Bettini, i 50 anni e il ritorno all’oro di Atene

10.07.2024
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ROMA – Ci sono Paolo Bettini e sul tavolo la medaglia d’oro di Atene, con un casco, la maglia e un paio di scarpini. In un angolo alle spalle c’è la sua gravel 3T, pronta per partire anche domani. L’ambasciata di Grecia ha spalancato le porte al campione toscano che ad agosto compirà un viaggio a tappe dentro se stesso e lungo le strade di Grecia che vent’anni fa lo consegnarono alla storia di Olimpia. Fuori Roma è una fornace che ricorda davvero quei giorni magici di Atene 2004, quando lo vedemmo vincere e facemmo festa con lui e il cittì Ballerini.

«Partirò dall’Olimpo – sta dicendo Bettini alla presenza dell’ambasciatrice Eleni Sourani e della Console Onoraria di Grecia a Livorno Elena Konstantos – salirò su quel monte per andare a rendere omaggio agli Dei. E da lì inizierà il mio viaggio. Pertanto ci tengo a ringraziare per questa accoglienza. Abbiamo portato prima di tutto la bicicletta, con una grafica particolare che richiama l’antica Grecia e le antiche Olimpiadi. La maglia è una replica di quella 2004, ma in versione moderna, con i tessuti attuali. Il casco è dedicato e le scarpe saranno perfettamente in linea con tutto il resto. E grazie a Elena, perché da uno scambio di idee è nata questa avventura che mi permetterà di fare un viaggio in Grecia e dentro me stesso».

A destra, l’ambasciatrice Eleni Sourani, a sinistra la Console Onoraria Elena Konstantos
A destra, l’ambasciatrice Eleni Sourani, a sinistra la Console Onoraria Elena Konstantos

Da Katerini ad Atene

Elena Konstantos è Console Onorario, ha l’accento livornese e ci racconterà di essere nata in Toscana da padre greco e madre italiana. Viene dall’atletica leggera e ha la praticità della sportiva e l’idea di usare lo sport come modo per favorire i contatti fra Grecia e Italia ce l’ha da sempre in testa. Bettini gliel’ha presentato Alessandro Fabretti e parlando fra loro della sua intenzione di fare un viaggio, è nata l’idea di organizzarlo in Grecia. Il tour di Bettini inizierà a fine agosto da Katerini, la città di origine della Console e dopo 12 tappe si concluderà ad Atene. Ed è proprio Paolo a guidarci in questa idea romantica in cui verrebbe già voglia di affiancarlo.

«L’ho sempre detto – racconta – sono legato a vari passaggi della mia carriera. Sicuramente la prima Liegi è quella che mi ha mentalizzato in maniera diversa e mi ha fatto capire, a me prima che a tutti voi, che se avevo vinto quella, forse avrei potuto vincere altre grandi corse. E’ partito tutto da lì e sicuramente la Liegi ha un valore. Sappiamo che valore abbiano i mondiali, quanto sia importante quella maglia, ma credo che portare a casa una medaglia olimpica ti tiri un po’ fuori. Lo dico banalmente, ma con tutta sincerità. Oggi siamo qua a parlare di ciclismo perché ho vinto le Olimpiadi, ma se fossi venuto solo con i miei mondiali, magari non avrebbero aperto le porte. La medaglia olimpica ha un valore completamente diverso che ti proietta in qualcosa di più grande».

Con i 50 anni è nata l’idea del viaggio. Come mai?

E’ un’idea che avevo da tempo, già prima di Jovanotti, che ha fatto i suoi viaggi introspettivi prima di me. Avevo l’idea di regalarmi un viaggio: io e la mia bici in qualche parte del mondo. Avevo preso contatti per il Tibet e l’idea era di fare Lhasa-Kathmandu: 1.000 chilometri salendo per tre volte sopra i 5.000 metri, restando costantemente fra 2.800 e 4.000. Poi politicamente in Tibet sono cambiate un po’ di cose e avevo puntato il Sud America. Finché a gennaio ho conosciuto la Console ed è nato il progetto greco.

Viaggerai da solo?

Pedalerò da solo, ma non sarò solo. Ci sarà la mia compagna, che si muoverà con un mezzo e si sposterà lungo i vari punti del percorso. Ma è soprattutto il mio viaggio, sarà un pedalare e ripercorrere la mia vita. Documenterò tutto, perché l’idea è quella di mettere tutto insieme e fare il punto della situazione a 50 anni. Magari confezionando un docufilm che racconti il viaggio e lo scambio tra Italia e Grecia. Loro come turismo hanno attivato tutti i canali. Ho il patrocino del Ministero del turismo greco e mi stanno supportando in tutto. Sarà un mio viaggio di vita, un fare il punto sui primi 50 anni, guardandosi indietro e sfruttando i 20 che mi legano ad Atene e alla Grecia. Per me è una vacanza, dalla quale spero di portare indietro un sacco di belle cose.

Questa la traccia di massima del percorso: alcune tratte vanno ancora suddivise, fino al totale di 12 tappe
Questa la traccia di massima del percorso: alcune tratte vanno ancora suddivise, fino al totale di 12 tappe
Ti sei dovuto e ti dovrai allenare sul serio?

Ma non mi trovate meglio? Vedrete a settembre… Se non sarò finito (sorride, ndr) chiederò spazio a Bennati per fare il mondiale. Allora, devo pedalare. Non è una passeggiata, ci metterò tutta la mia esperienza. Quel quasi milione di chilometri che ho nelle gambe lo userò per cavarmela bene. Non stiamo lasciando niente al caso. Sono tappe giornaliere che non superano i cento chilometri, se non due o tre. La prima, tanto per capirci, che è la più lunga. Per andare sul Monte Olimpo c’è una sola strada e, dopo essere salito, devo tornare giù. Come si dice in Toscana, il problema è andare su, in giù vanno anche barattoli. A parte due o tre giorni più lunghi, non farò più di 85 chilometri per volta.

Perché la gravel?

Perché per me è un viaggio e la gravel vuol dire viaggiare. Gravel non è competizione, gravel sta nel mezzo. Lo dico sempre che le due facce del gravel siamo io e Pozzato. Lui, chapeau, il primo organizzatore di un campionato del mondo gravel senza regolamento. Una gara in cui partono anche con la bici da strada e le scarpe da strada, dice che l’UCI non ha capito molto neanche questa volta. Però lui è stato bravo a cogliere l’attimo. Io invece sono l’altra faccia del gravel: molto più cicloturistico. Non per niente abbiamo portato la bici con le borse.

Il bagaglio però non viaggia con te.

Sapendo che faccio 80 chilometri, avrò bisogno del necessario per essere autonomo. Se foro o si spacca qualcosa, più che avere il bagaglio con l’abbigliamento (e comunque un minimo me lo terrò, perché non si sa mai cosa succede), avrò arnesi e pezzi di ricambio. Avrò materiali da testare, sarà anche il modo per provare qualcosa e farlo a 40 gradi, trattandola anche male, perché non avrò il tempo di pulire la bici e lucidarla tutte le sere. Pertanto diventa anche una cooperazione con le aziende che mi seguono, per provare i tessuti e altri aspetti. Magari tornerò utile ai ciclisti che fra qualche anno viaggeranno in bicicletta.

Ci sarà un passaggio sulla riga d’arrivo delle Olimpiadi?

Devo ammettere che non so cosa mi succederà ad Atene, sta gestendo tutto la Console. Tra le altre cose, mi ha ricordato che sono cittadino onorario di Atene. Tutte le medaglie d’oro di Atene 2004 furono insignite della cittadinanza onoraria. Però sicuramente in piazza Kotzia io ci arriverò, perché è dove ho vinto.

La partenza è fissata per il 26 agosto, l’arrivo previsto per il 6 settembre. Sarà caldo, però mai come in quel 14 agosto del 2004. Se gli chiedi quando capì di aver vinto, non parla del momento di passare la riga o del podio. Ricorda il momento in cui Sergio Paulinho lo anticipa in volata. Lui lo recupera, lo affianca facilmente e capisce quello che sta per succedere. Quel giorno si scrisse la storia: farlo ai piedi del Partenone nella città delle prime Olimpiadi lasciò a tutti il senso di aver vissuto qualcosa di grandioso.

Bettini e i Giochi: Nibali lo porterei, Alaphilippe sbaglia di grosso

22.06.2021
6 min
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Paolo Bettini è nel pieno della sua stagione di testimonial, tra la Sportful Dolomiti Race cui ha preso parte lo scorso weekend e la Maratona dles Dolomites che bussa alle porte. Parallelamente anche la stagione dei professionisti si avvia verso il momento più caldo, con il Tour de France che lancerà le Olimpiadi. E proprio per questo, tornando alla scelta di Alaphilippe di mettere da parte di Giochi in favore della sfida francese, siamo andati a scovarlo nel suo buen retiro toscano, con una serie di domande perfette per il toscano che è stato campione del mondo e campione olimpico e che poi ha guidato la nazionale italiana alla sfida di Londra 2012. Si parte dal commento di Argentin, raccolto nei giorni scorsi, per cui Alaphilippe farebbe bene a non andare alle Olimpiadi e puntare tutto sulla maglia gialla.

Lefevere può aver avuto la sua parte nella scelta di Alaphilippe
Lefevere può aver avuto la sua parte nella scelta di Alaphilippe

«Rispetto ad Argentin – comincia Bettini – io ho fatto le Olimpiadi e fossi Alaphilippe farei il Tour in funzione di Tokyo. Al Tour, se va bene fa quinto. A Tokyo, se va bene vince, oppure va sul podio e sempre di medaglie olimpiche parliamo. Le Olimpiadi non sono ciclismo, sono sport. Mi diverto ancora ad andare in giro con la mia medaglia, perché ti tira fuori dal solito mondo. Le relazioni che ci legano, con i vari Iuri Chechi, Aldo Montano, Antonio Rossi, Valentina Vezzali sono particolari. Ci vediamo poco, ma quando succede siamo come fratelli».

Questo è il messaggio che sembrava essersi affermato dopo la tua vittoria, forse però il Covid ha accentuato le esigenze degli sponsor…

Infatti il problema potrebbe essere proprio questo. Alaphilippe è ancora con Lefevere ed è comprensibile soprattutto in questo periodo che gli sponsor si facciano sentire. Ma nonostante questo, il fatto che lui punti al Tour è un azzardo. Vogliamo fare l’elenco di quelli che vivono per il Tour e che possono fare meglio di lui? Al contrario, sempre valutando bene il percorso, Tokyo si addice alla perfezione a un corridore come lui, più che a un Bettini…

Sul podio dei Giochi di Atene 2004 con Paulinho e Merckx, anche Bettini correva con la Quick Step
Sul podio dei Giochi di Atene 2004 con Paulinho e Merckx, anche Bettini correva con la Quick Step
Sicuro?

Se punta al Tour, vuol dire che sulle salite dure si sente forte. E se arriva in volata in una corsa come quella, a poterlo battere ne vedo pochi. Forse Pogacar, già su Roglic avrei delle riserve. La Liegi 2020 gliel’ha regalata lui alzando le braccia 20 metri prima della riga, credendo di essere da solo. Ce l’ha un po’ come abitudine, ma non è detto che ci ricadrebbe.

Non è strano è che Voeckler, cittì francese, non abbia detto nulla?

Bisogna vedere quanto sia importante il ciclismo ai Giochi per il comitato olimpico francese. Certo che se poi Alaphilippe al Tour dovesse fare flop, non ne uscirebbe benissimo. Voeckler magari se lo deve tenere buono per i mondiali, ma la sensazione è che il ciclismo non abbia colto appieno la portata delle Olimpiadi. Paulinho è un ciclista, ma sull’argento di Atene ci si è costruito la carriera.

Da Alaphilippe che rinuncia, si passa alla querelle su Nibali: come la vedi?

La verità bisogna conoscerla, sanno Vincenzo e Cassani che cosa si sono detti (i due sono insieme nella foto di apertura al Tour che lanciava i Giochi di Ri 2016, ndr). Le convocazioni olimpiche non hanno gli stessi meccanismi di un mondiale. Ci sono tempistiche diverse e i tecnici devono consegnare al Coni relazioni sugli atleti convocati e quelli esclusi. E’ un percorso lungo, tanto che quando prima di Londra esplose Moser, vincendo il Giro di Polonia, e tutti lo volevano alle Olimpiadi, non potei inserirlo un po’ perché non rientrava nel mio progetto e un po’ perché non faceva parte della lista dei Probabili Olimpici.

Relazioni sugli esclusi, come mai?

Sì, perché l’atleta può fare ricorso, per cui se lasci a casa qualcuno, devi motivarlo. Non è come negli altri sport, in cui la convocazione è personale.

Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Roglic infila Alaphilippe alla Liegi del 2020, ma il francese ha alzato le braccia troppo presto
Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Roglic infila Alaphilippe alla Liegi del 2020, ma il francese ha alzato le braccia troppo presto
Tu Nibali lo porteresti?

Lo metterei dentro a prescindere e poi mi prenderei tutto il tempo per valutare. Vincenzo ha fatto Pechino, Londra e Rio. Uno che ha fatto tre Olimpiadi ha un’esperienza rara. A Pechino era al debutto, fu convocato per fare la corsa dura ed eravamo ancora dentro la città quando attaccò sul primo cavalcavia e rimase fuori tutto il giorno. Ai Giochi di Londra lo portai per aiutare. Disse: «Per la maglia azzurra faccio qualsiasi cosa». Il percorso era quello che era e la federazione voleva dimostrare che si poteva puntare sulla multidisciplina e che Viviani poteva fare pista e strada, altrimenti si sarebbe potuto mettere dentro Moser e fare corsa dura con Vincenzo. Ma ci sono piani e impegni e andò così. E poi a Rio ha quasi vinto. Uno così è un riferimento tutta la vita, anche solo per le cose che potrebbe raccontare alla vigilia

Può essere un elemento di disturbo nei piani del tecnico?

A due settimane dai mondiali di Zolder mi capitò di battere in volata Cipollini. Si rischiava di rompere l’equilibrio, per cui Franco (Ballerini, ndr) venne a chiedermi se mi sarei messo di traverso, ma lo rassicurai dicendogli che sarei stato ai patti. Il corridore che dà la parola fa così. La stessa cosa poteva succedere proprio con Nibali a Geelong, il mio primo mondiale da tecnico…

Nibali debuttante a Pechino fece anche la crono
Nibali debuttante a Pechino fece anche la crono
Perché?

Stava vincendo la Vuelta. Avevo paura che avrebbe avuto un calo di tensione e che il viaggio intercontinentale lo avrebbe spompato, In più c’era da allenarsi in Australia per parecchio tempo prima della corsa. E così gli chiesi se non fosse meglio restare in Italia a godersi la Vuelta. Sapete cosa mi rispose: «Non preoccuparti di me, faccio quello che serve. La maglia azzurra è troppo importante». Per portarlo rimase fuori Bennati, che non la prese bene, ma questo è il ruolo del tecnico.

Martini diceva che il momento peggiore era comunicare le esclusioni.

E’ vero ed è il motivo per cui è fondamentale parlare tanto con gli atleti. Loro magari la interpretano come una cosa personale, poi però si rendono conto che ogni parola forma il piano della nazionale. L’ambizione dei singoli c’è e va mantenuta, ma devi far capire gradualmente che si va per un obiettivo superiore. Se poi capita l’occasione…

L’ottimo rapporto con Ballerini, portò a Paolo i Giochi del 2004 e 2 mondiali (2007-2007)
L’ottimo rapporto con Ballerini, portò a Paolo i Giochi del 2004 e 2 mondiali (2007-2007)
Porta socchiusa?

Il difensore della squadra di calcio sa che se ferma l’attaccante avversario e lancia la sua punta che fa goal, alla fine ha vinto anche lui. Nel ciclismo puoi tirare per tutto il giorno senza che nessuno ti veda e alla fine magari vincer Bettini. E c’è una bella differenza, sia psicologicamente sia materialmente.

Tu Nibali lo porteresti comunque…

Per quanto possa andare piano, ti fa 180 chilometri bene, per questo è una garanzia. Mentre non può essere portabandiera, come ha suggerito Cipollini, perché per farlo devi aver vinto una medaglia. Perciò, orgogliosi di Viviani e fieri di avere un riferimento come Nibali.