casco Kudo di Fizik

Kudo, il nuovo (e primo) casco da strada di Fizik

12.12.2025
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Allora, gli amici di Fizik hanno avuto la bontà di inviarci in test il loro nuovo casco: Kudo. Ma non è solo il nuovo modello. Assieme al fratello aerodinamico Kudo Aero è il primo casco da strada mai prodotto dall’azienda veneta che, com’è noto, ha sempre avuto come proprio core business scarpe e selle. 

«Ma se ve lo inviano per recensirlo – qualcuno potrebbe chiedersi – con magari anche un accordo commerciale dietro, allora come facciamo a credere che la suddetta recensione sia oggettiva e non viziata da interessi di sorta?». E sarebbe una domanda tutt’altro che peregrina. Bene essere sempre un po’ dubbiosi in un mondo dominato da clickbait e fake news. 

Per dissipare questi legittimi dubbi, diciamo subito una cosa. A prima vista Kudo è senz’altro un bel casco, ma non esattamente il più leggero che si possa trovare sul mercato. La bilancia da cucina comprata dai cinesi di cui disponiamo per il test dichiara 333 grammi in taglia L (luce posteriore compresa). Un bell’oggettino, insomma, in un mondo in cui i caschi della stessa fascia di prezzo stanno attorno, o anche sotto, i 250 grammi. 

casco Kudo di Fizik
Kudo è leggero, ma non leggerissimo: 333 grammi in taglia L
casco Kudo di Fizik
Kudo è leggero, ma non leggerissimo: 333 grammi in taglia L

Tutta l’aria che serve

Ora che forse abbiamo guadagnato un pizzico di credibilità, passiamo al resto. Quel che è certo è che Kudo ha molte prese d’aria. Quante di preciso è difficile a dirsi. Se si considerano le aperture longitudinali centrali ognuna come dei fori unici, allora sono 11. Se invece le si considerano divise in due dal ponte orizzontale, il numero sale a 15

Comunque sia sono molte, quindi non c’è dubbio che Kudo sia un casco che fa egregiamente il suo lavoro anche in estate. A questo riguardo una citazione particolare la meritano le due aperture anteriori orizzontali che convogliano l’aria dritta sopra la fronte, perché per pedalare bene è meglio che i pensieri restino i più freschi possibile. 

casco Kudo di Fizik
In questa foto si nota il ponte aerodinamico, assieme alle molte prese d’aria
casco Kudo di Fizik
In questa foto si nota il ponte aerodinamico, assieme alle molte prese d’aria

Contro ogni impatto (sperando non serva mai) 

Abbiamo accennato al ponte orizzontale che attraversa la calotta e le prese d’aria. Ebbene, questa specie di ala interna è intanto molto bella, con un profilo sottilissimo che solo a guardarlo dà l’idea di aerodinamica spaziale. Poi, da quello che ci hanno detto, ha anche una funzione strutturale molto importante, perché in caso d’impatto (incrociamo le dita) serve a distribuire le forze in maniera uniforme in tutta la superficie. 

A proposito di impatti (incrociamo le dita ll) e di sicurezza. Poteva il primo casco realizzato da Fizik non avere l’ultimo ritrovato del sistema Mips (che ricordiamo essere uno strato mobile che protegge la testa in caso di impatto obliquo)? Forse poteva, ma comunque loro ce l’hanno messo lo stesso. Nella fattispecie si tratta del Mips Air Node, che è molto leggero, removibile per le pulizia e, soprattutto, protegge il nostro caro vecchio cervello se mai (incrociamo le dita?) dovessimo prendere pure botte rotazionali

casco Kudo di Fizik Mips
Il Kudo è fornito anche di Mips Air Node, contro gli impatti rotazionali
casco Kudo di Fizik Mips
Il Kudo è fornito anche di Mips Air Node, contro gli impatti rotazionali

La sicurezza è nulla senza la comodità

Una vecchia pubblicità diceva che la potenza è nulla senza il controllo. Allo stesso modo si potrebbe dire che, per un casco, la sicurezza è nulla senza la comodità. Per usare la massima onestà anche qui, appena indossato, Kudo non ci è sembrato il casco più confortevole che avessimo mai indossato. 

Qualcosa nella calzata non era perfetto. Poi però da Fizik ci hanno svelato un segreto, anzi due. Il primo si chiama Custom Crown Adjustment. Proviamo a spiegarlo nel modo più semplice possibile. In pratica, la corona di plastica che cinge tutto l’intento nel casco e finisce nella classica rotella micrometrica posteriore, è regolabile in tre diverse posizioni che corrispondono ad altrettante calzate: ovale, neutra o rotonda

Il casco è di default in posizione 1, segnalato anche nel bordo inferiore della calotta. Alzando l’imbottitura Mips in corrispondenza del numero appare per magia un pin rosso, che assicura la corona al casco. Tirando (con una certa energia) il pin esce dalla calotta e si può in questo modo inserirlo nelle altre due posizioni, con conseguente cambio di calzata.

Il secondo è un po’ meno segreto, ma comunque piuttosto determinante. Nella parte posteriore la corona può essere regolata in alto o in basso in cinque diverse posizioni, sempre con il collaudato sistema di tirare con un certo vigore e poi riposizionare a piacimento. Questo per dire che, nel nostro caso, spostare il pin rosso dalla calzata 1 alla 2 e abbassare di due tacche l’attacco posteriore ha fatto tutta la differenza del mondo: da un fitting così così, “bello ma non ci vivrei”, ad un casco che accoglie perfettamente tutto quello che sta da un’orecchia all’altra. 

casco Kudo di Fizik regolazione
Nascosto sotto l’imbottitura c’è il magico pin rosso del Custom Crown Adjustment, per regolare la calzata del casco
casco Kudo di Fizik regolazione
Nascosto sotto l’imbottitura c’è il magico pin rosso del Custom Crown Adjustment, per regolare la calzata del casco

E la luce fu

Stiamo per finire, promesso. Ma prima di finire due righe due sulla luce posteriore. All’intero della scatola, oltre ad il casco con la sua bella borsetta, troverete anche una luce a led con ricarica Usb-C. Non è obbligatorio attaccarla al casco, per carità, si può anche scegliere di risparmiare quei 18 grammi (sempre secondo la nostra bilancia cinese). Però su, è un gran bel favore fatto da Fizik a noi ciclisti che parliamo sempre della sicurezza. Quindi bando alle scuse e via di luce posteriore (tra l’altro con due modalità, fissa e lampeggiante). 

casco Kudo di Fizik luce posteriore
Nella confezione è presente anche un’utilissima luce posteriore rossa a led, e che si ricarica tramite Usb
casco Kudo di Fizik luce posteriore
Nella confezione è presente anche un’utilissima luce posteriore rossa a led, e che si ricarica tramite Usb

Non c’è male, Fizik!

Detto tutto questo sì, forse Kudo pesa un po’ più di altri caschi, e – parere personale – avrebbe potuto essere un po’ più arrotondato alla base, che invece finisce quasi ad angolo retto. 

Però è un gran bel casco, il design è minimal e molto elegante, e permette un gran numero di regolazioni personalizzabili. Inoltre ha davvero tutto quello che si può desiderare per proteggere le nostre teste ciclofile. Considerando che è tra i primissimi modelli mai prodotti da Fizik, niente male ragazzi. 

Ah, è disponibile in quattro colori: bianco, bronzo, antracite e nero, e costa 290 euro. 

Fizik

I caschi di punta di Salice ora anche in total white

14.08.2025
3 min
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In attesa di presentare i nuovi modelli per il 2026, l’azienda comasca Salice ha rilasciato una nuova colorazione per i suoi caschi di punta. Da oggi infatti Vento, Gavia e Levante saranno disponibili anche in total white, una livrea elegante e ideale anche per l’estate. Facciamo una breve panoramica dei tre modelli, che presentano alcune caratteristiche comuni, ma ognuno con connotati unici.

Il modello Vento (in apertura la nuove versione) finora era disponibile anche in bianco, ma con la classica striscia tricolore
Il modello Vento (in apertura la nuove versione) finora era disponibile anche in bianco, ma con la classica striscia tricolore

Vento, il casco degli agonisti

Vento (foto di apertura) è il modello pensato per i ciclisti agonisti, con un ottimo rapporto tra leggerezza ed aerodinamica. E’ realizzato (come gli altri due) con la tecnologia chiamata “in-moulding”. Questa prevede che la calotta interna in EPS sia stampata assieme a quella esterna in policarbonato: una costruzione che permette di assorbire al meglio l’energia dell’urto in caso di caduta. 

Con gli altri due modelli condivide anche il rotore posteriore con sistema di antiscalzamento. E’ cioè possibile regolare il rotore nella posizione migliore per una calzata personalizzata, in modo che il casco resti il più stabile possibile. 

Inoltre il rotore posteriore è dotato di una luce rossa di sicurezza attivabile a piacere. La calotta del modello Vento presenta undici fori di aerazione che garantiscono il giusto comfort anche sotto sforzo.  Dieci sono disposti simmetricamente sui lati del casco, mentre uno, orizzontale, è posto sulla parte frontale, appena sopra l’inizio della calotta. Il peso varia dai 220 grammi della taglia S/M e i 230 grammi della taglia L/XL. 

Gavia è il modello più leggero e areato, pensato, come dice il nome, per le salite
Gavia è il modello più leggero e areato, pensato, come dice il nome, per le salite

Gavia, il più leggero

Il modello Gavia è dei tre il casco più adatto alle salite, come suggerisce il nome scelto da Salice. Infatti è il più leggero ed estremamente areato, quindi ideale per scalare i passi lunghi e impegnativi. Come nel modello Vento anche qui sono poi presenti sulla calotta due guide laterali, un sistema semplice e pratico dove posizionare gli occhiali, quando non servono (come, per esempio, in salita).

La costruzione anche in questo caso si avvale della tecnologia “in-moulding”, ma la forma della calotta è ancora più compatta e sono presenti ben quindici fori di areazione. Inoltre l’imbottitura interna è ridotta per abbassare il peso (senza però trascurare la comodità). Il peso del Gavia si ferma a 210 grammi in taglia S/M e 220 grammi in taglia M/L.

Il modello Levante è il più strutturato, molto aerodinamico e confortevole
Il modello Levante è il più strutturato, molto aerodinamico e confortevole

Levante, il più strutturato

Il casco Levante è forse il modello più strutturato dei tre. Anche in questo caso la calotta presenta quindici fori di aerazione, ma meno estesi di quelli del Gavia. L’imbottitura poi è più generosa e contiene anche una retina anti-insetti, estraibile e lavabile.

Anche i lacci, in tessuto morbido, sono pensati per il massimo comfort, e la chiusura è facilmente regolabile grazie ad una fibbia con sgancio laterale. Infine il peso. In taglia S/M Levante ferma la bilancia a 250 grammi, e a 290 grammi in taglia M/L.

Salice Occhiali

Stradale di Ekoi, modernità dal sapore vintage

04.03.2025
3 min
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Design classico, materiali all’avanguardia, leggerezza e soprattutto sicurezza: il casco Stradale è uno dei prodotti di punta del brand Ekoi. Non a caso è usato dai professionisti delle squadre Israel Premier-Tech, Arkéa–B&B Hotels, Cofidis e Lotto-Dstny, specialmente quando la strada sale e gli sforzi si fanno più intensi. Il suo segreto? Il materiale Koroyd.

La struttura è il Koroyd, un materiale a nido d’ape che coniuga leggerezza e massima protezione
La struttura è il Koroyd, un materiale a nido d’ape che coniuga leggerezza e massima protezione

Struttura a nido d’ape

Koroyd è un materiale che offre una sensazione di traspirabilità e di grande leggerezza, ma soprattutto un’eccezionale protezione dagli urti. Nel casco Stradale è presente in forma di piccoli nanotubi a nido d’ape negli inserti laterali del casco.

Grazie alle sue caratteristiche e a questa forma geometrica il Koroyd offre una capacità di protezione superiore di circa il 30% rispetto a un materiale standard, assorbendo gran parte dell’energia rilasciata durante un urto. Inoltre il profilo a nido d’ape cavo ha l’effetto di massimizzare il passaggio dell’aria, cosa che garantisce una costante termoregolazione anche nei momenti di sforzi più intensi, come per esempio un’uscita (o una tappa) in montagna.

Il design riprende i caschi in pelle anni ’50, semplice ma molto funzionale (e ventilato)
Il design riprende i caschi in pelle anni ’50, semplice ma molto funzionale (e ventilato)

Design retrò, dettagli moderni

Il disegno del casco Stradale si ispira ad un altro casco Ekoi, il Légende, che a sua volta si rifà ai famosi caschi in pelle degli anni Cinquanta. Ma questa struttura, semplice e pulita, non è solo un omaggio al passato. Grazie agli inserti super resistenti in Koroyd è stato possibile ridurre al minimo il materiale lasciando ampi spazi di ventilazione, una caratteristica fondamentale per un casco ad alte prestazioni.

La regolazione posteriore è affidata alla manopola Atop che consente una regolazione micrometrica e precisa anche con una sola mano. Molto interessante infine la fibbia di chiusura. A differenza di quelle comuni a clip, la chiusura di Stradale è magnetica, il che facilita di molto le operazioni anche utilizzando i guanti.

La manopola posteriore Atop permette una regolazione precisa anche con una mano sola
La manopola posteriore Atop permette una regolazione precisa anche con una mano sola

Taglie, colori e prezzo

Il casco Stradale di Ekoi è presentato in tre diverse taglie, S, M e L, in altrettanti colori Nero, Bianco e Rosso. Sono inoltre disponibili sette diverse finiture e altri interessanti dettagli, come la bandiera del proprio paese stampata nella parte centrale del retro del casco e, con un piccolo sovrapprezzo, anche il proprio nome.  Il peso è di 260 grammi e il prezzo è molto interessante: in questo momento è in offerta sul sito di Ekoi con uno sconto del 40%, a 157,58 euro.

Ekoi

Kask WG11, il protocollo per la sicurezza

19.10.2022
6 min
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WG11 è un acronimo che caratterizza i prodotti Kask, ma non è solo un’etichetta applicata sulla confezione. WG11 è l’abbreviativo di Working Group 11, di fatto un protocollo di valutazione degli impatti rotazionali e mirato a sviluppare (e aumentare) la sicurezza nell’ambito dei caschi.

Siamo stati nell’azienda bergamasca e abbiamo incontrato Luca Viano che ricopre il ruolo di Direttore Prodotto e con lui abbiamo approfondito l’argomento scientifico WG11. Si, perché di ricerca scientifica si tratta.

Le prove sono eseguite in un laboratorio indipendente (foto Kask)
Le prove sono eseguite in un laboratorio indipendente (foto Kask)

Sviluppo e produzione Made in Italy

Kask ha sede a Chiuduno in Provincia di Bergamo, un’azienda con una catena produttiva completamente italiana. Questo fattore permette di mantenere un’identità del brand e anche di avere un contatto diretto con la produzione, considerando che la maggior parte dei supplier sono dislocati nella provincia bergamasca. L’azienda nasce nel 2004 e nel 2006 entra nel ciclismo. E’ relativamente giovane, ma in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista; difficile pensare che non sono neppure vent’anni che sviluppa i caschi per la bicicletta!

WG11, un gruppo di lavoro

E’ un gruppo di lavoro del quale Kask è parte integrante e tra i compiti principali c’è quello di creare degli standard di sicurezza per i caschi da ciclismo. Si studiano le forme ed il design, i coefficienti di frizione, ma anche gli strumenti di produzione e i materiali che sono usati per costruire i caschi. I metodi di valutazione e le dinamiche degli impatti, tra i quali la velocità e la rotazione.

Luca Viano è il Direttore Prodotto dell’azienda bergamasca (foto Kask)
Luca Viano è il Direttore Prodotto dell’azienda bergamasca (foto Kask)

Parla Luca Viano

«Qualche anno addietro – spiega il Direttore Prodotto di Kask – abbiamo sentito l’esigenza di validare un metodo per testare l’efficienza dei nostri caschi, considerando i diversi fattori in campo, tra questi anche le prove di valutazione degli impatti direzionali. Questi ultimi sono i protagonisti principali dei traumi che si verificano in caso di incidente ed impatto. Possono portare a danni celebrali di varie entità. Premesso che, ad oggi non esiste uno standard scritto in grado di dettare delle regole di produzione riferite alla sicurezza dei caschi da bici, Kask si è ispirata ai caschi da motociclismo, dove le regole in ambito di sicurezza ci sono e sono molto severe.

«I protocolli di sicurezza per i caschi dedicati al motociclismo sono ufficiali dal 2021 – continua Viano – e li abbiamo presi come un esempio da seguire. Abbiamo fatto nostre le metodologie di sviluppo e valutazione, gli strumenti e le metriche. Ci siamo affidati inoltre a laboratori esterni per i test dei prodotti, laboratori già abituati a lavorare nell’ambito del motociclismo e del motorsport. Abbiamo adattato e adeguato alcuni passaggi, come ad esempio la velocità d’impatto, perché le masse in gioco tra motociclismo e ciclismo sono diverse. Il risultato finale è che in Kask abbiamo creato un vero e proprio protocollo di test che ci offre un’infinità di dati. Inoltre lo standard che utilizziamo per la sicurezza ci permette di provare tutte le taglie dei caschi, facendoli impattare in ogni punto e sezione, frontale e laterale, posteriore e superiore, analizzando di conseguenza il loro comportamento».

Si identificano e segnano le varie parti del casco prima del test (foto Kask)
Si identificano e segnano le varie parti del casco prima del test (foto Kask)

Il test d’impatto

Viene eseguito da un laboratorio indipendente che ha sede nella Provincia di Milano. E’ uno dei più autorevoli in ambito internazionale, un riferimento per l’approvazione degli standard di sicurezza.

Focalizzandosi sui test Kask, il metodo prevede il test d’impatto di un modello di casco nelle varie taglie. Si utilizzano diverse misure delle teste-prova che, non solo per la conformazione, ma anche per la finitura esterna sono molto simili a quella umana.

Ogni testa-prova è dotata di tre sensori interni che rilevano il movimento angolare e tre accelerometri. La testa-prova viene montata su una slitta, posizionata all’interno di una colonna e fatta cadere sul punto d’impatto ad una velocità di 6 metri al secondo. Il punto d’impatto è dotato di carta abrasiva in ossido di alluminio con grana 80 e simula l’asfalto. I dati che si ottengono forniscono una lettura, che in seguito è trasformata in un’equazione.

Da qui prende forma il criterio BriC (brain injuri criterion), un valore numerico che quantifica i danni celebrali in caso d’impatto. Il risultato numerico finale deve essere inferiore a 0,68.

I costi della ricerca

Quando si decide di disegnare, sviluppare, testare e produrre un nuovo casco i costi principali sono, nell’ordine: la ricerca, i test in laboratorio e la produzione del mold che determina la forma del casco. A questi vanno aggiunti eventuali prove all’interno della galleria del vento e conseguenti software, che non di rado sono creati ad hoc.

I dati dopo uno dei test d’impatto (foto Kask)
I dati dopo uno dei test d’impatto (foto Kask)

Al di sotto dei limiti

«Il metodo di valutazione adottato da Kask – spiega Viano – ha come soggetto principale la sicurezza. Non solo, proprio il protocollo da noi adottato ci ha permesso di migliorare molti aspetti legati alla produzione e lavorazione delle materie prime. WG11 è un metodo di prova scientifico. Tutti i caschi della gamma Kask non hanno mai superato il valore di 0,39, ben al di sotto del limite 0,68. E’ un risultato che assume ancora più valore se consideriamo anche la leggerezza, il comfort e altri aspetti che non sono mai stati sacrificati in ogni modello».