Ultimi giorni di scuola, Malucelli fiuta le vacanze

17.06.2023
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«Sono partito venerdì – sorride Malucelli – dovevo correre solo il sabato, tanto che avevo l’aereo domenica mattina. Invece mi hanno chiesto se volessi correre lo ZLM Tour. Gli ho detto che per me andava bene, ma a patto che poi non mi chiedessero anche di fare il Giro del Belgio. Così ho corso lo ZLM e sono andato bene. E loro cosa hanno fatto? Mi hanno detto: hai la condizione, perché non fai anche il Giro del Belgio?».

Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal
Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal

Uno zainetto per 18 giorni

Malucelli racconta. Il Baloise Belgium Tour si accinge a vivere la penultima tappa, nel segno dei velocisti più forti e di Van der Poel che ha ricominciato a… fare il matto. Per il romagnolo che da quest’anno corre nella Bingoal-WB, si tratta dell’ultimo atto di una lunghissima prima parte di stagione.

«Insomma – prosegue – ero partito da casa con uno zainetto e quando domenica tornerò, sarò stato via per 18 giorni. Per fortuna c’era la Coppa della Pace vicino casa, in Romagna. Martina, la mia compagna, ha fatto la valigia e l’ha data al direttore sportivo del team U23, che me l’ha portata su. E’ il mio lavoro: finché ce n’è, giusto rispondere presente. Ma dopo questa corsa mi fermo, recupero e mi presento alla grande per la seconda parte di stagione. Sono sfinito».

Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
La prima tappa l’ha vinta Philipsen, tu sei arrivato a 15 minuti: come mai?

Sono un po’ avanti coi lavori, un po’ provato, diciamo così (sorride, ndr). Quando sei stanco, anche la capacità di soffrire crolla drasticamente. Mi sono staccato per un soffio. Eppure in quel momento non sono riuscito a soffrire, ma ci sta e credo che sia anche normale.

Come mai tanta fatica?

Ho corso a inizio stagione al Saudi Tour, poi dovevo andare in Turchia, ma l’hanno cancellata. Ho fatto il ritiro, sono stato in Belgio per 15 giorni a fare le prime corse e poi ho sofferto due mesi per l’allergia. Sono rientrato a casa dalla Sicilia, ma a differenza dello scorso anno sono andato piano. Allora sono andato in altura e quando sono sceso, ho cominciato a correre. Sono partito da casa il 14 maggio e finora ci sono tornato solo per tre giorni.

Sempre alle corse?

Ho fatto Dunkerque e subito dopo Boucle de la Mayenne. Sono tornato a casa il lunedì e sono ripartito il venerdì. Ho corso il sabato, sono rimasto in Belgio, ho fatto lo ZLM Tour e adesso il Giro del Belgio. Ho corso di più fino adesso che tutto il 2022, anche se negli ultimi tre anni ho corso proprio poco.

Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Perché?

Nel 2020 c’è stato il COVID e ho fatto una trentina di gare. Nel 2021 ho preso il Covid a inizio stagione, poi ad agosto quando siamo rientrati mi sono rotto le costole e ho fatto una cinquantina di giornate di gara. L’anno scorso c’è stata la storia della Gazprom e alla fine ho chiuso con 33 corse. Quest’anno sono già 37. Chi ha fatto il Giro d’Italia è a 40, quindi più o meno sono su quei livelli.

Quindi?

Quello che comincia a essere pesante è il fatto che corri, poi rimani tre giorni in Belgio in un hotel da solo. Poi vai a un’altra gara, fai un viaggio e torni a casa per tre giorni e riparti subito. Mentalmente diventa tosto ed è difficile recuperare. Non è che vai via due settimane, poi stai a casa due settimane. L’ultima volta sono tornato di lunedì, ho avuto tre giorni e poi sono ripartito. Non fai neanche in tempo a riprendere le abitudini. Così adesso sono 2-3 giorni che mi sento stanco. L’ho detto alla squadra, però hanno voluto che corressi perché nelle ultime settimane avevo fatto diverse top 10. Se vai alle corse e non sei al 100 per cento di testa e gambe, diventa dura.

Sembra brutto tirarsi indietro dopo le pause forzate del 2022?

E’ proprio questo. Da una parte non ce la fai, dall’altra la testa dice che non ti devi tirare indietro, perché hai passato quella situazione e adesso non puoi dire no se ti chiedono di correre. So cosa significa essere costretto a casa, ci sono già passato. Ma adesso ho anche bisogno di recuperare. E me ne accorgo perché Van der Poel sta facendo fuoco e fiamme e con questi corridori diventa una sofferenza.

L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
Dopo il Belgio tiri il fiato?

Ho due mesi senza corse perché la squadra farà il Giro d’Austria, il Vallonia e il Sazka Tour, che però sono dure per me. Per questo hanno voluto che corressi qui e poi potrò riposarmi.

Rifaresti la scelta di firmare alla Bingoal?

C’è un buon clima, ci ho messo un po’ per ambientarmi. Hanno un’altra cultura, ma è proprio il ciclismo belga che è diverso. Magari ti sembra di essere in un momento tranquillo, partono e ti lasciano lì. A me è capitato perché mi sono fermato a fare la pipì oppure perché ho portato la mantellina alla macchina al momento sbagliato. Ma con l’esperienza si impara tutto e adesso con i compagni ha trovato un po’ di feeling, che è importante.

C’è mai stato quest’anno il miglior Malucelli?

No, forse l’unica volta è stato al Saudi Tour. Purtroppo, più passano gli anni e più il gap con gli squadroni si sente. Magari allo ZLM Tour durante le tappe mi sono sentito veramente bene, ma non so per quale motivo, quando arrivo là, faccio quarto. Guardando i file delle corse, faccio i miei valori, a volte un po’ meno, ma a volte di più. Però gli altri anni ho sempre vinto, quest’anno arrivo lì, ai piedi del podio. E’ anche vero che ho sempre fatto tutte gare con le WorldTour e quando dieci di quelle squadre mettono uno nei primi dieci, tu sei fuori dai giochi.

In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
Cosa farai dopo le vacanze, andrai in altura o ti allenerai a casa?

Sicuramente andrò in montagna. San Marino si è salvata dall’alluvione, ma nelle mie zone non c’è più la salita. La pioggia ha demolito tutte le strade. Noi ciclisti siamo gli ultimi a doversi lamentare, ma non abbiamo più percorsi. Gli amatori si sono ridotti come quando c’era il Covid e non potevi uscire dal tuo comune. C’è una sola salita e vanno tutti lì, che sembra di capitare in una gran fondo. E’ tutto franato, strade chiuse, un macello. Perciò l’idea è quella di finire qui, andare a casa per una decina di giorni di stacco, poi montagna e riprendere a metà agosto in Francia. Potrebbe essere al Limousin, poi non so se Poitou Charentes o Benelux e poi un po’ di gare di un giorno in Belgio e c’è da vedere cosa ci sarà in Italia. Adesso finiamo qui, mancano ancora due tappe…

Intanto Schmid cresce e vince le gare a tappe

27.06.2022
5 min
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A qualcuno, la vittoria finale di Mauro Schmid al Belgium Tour non è andata giù facilmente. Le polemiche innescate dalle spallate fra Lampaert e Wellens nei tre sprint intermedi, fondamentali per l’attribuzione del successo finale hanno un po’ inquinato l’immagine di quel successo. Le cose però cambiano sempre a seconda della prospettiva da cui le si guardano. In fin dei conti e fino a prova contraria lo svizzero non è stato coinvolto, per cui la sua vittoria è più che legittima.

A 22 anni quella in Belgio è stata la prima vittoria dell’elvetico di Bulach nella classifica finale di una corsa a tappe e per lui ha un valore speciale. Intendiamoci, Schmid è uno di poche parole, ma quel successo ha un sapore unico, per questo non doveva essere contagiato da polemiche o altro.

«E’ un passo importante per la mia carriera – aveva dichiarato subito dopo il trionfo – la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Soprattutto Michael (Morkov, ndr) è stato importante nel gestire la situazione, perché sentivo su di me tanta pressione, non mi ero mai trovato in questa situazione. Vincere una corsa a tappe è qualcosa di speciale».

Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa
Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa

La paura di restare a piedi

Lo è tanto più venendo dalla situazione, o per meglio dire dalle paure scaturite dalla stagione precedente. Bisogna mettersi nei panni di un ragazzo che era appena passato professionista nelle file del Team Qhubeka. Che aveva fatto più che bene, conquistando anche una tappa al Giro d’Italia e guadagnandosi la selezione per il quartetto indirizzato ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ma che, settimana dopo settimana, sentiva il terreno sbriciolarsi sotto i piedi…

«Quella squadra era un bel gruppo, si lavorava bene e i risultati erano una conseguenza – racconta l’elvetico a mente fredda e dalla sicurezza del nuovo approdo – ma già in estate ci dissero che non c’erano più fondi e che dovevamo trovarci un nuovo team. Non lo nascondo, quando mi sono incontrato con il mio management ero nervoso, pensavo che nessuno si fosse presentato alla porta, invece la realtà era ben diversa».

A Schmid offrirono un ventaglio di possibilità. Almeno 5 team si erano fatti avanti, impressionati non solo dai risultati, ma anche dal piglio che lo svizzero metteva in ogni gara e che lo aveva portato a tutta una serie di prestazioni, anche se poche volte gli ordini d’arrivo riportavano il suo nome. Quando gli vennero presentate le possibilità, Mauro ebbe un tuffo al cuore sapendo che fra queste c’era anche l’effettivo interesse della Quick Step-Alpha Vynil.

Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto
Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto

La sua storia in un sito

«Era un sogno che si avverava, la squadra che seguivo già da ragazzino. Il Wolfpack che sempre mi aveva impressionato per la capacità di vincere sempre aveva scelto me. Non potevo crederci: è vero, venivo da una bella stagione, ma quando sei senza squadra è una bella incognita. Hanno fatto una scommessa su di me e sta a me ripagarla come si deve».

Intendiamoci: non stiamo parlando di un ragazzino sprovveduto, anzi. Mauro Schmid è profondamente convinto di quel che fa e delle sue possibilità. Quanti alla sua età hanno addirittura un sito personale che riassume tutta la sua carriera? E’ lì che Mauro racconta i suoi inizi, quando a 7 anni veniva coinvolto dalle gite in bici della sua famiglia in Engadina. Oppure le prime gare, rigorosamente in mtb d’estate e ciclocross in inverno, imparando così a maneggiare la bici con maestria. Il suo obiettivo però era la strada e a 19 anni ha deciso di seguirlo in maniera fedele, utilizzando l’offroad solo per allenamento.

Le garette del martedì

Nei suoi ricordi un posto speciale lo hanno però le piccole corse regionali del martedì. Nel weekend era spesso impegnato per l’Europa, ma non rinunciava mai alla corsa del martedì sera, lontano dai clamori, in mezzo a semplici appassionati. E’ lì che ha affinato la tecnica. Su di lui ha posato gli occhi anche Daniel Gisiger, indimenticato cronoman di spicco del finale dello scorso secolo, che cura il settore per la Federazione rossocrociata ed ecco che la sua prima avventura olimpica si è concretizzata.

Tutto ciò, in casa Quick Step non è sfuggito. Uno come Lefevere ha mille occhi e mille antenne e sa bene dove andare a pescare, soprattutto quando si tratta di un “diamante grezzo”.

«Sto scoprendo giorno dopo giorno – ha dichiarato Schmid all’indomani del trionfo belga – dove posso eccellere. Voglio diventare sempre più forte partendo dall’aiuto degli altri e alla Quick Step ho trovato l’ambiente giusto. Ho fatto un sacco di cose in questi pochi anni. Alcune le ho lasciate andare, altre come la pista continuerò a portarle avanti perché mi aiutano tanto».

Che in squadra credano in lui è evidente. Il vero prototipo del passista attuale (1,87 per 70 chili), veloce e che tiene bene in salita. Al Giro era pronto a fare il bis, a ripetersi quest’anno, ma la surreale volata di Castelmonte, che ha mandato Vendrame dritto per la tangente all’ultima curva, ha penalizzato anche lui. La sensazione però è che di occasioni ne avrà altre, tante altre…

Dubbi, sorrisi e Olimpiadi: quanti pensieri nella testa di Remco

16.06.2021
4 min
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Il Giro del Belgio non è forse la corsa più complicata del mondo, né tantomeno la sola ad essere andata in scena nella prima decade di giugno, ma vincere è sempre la miglior medicina, anche se ti chiami Remco Evenepoel e in qualche modo appartieni già alla mitologia ciclistica.

Il fuoriclasse della Deceuninck-Quick Step sta mostrando sempre più il suo lato umano. Quello che tutti noi credevamo essere un corridore invincibile, quasi un “robot progettato” per vincere, dopo la famosa caduta al Giro di Lombardia della scorsa estate ha rivisto i suoi valori e sul podio di Beringen, dove terminava la corsa, per poco non ci scappava la lacrimuccia. La mazzata del Giro, per chi come lui era abituato a vincere facilmente, deve averlo cambiato in qualche modo. Di sicuro lo ha fatto maturare e una volta che avrà recuperato in tutto e per tutto, questa esperienza gli tornerà utile. E lo renderà più forte. In fin dei conti dopo 18 giorni dalla caduta verso Sega di Ala questo ragazzo ha vinto una (breve) corsa a tappe.

Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta
Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta

Ritorno alla vittoria

Ma vediamo cosa ha combinato Evenepoel al Baloise Belgium Tour, il nome corretto del Giro del Belgio. Nella prima ondulata frazione è stato secondo, preceduto di un soffio da Ghys, ma sempre nel vivo della corsa. E’ andato in fuga e la fuga è arrivata. Un bel segnale dopo il mesto ritiro del Giro d’Italia. Già quella sera, voci di chi gli stava intorno dicevano di averlo visto con altri occhi.

La luce intorno al tunnel si è fatta ancora più chiara il giorno successivo. La seconda frazione infatti prevedeva una crono individuale di 11,2 chilometri. E lì Remco, che ha provato piccole novità tecniche in chiave olimpica, ha davvero mostrato al suo Paese di essere tornato.

«Il giorno prima ho corso per la classifica – ha detto Evenepoel ai microfoni di Rtbf, riferendosi al fatto che nella fuga aveva tirato molto più dei suoi due compagni di attacco – ma nella crono volevo vincere. E’ stato importante aver sviluppato certi livelli di potenza dopo l’incidente del Lombardia. E’ un grande sollievo aver vinto la cronometro e la classifica generale. Ringrazio davvero tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo periodo difficile. Ora posso tornare a guardare al futuro». 

Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert
Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert

Tra Giro e Olimpiadi

«Tornare a guardare al futuro»: parole di chi si è tolto un peso dallo stomaco. Con questo successo in tasca Remco potrà allenarsi con maggiore serenità. 

«Io volevo essere pronto per l’inizio del Giro e arrivare qui dopo aver fatto bene nella corsa rosa – ha detto Evenepoel sempre a Rtbf – però ho visto che ho recuperato bene, che abbiamo fatto un buon lavoro, difficile, ma che ha funzionato».

Prima però ci sono da affrontare i campionati nazionali, sia a crono che su strada. Ma Remco sembra molto più interessato a quelli contro il tempo, che tra l’altro si corrono oggi pomeriggio. Lui partirà alle 16,18.

«Non vedo l’ora di correre la crono di domani – ha detto ieri Remco – sarà l’ultima prima dei Giochi. La distanza sarà la stessa, è un buon esame. Sento di avere forza e velocità nelle gambe».

In realtà la crono belga è leggermente inferiore (circa 37 chilometri) rispetto ai 44 e passa chilometri di Tokyo. Ma poco cambia.

Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio
Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio

Ancora tanto lavoro

Ma a bocce ferme il corridore della Deceuninck ha parlato anche del suo futuro e ha fatto un punto più generale del suo stato di forma.

«Ho ancora del lavoro da fare in termini di esplosività e d’intensità – ha continuato a dire Remco a Rtbf – La crono dei campionati nazionali sarà un test anche dal punto di vista atletico. E’ da un po’ che sono tornato a spingere e a fare fatica, ma non sono ancora il Remco di prima della caduta. La differenza è che prima potevo accelerare anche dopo i lunghi sforzi».

«Dovrei andare in altura ma non so per quanto tempo. Perché se vai in quota non puoi fare certi tipi di lavori molto intensi. Probabilmente andrò in Spagna. Mentre parto a inizio luglio per Tokyo».

E quest’ultimo è un aspetto molto interessante. Come mai così presto? C’è da giurarci che lavorerà molto con i materiali. Già durante il Giro fonti Specialized ci avevano detto che Remco sarebbe addirittura tornato negli Usa prima di andare a Tokyo. Magari la sua partenza è così anticipata perché arriverà in Giappone direttamente dagli Usa. Chissà?

L’importante è che Remco abbia ritrovato il sorriso. La squadra lo ha celebrato alla grande e in tal senso non sono passate inosservate le parole di Mark Cavendish dopo l’ultima frazione in Belgio. «Nella mia carriera ho corso con molti campioni ma Remco e Wiggins hanno qualcosa in più. Hanno una determinazione una concentrazione incredibili. Sono rispettosi e ridono anche – e infine rivolgendosi a Remco stesso, Cav ha aggiunto – Non cambiare ragazzino».