Marta Cavalli continua la sua risalita

18.04.2023
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Lo scorso anno l’avevamo lasciata che gioiva sul mitico traguardo del Muro d’Huy. Dopo aver conquistato l’Amstel Gold Race, Marta Cavalli (in apertura foto @aymeric.lassak) proseguiva la sua settimana d’oro alla Freccia Vallone. Fu un grande colpo. Una doppietta che di fatto lanciò la portacolori della Fdj-Suez in un’altra dimensione.

La raggiungiamo in un giorno “da Belgio”, come ci racconta, tra post-Amstel e pre-Freccia. Quest’anno, ma lo si sapeva, le cose non sono le stesse della passata stagione. Ce lo aveva detto al Trofeo Binda. Tutto è meno brillante, dall’umore che comunque non è affatto male, alla condizione.

L’Amstel femminile si è corsa con pioggia e 5 gradi: non il massimo per chi come Cavalli è alla ricerca della miglior condizione
L’Amstel femminile si è corsa con pioggia e gradi: non il massimo per chi come Cavalli è alla ricerca della miglior condizione
Marta, come stai?

Abbastanza bene. Atleticamente non sono ancora proprio al massimo. Il non aver corso per quasi tutta la primavera si sente e lo sto un po’ pagando. Però continuo a vedere dei miglioramenti che da questo inverno comunque ci sono stati. Ci vuole ancora qualche settimana di pazienza.

In percentuale si può quantificare quanto ti manca per essere la Cavalli dello scorso anno?

Questo non lo so. Difficile giudicare o mettere il tutto su una scala numerica. Rispetto a quei giorni è passato solo un anno, ma nel mezzo sono successe tante cose e passate tante corse. E tanto è cambiato. Per dire, domenica scorsa l’Amstel era più lunga di 20 chilometri rispetto al 2022 e questo è parecchio differente ai fini della gara. Noi, il mio staff, il mio coach e la mia squadra, cerchiamo di analizzare ogni cosa, di prendere i piccoli spunti che arrivano… Per cercare di capire dove migliorare. Io non ho fretta, la squadra non ha fretta, i tifosi forse un po’ ne hanno!

Per la lombarda un avvio di stagione non super. Qualche intoppo di preparazione, ma piano piano ne sta uscendo (foto FDJ-Suez)
Per la lombarda un avvio di stagione non super. Qualche intoppo di preparazione, ma piano piano ne sta uscendo (foto Fdj-Suez)
Hai detto che stavi facendo fatica in questa primavera. Si sente evidentemente la mancanza di ritmo che invece hanno le tue colleghe. E’ in questa ottica che va letta la tua partecipazione alla Freccia del Brabante della scorsa settimana?

Esatto, l’idea era quella di sbloccarsi un po’, di ritrovare un po’ di ritmo, di fare quegli sforzi che in allenamento non puoi fare. Quindi è stata utile per riabituarmi a stringere i denti e ritrovarmi in una corsa.

Come ci arrivi a questi appuntamenti delle Ardenne? Cosa ci possiamo aspettare?

Di crescere passo, passo. Io so di non essere all’altezza e per questo neanche voglio alzare troppo l’asticella poi disattendere l’obiettivo. Bisogna essere razionali. L’anno scorso volavo, ora no. La carriera di un’atleta è fatta di alti e bassi. Adesso siamo in un momento di basso.

Ma che volge verso l’alto…

Sì, vero, ma sul fronte dei risultati siamo in basso. Tanto più che io ero abituata a fare delle primavere esplosive. Però abbiamo di fronte tante gare e ho un gran bel programma da fare.

Cosa manca dunque alla tua condizione per spiccare il volo?

Eh, è quello su cui stiamo ragionando. Non credo ci sia una risposta precisa, ma un insieme di fattori. Per esempio vedo che ho un recupero più lento.

Freccia Vallone 2022: Marta scava un gap di un metro e mezzo sulla mitica Van Vleuten e conquista il mitico Muro d’Huy
Freccia Vallone 2022: Marta scava un gap di un metro e mezzo sulla mitica Van Vleuten e conquista il mitico Muro d’Huy
Domani e domenica quindi ti vedremo a disposizione del team?

Credo di sì. L’obiettivo è quello di correre il più possibile e di conseguenza essere anche utile alla squadra. Poi va detto che ho anche avuto carta bianca sul provare a tenere duro per fare la fatica giusta.

Marta, hai parlato di un bel programma…

A maggio farò la Vuelta, poi i Paesi Baschi. Poi ancora valuterò con lo staff se allenarmi a casa o andare in altura, in vista del Tour de France Femmes, dell’italiano che quest’anno farò sia a crono che su strada. Voglio anche essere utile alla causa del mondiale e vedere di fare bene il finale di stagione, pensando anche all’Europeo che si disputa qui in Belgio, nella zona di Drenthe. Magari ci arriverò con delle piccole corse a tappe. Vedremo.

Chiudiamo con bel ricordo dell’anno scorso. Cosa hai provato sul muro d’Huy mentre le staccavi tutte?

A distanza di un anno, il ricordo che più ho impresso è io che mi giro e quel metro e mezzo tra me e la Van Veluten. «Non è vero – pensai – è un sogno». Invece era tutto vero. E questo mi aiuta anche a trovare le motivazioni e magari un giorno a rivivere quei momenti.

Colpack: resoconto di una corsa al Nord tra freddo e pioggia

18.04.2022
5 min
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La Colpack Ballan era l’unica squadra continental italiana presente al Circuit des Ardennes (immagine di apertura di Alexis Dancerelle). Corsa disputata nell’omonima regione della Francia, al confine con il Belgio. Territori dove si respira ciclismo e nei quali, anche ad aprile, fa molto freddo. I ragazzi della Colpack, guidati in questa avventura da Gianluca Valoti lo hanno imparato a proprie spese. Immergiamoci nel racconto di questa 4 giorni nel Nord, tra côte, stradine di campagna, vento e tanto freddo. 

Colpack, Circuit des Ardennes 2022
Colpack, Circuit des Ardennes 2022

Si parte da lontano

«Si potrebbe proprio definire un’avventura – ci dice Gianluca Valoti, diesse della Colpack – i ragazzi se la ricorderanno per lungo tempo, ne sono sicuro. Quella del Circuit des Ardennes è una corsa che abbiamo disputato per la prima volta 8 anni fa. 

«Avevamo una squadra molto forte – riprende – ed abbiamo chiesto di partecipare, andammo su con: Masnada, Orrico, Garosio, Toniatti, Muffolini e Viero. Ci siamo trovati bene e così abbiamo deciso di tornare ogni anno. L’esperienza per i ragazzi è molto bella e formativa e poi escono dalla comfort zone, che male non fa».

Una bella occasione

Un’esperienza che con il Covid purtroppo si è interrotta, nel 2020 la corsa non si è proprio disputata, mentre nel 2021 la squadra non è riuscita a partecipare. Con l’inizio della stagione la Colpack ha deciso di riprendere il feeling con queste gare e di tornare a disputare il Circuit des Ardennes.

«E’ una bella esperienza a livello internazionale ed i ragazzi ne hanno bisogno. E’ una corsa di livello 2.2, questo vuol dire che la competizione è alta, ma non così tanto da non far esprimere le squadre come la nostra, anzi. Proprio gare come questa servono ancor di più perché puoi metterti in mostra e sei chiamato ad agire in prima persona. C’erano tante formazioni development, come la Groupama di Germani o la Israel di Frigo (che ha vinto la quarta tappa, ndr)».

Vento, freddo e tante côte per i corridori di Valoti (foto Alexis Dancerelle)
Vento, freddo e tante côte per i corridori di Valoti (foto Alexis Dancerelle)

All’avventura!

Si sa che quando si va a correre su queste strade le incognite sono numerose, ed anche in questa edizione le complicazioni non sono mancate.

«I ragazzi – racconta Gianluca – sono partiti in aereo, mentre alcuni membri dello staff hanno portato i mezzi. Ora con i voli di linea il viaggio per i ragazzi è facile e comodo, qualche anno fa non era così. I corridori che hanno preso parte alla gara sono stati: Petrucci, Meris, Baroni, Umbri, Balestra e Gomez. La scelta della squadra era dovuta al tipo di percorso, molto vallonato e caratterizzato dalle tipiche côte: salite brevi ma con pendenze in doppia cifra.

«Lo staff – prosegue – era composto da 5 persone: due massaggiatori, un meccanico, Rossella Di Leo ed Io. Abbiamo portato un furgone che rimaneva in appoggio in hotel e due ammiraglie: una che seguiva la corsa e l’altra per i rifornimenti».

La terza tappa del Circuit des Ardennes è stata sospesa per la troppa neve (foto FG Photos)
La terza tappa del Circuit des Ardennes è stata sospesa per la troppa neve (foto FG Photos)

Un clima da classiche

Il clima, come ci racconta Valoti, non è stato molto clemente, ed i suoi corridori ne hanno sofferto un po’ ma fa tutto parte del loro percorso di crescita.

«Solo il primo giorno è andata liscia – dice – non ha piovuto, ma il clima era molto freddo. I ragazzi si sono dimostrati inesperti nell’affrontare queste situazioni, un esempio è come hanno preparato la borsa del freddo. Non erano pronti, non si erano portati dietro gli accessori necessari ad affrontare questo clima, considerate che la terza tappa è stata anche sospesa per neve. Ma ci sta, hanno imparato, è tutta esperienza in più, hanno capito perché la chiamano borsa del freddo», conclude ridendo.

Il cielo è rimasto coperto per la maggior parte del tempo durante i giorni di gara (foto Hervé Dancerelle-Bourlon)
Il cielo è rimasto coperto per la maggior parte del tempo durante i giorni di gara (foto Hervé Dancerelle-Bourlon)

Il feedback dei ragazzi

«I ragazzi – riprende il diesse – hanno avuto un riscontro positivo, anche se per un atleta correre sotto acqua, freddo e gelo non è particolarmente stimolante. Noi dall’ammiraglia abbiamo cercato di dargli tutto il supporto necessario, avevo con me del thè caldo e degli alimenti calorici per rifocillarsi. Anche se, più di qualche volta, ho dovuto rincorrerli fin quasi in mezzo al gruppo per dar loro da mangiare».

«Anche per noi dello staff è stata un’esperienza di formazione. Trattandosi di una corsa 2.2 non avevamo le radioline, gestirli con vento e pioggia dall’ammiraglia non è stato semplice. Però vedi che le altre ammiraglie ci riescono e allora capisci che è questione di allenamento. Prima del via abbiamo parlato spesso anche con Frigo, ci diceva che era contento che fossimo lì, così aveva qualche italiano con cui parlare in gruppo. Con lui ci si trova bene, è un ragazzo gentile e disponibile e dopo quello che ha fatto per Baroncini al mondiale lo incontriamo volentieri».

Bagioli tra una sfortuna e l’altra, la prima vittoria WorldTour

01.04.2022
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Nemmeno il tempo di festeggiare la prima vittoria nel WorldTour che Andrea Bagioli è stato fermato dall’influenza. Un inizio di stagione complicato per il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl che, dopo aver superato il Covid, è stato costretto a fermarsi nuovamente.

«Dopo la Vuelta a Catalunya – racconta Bagioli – siamo partiti subito per Sierra Nevada per fare un ritiro in altura prima delle Ardenne. Tutto ad un tratto nella notte di martedì ho iniziato a sentirmi male e mercoledì sono tornato a casa. Ora sto un po’ meglio, ma dovrò restare fermo almeno fino a domenica. Ho fatto anche tre tamponi, tutti negativi, almeno sono sicuro che non si tratta ancora di Covid».

Per Bagioli una vittoria allo sprint senza esultanza all’ultima tappa del Catalunya, solo dopo il traguardo scoprirà di aver vinto
Per Bagioli vittoria senza esultanza al Catalunya, solo dopo il traguardò scoprirà di aver vinto
Partiamo dalla Vuelta a Catalunya e dalla prima vittoria WorldTour, raccontaci com’è andata.

Prima di partire per la Spagna avevo visto che la prima e l’ultima tappa erano adatte alle mie caratteristiche. Diciamo che mi ero segnato quelle tappe per provare a fare bene, anche se proprio nell’ultima tappa un po’ di sfortuna non è mancata…

In che senso?

Pronti via e dopo 10 chilometri ho forato, non un bel momento anche perché non era ancora partita la fuga ed è successo ai piedi della prima salita. Per rientrare ho fatto fatica doppia. Però ero molto motivato, ero partito con l’idea e con la voglia di vincere.

Il corridore della Quick Step era caduto anche alla prima tappa del Saudi Tour rimediando due punti di sutura al gomito destro
Caduta anche al Saudi Tour, con due punti di sutura al gomito destro
Previsione rispettata.

Direi proprio di sì, sono molto contento, ci voleva proprio. E’ stato un periodo complicato, tra il Covid e qualche caduta di troppo, era il momento di riprendermi tutto e con gli interessi. A dire il vero quando ho tagliato il traguardo non sapevo neanche di aver vinto.

Come mai?

Nell’ultimo strappo ero rimasto nel gruppetto dietro e siamo rientrati solamente ad un chilometro dall’arrivo. Infatti non ero sicuro di sprintare per la vittoria, poi appena tagliato il traguardo mi hanno avvisato dalla radio che avevo vinto.

Che emozione è stata?

Bellissima. Salire sul podio, festeggiare. Anche se abbiamo avuto poco tempo perché la sera abbiamo subito preso l’aereo per Sierra Nevada.

Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
La stagione era partita bene, già al Saudi Tour, poi come hai detto tu la sfortuna si è messa di traverso.

Sì, avevo iniziato bene con un secondo posto nella tappa di Abu Rakah (la seconda, ndr). A dire il vero nella prima tappa, quella dello sterrato, ero caduto e mi avevano messo due punti al gomito. 

Quel secondo posto come ti ha lasciato?

Contento perché non mi aspettavo di essere in una buona condizione, soprattutto dopo la caduta. Poi, ovviamente, non potevo essere contento al cento per cento, il secondo posto mi ha dato anche un po’ di rammarico perché ero a pochissimo dalla vittoria.

Poi è arrivato il Covid.

Appena tornato dall’Arabia. Sono stato fermo 5 giorni, non pochi visto che eravamo in piena preparazione. Dopo la quarantena ho iniziato a pedalare sui rulli e pian piano sono tornato ai miei ritmi normali. Le prime gare dopo il Covid sono state Faun-Ardèche Classic e la Drome Classic, non sono andate male.

Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Prima del Catalunya hai corso anche la Sanremo…

In realtà non dovevo correrla, ma viste le defezioni dei giorni precedenti mi hanno chiamato all’ultimo. Arrivavo direttamente dall’altura per preparare al meglio il Catalunya.

Ora le Ardenne, ne hai qualcuna in particolare nel mirino?

Sinceramente no, in realtà non sono sicurissimo di correrle, vedremo come sto. Per il momento il mio programma non è cambiato e vorrei fare quelle gare per esperienza e per arrivare pronto alla seconda parte di stagione.

Cosa prevede il menù?

Il Giro d’Italia in primis, e lì punto a vincere almeno una tappa. Per prepararlo al meglio farò una settimana a Livigno dopo le Ardenne, per recuperare e per aumentare al massimo la concentrazione. Un altro obiettivo saranno i campionati italiani che si correranno in Puglia. Dalle prime indicazioni il percorso sembra adatto alle mie caratteristiche.