VIDEO/Bennati, che strano il Giro in maglia Rai…

10.12.2020
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Il Giro è finito da un pezzo, ma siamo tornati con Daniele Bennati su come sia stato commentarlo ai microfoni del Processo alla Tappa, con Alessandra De Stefano e Stefano Garzelli. Momenti divertenti. La fatica di guidare ogni giorno. Lo sciopero di Morbegno. Nibali che si rifarà. E l'assalto dei giovani...

L’inverno desta la voglia di raccontare e così Daniele Bennati ci porta nella sua prima esperienza al Giro d’Italia con la squadra Rai.

«Non è facile scendere dalla bicicletta per un infortunio di cui avresti fatto a meno – dice – e mettersi a raccontare quello che vedi. Ammetto che quando ci si avvia alla volata, sento la mancanza di quelle scariche di adrenalina. Avrei voluto chiudere diversamente. Probabilmente non avrei fatto come Valverde, cui dovranno… sparare per farlo smettere! Avrei fatto un ultimo Giro d’Italia e poi avrei salutato i miei tifosi. A mio modo e con le giuste proporzioni, come Cancellara che dichiarò di voler vincere le Olimpiadi e poi si sarebbe fermato».

Tutto con la testa

Il racconto va avanti e si sposta su un argomento che con l’incremento delle prestazioni e la standardizzazione delle preparazioni sta diventando di importanza cruciale: le motivazioni.
«La testa ha sempre recitato un ruolo fondamentale – dice Bennati – è sempre stato uno degli argomenti di conversazione con i miei compagni. Prendiamo ad esempio un campione come Sagan. Peter non è vecchio, ma in questi anni ha speso e dato tantissimo. Un anno storto può sempre capitare, speriamo sia coinciso con questo del Covid. In ogni caso la scelta di venire al Giro d’Italia lo ha premiato, perché gli ha regalato una vittoria molto importante».

Jai Hindley, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Hindley sale in ammiraglia il giorno dello sciopero di di Morbegno
Jai Hindley, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Jai Hindley a Morbegno, nel giorno delo sciopero

Al Processo

L’ex velocista toscano, sceso dalla bicicletta appena un anno fa, è stato dirottato sulla corsa rosa per precisa indicazione di Alessandra De Stefano, mentre il programma originale infatti prevedeva che andasse al Nord con Francesco Pancani per raccontarci le Classiche.
Non è stato facile per lui trovarsi nel pieno dello sciopero di Morbegno. Tuttavia, pur avendo espresso la sua solidarietà nei confronti dei corridori e avendo detto che al posto loro avrebbe fatto la stessa scelta, ha lentamente capito quale sia la percezione che della corsa ha il pubblico a bordo strada.

«I corridori – dice Bennati – avrebbero bisogno di persone qualificate che li guidino. Penso alle loro associazioni e a tutti quelli che sono al loro fianco nelle squadre. Che la tappa di Asti fosse troppo lunga e venisse in mezzo a giornate durissime lo sapevano da quando il Giro è stato presentato. Avrebbero potuto parlarne nel primo giorno di riposo oppure anche nel secondo e sono certo che Mauro Vegni avrebbe trovato il modo di mediare. Visto il delicato momento che sta passando il nostro Paese, sarebbe stato il modo di far capire alla gente che i ciclisti non si fermano per qualche ora di pioggia. E poi diciamoci la verità, non era così freddo. A me è capitato di correre in situazioni ben peggiori».

Con lo Squalo

L’ultima annotazione riguarda Vincenzo Nibali. Nonostante il siciliano si sentisse bene nella prima parte del Giro, Bennati dice di non averlo mai visto a suo agio sulla bicicletta.
«Ma Vincenzo è un uomo estremamente onesto – spiega Bennati – ed ha subito ammesso di non essere al meglio. Sono convinto che abbia pagato la stagione balorda. E sono anche convinto, a proposito di motivazioni, che le esperienze vissute gli daranno la carica giusta per tornare grande nel 2021. Il ricambio generazionale ci sarà sicuramente, c’è sempre stato. Siamo di fronte a un gruppo molto interessante di corridori. Pogacar. Evenepoel. Almeida. Geoghegan Hart che non è giovanissimo ma si è fatto le ossa insieme a Froome e Thomas. Van Aert e Van der Poel. Ma credo anche che la vecchia guardia saprà farsi valere. Fino allo scorso anno eravamo tutti lì a coccolarci Viviani, non credo che sia scomparso. Sono abbastanza certo che anche Elia tornerà presto ad alzare le braccia al cielo».

VIDEO/Metti un giorno con Bennati e la Filante

01.12.2020
4 min
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Appuntamento con Daniele Bennati per una serie di test che si aprono con la Filante SLR, la nuova bicicletta aerodinamica di Wilier Triestina. Grande lavoro in galleria del vento per smussare angoli e tubi. Nuova concezione del passaggio ruota alla forcella e al carro posteriore, per consentire all'aria di incanalarsi, rendendo così la bicicletta molto più stabile e più veloce. Una bici compatta che agevola il compito di tenere alta la velocità e rilanciare. «Se fossi ancora un corridore - ha detto il Benna - sarebbe senza dubbio la mia bici».

La strada sale dolcemente, quando Bennati cala due denti e si alza sui pedali. La Filante SLR grigia cambia subito passo e avanza in un fruscio. La nuova nata di casa Wilier Triestinaun senso di compattezza e velocità. E vederla tra le mani di uno che su un’altra bici della casa veneta, 13 anni fa, vinse la tappa di Parigi al Tour de France, rende più credibile ogni parola.

Siamo nell’entroterra Piceno con il corridore aretino che di Wilier è testimonial, per una serie di test di cui iniziamo a raccontarvi da qui. E il primo riguarda appunto la bici più veloce, presentata il 10 novembre, ma non ancora messa sotto torchio. Chi meglio del Benna?

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato nasce proprio per questa bicicletta
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato creato su misura

«Su salite così – dice avvicinandosi al furgone da cui lo riprendiamo – va molto bene. Poi chiaramente su pendenze più marcate, la Zero SLR va meglio, è più da salita. Ma se fossi stato ancora un corridore, questa sarebbe stata la mia bici. Senza dubbio».

Flussi d’aria

Il manubrio realizzato per l’uso. Gli spigoli del telaio smussati. La distanza superiore al passaggio ruota sia all’anteriore che al posteriore per far defluire meglio i flussi d’aria. Gli ingegneri Wilier l’hanno studiata a lungo e bene, il riscontro del campione è immediato.

«Il concetto di aerodinamicità – prosegue Bennati mentre sullo sfondo si stagliano i Monti Sibillini già innevati – non si esaurisce solo alla pianura. La domanda per una bici del genere è se va bene anche in salita. Secondo me, se parliamo di salite pedalabili in cui fai velocità, anche 30 all’ora, una bici aerodinamica ti aiuta comunque. Ma forse è persino riduttivo limitarsi all’aerodinamica, che pure è decisiva».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Triestina Filante SLR, presentata il 10 novembre 2020
Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Filante SLR, presentata il 10 novembre

Scorrevolezza top

Il discorso si fa interessante, per cui rallentiamo perché possa parlare senza rischiare l’attacco di cuore.

«Io con Wilier ho vinto a Parigi – dice – ma parliamo di 13 anni fa ed è impossibile fare paragoni. Le bici cambiano anno dopo anno, ma ad esempio usando questa che ha i freni a disco e il perno passante, ti rendi conto che l’insieme fa la differenza. Non tanto sulla rigidità quanto sulla scorrevolezza. Ti rendi conto che ad alte andature, riesci a mantenere bene la velocità. E’ meno problematico rilanciare la bici quando vai davvero forte. Nel caso di un velocista, ad esempio, è chiaro che quando ti alzi sui pedali a 65 all’ora, è molto meno complicato non solo mantenere la stessa velocità, ma fare proprio la volata negli ultimi 200 metri. La differenza di questa bici rispetto a quella di Parigi è proprio questa».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
La Filante di Bennati monta il Campagnolo Super Record elettronico con freni a disco
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
Per Bennati Super Record e freni a disco


Cura dei dettagli

E’ un insieme di cose che si chiamano progresso e spiegano tanti altri aspetti del ciclismo contemporaneo.

«Magari – dice Bennati leggendoci nel pensiero – ci si meraviglia che le medie siano sempre molto alte, però forse tanti non valutano anche questo aspetto. Cioè che le bici sono molto più veloci rispetto a un tempo. Viene studiato tutto nei minimi dettagli. Dalla scarpa al casco, fino all’abbigliamento, che è una componente fondamentale, tanto che nelle tappe di montagna ci sono corridori che utilizzano il body. Ormai si può limare l’impossibile, c’è una continua ricerca della perfezione e della massima aerodinamicità. Rispetto a un tempo si va molto più forte anche per questi motivi».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Il sistema frenante Campagnolo si distingue per potenza e modulabilità
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Freni Campagnolo, potenti e modulabili

Il furgone accelera, Bennati scatta, allunga, si distende, prova la volata, si tuffa nel tornante in discesa come un bambino con il giocattolo più bello. La descrizione tecnica della bici nei dettagli potete leggerla nell’articolo di Filippo Lorenzon, per continuare a capire il pensiero del toscano c’è questo video bellissimo che lo racconta. Mentre il nostro viaggio con lui non si ferma qui e presto vi porteremo su altre traiettorie…

www.wilier.com/it

Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020

Oldani, la prima volta e quella chat…

27.10.2020
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Stefano Oldani è un libro da sfogliare. Il milanese di 22 anni, che dal 2020 corre con la Lotto Soudal, ha appena concluso il primo Giro d’Italia e nel momento in cui gli abbiamo chiesto come si sentisse, se fosse contento di tornare a casa, ha risposto con un candore illuminante.

«Sono contento perché sono riuscito a finirlo – ha detto – ma ho un po’ di malinconia perché dopo così tanto tempo con i compagni e il personale della squadra, andare via e pensare di non vederli per qualche mese è un po’ triste».

Stefano si è prima messo in luce con il Team Colpak, poi è passato alla Polartec-Kometa e al Giro di Val d’Aosta del 2019, dopo un secondo posto di tappa, assieme al suo procuratore Manuel Quinziato, ha scelto di firmare per la squadra belga che più delle altre si è fatta avanti con decisione. Oltre a parlarci di sé, tuttavia, Stefano racconterà un dettaglio molto interessante (e inedito) sullo sciopero di Morbegno: lettura da consigliare ai vertici di Rcs e a coloro che hanno sostenuto di aver saputo delle richieste dei corridori soltanto all’ultimo momento.

Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020
In fuga a San Daniele del Friuli: primo Giro condotto con un buon piglio
Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020
In fuga verso San Daniele del Friuli
Come è stato il primo Giro?

Me lo aspettavo duro, ma in alcune fasi è stato oltre ogni immaginazione. Lo Stelvio è stato una dura prova fisicamente e mentalmente. Più di testa che di gambe, perché ho passato la giornata nel gruppetto e davvero non passava più. E quando siamo arrivati ai piedi della montagna, eravamo già tutti stanchi. In più, due giorni prima ero stato in fuga, e avevo addosso ancora quella fatica.

Qual era il tuo obiettivo?

Finirlo, che per un neopro’ non è scontato. Sapevamo di non avere un leader, quindi potevamo giocare le nostre carte. Io mi sono buttato in qualche sprint, ho centrato due piazzamenti nei dieci e alla fine sono soddisfatto. Qualche dubbio di arrivare in fondo l’avevo, ma ero preparato a fare fatica e non riuscivo a immaginare di ritirarmi.

Come ti sei trovato in gruppo?

Bene, ho parlato con tutti e intanto marcavo a uomo Guarnieri per non andare fuori tempo massimo. Dove c’era Jacopo, c’ero io e stavo tranquillo,

E’ vero in primavera ti sei allenato spesso con Bennati?

Confermo. La mia ragazza si chiama Lavinia e abita dalle stesse parti, così mi è capitato di allenarmi con lui. Lo avevo conosciuto in Spagna, nella stessa corsa in cui cadde e si fece male alla schiena. Gli ho chiesto consigli, è diventato un punto di riferimento cui rubare i segreti del mestiere. Ci sentiamo spesso. La dritta più importante è stata quella di trovare il mio equilibrio. «Non impazzire dietro alle diete e alle preparazioni strane – mi ha detto – come accadde a me prima di un Tour, in cui ero magrissimo ma non avevo forza. In bici devi stare bene, altrimenti non rendi». E io vivo così, vado avanti a sensazioni e non peso il cibo.

Il Giro ti ha detto che corridore sarai?

Sapevo di essere abbastanza veloce, ora ho capito che me la cavo anche in salita. Per cui, quando avrò la forza necessaria, potrò giocarmi le classiche dure che magari si chiudono in volata.

Sei nella Lotto, la squadra additata per aver scatenato lo sciopero di Morbegno. Come è andata?

Sapevo poco. Da diversi giorni, sulla chat del Cpa i ragazzi dicevano di voler accorciare la tappa. Lo so bene perché ero in camera con Adam Hansen, che è il rappresentante dei corridori nel Cpa. Lo chiamavano da giorni, non so se abbiano avvertito prima Rcs, ma a quanto ho capito nessuno ha mosso un dito.

E poi?

E poi… volete ridere? Hansen quel giorno voleva andare in fuga, ce lo diceva da una settimana, perché sarebbe piovuto e a lui piace la pioggia. Così siamo andati alla partenza ed eravamo allineati in venti, ma all’improvviso Adam è stato chiamato ed è dovuto andare a parlare con Vegni per il ruolo che riveste. Mi dispiace per lui, ha dovuto farlo, ma avrebbe preferito andare in fuga.

I vertici del Cpa sono nella chat, quindi sapevano cosa si scriveva da giorni?

Immagino di sì.

Chiudiamo questa porta: cosa farai quest’inverno?

Bisognerà vedere le chiusure Covid. Non avrei fatto vacanze, preferisco starmene a casa. E per fortuna Lavinia è venuta su, quindi alla peggio resterà mia prigioniera a casa mia, a Busto Garolfo, in Lombardia.