«Lenny, ti abbiamo visto un po’ in difficoltà in questa prima parte di Tour, cosa è successo?». «Vero, non è stato un buon inizio, ma ieri sono tornato ad avere le sensazioni corrette». Queste parole Lenny Martinez ce le aveva dette esattamente 24 ore prima della sua fuga di ieri, quando si era prossimi alla partenza da Valenciennes.
E ieri quelle sensazioni buone le ha subito messe in mostra il corridore della Bahrain-Victorious. E’ stato lui il combattivo di giornata. E’ stato lui a ritrovarsi in fuga con passisti del calibro di Kasper Asgreen, ed è stato sempre lui l’ultimo a mollare, specie quando c’erano in ballo i punti di un Gpm di terza categoria.
In lotta col vento
Nella frazione di apertura, Martinez era sfilato sotto l’arrivo di Lille per ultimo. Il suo ritardo sfiorava i 10 minuti. Velocità folli, tanta pianura, ventagli, ma anche il nervosismo della prima tappa… troppo per uno scalatore puro e minuto come lui. E ci si era subito chiesti se l’operazione maglia a pois fosse ancora in piedi.
«Quella prima tappa – racconta Martinez – è stata davvero complicata per me. Non riuscivo a trovare la posizione in gruppo, non mi sono mai sentito a mio agio. In ogni punto ero bloccato, non c’erano spazi e si andava sempre a 60 all’ora. Non sono mai, mai stato davanti al gruppo e sappiamo che se sei dietro è peggio. Le giornate così, con il vento laterale e due volte a favore, sono le peggiori. Ma posso assicurarvi che il progetto maglia a pois va avanti».
«Se ho mangiato o integrato in qualche modo per recuperare? Nulla di particolare, assolutamente tutto nella norma. Ho solo cercato di dormire bene e di avere un buon risveglio. Il corpo è un po’ così: non sempre va tutto come si vuole».
E in effetti, mentre raccontava, Lenny era sereno, sorridente. Non dava l’aria di un corridore preoccupato, teso per la condizione che non c’è e un lungo Tour davanti a lui. Evidentemente sapeva cosa fosse successo e conosceva la sua condizione.
Crono a tutta: sì o no?
La maglia a pois come suo nonno Mariano, storia che tante volte abbiamo raccontato e che tanto affascina: sarà il fascino delle salite, sarà il romanticismo di questa “staffetta” quasi cinquantennale, tiene banco. I francesi ci tengono moltissimo e non c’è giorno che non gli chiedano qualcosa in merito. Ma Martinez ci ha tenuto a dire una cosa.
«Okay la maglia a pois – riprende Lenny – ma prima preferisco puntare a una tappa. Quello è il primo obiettivo. La gamba, dopo la prima frazione, ha iniziato a girare bene e spero continui così. In questo Tour ci sono diverse salite che mi piacciono particolarmente. Sicuramente il Mont Ventoux, penso. Mi piace anche La Plagne e poi il Mont-Dore (sul Massiccio Centrale, ndr): quell’arrivo è davvero bello».
Oggi c’è la cronometro e Lenny potrebbe anche decidere di recuperare un po’, tanto più dopo gli sforzi di oggi, ma non ci è sembrato molto convinto in merito.
«In questo Tour de France ci sono due crono. Una, quella di Peyragudes, è una cronoscalata e la farò a tutta. Mentre quella di Caen, vedrò. Se mi sentirò affaticato non credo la farò al massimo, però a prescindere credo che potrebbe essere giusto invece farla a blocco in ottica futura, pensando alla classifica generale. Fra qualche anno».
Generazione francese
Martinez dunque non molla. Ha già in mente le sue tappe e la maglia a pois. Ieri ha dato una risposta importante. Certo, fa e probabilmente farà sempre, una gran fatica contro i “bestioni” per la classifica generale, almeno con questa generazione. Ma in salita c’è.
Tenere su quelle cotes dopo essere stato in una fuga a quattro per tutto il giorno, con la UAE Emirates dietro che tira, non è stata cosa da poco. Ci farà divertire e tanto.
Per ora fa divertire i francesi, che senza più neanche Bardet si godono questa “nouvelle vague”, questa nuova ondata di ragazzi: Gregoire, Seixas, Vauquelin, Valentin Paret-Peintre e appunto Martinez.
«E’ stimolante fare parte di questa generazione – ha detto Lenny – spero che piaccia anche al pubblico».
E a proposito di Valentin Paret-Peintre, il Tour de France, fatte le visite di rito prima del via, ha dichiarato il portacolori della Soudal-Quick Step come il più leggero della Grande Boucle.
A questa dichiarazione Lenny ha un po’ storto la bocca.
«Non ne sono mica sicuro – quasi a voler rivendicare il primato, ovviamente scherzando – in gruppo quando lo incontro glielo chiedo. Io so che peso 54 chili».