi video e discutendone con lui. Nel presente invece mi piacciono molto Enric Mas e Joao Almeida. Lo spagnolo per una questione prevalentemente fisica dato che sono molto simile a lui. Il portoghese invece per il modo di correre visto che anche lui affronta le salite con grande regolarità. Per il resto devo ancora capire chi sono e dove posso arrivare.