Veloce, leggera e versatile, la SuperSix Evo sarà di nuovo al fianco della EF Education-Easy Post per la stagione 2022. Un mezzo da gara… che i campioni della squadra statunitense potranno domare per averne tutti i vantaggi. Le sue doti sono apprezzate dal mercato e dai pro’ che l’hanno già usata nel 2021.
Maneggevolezza e adattamento a ogni tipo di competizione, dai saliscendi, agli arrivi più impegnativi e perché no, anche per qualche arrivo pianeggiante. Un gioiello colorato di bianco con una grafica che ne valorizza le linee. L’equipaggiamento è da top di gamma, andiamola a scoprire nel dettaglio.
Il manubrio Vision e il passaggio cavi interno favoriscono una linea pulita e aerodinamicaIl manubrio Vision e il passaggio cavi interno favoriscono una linea pulita e aerodinamica
Telaio ultraleggero
Geometria vivace e rigidità per una velocità esplosiva. Il telaio in carbonio Hi-MOD PF30a ultraleggero rende questa bici una fra le migliori oggi sul mercato. La struttura della SuperSix Evo è in carbonio di alta qualità a elevata rigidità è ad alta resistenza. Il mix di di fibre permette un risultato finale con caratteristiche di leggerezza, reattività e solidità.
Grazie al profilo aerodinamico, i tubi del telaio riducono la resistenza fino al 30%, garantendo peso identico e una rigidità pari o superiore a quella dei classici tubi di sezione rotonda. Il tutto si traduce in un risparmio di potenza stimato di 30 watt ad una velocità di circa 50 km/h, rispetto al modello precedente.
Le leve sono le Shimano Dura Ace Di2 R9200 hydro dual control Le leve sono le Shimano Dura Ace Di2 R9200 hydro dual control
Avantreno aero
Cavi integrati e uno spazio anteriore per copertoni fino a 30 mm, regalano una linea pulita e confortevole. Il manubrio è il Vision Metron 5d/6d per un profilo aero che parte dall’avantreno. Il grip è il Prologo Onetouch 2 e Onetouch 2 Gel. Sempre alloggiato sul manubrio è presente il pannello di controllo digitale firmato Wahoo. Le ruote sono le Vision Metron 40sl/50sl a disco montate con i tubolari Vittoria Corsa da 25/28 mm.
La sella Prologo DImension è uno dei modelli più utilizzati in gruppo di questo brand
FSA è partner tecnico per quanto riguarda pedivelle e movimento centrale
La sella Prologo DImension è uno dei modelli più utilizzati in gruppo di questo brand
FSA è partner tecnico per quanto riguarda pedivelle e movimento centrale
Trasmissione al top
Per il bolide firmato Cannondale, la trasmissione scelta è lo Shimano Dura Ace Di2 R9200 2×12 completo. Le pedivelle sono le Cannondale HollowGram SiSL, BB30, con FSA 12 speed Chainrings. Il movimento centrale è il Cannondale Alloy PF30 BB Cups, con FSA Ceramic BB30 Bearings. Mente il misuratore di potenza è il Power2Max NG and NGeco HollowGram power meter.
Retrotreno riconfermato
La guida fluida è una caratteristica riconosciuta di questa SuperSix, merito del carro posteriore SAVE con il collarino integrato ed il reggisela Hollowgram Knot 27sl. Infine la sella che accompagnerà i campioni della EF Education-Easy Post sarà la Prologo Dimension che vanta un peso di 149 grammi.
Sonny Colbrelli diventa campione italiano e realizza uno dei suoi sogni di corridore. Attacca e batte Masnada in volata. E ora porterà il tricolore al Tour
Charles Wegelius è stato per tante stagioni un ottimo professionista. L’inglese ha militato a lungo in squadre italiane, come Mapei e Liquigas, e ha chiuso la carriera nel 2011 alla UnitedHealthcare. Oggi Charly, tutti lo chiamano così, è uno dei direttori sportivi della EF Education – EasyPost.
Un direttore esperto al quale chiediamo i piani del suo team. Un team che forse è un po’ meno sotto ai riflettori rispetto ad altri, ma che invece ha lavorato bene nel ciclomercato d’inverno. Ed ecco che sono arrivati giovani come Ben Healy, corridori esperti come Esteban Chaves e altri con voglia di rilanciarsi come Mark Padun. E già c’erano Rigoberto Uran, Stefan Bissegger, Hugh Carthy,Alberto Bettiol,Magnus Cort… Quest’ultimo vera rivelazione della scorsa Vuelta con tre vittorie di tappa e numeri da capogiro.
Uran quest’anno punterà sulle Ardenne, il Romandia e il Tour
Esteban Chaves sempre sorridente. E’ approdato alla EF quest’anno (foto Instagram)
Uran quest’anno punterà sulle Ardenne, il Romandia e il Tour
Esteban Chaves sempre sorridente. E’ approdato alla EF quest’anno (foto Instagram)
Charly, una squadra più forte di quel che possa sembrare. Cerchiamo di capire i vostri programmi. Partiamo da Rigoberto Uran…
Rigo partirà dalla Tirreno-Adriatico, la sua prima corsa della stagione. E da lì sarà un crescendo graduale per arrivare al massimo nelle classiche delle Ardenne e al Giro di Romandia. Da qui, tornerà in Colombia e inizierà a lavorare per il Tour.
Ma perché un corridore come Uran non viene al Giro? Tanto più che quest’anno c’è pochissima cronometro. Al Tour un podio è decisamente più complicato per lui…
Sì, potrebbe essere ideale questa corsa rosa per lui, ma abbiamo altri corridori dal profilo simile che possono fare ugualmente bene al Giro. Penso a Chaves e a Carthy.
Ecco, Chaves: ti avremmo chiesto proprio di lui…
C’era davvero grande entusiasmo in lui di venire a correre da noi. Ha visto l’ambiente che c’è, ha visto i modi di fare amichevoli che abbiamo e ha trovato energia in tutto ciò. Prima di venire ha parlato sicuramente anche con Uran, colombiano come lui, e questo ambiente lo mette a suo agio.
Carthy è chiamato a migliorare l’ottavo posto raggiunto al Giro d’Italia 2021Carthy è chiamato a migliorare l’ottavo posto raggiunto al Giro d’Italia 2021
L’ambiente EF Education – Easy Post deve essere davvero particolare rispetto ad altre squadre, anche Padun ce ne ha parlato. E allora ti chiediamo: quali sono questi modi di fare?
Preferisco non parlarne in termini di paragone con le altre squadre, ma per come siamo noi. Bastano parole normali per descrivere il nostro ambiente: tranquillità, libertà, lasciare ai corridori la sicurezza di essere se stessi ed esprimersi in modo naturale. Noi partiamo dal presupposto che i corridori sono dei pro’ perché hanno del talento e hanno una grande motivazione. Non serve spingerli. Noi dobbiamo aiutarli a rimuovere gli ostacoli che non gli fanno raggiungere il top delle loro prestazioni. Non gli puntiamo il dito addosso, pensiamo che il loro lavoro lo abbiano svolto. Li trattiamo da adulti, da professionisti quali sono…
Per fare un esempio, se al mattino successivo pesano 150 grammi in più non li demonizzate. E’ così?
Usando il vostro esempio, se al mattino pesano 150 grammi in più non è perché crediamo che abbiano fatto i “monelli”, ma perché ci può essere un problema da risolvere insieme.
Continuiamo a sfogliare i nomi. Passiamo a Hugh Carthy. Lui lo scorso anno ha disputato un buon Giro e quest’anno ci tornerà…
Hugh ha margini notevoli. E credo anche che questi margini saranno una costante e lenta progressione nella sua carriera. Lui ha sempre fatto dei piccoli passi ogni anno. Non credo che il risultato della Vuelta 2020 (fu terzo, ndr) cambia questa sua progressione. L’anno scorso per la prima volta ha saggiato sulla sua pelle cosa vuol dire avere la responsabilità di un team sulle spalle, di svegliarsi ogni mattina da metà novembre sapendo di essere capitano al Giro. Sta imparando cosa vuol dire essere un punto di riferimento per un gruppo di persone. Vediamo come andrà passo, passo…
Cort ha scalato il Kilimangiaro durante l’inverno. Il team non solo approva tali iniziative ma le ha anche rilanciate sui social (foto Instagram)Cort ha scalato il Kilimangiaro durante l’inverno. Il team non solo approva tali iniziative ma le ha anche rilanciate sui social (foto Instagram)
Chaves e Carthy al Giro: chi sarà il capitano?
Non scendiamo in questo dettaglio. Certamente saranno due corridori protetti, ma dire adesso, a febbraio, chi sarà il primo leader e chi il secondo oltre che è inutile, non fa parte del nostro approccio. Torniamo al discorso di prima.
Andiamo avanti, Charly: Bissegger, Cort, Valgren sono i vostri “bestioni” per le classiche?
Sì, loro fanno parte del gruppo che si dedicherà principalmente alle classiche ed è un gruppo solido. Ma non dimenticherei tra loro dei giovani elementi come Jonas Rutsch, che è cresciuto molto, e Marijn Van den Berg, o corridori esperti come Sebastian Langeveld. E’ un bel mix, come detto, è un gruppo solido.
E poi c’è Bettiol… Alberto è uno dei corridori italiani più forti. Come sta? Che inverno ha passato?
Lo vedo molto bene. Lui è un talento indiscusso. Ha avuto questo passaggio molto difficile della sua carriera e in pochi sapevano davvero cosa stesse passando. Insieme ne siamo usciti e adesso lo vedo bene. Mi sembra fiero del lavoro fatto. E’ molto unito al nostro gruppo. Abbiamo fatto di tutto per farlo tornare al top. Alberto lavora duro e soprattutto sa lavorare. E’ contento di questa squadra e noi siamo contenti di lui. Per me la EF è perfetta per lui, perché sente la fiducia.
Bettiol ha aperto la sua stagione alla Marsigliese. E a Besseges è stato secondo nella generaleBettiol ha aperto la sua stagione alla Marsigliese. E a Besseges è stato secondo nella generale
Quale sarà il suo calendario?
Il normale approccio alle classiche. Le nuove date però lo avvantaggiano per l’Amstel Gold Race, che casca davvero bene.
Charly, cosa ti colpisce di questo ragazzo?
Sapete, lui è un vero talento. E’ un corridore un po’ alla “vecchia maniera”. Lui è favorito con le gare più lunghe che c’erano qualche anno fa.Il ciclismo moderno in tal senso un po’ lo penalizza. Si sa che oltre i 200 chilometri tanti corridori sono “eliminati”. E che dopo 220-230 chilometri c’è uno step ulteriore. Ebbene, Alberto è uno di quelli adatti alle gare più lunghe. Più ci sono i chilometri e più per lui è facile, ci sono “meno” avversari. Alberto ha questo gran motore… può pedalare tutto il giorno senza perdere tanto in termini di prestazione. E si è visto in quel famoso Fiandre cosa ha fatto, che valori aveva in quei 18 chilometri finali, per di più alla sua età (doveva compiere 26 anni, ndr). Alberto sa muoversi in corsa come pochi. In più c’è una cosa che ci dice del suo talento.
Cosa?
Nonostante sia ancora abbastanza giovane, come ho detto si sa muovere bene in certe corse, pur non essendo cresciuto in Belgio. Altri corridori ci impiegano anni. E’ vero, lassù aveva vicino il direttore sportivo Andreas Klier: ascoltarlo per radio è come avere un audiolibro! Come fare un corso accelerato di Belgio! Ma Alberto ha imparato in fretta. Ci sono tanti atleti bravi e ci sono i corridori: Bettiol è un corridore.
Alberto Bettiol arriva a un passo dalla vittoria, poi deve arrendersi al ritorno da campione di Matthews. Grande spettacolo a Mende. Ma Alberto ci riproverà
Dopo il Giro, Bettiol era a Livigno, quando la squadra lo ha chiamato ad Andorra con Carapaz e il gruppo Tour. Un viaggio di 8 ore, pensando e parlando
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Due tappe al Delfinato, tra l’altro con due azioni formidabili e poi niente Tour. Un qualcosa d’insolito per chi brilla nell’antipasto della Grande Boucle. E questa storia insolita è stata quella di Mark Padun.
Una storia che aveva attirato grandi attenzioni mediatiche. Un silenzio quasi assordante che nel mondo del ciclismo, ahinoi (un po’ di mea culpa dobbiamo farla), corrisponde sempre ai sospetti.
Perché non portare un atleta in tali condizioni al Tour de France? Queste domande se le è poste Padun stesso.
La vittoria di Les Gets. Padun non è nuovo ad imprese in salita. Da U23 ha vinto corse davanti a scalatori quali Mas, Higuita, Vlasov, HindleyLa vittoria di Les Gets. Padun non è nuovo ad imprese in salita. Da U23 ha vinto corse davanti a scalatori quali Mas, Higuita, Vlasov, Hindley
L’addio alla Bahrain
L’ucraino, ora alla EF Education-EasyPost, ha raccontato a L’Equipe la sua storia di corridore e di uomo.
Ha parlato di come da poco più che ragazzino ha dovuto lasciare l’Ucraina e la sua Donetsk. Si stava allenando e si è ritrovato i carri armati di Putin lungo la strada. Era la guerra di Crimea del 2014. Ha raccontato delle sue difficoltà a mantenere il peso e ha raccontato della clamorosa esclusione dal Tour dopo i trionfi di La Plagne e Les Gets.
«Mi hanno dato dell’imbroglione, ma non è vero – ha detto Padun a L’Equipe – La Bahrain Victorious era contenta dei miei risultati. Dopo il Delfinato sono andato da solo in ritiro al Passo San Pellegrino, per dieci giorni. Ho ricevuto un’e-mail nella quale mi dicevano che ero nel primo gruppo selezionato per il Tour. Qualche giorno dopo mi hanno chiamato e mi hanno detto: scusa Mark, ma abbiamo deciso di portare un altro».
«Quel giorno stavo facendo una distanza, 200 chilometri, mi sono fermato due volte. Nella prima ho mangiato una pizza, nella seconda una torta. A quel punto, anche se avevo un altro anno di contratto, ho cercato un’altra squadra». Con la squadra americana ha firmato per tre stagioni (fino al 2024).
Padun con Antonio Bevilacqua. Il tecnico della Colpack-Ballan (in cui Mark ha militato per due stagioni) era certo che sarebbe emersoPadun con Bevilacqua. Il tecnico della Colpack-Ballan (in cui Mark ha militato per due stagioni) era certo che sarebbe emerso
L’arrivo alla EF
E la squadra l’ha trovata. A farsi avanti è stato il team manager della EF Education-EasyPost, Jonathan Vaughters. Vaughters chiama Padun quasi all’improvviso e lo manda in Toscana per dei test “a sorpresa” se vogliamo. I test rivelano valori eccezionali nonostante fosse già fermo e fuori forma (era 76 chili, 9 in più del suo peso ideale): quelle imprese di Padun al Delfinato non sono un caso.
Semplicemente l’ucraino aveva messo tutti i tasselli al posto giusto: condizione fisica, stato mentale, peso… Verificato quindi anche il passaporto biologico Vaughters lo fa firmare.
Alla luce di tutto ciò abbiamo raggiunto Padun, che tra l’altro in questi giorni si trova in Italia, in Veneto. Chiaramente con la sua nuova Cannondale. Padun è cordiale e racconta la sua nuova avventura con interesse.
Padun (26 anni a luglio) agli ultimi europei. Eccolo al fianco di PogacarPadun (26 anni a luglio) agli ultimi europei. Eccolo al fianco di Pogacar
Mark, come è andato il tuo approdo in EF?
Vaughters mi ha fatto una bella proposta e l’ho colta. Poi questa era la squadra dove volevo andare. Prima di prendermi mi ha mandato da un preparatore in Toscana (Mark è partito da Andorra, dove vive) per eseguire questo test. Un test sul Vo2Max, il massimo consumo di ossigeno. Visti i dati, la sera stessa Vaughters ha preparato il contratto. Noi ti vogliamo, mi disse.
Sì. Mi ha iniziato a seguire lui. Mi piace molto Michele. E’ sempre presente, se gli mandi un messaggio risponde subito, un bel rapporto… E poi vedo anche come sto crescendo, come procede la mia forma. Sto lavorando in modo diverso dallo scorso anno.
In cosa è diverso il lavoro?
Faccio più lavori di prima. Lavori più lunghi per ora.
Mark, tornando alla storia della esclusione dal Tour, pensi che se ti avessero portato ci sarebbe stata meno “confusione” intorno a te?
Non lo so. Sì, forse se fossi andato al Tour sarebbe stato diverso e non ci sarebbero state polemiche. Sinceramente non so perché non mi abbiano portato. Ma ormai è successo otto mesi fa. E’ una storia vecchia…
Alla Vuelta Burgos, l’ucraino è salito sul podio dietro Landa (suo compagno) e AruAlla Vuelta Burgos, l’ucraino è salito sul podio dietro Landa (suo compagno) e Aru
Dopo però hai continuato a correre, non hai chiuso subito con la Bahrain Victorious…
Dopo il Delfinato non ho corso per 40 giorni. Ho ripreso alla Settimana Internazionale Italiana in Sardegna, San Sebastian, Burgos e Vuelta.
Come ti trovi in questo nuovo team?
Adesso sono felice. Un nuovo ambiente in cui mi trovo bene. Non che alla Bahrain Victorious non stessi bene, ma sono stato contento di cambiare. E’ diverso. Ho i miei bei obiettivi da raggiungere.
In che cosa è diverso?
Beh, ogni gruppo è diverso, ha le sue abitudini, i suoi metodi di lavoro. Dipende dal suo capo, dall’impronta che dà al personale. Qui ci sono molti giovani e di tante Nazioni. Abbiamo fatto tutti amicizia presto. I gruppi di lavoro sono sempre stati mischiati, non c’è mai stato un gruppo fisso. E ancora dobbiamo conoscere i ragazzi degli altri Continenti che a causa del Covid non sono venuti. E’ un ambiente più tranquillo.
E c’è Bettiol: che ci dici di Alberto?
Ero in camera con lui! Ragazzo tranquillo, simpatico… Lo conoscevo poco.
Mark, hai parlato anche di tuoi obiettivi: quali sono?
Voglio lavorare su me stesso. Conosco ormai i miei punti deboli e su quelli devo insistere. So che se li supero posso volare.
Lo scorso anno alla Vuelta, Padun si è messo a disposizione del team e di Haig in particolareLo scorso anno alla Vuelta, Padun si è messo a disposizione del team e di Haig in particolare
E quali sono questi punti deboli?
Beh, ormai li conoscete. Lo avete scritto.
Ti riferisci al peso?
A quello, ma anche all’essere costante negli allenamenti, nei risultati, nelle sensazioni positive…
Qual è il tuo calendario?
Voglio andare forte in primavera. Inizio in Spagna con la Gran Camino, poi Tirreno-Adriatico, Paesi Baschi, classiche delle Ardenne e Romandia. Poi in estate andrò al Tour… almeno per adesso è così. E il mio obiettivo di quest’anno è vincere una tappa in un grande Giro.