Il tour operator specializzato Bike Division ha recentemente ufficializzato la definizione di una rilevante partnership di collaborazione con Aurum, marchio produttore di biciclette spagnolo fondato da Alberto Contador e Ivan Basso. Questo sodalizio nasce dalla volontà di unire le elevate prestazioni delle biciclette Aurumcon l’esperienza di Bike Division nell’organizzazione di viaggi in bici esclusivi e indimenticabili.
«Questa collaborazione – ha dichiarato Javier Pastor, responsabile marketing di Aurum – rappresenta l’unione perfetta tra il massimo delle prestazioni su due ruote e l’esperienza unica dei tour organizzati da Bike Division. Tutti i partecipanti ai viaggi Bike Division avranno la possibilità di conoscere e testare dal vivo le nostre biciclette, progettate per offrire performance di altissimo livello sui percorsi più stimolanti. Nei prossimi mesi saranno svelati ulteriori dettagli su come scoprire da vicino il mondo di Aurum e saranno proposte promozioni esclusive per coloro che viaggeranno con Bike Division».
«Siamo entusiasti di questo accordo – ha ribattuto Andrea Tonti, ex ciclista professionista e co-fondatore di Bike Division – e sono sicuro che questa sinergia eleverà ulteriormente l’esperienza di viaggio dei nostri ciclisti, rendendola davvero esclusiva».
Le biciclette Aurum accompagneranno Andrea Tonti e i suoi viaggiatori per tutto il mondoLe biciclette Aurum accompagneranno Andrea Tonti e i suoi viaggiatori per tutto il mondo
Nuovo standard qualitativo
Aurum rappresenta molto più di un marchio: è l’incarnazione della dedizione e della passione di Contador e Basso per il ciclismo. Fondato dopo il ritiro dei due campioni dalle competizioni, Aurum nasce dal desiderio di creare la bicicletta ideale, una bici che rispecchi il loro rigore, la loro esperienza e la loro visione di performance e qualità. La vittoria in un Grand Tour, infatti, non è soltanto una questione di talento: richiede disciplina, determinazione e una dedizione incrollabile, valori che hanno permesso a Contador e Basso di distinguersi e vincere più Grandi Giri. È questa stessa mentalità vincente che hanno trasferito nel progetto Aurum, creando biciclette concepite per raggiungere risultati d’eccellenza.
Il desiderio comune è di creare nuovi standard sia per il mondo del ciclismo che per quello dei tour operatorIl desiderio comune è di creare nuovi standard sia per il mondo del ciclismo che per quello dei tour operator
Il nome stesso del marchio non è casuale: significa “oro” in latino, un richiamo simbolico al successo, alla vittoria e al gradino più alto del podio. La scelta di un nome latino evoca anche il legame tra Spagna e Italia, le terre d’origine di Contador e Basso. Aurum rappresenta il loro sogno comune e il desiderio di stabilire un nuovo standard nel mondo delle biciclette da strada di alta gamma. Con la loro esperienza, Contador e Basso puntano a fare di Aurum un marchio iconico per chi cerca eccellenza, stile e passione per la velocità. Grazie alla collaborazione con Bike Division, gli appassionati potranno vivere in prima persona l’essenza di Aurum in ogni singola pedalata!
Andrea Tonti ha smesso di correre nel 2010, per la precisione il 3 ottobre 2010. Dopo 12 anni passati a pedalare in tutto il mondo con il numero attaccato sulla schiena ha deciso che bisognava continuare a farlo… ma senza numero! Il ciclismo non era per lui solo un mestiere, ma anche passione, ed ecco nascere Bike Division.
La GF Dubai è uno degli eventi più gettonati del tour operator marchiagiano
Come i pro’, si va in altura alle Canarie, ma per godere di paesaggi unici
La granfondo Dubai, uno dei viaggi nel mondo più numerosi di Bike Division
Tra i servizi del tour operator marchigiano c’è anche il noleggio bici
La festa, l’amicizia e il divertimento sono colonne portanti di Bike Division
La GF Dubai è uno degli eventi più gettonati del tour operator marchiagiano
Come i pro’, si va in altura alle Canarie, ma per godere di paesaggi unici
La granfondo Dubai, uno dei viaggi nel mondo più numerosi di Bike Division
Tra i servizi del tour operator marchigiano c’è anche il noleggio bici
La festa, l’amicizia e il divertimento sono colonne portanti di Bike Division
Due cuori e un lavoro
Cerchiamo di conoscere meglio la sua storia. Una storia che sa veramente di occasioni prese al balzo.
«Eh sì – dice Tonti – 3 ottobre 2010, campionato del mondiale di Melbourne (quello vinto da Thor Hushovd, ndr). Dopo un paio di anni è nata Bike Division. Mia moglie Michela aveva un’agenzia di viaggi, un tour operator e non abbiamo fatto altro che unire le nostre due competenze lavorative.
«Lei conosceva le modalità dei viaggi, delle prenotazioni… io conoscevo le esigenze dei ciclisti, cosa poteva piacergli…».
E Bike Division è nata subito sotto una buona stella. Il primo (ed unico) evento all’inizio fu la granfondo di New York, ma le cose andarono subito bene e fu un crescendo costante fino all’arrivo del Covid.
«Prima della pandemia eravamo arrivati ad avere 40 eventi e sei dipendenti fissi. Nel frattempo sono cambiati anche gli interessi di Bike Division, non solo più agonistici per gli amatori, ma anche per i cicloturisti veri e propri che pedalano in modo slow».
Per Tonti bisogna puntare molto anche sull’aspetto più slow della bici. E l’accoglienza del territorio è importante
Bike Division ha notevolmente allargato la sua offerta in Italia
Per Tonti bisogna puntare molto anche sull’aspetto più slow della bici. E l’accoglienza del territorio è importante
Bike Division ha notevolmente allargato la sua offerta in Italia
Sul territorio…
E qui entra in ballo anche l’importanza del territorio. La sede di Bike Division è ad Ancona, Marche. Questa regione crede ed investe molto nel ciclismo, basta vedere la presenza della Tirreno-Adriatico di quest’anno o pensare al fatto che Nibali ne sia il testimone. Inoltre poco più a Nord c’è la Romagna, che è una bandiera in quanto ad ospitalità: per il ciclista e non solo…
«La disponibilità del territorio – riprende Tonti fa la differenza. In una vacanza cicloturistica conta parecchio: la cultura dell’accoglienza, i percorsi che proponi, la loro mappatura, se ci sono grandi eventi… Poi noi come tour operator siamo in grado anche di creare un viaggio nel nulla offrendo i servizi necessari chiaramente».
Per Tonti gli eventi comunque sono forse il primo traino. Lui stesso riporta l’esempio della Nove Colli e della Romagna.
«Le Alpi e le Dolomiti hanno fatto la storia del ciclismo e sono delle icone, ma in territori ciclisticamente meno noti come la Romagna, la Nove Colli ha inciso parecchio, poi c’è stato anche Pantani… ma hanno trovato lo spunto per andare avanti su questa strada. Ogni anno ci arrivano 12.000 persone che si trovano bene, che fanno passaparola, che rilanciano sui social media…».
Bike Division al Giro. Si ha l’opportunità di percorrere le strade dei campioniBike Division al Giro. Si ha l’opportunità di percorrere le strade dei campioni
«Rcs mette a disposizioni delle “experience” a stretto contatto col Giro – spiega Tonti – Anzi, nel Giro. L’accesso alle aree ospitality, al percorso… e noi mettiamo a disposizione gli altri servizi».
«Faccio un esempio della giornata tipo al Giro con Bike Division. Al primo giorno si raccoglie tutta la gente che arriva in aeroporti, stazioni… e ci si ritrova in hotel. Se qualcuno ha noleggiato la bici si fa il bike fitting affinché possa pedalare bene. Poi si fa conoscenza, si fa un briefing in cui si va a spiegare i percorsi e cosa si farà, quindi tutti a cena e poi in camera.
«La mattina successiva, non so intorno alle 7:30 colazione e alle 9 si parte per il Giro. Si va al villaggio di partenza. Solitamente si fa poi un trasferimento sulle nostre navette e si percorrono gli ultimi 60-90 chilometri della tappa (dipende da orari e percorso), sempre con le navette al seguito che danno assistenza e le guide. All’arrivo ci si cambia, si va in hotel e poi si assiste all’arrivo dei corridori.
«Nel frattempo i cicloturisti consegnano le loro divise sporche nel sacchetto ai nostri operatori e la sera dopo cena gli vengono riconsegnati puliti e asciutti. E si ricomincia».
I pacchetti per il Giro d’Italia solitamente sono suddivisi per settimane. Ma c’è anche chi in passato ha pedalato per 12 giorni con Bike Division al seguito della corsa rosa.
Quando Nibali si ferma al ristoro!
Il ritorno verso Recanati della GF Nibali – 5000 Marche
La gente accoglie Nibali, “padrone di casa”
Quando Nibali si ferma al ristoro!
Il ritorno verso Recanati della GF Nibali – 5000 Marche
La gente accoglie Nibali, “padrone di casa”
La GF Nibali
Se gli eventi sono importanti oggi forse quello “ammiraglia” è la granfondo Vincenzo Nibali. E dire che il tutto era nato come una festa.
«Una festa – conclude Tonti – per noi dello staff e dei nostri amici che viaggiano con noi in tutto il mondo per chiudere la stagione a casa, per fare qualcosa anche da noi. Invece anche qui il livello si è alzato molto. Nibali è diventato uomo immagine del cicloturismo delle Marche e abbiamo colto la palla al balzo per organizzare questo grande evento. Sempre a fine stagione».
E gli eventi di Bike Division sono moltissimi. Le più importanti granfondo nel mondo, ma anche un capodanno a Lanzarote o una pedalata nei borghi del Lazio o della Toscana. Un giro in gravel o la rincorsa alle tappe della Tirreno-Adriatico. Basta solo scegliere dove e quando, allacciare il casco e iniziare a pedalare…
Andrea Tonti è un leone in gabbia, aspettando che gli eventi possano riprendere. Quest’anno la sua Bike Division ha dovuto fermarsi quasi del tutto, ad eccezione di qualche finestra fra una chiusura e l’altra. Il primo viaggio 2021 dovrebbe portare il gruppo a Gran Canaria alla metà di febbraio, cercando di capire la logistica e come fare con i tamponi e quanto sarà richiesto. La bicicletta non si farà fermare, insomma, e il risvolto turistico del ciclismo professionistico, con la partecipazione agli eventi Rcs, è il modo con cui Andrea continua a tenerci dentro il piede.
«Quando sei lì – dice – sia pure a margine di certi eventi, vengono fuori insieme l’emozione del tifoso e quella del bambino che un giorno si innamorò del ciclismo. E’ un richiamo così forte, che anche ieri guardavo in televisione la Coppa del mondo di ciclocross, nonostante sia una disciplina che non ho mai praticato, e mi emozionavo. E’ una voce che in qualche modo l’inconscio riconosce».
Nel 2006 vince il Gp Castelfidardo con una dedica speciale a suo figlio DanielNel 2006 vince Castelfidardo e lo dedica al figlio Daniel
Perché il ciclismo, una volta che ti ha contagiato, non ti abbandona…
Anche se adesso significa seguirlo da sportivo e da appassionato e lo stesso mi immedesimo nelle situazioni. Magari poi alla fine sfocia in chiacchiere da bar, con il privilegio di avere ancora contatti con ex colleghi. Quest’anno sono dieci anni che ho smesso, non sembrerebbe passato così tanto. Forse per il coinvolgimento diretto con l’ambiente, chissà…
L’ambiente… Hai provato a restarci dentro solo all’inizio, poi ti sei fatto da parte.
Dal 2011 al 2014 ho fatto la continental con Nippo, fino a quando Nippo decise di crescere e passò ad altri lidi. Erano anni di altre continental, non vivai come oggi. Eppure vincemmo la classifica dell’Asia Tour, che per loro era importante, e qualche bel corridore l’avevamo anche noi. Arredondo, che poi andò alla Trek. Baliani e anche Richeze, che dopo il periodo con Reverberi era rimasto a piedi e ora è un riferimento a livello mondiale. Poi Nippo si unì alla Fantini e io, rimasto senza main sponsor, preferii dedicarmi ad altre attività imprenditoriali.
Quali sono i tre ricordi del Tonti ciclista?
La vittoria del 2006 a Castelfidardo, nella Due Giorni Marchigiana, in casa che di più non si poteva. Il mondiale 2007 vinto con Bettini. Il Giro d’Italia 2004 con Cunego, di cui ancora si parla, anche se sono passati 16 anni.
Nel 2008 con Boonen e Visconti, durante il sopralluogo sul percorso dei mondiali di VareseNel 2008, con Boonen e Visconti sul percorso di Varese
Quali i tuoi grandi capitani?
Nelle gare di un giorno Bettini, non si discute. Per le corse a tappe, ho vissuto l’ultimo Simoni e il primo Cunego. Nella mia carriera ho potuto anche lottare per me stesso, ma la soddisfazione personale maggiore è stata quella di lavorare per un grande capitano.
Saeco e Quick Step, grandi differenze?
La prima era una famiglia. La squadra cui approdai dopo la Cantina Tollo. Era molto blasonata, con loro iniziai a fare le corse importanti e capii la differenza fra capitano e gregario. Alla Quick Step, con il ciclismo che nel frattempo aveva accelerato verso certi cambiamenti, si respirava aria di gruppo internazionale, senza il contatto diretto che poteva esserci prima. I programmi di colpo arrivavano via mail.
Visconti lasciò quella Quick Step e tornò con Scinto, come te lo spiegasti?
Se hai l’ambizione di fare il capitano e vuoi che la squadra aspetti te, non è detto che nello squadrone ti trovi bene. Se non riesci a ricavarti quello spazio, sai che a un certo punto dovrai tirare per un altro. Sai che nella corsa che ti piace, magari non sarai l’ultimo uomo, ma quello che parte ai 100 dall’arrivo. Anche Trentin lasciò la Quick Step, perché magari sapeva che in Belgio ne aveva altri davanti. Anche a me nel 2006 capitò di fare il passo indietro. Ero di quelli che avevano firmato con Ferretti (il tecnico romagnolo finì in un raggiro e mise in piedi la mai nata Sony Ericsson, ndr) e a dicembre dovetti accasarmi all’Acqua&Sapone. Vinsi le mie 2-3 corse, ma sapevo che per il Giro serviva l’invito e c’erano meno possibilità.
Smette di correre e nel 2011 mette su una continental, il Team Nippo che tiene fino al 2014Dal 2011 al 2014 manager del Team Nippo
Cunego vinse il Giro a 23 anni, Pogacar il Tour a 21. Fu un’anticipazione del futuro?
Fu un’eccezione, in anni in cui la maturità atletica arrivava fra i 28 e i 30. Ora sembra sia scontato andare forte da così giovani, ma credo che la situazione 2020 sia stata falsata dal Covid e dai diversi tempi di reazione di giovani e meno giovani.
Però nel momento in cui ci si interroga se poi dureranno meno, anche Cunego tutto sommato fece un paio di anni a fiamma, poi cominciò a calare…
Se Cunego farà un’analisi della sua carriera, qualche errore capirà di averlo fatto. Lo hanno subito etichettato come il nuovo Pantani. Lo hanno messo a lavorare sulla crono, mentre era un ragazzo esplosivo, che andava forte in salita. Alla fine si è ritrovato meno prestante sul suo terreno preferito e a prendere bastonate a crono dagli specialisti veri. Nel 2004 andava molto forte, gli bastava alzarsi sui pedali per fare il vuoto. Può essere stato l’anno della sua vita, ma ci rendemmo conto poi che aveva problemi se la pressione si faceva forte. Quando lo aspettavano perché vincesse, lui soffriva. C’è gente che quando arriva al giorno X diventa una bestia, lui spariva. Forse non fu per caso che vinse il Giro con Simoni capitano e l’Amstel quando nessuno lo aspettava. Vinse da pronosticato un Lombardia, ma ad esempio ai mondiali di Mendrisio quasi sparì. Sono cose di cui si è parlato e discorso a lungo.
Quando vai in bici cerchi ancora di andare forte?
Cerco di gustarmi le sensazioni del semplice pedalare, ma a volte mi trovo che sono inspiegabilmente a tutta. Scatta la molla e allora non alzi il piede. Ma ho smesso da un pezzo di cronometrare le solite salite…