Elisa Bianchi, una stagione di tante prime volte tra BFT e pista

11.09.2025
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Con la vittoria della generale del Giro della Lunigiana Donne di una settimana fa, la stagione su strada di Elisa Bianchi si è già chiusa, mentre sta per entrare in quella del ciclocross. La junior della BFT Burzoni ha vissuto in maniera intensa la prima stagione nella categoria (in apertura foto Ossola), raccogliendo tanti piazzamenti e scoprendo anche la pista con paio di medaglie internazionali.

Col quartetto azzurro a luglio è arrivato l’argento europeo in Portogallo, poi ad agosto quello mondiale in Olanda ed entrambe le volte sempre dietro ad una inarrivabile Gran Bretagna, ma per Bianchi questo 2025 doveva proiettarla in una dimensione diversa, più “corale”. Per la 17enne bresciana di Lograto, che nelle categorie inferiori aveva quasi sempre corso da sola, era il debutto pure in una squadra, intesa come gruppo di compagne e staff. Ad inizio anno infatti Stefano Solari, team manager della BFT Burzoni, ci aveva detto che l’ingaggio di Bianchi era da considerarsi una scommessa. La personalità non manca ad Elisa e allora cerchiamo di capire con lei se questa scommessa è considerarsi vinta.

Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Facciamo un bilancio sulla tua annata. E’ stata in linea alle tue aspettative?

Sono molto contenta di come è andata la stagione, è stata bellissima. Non pensavo di fare già risultati in pista visto che ho iniziato quest’anno. Anche se forse avrei voluto ottenere qualcosa di più, devo dire che pure su strada è andata bene con tanti piazzamenti e due vittorie (la prima conquistata all’autodromo di Monza a fine maggio, ndr). Ora inizierò a prepararmi per il ciclocross, seppur sia stata convocata dalla Lombardia per i campionati italiani in pista (in programma a Noto dal 7 al 9 ottobre, ndr).

Vorresti continuare a fare doppia attività tra strada e ciclocross anche nel futuro?

Quest’anno deciderò in base ai risultati, però non nascondo che sto già riflettendo su come far conciliare tutto, compresa la pista. La mia idea iniziale sarebbe stata quella di fare ancora questa stagione di ciclocross e poi concentrarmi essenzialmente sulla strada. Tuttavia non ci penso perché sono molto stimolata. Innanzitutto correrò per una nuova squadra (la Alè Colnago, che verrà presentata la settimana prossima, ndr) e contestualmente vorrei guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali che l’anno scorso non ero riuscita a ottenere.

Tornando alla pista, che impatto è stato?

Mi sono divertita tantissimo e ho cancellato un vecchio ricordo. Al primo anno da allieva avevo fatto un solo allenamento in pista e non era andato bene, anche perché arrivavo dalla Mtb. Invece stavolta è stato tutto bello e mi sono appassionata, tanto da volerla curare con più metodo. Mi è piaciuta l’atmosfera e sotto questo aspetto devo ringraziare tantissimo Diego Bragato, che mi ha dato subito tanta fiducia, e tutto lo staff. Per ora ho fatto solo il quartetto, ma lui dice che potrei iniziare a lavorare sulla madison. Vedremo, ho voglia di imparare.

Questa stagione in pratica sei stata in due formazioni, club e nazionale in pista. Come sono andate queste esperienze?

Per concludere il discorso pista, ho visto la forza di un gruppo. Tante ragazze avversarie durante l’anno che si uniscono con la maglia azzurra e si supportano a vicenda, grazie ai consigli dei tecnici. Con la BFT Burzoni è stata la stessa cosa, nonostante all’inizio sia stato un grande cambiamento per me perché arrivavo in una squadra molto organizzata sotto ogni punto di vista. Ho sempre corso da sola e un po’ di timore ce lo avevo. Col passare del tempo e delle gare mi sono trovata bene con le compagne, con i diesse Krizia e Vittorio (rispettivamente Corradetti e Affaticati, ndr) e il resto della squadra. E’ stata una stagione in cui ho imparato tanto.

Cosa in particolare?

In squadra ho avuto quel senso di famiglia che non avevo e che non conoscevo. Ad esempio ho imparato a gestire la pressione e spartire l’ansia della gara con le mie compagne. Mi è servito confrontarmi con loro sotto questo punto di vista e di conseguenza interagire con le compagne è diventato più semplice.

La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
E in corsa invece Elisa Bianchi cosa ha tratto?

Ho imparato le tattiche di gara e capire in prima persona quanto sia importante la squadra ai fini di un risultato. Sento di essere cresciuta tanto, anche grazie al sacrificio di rinunciare ad un piazzamento per aiutare una compagna. Il Lunigiana è stato un esempio di tutto questo. Ho aiutato le compagne a vincere le due tappe ed io sono riuscita a conquistare la generale.

Ti sei posta qualche obiettivo per il 2026?

Nessuno in particolare. Vorrei fare una bella stagione in generale, anche ripetere questa con qualche vittoria in più. Ecco, magari vorrei provare ad avere un po’ più libertà d’azione per capire meglio che tipo di corridore sono. Anche la prossima sarà una stagione di altri insegnamenti per il futuro.

Loda, quanto costa gestire un team di ciclocross?

27.11.2022
5 min
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Ogni domenica un impegno in giro per l’Italia, ogni domenica un agglomerato di emozioni come neanche quando correva fra i pro’ gli era dato vivere. I weekend di Nicola Loda sono vissuti sempre sul filo del rasoio, trepidando per i suoi ragazzi. Il Team Piton sta affrontando la lunga stagione del ciclocross con 7 ragazzi, fra esordienti e allievi, che regalano in ogni occasione tanta passione.

Ma quanto costa gestire una simile società e che cosa comporta? Loda si è sottoposto volentieri alla disamina dell’attività della sua squadra come vero e proprio “exemplum” di quel che significa gestire un team nel ciclismo odierno. Spese che toccano il portafoglio, ma anche impegni che riguardano un vasto numero di persone.

Nella sua analisi, Loda parte da una premessa doverosa: «La nostra attività è cambiata da un anno a questa parte. La stagione scorsa era ancora all’insegna della pandemia, c’erano molte meno gare per le categorie giovanili e quando capitavano, dovevamo affrontarle anche a costo di lunghi viaggi. Ad esempio nella passata stagione abbiamo seguito in maniera quasi continuativa il calendario del Giro d’Italia, quest’anno invece abbiamo privilegiato trasferte più vicine ma più frequenti, sempre però di un alto livello, seguendo principalmente il calendario del Mastercross e le prove nazionali di Lombardia ed Emilia».

La messa a punto delle bici occupa le mattine prima della gara. Tutti danno una mano
La messa a punto delle bici occupa le mattine prima della gara. Tutti danno una mano
Come avete strutturato dal punto di vista economico la vostra stagione?

A inizio anno il nostro presidente Paolo Zanesi fa i suoi conti e mette da parte un budget che possiamo quantificare, in cifre, tra i 21 e i 24 mila euro, ma bisogna considerare che ogni atleta ha a disposizione due bici, una da gara e una da allenamento, poi tutti gli accessori e l’abbigliamento che sono forniti direttamente da Piton. La cifra coinvolge principalmente tutte le trasferte della nostra attività.

Proviamo a dividerle…

Quando partiamo, ci sono tre mezzi: due furgoncini dove viaggiamo con i 7 ragazzi e il furgone grande che porta tutte le bici, perché ogni atleta deve avere il ricambio, quindi le bici da allenamento vengono impiegate in gara soprattutto se c’è fango e bisogna provvedere al cambio ogni giro per lavare la bici lasciata. Ci sono sempre almeno 5 genitori che vengono in ogni trasferta. Quando le località sono vicine è abbastanza semplice, si parte la mattina prestissimo e si torna in giornata. Altrimenti bisogna anche provvedere all’hotel e pur cercando di risparmiare sono sempre quei 60-70 euro a persona da considerare. Poi c’è il cibo, quindi a conti fatti si fa presto a raggiungere quelle cifre in un’attività di 4 mesi.

Il grande spazio che il Team Piton mette in piedi a ogni evento. Per questo serve arrivare in anticipo…
Il grande spazio che il Team Piton mette in piedi a ogni evento. Per questo serve arrivare in anticipo…
Nella tua analisi non hai contemplato presenze di meccanici e simili…

Perché facciamo da soli: siamo tutti abbastanza esperti per provvedere a quelle minime operazioni che sono le regolazioni del cambio e della sella, il gonfiaggio delle ruote e così via. Ogni settimana poi le bici vengono portate alla sede della Piton per la messa a punto. Io e un altro facciamo al mattino la gara dei master, poi ci mettiamo a disposizione dei ragazzi: chi al cambio bici, chi al lavaggio, chi a preparare i rifornimenti…

Quando inizia il vostro lavoro?

Sicuramente quando partiamo la mattina stessa dobbiamo arrivare molto prima. Bisogna innanzitutto montare il gazebo e attaccare il generatore di corrente, attaccare la bombola del gas, tirar giù le bici e rimetterle a posto. C’è tantissimo da fare prima di una gara. Noi diciamo sempre che appena arrivati c’è da “montare il circo”… E’ una fatica, ma è anche molto divertente.

Al Mastercross di Fanano doppietta fra le allieve 1° anno con Bianchi e Arzetti
Al Mastercross di Fanano doppietta fra le allieve 1° anno con Bianchi e Arzetti
La stagione com’è iniziata?

Alla grande, i ragazzi ci stanno dando grandi soddisfazioni. Abbiamo due esordienti come Anna Bonassi, già campionessa italiana su strada e Carlotta Longhi, anche lei tra le prime in Italia. Sono alle loro prime armi nel ciclocross ma ogni volta vanno meglio e imparano. Poi abbiamo due allieve primo anno, Elisa Bianchi e Nicole Arzetti entrambe provenienti dalla mtb dove hanno vinto un titolo italiano nella scorsa estate. Infine tre allievi 2° anno: Francesco Baruzzi che è sempre tra i primi, Massimo Salvodini che viene anche lui dalla mtb e Luca Zaina, il figlio di Enrico mio compagno di avventure per tanti anni su strada e di Nadia De Negri, viceiridata nella mtb nel 1997.

Come ti trovi ad allenare il figlio di Zaina?

Devo dire innanzitutto che sia Enrico che Nadia lasciano fare a me, non sono di quei genitori che mettono bocca, anzi Luca praticamente mi chiama ogni due giorni per relazionarmi su quanto fatto. Qualche giorno fa gli ho fatto comprare il bilanciere, per fargli fare gli esercizi per la muscolatura. Enrico mi fa «Eh, mi hai fatto spendere tutti quei soldi…». «Enrico, non ti ricordi quand’eravamo noi ad allenarci in palestra? Spiegagli quali esercizi fare». «No, sei tu l’allenatore, fai tu…». Luca ci tiene tantissimo anche perché vuole liberarsi da questa nomea di “figlio d’arte” che gli speaker gli affibbiano ogni santa volta che scende in gara. La responsabilità del cognome gli pesa, ma pian piano sta uscendo fuori, migliora sempre.

Loda con Luca Zaina, figlio di Enrico pro’ fino al 2000 e di Nadia De Negri, stella della mtb
Loda con Luca Zaina, figlio di Enrico pro’ fino al 2000 e di Nadia De Negri, stella della mtb

I costi per lo sponsor

Fin qui Loda, ma per saperne di più sulle spese di un team abbiamo contattato anche Sara Pitozzi, amministratore delegato della Piton: «Se comprendiamo anche le nostre spese raggiungiamo i 50 mila euro e questa è una base minima per fare attività. Molti vorrebbero costituire un team, ma io dico sempre che se non hai almeno una cifra simile di base è meglio non provarci neanche.

«Ai corridori vengono fornite due bici, una in carbonio con Shimano Grx per la gara e una in alluminio con cambio Sram per l’allenamento. La manutenzione è tutta a nostro carico. Il rapporto è nato 6 anni fa e a conti fatti le soddisfazioni che stiamo portando a casa, non solo in termini di risultati, ripagano ampiamente l’investimento».