Fauniera giudice spietato. Premia Van Eetvelt ma non solo

17.06.2022
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«Non credo che il Colle del Fauniera sia troppo adatto a Lennert Van Eetvelt. Sì, alla Corsa della Pace ha vinto in salita, ma quella era tutt’altra scalata. Più corta, meno dura e non in quota. Però possiamo portare a casa il podio… se corriamo bene».

Erano state queste le parole del direttore sportivo della Lotto Soudal U23, Wesley Van Speybroeck, questa mattina a Boves. La storia di oggi inizia qui.

Passano poche ore e viene da dire: per fortuna che il Fauniera non era la sua salita! Van Eetvelt ha vinto. E alla grande. E per qualche istante è sembrato quasi poter mettere in crisi la maglia rosa e portarsi a casa il Giro d’Italia U23.

Sul Fauniera procedono tre storie. Tre storie non sempre parallele.

Coraggio e gambe

Ancora una giornata di fuoco. In ogni senso. I ragazzi sono partiti a tutta, stracciando ogni tabella di marcia prevista. Una fuga corposissima parte quasi subito. Una trentina di uomini tra cui ci sono anche Van Eetvelt e due compagni.

E’ la situazione perfetta. Può stare a ruota e prendere la salita con del margine. E così va. 

«Abbiamo riscattato – dice Van Eetvelt dopo l’arrivo – la prestazione di ieri, quando per poco non siamo riusciti ad accodarci ai ragazzi della Groupama-Fdj.

«Io non avevo però grandi sensazioni. Anche per questo oggi sono andato in fuga all’inizio. Poi invece sulla salita stavo meglio. E ho cercato di concentrarmi solo sul mio passo. Pensavo al podio».

La storia del suo Fauniera parla di un ragazzo che lotta in primis con se stesso. Lennert guarda a terra impassibile. Il tempo è scandito dal countdown dei chilometri scritti con la vernice sull’asfalto. E dal respiro affannato.

Sulla sua testa l’arrivo e l’aria sempre più sottile.

Nel piccolo gazebo montato miracolosamente sul pochissimo spazio che concede il Fauniera, arrivano i suoi compagni. Sanno della vittoria e lo abbracciano. Lui ricambia. Parlottano un po’ in fiammingo. Grasse risate.

«Devo ringraziare questi ragazzi – riprende Van Eetvelt – Tra ieri e oggi hanno fatto un grandissimo lavoro. Hanno tirato tantissimo. Se adesso sono qui sul podio è merito loro.

«Ad un certo punto Martinez ha ridotto il distacco a 45”, però sono rimasto tranquillo. Non volevo saltare. Mi avevano detto che i due chilometri finali erano un po’ meno duri e ho mantenuto un po’ di energia per spingere forte lì».

Tutto istinto

Anche oggi la Groupama-Fdj si ritrova a tirare. Ieri era il topo, oggi il gatto. Appena iniziano le pendenze più dure Martinez scatta. Mancano davvero tanti chilometri, almeno undici. 

«Non ce la facevo più a stare in gruppo», ha detto Lenny Martinez dopo l’arrivo, mentre aspettava di sapere se fosse terzo nella generale oppure no.

Quando poi lo speaker annuncia la classifica, lui scuote i pugni e si lascia uscire un “Oui”, sì.

Stamattina il loro diesse Gannat parlava di podio. Era preoccupato perché i suoi ragazzi ieri avevano speso moltissimo. «Speriamo abbiano recuperato bene. Il tempo per guadagnare terreno sul Fauniera c’è anche, ma non credo che basti per prendere la maglia rosa. Martinez ha più di sette minuti. Il vento soffia alle spalle e questo può avvantaggiare chi è davanti».

«Ho visto che c’è una ciclosportiva (così si chiamano le gran fondo in Francia, ndr) la Fausto Coppi e su Strava ho notato che i primi l’hanno scalata in un’ora e 12′, magari questi ragazzi faranno in un’ora e 7′, ipotizzo. Sono pur sempre a fine Giro. Cerchiamo di vincere la tappa». 

Lanny scatta e recupera bene. Sembra possa mangiarsi il belga in quattro e quattr’otto e invece non va così. Ad un tratto qualcosa s’inceppa. Non guadagna più. E quel puntino che vedeva avvicinarsi sul costone della montagna, torna lentamente, ma inesorabilmente ad allontanarsi. 

Quell’inceppamento si chiama fastidio allo stomaco.

«Ero sul filo – spiega la maglia blu – se avessi spinto di più sarei saltato».

Come una crono

«Quanto è il distacco? Quanto ho preso?». Leo Hayter risponde con queste domande alle nostre domande.

In questo Fauniera lui è stato solo “gatto”. Doveva inseguire. La maglia rosa doveva solo guardare in su. Le sue prede erano davanti.

I suoi compagni lo hanno portato sin sotto la salita. Hanno fatto quel che potevano. Poi stava a lui. In questi casi la maglia rosa può diventare un fardello.

Ma Axel Merckx l’ha saputa lunga. Stamattina dava l’ormai consueto pugno su pugno ai suoi ragazzi. Un po’ di tensione c’era in effetti.

Aveva mentalizzato Hayter sul fatto che lo aspettasse una cronometro in salita. Non doveva pensare ad altro. E così lui ha fatto. Ad un certo momento aveva oltre 3′ dal belga. Gregoire era staccato, ma Van Eetvelt iniziava a fare paura. Mancava parecchio e nella generale virtuale ormai era a poco più di 2′.

Ma come dice Adriano Malori, le crono si vincono nel finale.

«Ai sei chilometri sono andato a tutta? No, ai cinque – spiega Hayter, stanco ma molto meno provato rispetto al giorno di Santa Caterina Valfurva – A quel punto ho cercato di dare il meglio di me stesso. Ho fatto tutta la scalata in controllo. Non dovevo saltare. Ero sempre sul limite, ma mai oltre. Non ho mai fatto salite così lunghe e a queste quote».

Lo spettacolo selvaggio del Fauniera. ExtraGiro è riuscita a portarci per la prima volta l’arrivo di una gara (al centro in alto)
Lo spettacolo selvaggio del Fauniera. ExtraGiro è riuscita a portarci per la prima volta l’arrivo di una gara (al centro in alto)

Tutti e tre si vedevano, dunque. Van Eetvelt si voltava verso il basso nelle svolte della strettissima stradina di questa splendida montagna. Martinez vedeva la sua preda allontanarsi dopo che l’aveva annusata da vicino. Mentre Hayter, sapeva che tenerli a vista era il suo traguardo.

E’ stata questa la storia del Fauniera, un giudice severo ma che ha detto chi sono davvero i migliori di questo Giro.