Work Service rivede i piani. Levorato: «Ci siamo. Ci saremo»

21.12.2024
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Con Massimo Levorato, patron della Work Service, squadra storica nel mondo del ciclismo giovanile, abbiamo fatto il punto della situazione. Una situazione che è decisamente in evoluzione. Si era vociferato infatti che la squadra juniores chiudesse i battenti e che la formazione U23 fosse rivista. Il tutto, come detto, in un momento estremamente particolare del settore giovanile sia a livello italiano che internazionale.

In realtà per le squadre Work Service, juniores, continental e anche allievi, non è così. Tuttavia non è un mistero che la categoria U23 rappresenti una fase transitoria delicata e che, in Italia, le difficoltà siano ancora più evidenti. Diverse squadre, infatti, nel 2025 non ripartiranno. Sentiamo dunque Levorato per comprendere le scelte e il futuro della Work Service.

Massimo Levorato è patron del gruppo Work service, azienda operante nel settore della logistica
Levorato è patron del gruppo Work service, azienda operante nel settore della logistica
Massimo, tanti anni di attività con Work Service: come si prospetta il futuro per il prossimo anno?

La squadra juniores manterrà la sua attività. Noi, come storica società Work Service Brenta, continueremo a collaborare con la famiglia Coratti. L’anno scorso abbiamo avuto ottime soddisfazioni da questa unione. Soddisfazioni che ci hanno permesso di creare una squadra solida, con un bel gruppo di lavoro e persone cordiali. Negli anni abbiamo formato ottime professionalità e sinergie che hanno portato molti ragazzi al passaggio di categoria. Tuttavia, le evoluzioni aziendali ci spingono a riflettere su come razionalizzare l’attività senza cessarla. Rimane la passione, che è sempre stata la nostra unica motivazione.

Si può parlare di un passo indietro?

Non direi un passo indietro, piuttosto un passo di lato. È un modo per garantire continuità e costanza nell’impegno sportivo. Work Service, come azienda, ha subito una contrazione di mercato, ma ci sono tante realtà collegate che supportano il movimento. Quindi, nonostante le difficoltà, il nostro impegno rimane vivo.

Partiamo dalla squadra juniores, che è un po’ il vostro fiore all’occhiello: come sarà organizzata?

La squadra juniores ci vedrà comunque parte attiva. Stiamo valutando se Work Service sarà ancora il primo nome o se lasceremo spazio a società che danno un buon contributo. Penso per esempio a Dynatek con cui collaboriamo da anni ed è un’azienda attiva.

E per la continental?

Anche per il 2025 continuiamo a supportare la Continental con Dynatek. Il presidente Iommi è una persona che stimo molto e ho deciso di continuare a collaborare con lui. Dopo anni con il Team Videa del presidente Marin, la compagine veneziana ha fatto una scelta diversa, ma il mio contributo a Iommi rimane solido per dare continuità al progetto.

Parlando dei tecnici, ci saranno cambiamenti? Il primo che ci viene in mente è Ilario Contessa, che incontrammo a Roma in seguito alla vittoria di Ferraro del GP Liberazione

Contessa, ad esempio, è sempre il benvenuto. È un amico e uno sportivo legato al nostro gruppo. La compagine juniores sarà però affidata al direttore sportivo di Coratti (Pierluigi Terrinoni, ndr), che è una persona molto attenta e precisa. Le risorse saranno razionalizzate in attesa di un rilancio nel breve periodo. Ma le fasi sono cicliche e noi ci stiamo preparando per ripartire al meglio.

Ferraro è uno degli ultimi gioiellini sfornati dalla Work Service: passa dalla squadra juniores alla VF Group-Bardiani
Ferraro è uno degli ultimi gioiellini sfornati dalla Work Service: passa dalla squadra juniores alla VF Group-Bardiani
Il distaccamento al Nord ci sarà ancora?

Sì, sarà ancora presente, ma la guida sarà unica con il direttore sportivo menzionato prima, supportato da figure storiche come Antonio Santoro, ex corridore della continental, che farà da accompagnatore per i ragazzi.

Massimo, quella che sta vivendo la tua squadra è un esempio dell’evoluzione, specie italiana, del ciclismo giovanile: qual è il tuo giudizio personale di questo particolare momento?

L’Italia fatica per motivi economici interni ed è ancora più difficile far appassionare le aziende. Anche nel mondo dei professionisti le difficoltà sono evidenti. La maggior parte degli sponsor sono multinazionali straniere e vedere marchi italiani sulle squadre è sempre più raro. Questo crea un dispiacere, specialmente per i giovani che spesso guardano all’estero per opportunità migliori. Tuttavia, è una realtà con cui dobbiamo confrontarci.

Affiatamento, lealtà impegno: i cardini di Levorato
Affiatamento, lealtà impegno: i cardini di Levorato
Secondo te, la categoria U23 è in crisi?

Sì, senza dubbio. Sempre più ragazzi passano direttamente dalla categoria juniores ai vivai delle grandi squadre. Chi non rientra in questi canali cerca di inserirsi nelle continental, ma spesso queste diventano solo un parcheggio che non porta a nulla di concreto. Questo è il dispiacere più grande.

Pensi che la categoria U23 possa scomparire come si vocifera?

È possibile, ma sarebbe un grave errore. La tendenza attuale è quella di passare direttamente ai vivai delle grosse squadre, ma la categoria U23 ha sempre avuto un ruolo formativo fondamentale. Bisogna trovare un equilibrio per preservarla.

Quali sono le prospettive per il futuro?

Come accennavo prima: ci sono dei cicli e per la stagione 2026 ci sono già alcune aziende interessate a tornare con noi. L’obiettivo è rimettere in pista un team degno della nostra storia. Siamo in attesa di tempi migliori, ma la passione e l’impegno non mancheranno mai.

Materia, altro passo di Dynatek nel mondo gravel

24.06.2021
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«Materia rappresenta la massima espressione del modello gravel. Il telaio, interamente realizzato in Italia con carbonio T1100 presenta delle geometrie specifiche per la guida fuori strada…».

Inizia così la descrizione, fornita dalla stessa azienda, della nuova gravel di casa Dynatek. C’è poco da fare: la diffusione di questi modelli è stata davvero travolgente. E tutte le aziende, assecondando tempi di progettazione ed esigenze costruttive, hanno avuto la necessità di inserirne alcune in catalogo.

Ecco dunque la nuova proposta della casa padovana (che già aveva lanciato il modello Welver), di cui quest’anno ci eravamo già occupati in relazione alla Work Service e di Davide Rebellin, approdato nel team a stagione iniziata.

Linea molto pulita

Il telaio, si diceva, è realizzato in Italia con carbonio T1100 di altissima qualità. La linea è pulita ed elegante anche grazie al passaggio interno dei cavi e al carro monostay, così definito dall’azienda, che conferisce al posteriore una compattezza a misura di percorsi offroad: non a caso si tratta di un accorgimento nato anni fa proprio nella mountain bike. In realtà e volendo andare ancora più nel dettaglio, a differenza del monostay propriamente detto, i pendenti seguono il loro corso dal forcellino al piantone. E per rendere il carro più rigido viene inserito un ponticello di rinforzo.

Tubazioni resistenti

Le tubazioni del carro posteriore hanno sezione sottile, mentre l’orizzontale e l’obliquo risultano più solidi, al fine di garantire sicurezza, rigidità e risposta dinamica alle accelerazioni. Trattandosi di una bici nata per il fuoristrada, sul tubo obliquo è stato inoltre applicato un rivestimento in Kevlar, che garantisce protezione contro sassi e rami che potrebbero danneggiare la bici.

Gomme oversize

La forcella ha i foderi dritti e assieme al carro posteriore offre la possibilità di montare coperture fino a 52c, necessarie nelle condizioni ambientali più estreme. Il modello della foto è equipaggiato con freni a disco e gruppo Campagnolo Ekar, cerchi Shamal e pneumatici Byway da 44 millimetri. Il battistrada è poco tassellato, per cui la bici è scorrevole e insieme capace di ammortizzare le irregolarità del terreno.

Forma e sostanza

Il telaio è colorato per la maggior parte di un bel verde brillante, soprattutto l’obliquo su cui spicca il marchio Dynatek in blu. Tuttavia l’azienda vuole sia chiaro che il telaio è realizzato in carbonio e soprattutto in carbonio T1100, senza sovrapposizioni anomale di trame. Per questo, ampie porzioni di esso (segnatamente metà orizzontale, metà piantone, foderi e pendenti) mantengono la fibra a vista, con appena uno strato di trasparente sopra.

dynatekbikes.com

Rebellin, cosa ti pare della nuovissima Dynatek Levius?

23.04.2021
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La padovana Dynatek rilancia con un nuovo modello, attualmente in prova a Davide Rebellin: la Levius, l’ultimo arrivo della gamma.

«Le prima sensazioni che ho avuto in sella alla nuova Dynatek Levius – spiega il corridore vicentino – sono state positive. E’ leggera e scattante. Mi piace perché quando ci si alza sui pedali, si sente immediatamente la reattività. Il peso, rispetto ai modelli precedenti, è stato ridotto anche grazie alle tubazioni più leggere, in carbonio T1100».

Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius
Davide Rebellin ha aiutato nello sviluppo della Dynatek Levius

Bici da salita

La bici ha tutte le caratteristiche per essere competitiva soprattutto nelle corse di maggiore difficoltà altimetrica. Gialla con le scritte nere, un design pulito ed elegante. La nuova Levius è una bici che non passa inosservata. Il reggisella riprende la sagomatura del piantone in cui scorre, garantendo la migliore aerodinamicità. Il carro, con i pendenti molto più esili dei foderi orizzontali, si innesta appena sotto il nodo di sella. La forcella è compatta e i suoi steli si assottigliano avvicinandosi al centro della ruota, dall’alto verso il basso, a vantaggio della reattività.

Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius
Tubazioni eleganti per la nuova Dynatek Levius

Un telaio diverso rispetto ai precedenti, con tubazioni tonde, tradizionali: la prima impressione è quella di una bici pensata per affrontare le grandi salite.

Facile da guidare

«Si guida bene in discesa – spiega Rebellin – imposta le curve ottimamente. Questo è dovuto anche al giusto livello di rigidità. Il suo punto forte, secondo il mio punto di vista, è la salita: non è un… mattone che senti pesare sulla schiena, al contrario. E’ scattante, immediata, senti che contribuisce al cambio di ritmo. Questo è fondamentale per compiere una buona azione. Ti accorgi subito che non è una bici aero, sebbene anche in pianura si esprima al meglio. Pesa 6 chili e 900 grammi. E ovviamente in base alla scelta dei componenti, il peso è ulteriormente riducibile».

L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità
L’area dello sterzo è compatta, a tutto vantaggio della rigidità

«Il diametro delle tubazioni non è eccessivo, mi piacciono molto. Se a questo aggiungiamo l’aspetto performante, non posso che ritenermi estremamente soddisfatto di questa bici. Grazie al fatto che viene realizzata su misura, in base ai tuoi dati fisici, ti accorgi subito dell’elevato comfort che ti concede. La puoi equipaggiare a tuo piacimento e questo fa sì che non abbia nulla da invidiare rispetto agli altri marchi».

I pendenti del carro posteriore, sottilissimi, si innestano subito sotto al nodo di sella
I pendenti del carro posteriore si innestano sotto al nodo di sella

Comfort e prestazioni

C’è poco da dire, la nuova Levius è un mix di eleganza, comfort e prestazioni. Dynatek ha realizzato una bici che è in grado di fornire al corridore le migliori qualità desiderabili. Si difende in pianura ed eccelle sulle pendenze più severe, le geometrie del telaio non ingannano.

«E’ una bici che sfida le montagne – conclude Davide Rebellin – non vedo l’ora di poterla utilizzare in corsa. Non ho dubbi, mi darà molte soddisfazioni e mi aiuterà a cogliere qualche risultato importante».

Dynatek Italia ML 1, forme generose e peso piuma

02.04.2021
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Abbiamo pedalato sulla Dynatek Italia ML 1, una bicicletta che viene realizzata su misura grazie alla tecnologia costruttiva del tube to tube. Il marchio veneto oltre a personalizzare le geometrie permette di scegliere anche la colorazione per una bicicletta che possiamo definire unica. A un primo impatto le forme generose dei tubi fanno pensare ad una bicicletta adatta ai percorsi veloci. In realtà l'utilizzo della fibra di carbonio T1100K unita ad alcune scelte tecniche, come la chiusura del reggisella molto semplice, rendono questa bici leggera e reattiva, perfetta per i percorsi misti e per i ciclisti a cui piace rilanciare in continuo l'azione.

Dynatek è un marchio italiano che in questa stagione rifornisce la formazione Work Service dove milita anche Davide Rebellin. Per il nostro test abbiamo avuto il piacere di pedalare sul modello Italia ML 1, una bicicletta che potremo definire unica.

Su misura

Il telaio della Italia ML 1 è realizzato con la fibra di carbonio Torayca T1100K che permette di fermare l’ago della bilancia a 780 grammi nella taglia 55. Una caratteristica di questa bicicletta è che viene realizzata su misura, adattandosi alle caratteristiche del ciclista. Oltre alle geometrie, si possono personalizzare anche i colori, per una bicicletta veramente unica, sia nelle geometrie che nello stile.

Carro posteriore profilo Dynatek Italia ML 1
Si notano i foderi bassi massici
Carro posteriore profilo Dynatek Italia ML 1
Si notano i foderi bassi massicci del carro posteriore e la forma particolare dei tubi

Carro solido

Il telaio viene realizzato con la tecnologia tube to tube con una lavorazione specifica del carbonio in ogni zona della bicicletta. Quello che colpisce è la forma dei tubi. Il carro posteriore asimmetrico è caratterizzato dai foderi orizzontali massicci e dal monostay dei pendenti verticali. Queste scelte sono state fatte per avere un carro posteriore solido e molto rigido, che reagisce bene ai cambi di ritmo.

Carro posteriore Italia ML 1 da dietro
Il monostay dei pendenti posteriore
Carro posteriore Italia ML 1 da dietro
I pendenti posteriori si attaccano al tubo verticale tramite un monostay

Rigida dove serve

Il tubo obliquo ha una forma triangolare che si allarga con l’avvicinarsi alla zona del movimento centrale. Il tubo verticale segue la tendenza dell’obliquo con l’allargamento nella zona del movimento centrale. Oltre alla forma, questi due tubi si distinguono per una lavorazione del carbonio specifica, infatti più ci si avvicina al movimento centrale e maggiori sono i fogli di carbonio usati. Questo è stato fatto per dare maggiore rigidità nella parte dove viene trasmessa la forza.

Movimento centrale Dynatek Italia ML 1
La zona del movimento centrale
Movimento centrale Dynatek Italia ML 1
La zona del movimento centrale dove convergono il tubo verticale e obliquo

Chiusura reggisella leggero

Nell’Italia ML 1 anche il tubo sterzo può essere personalizzato al millimetro grazie allo stampo di proprietà di Dynatek. Per mantenere basso il peso è stato ideato un sistema di chiusura del reggisella molto semplice e snello, con un tubo reggisella tondo in carbonio da 27,2 millimetri.

Chiusura Reggisella Italia ML 1
La chiusura del reggisella è semplice e leggero
Chiusura Reggisella Italia ML 1
La chiusura del reggisella si distingue per essere semplice e leggera

Gomme fino a 30 millimetri

Linee pulite e forme particolari si sposano alla perfezione con il manubrio integrato Vision Metron 5D con il passaggio dei cavi completamente interno. Le ruote sono assemblate con dei cerchi in carbonio prodotti da Dynatek con un mozzo DT Swiss 240, su cui sono montati i tubeless Schwalbe Pro One da 25 millimetri. A proposito di coperture, su questa bicicletta è possibile montare pneumatici fino a 30 millimetri di larghezza. A completare la componentistica ci sono la sella Shortfit di San Marco e il sempre affidabile Shimano Dura Ace Di2.

Manubrio Vision Metron 5D
Il manubrio Metorn 5D e il tubo sterzo di Dynatek
Manubrio Vision Metron 5D
Il manubrio Metron 5D e il tubo sterzo progettato da Dynatek

Adatta ai vallonati

In conclusione, possiamo affermare che la Dynatek Italia ML 1 è una bicicletta adatta ai percorsi vallonati, che strizza l’occhio a chi piace spingere al massimo su salite non troppo lunghe e rilanciare l’azione in ogni curva. La lavorazione specifica del carbonio di ogni tubazione conferisce un’ottima guidabilità specie nelle discese tortuose, dove si avverte una grande stabilità in curva.

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Dynatek Italia ML 1

Dynatek Italia ML 1, personalizzabile in tutto

19.12.2020
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Dynatek è un marchio che realizza biciclette dal carattere racing e non è un caso che rifornisca il Team Work Service come abbiamo avuto modo di vedere nel nostro articolo pubblicato di recente. In vista della prossima stagione Dynatek presenta la Italia ML 1.

Su misura

Ogni telaio viene realizzato in Italia in base alle misure antropometriche di ogni singolo ciclista. In pratica, ogni linea, ogni forma e tutti i dettagli vengono concordati con i telaisti per creare una bicicletta unica. Il telaio è prodotto con la tecnologia tube to tube in autoclave. Oltre alla grande personalizzazione, Dynatek ha puntato alla leggerezza, utilizzando la fibra di carbonio Torayca T1100K per un peso di 780 grammi nella taglia 55.

I tecnici Dynatek sottolineano che uno dei punti forti della Italia ML 1 è l’ottima guidabilità, soprattutto in discesa, dovuta alle geometrie custom. Il fatto che ogni tubazione è studiata e ottimizzata nelle forme e negli spessori rende questa bicicletta perfettamente bilanciata su tutti i terreni.

Dynatek Italia ML 1
La Dynatek Italia ML 1 con il manubrio Metron di Vision
Dynatek Italia ML 1
La Dynatek Italia ML 1 con il Manubrio Metron di Vision con tutti i cavi integrati

Carro reattivo

Un grande lavoro è stato fatto nella zona della chiusura del reggisella, che è stata ottimizzata per ridurre al minimo il peso. Anche il carro posteriore asimmetrico è realizzato per fornire la migliore reattività grazie al monostay ribassato con una particolare forma dei tubi.

Segnaliamo il completo passaggio interno dei cavi grazie all’utilizzo del manubrio Metron di Vision con sistema ACR e la possibilità di montare pneumatici di larghezza fino a 30 millimetri di larghezza.

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