Backstedt, dalla Roubaix alle emozioni della figlia pigliatutto

05.10.2022
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E’ proprio il caso di dire che il ciclismo a Magnus Backstedt ha dato tutto. Non solo la gloria, attraverso 12 vittorie ma soprattutto il trionfo alla Parigi-Roubaix del 2004, ma anche una vita, diversa da quella prospettata. Tramite il ciclismo ha incontrato l’amore, attraverso una ciclista come lui, Megan Hughes, nazionale britannica con un forte carattere derivato dalle sue radici gallesi. Ha costruito un lavoro, un piccolo team diventato una delle principali realtà giovanili britanniche. Ha cementato una famiglia con due figlie, Elynor e soprattutto Zoe che stanno dando nuovo impulso al ciclismo di Sua Maestà.

Zoe tra Elynor e la madre Megan: tra strada e ciclocross ha già 4 maglie iridate al suo attivo
Zoe insieme alla madre Megan: tra strada e ciclocross ha già 4 maglie iridate al suo attivo

I successi di Zoe Backstedt sono sotto gli occhi di tutti, una superiorità tale la sua da schiacciare le avversarie e quasi farle partire solo per lottare per la seconda piazza, come sottolineava Eglantine Rayer dopo la conquista dell’argento iridato. Guardando Zoe è impossibile non fare il parallelo con suo padre, vero e proprio vichingo alto quasi due metri per poco meno di 100 chili di peso. Un gigante che però si scioglie di fronte alle imprese della figlia.

Vivere da padre i successi di Zoe quanto è diverso rispetto a come hai vissuto le tue vittorie?

E’ molto diverso perché sono due mondi differenti, per quanto sembri lo stesso sport. Io ho vissuto sulla mia pelle tutta la trafila per diventare pro’, lottare anno per anno per cercare di emergere, passando tra le normali difficoltà, le sconfitte, le debolezze ma anche grandi gioie. I progressi di mia figlia li guardo da fuori, mi regala emozioni profonde ma sono molto differenti come lo sono quelle che mi regala anche Elynor. E’ interessante vedere come progrediscono e per certi versi mi accorgo anche di quanto sia duro il cammino per arrivare alle vittorie.

Zoe Backstedt in fuga a Wollongong. Struttura possente che ricorda quella del padre
Zoe Backstedt in fuga a Wollongong. Struttura possente che ricorda quella del padre
Zoe ed Elynor in che cosa sono più simili al Magnus ciclista?

Io sono sempre stato convinto che siano molto più simili a mia moglie, al suo modo di interpretare il ciclismo (Megan Hughes ha corso dal ’96 al 2000, vincendo il titolo britannico nel ’98, ndr) Ci rendono molto orgogliosi per l’impegno che ci mettono. Noi possiamo avergli dato l’esempio, ma i loro successi sono tutti farina del loro sacco.

Quando correvi, le tue figlie erano ancora molto piccole. Hanno mostrato interesse per il tuo passato?

Non so più neanche quante volte hanno visto sui computer il video della Roubaix del 2004… Zoe non era ancora nata, Elynor aveva 3 anni, era lì ad aspettarmi con la mamma al velodromo, sono immagini che non dimentico. Anche per quello quella gara per loro è speciale e spesso mi chiedevano se e quando si sarebbe potuta aprire anche alle donne. Ora potranno provarci anche loro.

Elynor e Zoe in allenamento insieme. L’iridata corre con la EF Education Tibco SVB dallo scorso agosto
Elynor e Zoe in allenamento insieme. L’iridata corre con la EF Education Tibco SVB dallo scorso agosto
Zoe ha vinto tutto da junior, temi che fra le elite subirà troppa pressione o pensi si adatterà subito?

Sicuramente, deve metterlo in preventivo, ma dalla sua c’è che non parte da zero, ha l’esempio di sua sorella che è già nel WorldTour. E’ chiaro che tutti i media e la gente la guarderanno, Zoe ha davvero dominato nei due anni da junior e questo pesa. Tante vittorie che accrescono l’attesa, che renderanno difficile l’approccio, ma io dico sempre loro che l’importante è cercare di fare sempre del proprio meglio e avere la coscienza di questo, sentirsi a posto con se stesse, il resto arriverà. Zoe dovrà abituarsi a un livello molto più alto. La pressione su di lei è tanta, gliela mette l’ambiente e magari inconsapevolmente anche noi di famiglia. Ma è anche una sfida intrigante e lei ha il talento dalla sua.

Elynor come vive la popolarità della sorella?

Sono molto legate, ma sono anche molto diverse e competitive fra loro. Zoe ha ad esempio una predilezione per il ciclocross, Elynor più ortodossa e concentrata sulla strada. Sta trovando un suo spazio alla Trek Segafredo, quest’anno ha gareggiato molto e fatto esperienze. Vive il suo sport con grande divertimento e guarda molto a se stessa. Noi la sosteniamo esattamente come la sorella.

La vittoria di Magnus Backstedt alla Roubaix 2004, con Cancellara solo 4°
La vittoria di Magnus Backstedt alla Roubaix 2004, con Cancellara solo 4°
Tu hai una grande squadra giovanile, quanti ragazzi ne fanno parte e che prospettive hanno?

Ormai sono 7 anni che il Backstedt Cycling esiste, è nato con il proposito di dare indietro qualcosa dell’immensità che il ciclismo ci ha donato e volevamo farlo attraverso le giovani generazioni. Lavoriamo con ragazzi fino alla categoria junior, seguendo il progetto della Federazione Britannica. In Gran Bretagna ci sono molti talenti, il mio interesse è portarne il più possibile alle soglie dell’attività professionistica. Io posso dare loro gli strumenti, poi starà a loro trovare la propria strada. Al contempo lavoriamo perché il ciclismo resti compatibile con la loro età, qualcosa sì d’importante, ma anche divertente.

Oggi ti piace di più il ciclismo maschile o femminile?

Sono due cose molto differenti. Quello femminile mi diverte molto perché è in continua ed enorme evoluzione, è sempre più competitivo e sta crescendo di livello in maniera esponenziale. Non saprei dire però che cosa preferisco. Diciamo che è sempre ciclismo…

Con un padre così, che Backstedt ti aspettavi?

07.11.2021
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Lei vinceva il mondiale di Leuven e intanto suo padre Magnus Backstedt nella postazione di Eurosport piangeva. Il vincitore della Roubaix 2004 e di una tappa al Tour di colpo aveva smesso di parlare, lasciando il microfono a Marty, compagno di tante telecronache.

«E’ un momento di grandissimo orgoglio – queste le sue parole dopo un silenzio durato quanto l’ultimo chilometro – ho le lacrime che mi scendono sul viso commentando questo giorno e guardando queste immagini. Zoe ha quel cambio di ritmo su cui si allena così tanto ed è naturalmente molto dotata. Non appena riesce a scattare… guardatela quanto è emozionata…».

I ricordi di Leuven 2021 tornano a galla mentre Zoe Backstedt l’ha fatto nuovamente ieri agli europei di ciclocross, categorie donne junior, lasciandosi indietro l’olandese Bentveld per più di un minuto.

Storia di Elynor e Zoe

In realtà le figlie del gigante svedese sono due ed entrambe fortissime. Nel 2019 hanno vinto entrambe la Gand-Wevelgem di categoria: Elynor quella under 19, Zoe fra le under 17. Solo che mentre la più piccola quest’anno si è impadronita della scena, la più grande Elynor ha vissuto un anno di adattamento alla categoria elite con la maglia Trek-Segafredo, dopo aver perso tutto il 2020 per una frattura alla gamba rimediata a maggio. Andava in mountain bike con suo padre nei dintorni di Cardiff, è caduta e ha sentito il crac. Non è servito l’intervento, ma alcune settimane di stop assoluto e, complice il Covid, addio stagione.

Elynor ha un ruolo molto importante per Zoe: le due sorelle Backstedt hanno tre anni di differenza, ma sono unitissime. In una famiglia così l’argento magari non fa notizia, ma poco prima di vincere l’oro di Leuven, Zoe ha conquistato l’argento della crono iridata a Bruges. Ma non era affatto sicura di farcela.

«Mi ha ancora convinto mia sorella – ha raccontato nella conferenza stampa – parlare con lei nell’ultima settimana ha davvero calmato i miei nervi in gara. Essere in grado di parlare con lei e avere una voce amichevole aiuta davvero. Ha più esperienza di me, quindi posso chiederle ogni cosa. Ad esempio quanto sia difficile scendere la rampa di partenza e quanto spingere nei primi metri di gara…».

Come su strada a Leuven, una sua azione da lontano ha premiato Zoe Backstedt
Come su strada a Leuven, una sua azione da lontano ha premiato Zoe Backstedt

C’è anche la mamma

Quindi, riepilogando: un padre ex campione, due figlie che promettono di diventarlo e anche la mamma non è immune dal… vizietto della bici. Megan Huges infatti ha corso per quattro stagioni fra le elite fra il 1996 e il 2000, vincendo il titolo nazionale britannico nel 1998. Non un grande palmares, probabilmente in casa le toccherà abbassare lo sguardo, ma si capisce benissimo come mai le trasferte e lo stile di vita imposto dal ciclismo non siano assolutamente un peso per la famiglia che risiede a Pontyclun, nel Galles sud-orientale.

«Per anni è stato un po’ un incubo logistico – racconta il capostipite – ma abbiamo fatto tutto ciò che serve alle ragazze per inseguire i loro sogni. Ovviamente amano il ciclismo e farne parte. Ma in genere non siamo una famiglia da divano e televisione. Ci piace lo stile di vita frenetico. Avevo 12 anni quando ho iniziato ad andare in bicicletta. Un mio amico mi chiese di seguirlo e io andai. Mi ci vollero tre mesi per diventare campione nazionale. Elynor voleva una bici da corsa quando aveva quattro anni. Il club locale stava tenendo una sessione per imparare a usarla e abbiamo deciso di portarla per vedere se le piaceva. Ci sono voluti un paio di mesi prima che gareggiasse in alcune competizioni minori e da allora non ha più perso tempo».

Paura del traffico

Poi è arrivata Zoe, più piccola, ma con qualcosa nello sguardo che ha fatto capire ai genitori che ci fosse un’altra atleta in arrivo. 

«A 16 anni, Elynor si allenava sei o sette giorni alla settimana. Zoe invece ne aveva 13 e andava in bicicletta solo quando aveva voglia. Le giornate erano fatte di scuola e bici, magari facendo i compiti nell’itinerario fino al velodromo, per essere poi pronte a partire in bici». 

Eppure la famiglia ha vissuto anche momenti poco felici, come la collisione con un’auto che nel 2017 ha coinvolto le ragazze. Da quel giorno, con Elynor costretta a interrompere gli allenamenti per otto settimane a marzo a causa di una commozione cerebrale, gli automobilisti negligenti sono diventati una preoccupazione, al punto che a volte Magnus e Megan si organizzavano a turni per seguirle.

«Sono uscito a lungo con le ragazze – ha raccontato Magnus – se sono a casa lo faccio ancora. Ci sono un sacco di auto sulla strada e automobilisti che guidano come matti. La gente sembra avere sempre meno pazienza con i ciclisti e tutti si infilano appena vedono il varco. Per noi è ancora una grande preoccupazione».

Nel 2004 lo svedese correva nella piccola Alessio di Flavio Miozzo: altri tempi, prima del WorldTour
Nel 2004 lo svedese correva nella piccola Alessio di Flavio Miozzo: altri tempi, prima del WorldTour

Una coppia esplosiva

Si suole attribuire il primo lampo della grandezza delle sorelle Backstedt a una gara in pista svoltasi a Newport, dove Magnus gestisce un centro di allenamento, proprio nel 2017 dopo l’incidente, le difficoltà e le paure. 

Gareggiando contro ragazze di quattro anni più grandi, Zoe divenne campionessa della corsa a punti giovanile, battendo la sorella maggiore nella volata per l’oro.

«Si aiutano a vicenda per fare bene – ha raccontato Magnus – Elynor ha pianto non per il secondo posto, ma perché era felice per Zoe. C’è un po’ di rivalità e giustamente, ma si spronano a vicenda. Ed è incredibile che le ragazze amino così tanto ciò che la loro madre ed io abbiamo amato per tutta la vita. La parte più difficile adesso l’abbiamo noi quando diventiamo nervosi, perché vogliamo che facciano sempre il meglio, soprattutto se una ci riesce e l’altra no».