Esperienza da professionisti con Dinamo Travel Camp

22.10.2022
7 min
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“Ride like a pro”, pedala come un professionista. Tenete a mente questo slogan, fatene un mantra e tutto ciò che leggerete vi sembrerà più chiaro. Dinamo Travel Camp, una tre giorni di divertimento, ma anche di sport vissuto con la massima professionalità. Professionalità non necessariamente finalizzata alla prestazione, ma al vivere correttamente la propria passione sportiva. In una parola benessere.

Luca Spada, patron di Eolo e dell’omonimo team, è un perfezionista nelle sue attività. E da questo suo modo di essere, congiuntamente alla sua passione per lo sport (trail running oltre al ciclismo), è nata Dinamo, brand che tra i suoi fiori all’occhiello produce integratori naturali di elevatissima qualità. 

Quattro in uno

Abbiamo preso parte all’edizione zero di Dinamo Travel Camp. Tre giorni da professionisti. Alimentazione curata, uscite in bici con ammiraglia al seguito, massaggi, bike fitting, workshop…

Dinamo è composta da quattro grandi settori: Dinamo Sport (gli integratori veri e propri), Dinamo Care (l’assistenza sanitaria e sportiva relativa al benessere), Dinamo Equipment (i materiali che si possono provare o acquistare) e Dinamo Travel (le experience di viaggio). E Dinamo Travel Camp in un certo modo comprende tutti gli altri settori, come del resto abbiamo fatto noi.

«Ognuna di queste cose – spiega Luca Spada – già c’era, come il bike fitting o il rivolgersi al nutrizionista, noi le abbiamo volute mettere tutte insieme».

Spada ha garantito che i Dinamo Travel Camp si svolgeranno in scenari di pregio paesaggistico. Eccoci nel Parco del Sile
Spada ha garantito che i Dinamo Travel Camp si svolgeranno in scenari di pregio paesaggistico. Eccoci nel Parco del Sile

Dinamo Travel

Per capire meglio nel concreto di cosa parliamo, vi raccontiamo il nostro “diario” della tre giorni tra Jesolo e Bassano del Grappa.

Nel primo pomeriggio di un venerdì, arrivati in un confortevole hotel vista mare a Jesolo, dopo aver preso possesso delle camere, siamo andati subito a fare il bike fitting. Affinché fosse una messa in bici ben fatta ci è stato suggerito di indossare la divisa (Gobik, fornita da Dinamo) con la quale avremmo pedalato nei giorni successivi.

Un meccanico della Eolo-Kometa, con tanto di motorhome del team, ci attendeva con le bici Aurum già nominate. In precedenza avevamo fornito a Dinamo le misure. Il meccanico, è stato sin troppo disponibile! Ha assecondato i nostri “capricci da millimetri” come la rotazione infinitesimale del manubrio o la posizione delle leve. Ma le misure più importanti, altezza e arretramento della sella e la distanza punta sella-manubrio, erano okay.

Poi un po’ di relax. In camera abbiamo studiato il percorso del giorno dopo. C’era un’altimetria con tutto il piano alimentare da seguire e, ovviamente, gli integratori Dinamo da assumere: prima, durante e dopo l’allenamento. Verso le 20 tutti a cena e poi c’è stato un incontro con il nutrizionista di Dinamo, Alessandro Bonetti. 

Da segnalare che il menù dell’intero weekend era stato indicato dallo stesso Bonetti allo chef dell’hotel.

Due uscite da pro’

Il mattino dopo, una pedalata di 80 chilometri nelle pianure di Jesolo. Andatura buona ma costante. Rientro, pranzo, massaggi (per chi voleva) quindi riposo.

Alla sera ancora incontri. Prima con la Sponsorship Manager di Kask e Koo, Valentina Albani Rocchetti, la quale ha spiegato non solo i prodotti, ma anche le esigenze dei pro’, poi sono saliti in cattedra Spada e Ivan Basso, con racconti tecnici e ricchi di aneddoti.

La domenica, in pullmino ci siamo spostati a Valdobbiadene, per affrontare un percorso collinare. In piazza ci attendevano i meccanici e l’ammiraglia. Le bici poggiate su lunghi cavalletti e lo sguardo stupito della gente del posto e di altri ciclisti. Sembravamo dei pro’!

Prima di partire abbiamo seguito la tabella d’integrazione indicata sul foglio della “seconda tappa”. In effetti, se in un primo momento mangiare tutto quanto indicato ci sembrava esagerato, nel corso dell’uscita le sensazioni sono sempre state buone e anche dopo non ne abbiamo risentito. Insomma, se si deve dimagrire bisogna farlo “a tavola e non in bici”.

Dopo l’uscita, un bella doccia in un B&B e via a vedere la Veneto Classic a Bassano del Grappa. Corsa vissuta dal bus della Eolo-Kometa, con Basso che spiegava ogni dettaglio dello stesso bus, ma anche della corsa. La vita con i pro’ è un plus dei Dinamo Travel Camp. A seguito c’è stato il rompete le righe.

Dopo le pianure del primo giorno abbiamo “scalato” gli strappi delle colline del Valdobbiadene
Dopo le pianure del primo giorno abbiamo “scalato” gli strappi delle colline del Valdobbiadene

Quattro in uno

«C’era la volontà da parte degli amatori di vivere delle esperienze come un pro’ – riprende Spada – E allora abbiamo detto: “La parte alimentare ce l’abbiamo con Dinamo. L’organizzazione di un ritiro ce l’abbiamo grazie al team, perché non creare un Camp?”. Abbiamo una rete di professionisti come appunto meccanici o nutrizionisti che ti spiegano come alimentarti meglio… Così abbiamo messo tutto insieme».

«L’idea è di mettere in calendario una serie di eventi per ripetere questa avventura di Dinamo Travel Camp. L’anno prossimo andremo nei luoghi più belli d’Italia: una location in montagna, una in collina, una al mare, una nel Centro Italia, dove per tutta la stagione, ogni weekend ci sarà un Camp della durata di due giorni e mezzo. Si può arrivare con la propria bici oppure testare quella del team, ma lo stesso vale per caschi, occhiali e scarpe. 

«Un meccanico, come avete visto, può darti dei consigli su come settare la bici. E avere l’ammiraglia al seguito ti fa pedalare anche più libero con la testa. Non hai il timore di forare o di restare a piedi se dovesse rompersi la bici. Assistenza totale sul percorso prefissato. Percorso che sarà sempre studiato affinché possa essere il più scenografico possibile.

«E poi consulenze alimentari, consulenti sportivi, come dei centri per la messa in bici, il test del lattato, del Vo2Max, fisioterapisti… tutto quello che serve per prevenire gli infortuni. Il mio scopo è sempre quello: mettersi in mano a gente esperta per stare meglio».

Luca Spada patron di Dinamo, ci mostra il suo tatuaggio “Made in Italy”
Luca Spada patron di Dinamo, ci mostra il suo tatuaggio “Made in Italy”

Amatore maturo

Spada punta molto sulla qualità. Non a caso ha tatuato sul braccio destro “Made in Italy” e ne va fiero. 

«Ho pensato – dice Spada – a quello che io chiamo l’amatore maturo. L’amatore maturo è colui che ha fatto dello sport e della sana alimentazione un suo stile di vita. E’ una persona che si allena due o tre volte alla settimana e che ha superato la “fase uno”. Per esempio, colui che deve perdere peso. Ad un certo punto si guarda allo specchio e si dice: “Devo fare sport”.

«Quindi si mette a correre. Compra un paio di scarpe nel primo negozio che capita, ma dopo un paio di sedute torna sul divano dolorante e sconfitto. Chi invece ha un approccio più razionale, e capisce che lo sport fa bene e che l’alimentazione è davvero importante, entra in un modo di pensare valido: la “fase due”. E Dinamo Travel Camp può essere ideale per questo profilo».

«Noi vogliamo insegnare come ci si alimenta, anche nella vita di tutti i giorni non solo nello sport: la chiave è quella. Sia per avere una prestazione, sia per stare bene ed essere felici e più redditizi nella vita lavorativa».

In bici con un pro’. Ottanta chilometri con Lonardi

20.10.2022
6 min
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Capita anche di ritrovarsi a pedalare con un professionista. E’ la magia del fine stagione quando all’improvviso tutto rallenta e c’è tempo di fare due chiacchiere. Due chiacchiere con Giovanni Lonardi. Quasi 80 chilometri fatti fianco a fianco nelle pianure di Jesolo.

E si sa, in bici si parla meglio (anche se non c’è il taccuino dietro!). Gli stessi capi della Eolo-Kometa, Ivan Basso e Luca Spada, raccontano che le loro migliori idee, i migliori dialoghi, avvengono quando sono in sella.

Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini
Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini

In sella…

Con Giovanni s’inizia a parlare mentre spalla a spalla si salta dalla ciclabile del Sile alla strada. E per questo si scherza sul limare.

«Oggi tutti limano – dice Lonardi – un po’ perché in gruppo c’è meno rispetto di una volta e un po’ perché con le velocità alte che ci sono è necessario. Oggi succede che magari partono a 100 chilometri all’arrivo. E se a muoversi è un Evenepoel poi vallo a prendere… Devi andare forte, ma forte davvero.

«Quest’anno alla Coppa Bernocchi ho e un po’ tutti abbiamo fatto ogni record sulle salite, con i watt espressi. Non immaginate come siamo andati, eppure ad un giro dalla fine sulla salitella mi sono staccato. Altri velocisti si sono staccati anche prima di me. Ne parlavo con Viviani… lui si è fermato anche prima. E’ incredibile.

«Impressionante quest’anno è stata la Tirreno in più di qualche occasione: ritmi folli. O ad inizio agosto, al Tour de l’Ain, ho sofferto l’ira di Dio. Okay, non era una gara per me, ma ho fatto una fatica bestiale, tanto più che ero al rientro dopo lo stacco estivo. Penso di averla recuperata adesso!».

Lonardi racconta, ma sul suo volto non può non esserci un filo di perplessità. Ma come? Esprimo i miei migliori valori eppure mi stacco? Come si fa a mantenere gli stimoli?

«Gli stimoli però ci sono sempre, non vengono meno. Se tu stai bene alla fine te la giochi. Se ci credi il momento giusto lo trovi. Devi saper cogliere l’occasione quando capita… come è successo a me ad inizio stagione: gamba giusta, nella giornata giusta».

Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso
Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso

Il 2022 al vaglio

Lonardi ci parla della sua stagione. Era partito alla grande con una vittoria in Spagna, poi c’è stata una flessione in primavera che di fatto lo ha tagliato fuori dal Giro d’Italia. E questo è un nodo cruciale… anche in ottica 2023.

«Sono partito bene con quella vittoria – dice Lonardi – e sono stato contento perché nuova squadra, nuovi stimoli e mi sono trovato benissimo sin da subito. E ho proseguito con un secondo posto e altri piazzamenti. Poi sono andato un po’ in calo. Per fortuna a fine stagione mi sono ripreso e le sensazioni sono tornate ad essere buone.

«Cosa mi è mancato? La condizione – ribatte secco Giovanni – la condizione verso aprile, maggio… Mi sono fatto un’idea e credo sia stato un problema specifico di preparazione. Per questo in vista dell’anno prossimo voglio cambiare alcune cose. Fare il contrario, magari meno ore e più intensità».

Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese
Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese

Quanto correre?

Mentre si fila ben oltre i 30 all’ora, riusciamo a non perdere lucidità, per fortuna il gruppo è folto e a ruota si sta benone. Le riflessioni continuano.

Abbiamo parlato del limare in un gruppo sempre più aggressivo e di preparazione. Oggi si dice che bisogna andare alle corse ben preparati, ma altrettanto non bisogna perdere il feeling con corse che sono sempre più al limite. Dove sta il punto di equilibrio?

«Questo è difficile – spiega Lonardi che non ha neanche il fiatone – per esempio io sono convinto che non facendo il Giro a maggio e giugno ho corso poco e quella continuità mi è mancata in quel periodo. Però è anche vero che se non hai tempo di prepararti neanche puoi andare a correre, altrimenti fai solo fatica e peggiori la tua situazione. Quindi è importante correre tanto, ma nei periodi giusti».

Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)
Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)

Come al bar

Le nostre domande e le nostre curiosità sono quasi “da bar”. Siamo in bici con un protagonista del gruppo e siamo curiosi di sapere come vanno le cose quando in gara ci sono Evenepoel e Pogacar. Davvero cambiano i ritmi? Chi è più forte? 

«Già alla partenza – sorride Lonardi – quando ci sono questi campioni, soprattutto Remco, sai che appena la corsa entrerà nel vivo, ma anche prima, ne vedrai delle belle. Se vedi la loro squadra che va davanti capisci che devi prepararti a soffrire. Poi non devi aver paura, perché se subisci psicologicamente sin da subito diventa più dura. Però è un piacere vederli, perché capisci che hai tanto da migliorare, puoi ambire a molto.

«Pensi che questi ragazzi giovanissimi fanno determinate cose e ti dici: se lo fanno loro posso farlo anche io. A me danno stimolo. Provo a fare qualcosa di più in allenamento. Vedo quel che fanno loro. Poi è chiaro che non siamo tutti uguali e che sono fenomeni, però è intrigante mettersi in gioco con loro».

Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre
Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre

Giro nel mirino

Lonardi, velocista classe 1996, ha già alle spalle due Giri d’Italia, uno con la Nippo e uno con la Bardiani, il vero obiettivo del 2023 è quello di tornare a disputare la corsa rosa.

«Ovviamente è quello l’obiettivo e tornarci mi piacerebbe. Ma farlo solo per soffrire no. Tornarci per essere protagonista sì».

Per essere protagonista con le ruote veloci del Giro Giovanni sa che non dovrà essere solo veloce, dovrà tenere anche in salita. Il dislivello medio della prossima edizione è di 2.440 metri a frazione. Tradotto: devi andare forte in salita.

«Lo so bene – conclude Lonardi – se guardi il Caleb Ewan della situazione può passare salite anche importanti. E per giocarti la volata con lui o un Demare devi “salvare” le salite e saltarle bene, altrimenti rischi che sì, passi il Gpm, ma non hai le gambe per farla. E magari a quel punto la volata la fa chi non è un velocista puro però è più fresco. Ma il tutto diventa anche più rischioso perché non si muovono da sprinter».