Crono scatola scarpe

Crono, il packaging strizza l’occhio all’ambiente

28.06.2021
3 min
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Il brand italiano Crono, attivo nella produzione di calzature per ciclismo di altissima qualità, ha recentemente introdotto una nuova veste grafica ed un nuovo packaging “green”.

Cartone super ecologico

Tenendo fede ai principi che ispirano l’azienda, si è deciso di utilizzare per il confezionamento e la spedizione delle calzature, un materiale super ecologico. Si tratta di uno speciale cartone realizzato mediante l’impiego di materia prima proveniente esclusivamente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. E proprio quale conseguenza di questa rigorosa decisione, Crono da qualche giorno può permettersi di utilizzare su tutti gli imballi, e su tutte le scatole delle proprie calzature, il marchio FSC (Forest Stewardship Council).

Pieno rispetto dei valori umani e ambientali

Ma la sensibilità ambientale di Crono non esaurisce esclusivamente con il processo appena descritto. La stessa azienda utilizza energia certificata e proveniente da fonti rinnovabili, come dimostra e testimonia l’impiego del marchio GREENER.
«La nostra mission aziendale – sottolineano i fratelli Stocco, i titolari del calzaturificio Sabena che del brand Crono è la realtà proprietaria – è sempre stata quella di realizzare ottimi prodotti per i nostri clienti nel pieno rispetto sia dei valori umani quanto del nostro ambiente. Con questa scelta vogliamo rendere ancora più evidente questa nostra sensibilità. Speriamo che questo esempio possa magari essere d’ispirazione anche per altre realtà lavorative, e non solo ed esclusivamente attive nel settore della bicicletta».

Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c'è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c’è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c'è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c’è anche Davide Rebellin

Crono, Made in Veneto dal 1973

Il Calzaturificio Sabena si conferma in continua evoluzione, da quando nel 1973 Giancarlo Stocco e la moglie fondarono l’azienda che all’epoca realizzava scarpe di qualsiasi tipologia. La specializzazione nel settore della calzatura sportiva arrivo successivamente negli anni ’80.
Con il brand Crono, Sabena rappresenta molto bene cosa significhi il vero made in Italy… veneto: quello legato indissolubilmente alla realizzazione di un prodotto eccellente e fatto a mano. Designer, progettisti, modellisti, fornitori di materie prime tradizionali, e all’avanguardia, sono solo alcuni dei partner con cui il Calzaturificio Sabena si confronta ogni giorno per creare il prodotto migliore.

cronoteam.com

CR1, il top di gamma della trevigiana Crono

03.06.2021
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Crono, azienda trevigiana, specializzata nella produzione di calzature tecniche da ciclismo, ci svela i segreti del modello top di gamma: le CR1. La tomaia è realizzata in microfibra di alta qualità e superleggera, resa ancora più traspirante dalle aperture realizzate al laser, pensate per incrementare il flusso d’aria interno, in modo da mantenere il piede fresco e ben ossigenato.

«Tra le caratteristiche migliori – dice Stefano Stocco, titolare dell’azienda – c’è sicuramente la traspirazione che questi scarpini assicurano al piede. Il rivestimento interno è realizzato in poliestere, un materiale ottimo, resistente alla abrasioni. I CR1 sono i nostri top di gamma. Garantiscono ottime prestazioni e sono molto confortevoli».

Crono CR1: doppia chiusura boa che copre la parte frontale e laterale
Crono CR1: doppia chiusura boa che copre la parte frontale e laterale

Suola in carbonio

La suola è realizzata interamente in fibra di carbonio ad alto modulo. Grazie a quest’ultima infatti, anche il peso è stato ottimizzato, raggiungendo un’incredibile leggerezza di soli 240 grammi (prendendo in considerazione la misura 42). Ad attirare l’attenzione è anche la chiusura IP1 Boa Fit System.

«Il laccio della chiusura è in acciaio, rivestito di nylon – riprende Stocco – grazie al nostro sistema Multicontact, che copre 5 punti essenziali sulla parte frontale e laterale dello scarpino, la comodità è assicurata e la trazione è al top. Infatti con la doppia chiusura Boa lo scarpino si adatterà perfettamente alla forma del piede».

Versione dorata dei CR1, con i microfori posti nella parte laterale
Versione dorata dei CR1, con i microfori posti nella parte laterale

Comfort e performance

La parte posteriore dei CR1 presenta un’interessante novità che migliora notevolmente il comfort, vale a dire una particolare fodera anti-scalzante, che eviterà movimenti del tallone, ammortizzando tra le altre cose anche urti e pressione eccessiva.

«Abbiamo voluto creare uno scarpino – continua Stocco – che raggiunga i migliori standard di performance e comodità. In che maniera li promuoviamo? Usiamo il nostro sito web e i vari social network. Il più delle volte sono i corridori a contattarci, preferiamo lavorare singolarmente, corridore per corridore, al fine di offrire loro la migliore disponibilità e professionalità possibile.”

Il prezzo degli scarpini CR1 è di 349 euro.

cronoteam.com

Jay Hindley

Hindley: «Nella crono lotterò fino alla morte»

24.10.2020
3 min
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Jay Hindley non avrebbe mai pensato di arrivare a giocarsi il Giro e tantomeno di indossare la maglia rosa alla vigilia della crono finale. Dovrà lottare alla morte, ma non ha paura.

Il giovane scalatore australiano verso Sestriere ci ha provato. Appena il compagno di squadra Wilco Kelderman si è staccato ha capito che per lui si apriva un portone enorme. Una possibilità unica. E forse solo in quell’istante è davvero cambiato il suo Giro. Ad un tratto era il capitano della Sunweb. Onore ed oneri.

Forse Jay ha pagato un po’ anche la pressione. Se sul secondo passaggio al Sestriere si è sentito libero di fare la sua corsa, nella scalata finale dopo il traguardo volante aveva tutto il peso della corsa. E quelle maglie scure della Ineos-Grenadiers forse un po’ gli facevano paura.

Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa e compagno Kelderman
Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa Kelderman

Nessun rimpianto

Eppure l’aussie è sorridente. Abbozza persino qualche parola d’italiano imparata in quel 2015 in Abruzzo all’Aran Cucine. Ci mette poco a riprendersi.

«E’ incredibile indossare la maglia rosa – e la pizzica con pollice e indice – guardavo il Giro da bambino e ora ci sono io. Ammiravo tutti gli australiani, McEwen, Evans, Porte…».

Vista come è andata oggi, la mente scorre alla tappa dello Stelvio. Chissà se nella sua testa ci sono rimpianti? Quel giorno era palesemente il più forte.

«No, non ho rimpianti. Il piano era quello e io l’ho rispettato, anche se potevo andare via. E poi quel giorno abbiamo preso maglia rosa, bianca e tappa. Per la Sunweb è stata una buona giornata. Oggi dopo che Wilco si è staccato non ho potuto far altro che seguire i due della Ineos. Sull’ultima salita guardavo Geoghegan Hart per cercare di capire come stesse, se e quanto fosse stanco. Poi ci ho provato, più volte. Ci ho provato con tutte le mie forze ma non sono riuscito a staccarlo. Almeno io e Tao siamo amici e lottare con lui è bello».

In effetti dopo il traguardo il volto e l’affanno del respiro non combaciavano con la pedalata sciolta che invece è ormai tipica della sua azione. Il ragazzino di Perth è davvero bello da vedere in bici. E quando prende il manubrio con le mani basse dà l’idea di poter fare il vuoto da un momento all’altro. Però il finale di questo Giro è stato duro anche per lui evidentemente. E più passavano i chilometri e più Tao acquisiva sicurezza. L’inglese avrebbe perso meno tempo e aveva vicino (o poco dietro) un fantastico Rohan Dennis. L’esatto contrario di quel che provava Hindley.

Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita
Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita

Fino alla morte

E adesso? Mancano una notte e poche ore alla crono che deciderà il Giro e una grossa fetta della carriera di questi due ragazzi. Jay però non sembra spaventato.

«Per un giovane australiano lasciare la sua terra dall’altra parte del mondo e venire in Europa non è facile. Però sono testardo. Da quel giorno che vidi per la prima volta il Tour de France in tv a 6 anni e decisi che avrei fatto il corridore, sono arrivato sin qui.

«Domani sarà una crono particolare, nella quale non sarà avvantaggiato lo specialista ma chi starà meglio, chi avrà più energie. Io darò tutto fino alla morte».

A Valdobbiadene è stato più bravo Tao. A Palermo è andata meglio a Jay. Anche stavolta i due pretendenti alla maglia rosa sono (quasi) pari. Li dividono 86 centesimi.