A tu per tu con l’iridato Hatherly. Che su strada ci sa fare, eccome…

23.02.2025
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Nel 2024 le sfide fra Pidcock e Hatherly nella mountain bike sono state per certi versi il leit motiv della stagione, contraddistinguendo anche la gara olimpica con il britannico primo e il sudafricano terzo. Dopo, però, Hatherly ha completato la sua stagione portando a casa sia la Coppa del Mondo che il titolo mondiale di cross country. Nel frattempo maturava la sua decisione di mettersi alla prova nel ciclismo su strada, accettando la proposta della Jayco AlUla.

Ha fatto quindi un certo effetto rivederlo, a inizio stagione, protagonista all’AlUla Tour sfidarsi proprio con Pidcock, riproporre quel confronto serrato ma con bici diverse. E se la vittoria del britannico poteva anche essere messa in preventivo conoscendo la sua esplosività e la sua fame di vittorie su strada, la prestazione del sudafricano ha sorpreso, con due podi, 6° posto finale e, pochi giorni dopo, la conquista del titolo nazionale a cronometro.

Il podio della Mtb a Parigi con Hatherly terzo insieme all’oro di Pidcock e a Koretzky (FRA)
Hatherly sul podio a Parigi 2024, terzo nella gara vinta ancora da Pidcock, come 3 anni prima

Un esordio inaspettato

Intercettato in Spagna, alla Vuelta a Andalucia (sfortunata e chiusasi in anticipo), Hatherly si è sottoposto di buon grado alla sua prima intervista da “stradista”, partendo dalle sue aspettative dopo un cambio così profondo.

«Mi sono preparato molto bene per questa scelta. Ho riposato meno degli altri anni a fine stagione, proprio perché con la squadra avevamo stabilito di essere subito in gara. E io volevo iniziare col piede giusto, mettermi subito alla prova. E’ andata davvero bene per me, ma sapevo che la potenza c’era. Si trattava più di posizionamento e apprendimento di nuove tecniche, ma se tutto andava liscio, sapevo che un risultato era possibile».

Che cosa ti ha convinto a passare alla strada?

Penso di aver appena raggiunto un punto della mia carriera in cui volevo imparare di nuovo, uscire dalla mia zona di comfort. Era l’occasione perfetta per mettermi alla prova. E penso che questo mi renderà un atleta migliore nel progetto a lungo termine che mi aspetta e che è focalizzato sulla conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Il sudafricano all’AlUla Tour, dove ha colto due podi finendo 6° in classifica. Davanti, ancora Pidcock…
Il sudafricano all’AlUla Tour, dove ha colto due podi finendo 6° in classifica
Avevi già corso gare negli ultimi due anni, ma era un Hatherly diverso da quello di oggi?

Sì, di sicuro. Penso di essermi sviluppato come atleta negli ultimi due anni, solo ora sto raggiungendo l’apice della mia carriera. Penso di avere ancora molto da migliorare, ma il mio motore sta diventando sempre più potente e la strada è fondamentale in questo. Sai, in passato non mi sono concentrato molto sulle corse su strada. E’ stato più un esercizio di allenamento, ma ora ci ho preso gusto, al di là del contratto. Mostrerò ancora di più col passare del tempo.

In mountain bike sei il campione del mondo, su strada che corridore pensi di poter diventare, da classiche o da corse a tappe?

Non so dare una risposta, non saprei indicare una categoria che mi calzi a pennello, ma se dovessi indovinare ora dalle poche gare che ho fatto, mi piace molto la salita e le corse a tappe in particolare. Penso che quel tipo di gara e quel tipo di lavoro di squadra mi si addicano. Ma nonostante tutto, non vedo l’ora di partecipare ad alcune delle gare di un giorno in calendario, come le classiche delle Ardenne. Saranno un bel test per vedere come me la cavo nelle gare di un giorno.

Alan ha trovato grande aiuto fra i compagni di squadra, che hanno subito visto le sue qualità
Alan ha trovato grande aiuto fra i compagni di squadra, che hanno subito visto le sue qualità
Essere un biker ti dà qualcosa di più?

Sì, penso che la maneggevolezza della bici sia davvero elevata. L’esperienza accumulata in mountain bike mi dà un po’ di sicurezza per essere molto preciso e rilassato durante le manovre e penso che forse il più grande vantaggio sia essere davvero esplosivo e in grado di mantenere alta potenza per un lungo periodo di tempo, perché ovviamente nella mountain bike non ci sono tante tattiche di squadra, è uno sport più individuale, quindi penso che quel background mi aiuterà davvero ad andare avanti, in quanto sono in grado di sostenere gli sforzi a lungo ed essere abbastanza esplosivo per farcela.

Sei stato il più grande sfidante di Pidcock lo scorso anno, ora te lo sei ritrovato davanti su strada all’AlUla Tour. Nella vostra sfida hai trovato qualcosa di diverso?

Non poteva essere la stessa cosa, per me la strada è ancora molto nuova. Penso di dover ancora pagare dazio su strada a uno come lui, imparare le basi. Lì la differenza si è vista. Ma penso che il tempo giochi dalla mia parte, presto saremo anche lì ad armi pari. Già nelle prossime gare voglio essere più vicino.

Le sue vittorie stanno riportando attenzione sul ciclismo nel suo Paese
Le sue vittorie stanno riportando attenzione sul ciclismo nel suo Paese
Qual è la situazione del ciclismo sudafricano?

Non ci sono più così tanti corridori nel World Tour. Io, Ryan Gibbons e poi ci sono alcuni ragazzi nelle squadre professsional. Abbiamo molte gare locali, ma quelle di alto livello non sono più così tante in Sud Africa. Penso che siano solo i campionati nazionali a cui si danno punti e il resto è tutto non UCI. Quindi è abbastanza dura trovare spazio, affermarsi, colmare il divario tra le gare sudafricane e quelle internazionali. Quindi sono davvero fortunato ad aver potuto gareggiare a livello internazionale in mountain bike a un livello così alto che la transizione non è stata troppo difficile.

Molti dicono che la mountain bike internazionale è in crisi, pochi soldi e poca attenzione dei media. Tu che cosa ne pensi?

Non sono d’accordo. Penso che si stia sviluppando abbastanza velocemente. Sta diventando molto elitaria, con un approccio più di tipo F1. Ovviamente ci sono stati anche alcuni cambiamenti di regole, ora devi essere tra i primi 100 classificati UCI o nella squadra MTB UCI Elite per gareggiare in Coppa del Mondo. Con meno partecipanti, per la TV potrebbe essere una gara più ricca di azione.

Hatherly in trionfo ai mondiali di mtb 2024. Ora vuole ripetersi in Kansas, ma dopo la stagione su strada
Hatherly in trionfo ai mondiali di mtb 2024. Ora vuole ripetersi in Kansas, ma dopo la stagione su strada
Che cosa ti proponi quest’anno e continuerai a dividerti con la mountain bike?

Sì, il mio obiettivo principale per quest’anno è essere già a un buon livello nelle gare su strada. Voglio davvero ottenere buoni risultati prima di tornare alla mountain bike, che mi accompagnerà da maggio in poi per gareggiare in Coppa del Mondo e concentrarmi per la conferma del mio titolo mondiale di mountain bike in Kansas a fine estate. Su strada vorrei centrare una Top 10 in una gara importante, poi i sogni non hanno confini… Penso che forse con un po’ più di esperienza sarò in grado di farcela, ma non si sa mai. Imparo abbastanza in fretta. Quindi non vedo l’ora di affrontare questa sfida.

Dopo la tua prima esperienza, hai pensato che forse era il caso di cambiare prima verso il ciclismo su strada?

Non mi pongo il problema. E’ stato molto difficile ottenere un’opportunità. La maggior parte delle squadre mi vedevano già troppo vecchio, mettici anche il fatto che non avessi alcuna esperienza internazionale, semplicemente non erano disposte a correre il rischio. Le mie vittorie mi hanno aperto le porte, ora voglio ripagare tanta fiducia.

Due super biker in gruppo: Hatherly e Pidcock. Palla a Celestino

08.02.2025
6 min
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In questo ciclismo stellare e fatto di super campioni, ci sono storie tecniche che fanno esaltare gli appassionati. Recentemente all’AlUla Tour si sono scontrati due grandissimi della mtb. Ma come, direte voi, due biker in una gara su strada? Oltre a Tom Pidcock, che tra l’altro ha vinto l’intera gara, c’era Alan Hatherly, sudafricano passato nelle fila della Jayco-AlUla.

Con Mirko Celestino, cittì della nazionale di mtb e grande ex sia delle ruote grasse che della strada, abbiamo fatto un paragone tra i due. Un confronto che ci ha consentito di conoscere meglio Hatherly. Alla fine, nel discorso è stato chiamato in causa, seppur marginalmente, anche Mathieu Van der Poel, ma il confronto con Celestino ha messo in evidenza ancora una volta la bellezza del ciclismo quando si ha a che fare con dei veri campioni del pedale. Questa commistione tra strada e mtb resta, e forse diventa sempre più, affascinante.

Mirko, un altro grande biker che passa su strada. Che tipo di atleta è Hatherly e che stradista può diventare?

Alan Hatherly è sempre stato un atleta di alto livello, ma quest’anno ha fatto il vero salto di qualità. Quando raggiungi certi risultati significa che hai maturato una crescita sia fisica che mentale che ti rende pronto per qualsiasi sfida. Io condivido questa sua scelta di provare la strada. Alla fine, sappiamo che per molti biker il sogno è la strada, quindi se c’è la possibilità è giusto provarci.

Chiaro…

Abbiamo visto alcuni tentativi falliti o non super, come quello di Nino Schurter o più recentemente di Victor Koretzky, tornati entrambi alla mtb. Ma ogni atleta ha una storia a sé. La mtb e la strada sono due mondi diversi. Personalmente, se dovessi tornare indietro, rifarei la stessa scelta: prima la strada, poi la mtb. Ma sono stato felice di aver cambiato disciplina a 33 anni, perché ho potuto capire le differenze tra i due mondi.

Secondo Pinotti, Hatherly potrebbe essere adatto anche alle cronometro (ha vinto il titolo nazionale). Ha le doti per emergere in questa specialità?

Un biker ha un’esplosività naturale che può tornare utile nelle cronometro, nei prologhi e nelle tappe in cui si parte subito forte. La mtb non lascia spazio a calcoli: devi partire a tutta e arrivare più forte possibile. Questo può essere un vantaggio su strada. Insomma, non è così strano che un biker vada bene a crono. Gli atleti della mtb sono abituati a pedalare da soli, a sostenere un impegno costante. Non so dire con certezza come potrebbe cavarsela su una crono lunga, ma in un prologo o in una crono breve potrebbe dire la sua.

Confrontando Pidcock e Hatherly, che differenze tecniche e fisiche ci sono tra i due?

Sono entrambi molto capaci tecnicamente, ma Pidcock ha impressionato di più, perché pur facendo poche gare di mtb riesce a fare la differenza anche sul tecnico. Sotto questo aspetto lo vedo più forte persino di Van der Poel e di molti biker puri.

E Hatherly invece?

Alan non è mai stato un biker da acrobazie estreme, non è mai stato il più spettacolare, ma ha altre doti. Quest’anno ha dimostrato di avere un’accelerazione sugli strappi e una progressione notevole. Per questo lo vedrei bene anche su strada, perché ha caratteristiche simili a Pidcock.

Tra i due, chi è più scalatore?

Pidcock senza dubbio è più adatto alle montagne. Hatherly ha più esplosività e forza. Posto che comunque sono relativamente simili, anche se il sudafricano è un po’ più alto (8 centimetri, ndr).

Se dovessi paragonare Hatherly a un corridore su strada, a chi lo accosteresti?

Fatte le dovute proporzioni, cosa che va premessa, direi che ha caratteristiche che lo avvicinano a Van der Poel. Ha esplosività e forza, mentre Pidcock è scattante ma anche è più scalatore.

E mentalmente, come li sembrano? Come li hai visti quando erano sul campo di gara?

Come diciamo in gergo, Pidcock ha più “carogna”, più cattiveria agonistica: lo abbiamo visto anche alle Olimpiadi di Parigi e come è entrato su Koretzky nell’ultimo giro. Hatherly non ha paura di nessuno, è maturo e sicuro di sé, ma in generale mi sembra più tranquillo.

Vista questa sua “bonta”, l’adattamento al gruppo potrebbe essere un problema per lui?

Credo di sì, ma non solo per il suo carattere. Il problema principale per un biker che passa su strada è proprio la gestione dello stare in gruppo. Non è questione di incapacità, ma di abitudine e di starci alle alte velocità. In mtb non hai il problema di stare nel gruppo a 50 all’ora. Io, quando sono passato alla mtb, faticavo nelle parti tecniche, ma in discesa su sterrati larghi e quindi più veloci staccavo tutti. Hatherly dovrà imparare a limare, a stare in gruppo, a sfruttare il vento e a risparmiare energie. Il vento poi… non è cosa scontata, sono quei trucchetti che s’imparano da ragazzi.

In tal senso Pidcock è avvantaggiato perché ha sempre fatto tutte e tre le specialità: ci mettiamo anche il cross…

Sicuro, e in fatti si vede che non ha problemi tecnico-tattici in nessuna disciplina e in nessuna situazione. Hatherly passerà da gare di un’ora e un quarto a gare di cinque ore. Pensiamo a Van der Poel, all’inizio, si spegneva nelle corse lunghe, perché non aveva ancora trovato il giusto ritmo e la corretta alimentazione. Questo sarà il vero banco di prova per Hatherly.

A proposito di Van der Poel, allarghiamo il confronto per un attimo anche a lui: l’olandese è potenza pura, l’inglese ha una tecnica sopraffina e una buona potenza. Il sudafricano dove si colloca?

Hatherly ha un gran motore, ma al momento si colloca un gradino sotto gli altri due. Se dovessi esprimere un giudizio per il futuro, potrebbe diventare un gregario di lusso, un braccio destro di un capitano importante. Non lo vedo ancora un fuoriclasse su strada, perché per arrivare a certi livelli ci vogliono anni di adattamento. Però è un ottimo atleta, sia chiaro…